lunedì 17 gennaio 2011

Giornale dell'assedio di Gaeta (1860-1861) (Charles Garnier) - Terza parte

  • Interno della batteria Cittadella. Fotografo Giorgio Sommer.

    17 gennaio 1861

    Rientrando a Gaeta, trovo due vascelli francesi di meno in rada: il S. Louis e l'Imperiai sono partiti per Tolone, com'era stato annunziato. Gli ambasciatori, ministri plenipotenziari o incaricati d'affari, accreditati presso S. M. Siciliana e residente da due mesi a Roma, sono venuti ieri a complimentare il Re, in occasione dell'anniversario della sua nascita e gli hanno portato dei doni delle famiglie napolitane emigrate. Questa condotta prova che le Eccellenze loro non sono straniere alla galanteria: ma forse S. M. avrebbe preferito la loro presenza in questi giorni di prova ai complimenti più graziosi. Si dice che i diplomatici non ripartiranno tutti.

  • 12, 13, 14, 15, 16 Gennaio 1860

    Sono stato a passeggiar Roma durante l'armistizio; non potevasi produrre nulla d'interessante a Gaeta in questi giorni. Ho portato a Roma una palla cavalli di più di 30 chilogrammi, che non era scoppiata, ed alla quale non mancava che la spoletta. Non è senza formalità che ha potuto farla passare la porta di Gaeta, e la dogana romana à giudicato a proposito di sequestrarla provisoriamente. S. A. R. il conte di Trapani l'ha fatto domandare; la Regina Madre voleva vederla. Breve, il proiettile ha avuto a Roma gli orrori della piccola cronaca del giorno.

  • 11 gennaio 1861

    L'armistizio dev'esser firmato oggi. Non è più questione della spedizione nelle Calabrie. Quest'undici gennaio è per me una data funesta, che non ha nulla di comune coll'assedio di Gaeta di cui scrivo il giornale.
  • 10 gennaio 1861

    Silenzio completo. Si continua a negoziare l'armistizio che non è ancora firmato. Una fregata piemontese, portando il principe di Carignano che va a governare Napoli, è nell'ancoraggio di Mola. Gli altri bastimenti sardi sono pavesati. Apprendo che gli ufficiali della guarnigione non hanno avuto che una piccola porzione del loro soldo del mese di Dicembre essendo vuote le casse del governo. Gli ufficiali superiori ne sono restati senza.

  • 09 gennaio 1861

    Se l'armistizio non è ancora conchiuso, esiste di fatti. Ecco molte volte che l'ammiraglio è andato oggi alla casamatta reale; insiste molto affinchè le proposizioni non sieno respinte. E' ben inteso però che non sì tratta di negozi per rendere la città; se la sola parola di redizione fosse pronunziata, tutto sarebbe rotto al momento. L'incertezza su quello che sarà risoluto e tale,, che l'ordine è stato dato agli artiglieri d'essere, domani alle 7, al loro posto, ed il Signor Pierrel, capo fuochista, che, tra parentesi, ha resi i più utili servigi dall'apertura dell'assedio, mi ha detto che doveva fornire immediatamente delle munizioni per sostenere 6 giorni consecutivi di fuoco. Nella giornata, è stato annunziato a suono di tromba, che gli abitanti debbono procurarsi dei viveri per 6 mesi. Certamente, questa misura è alla lettera ineseguibile; ma almeno ricorda la popolazione alla previdenza, ed indica che non si pensa a capitolare. Ho percorsa tutta la città per giudicare de' guasti prodotti dal bombardamento. Questi guasti, benchè affliggenti, non sono in proporzione colla quantità dei proiettili lanciati, e bisogna credere che vi è una Providenza per gli assediati. La metà delle case presso a poco sono state colpite ma molte leggermente. Qui non si fabbrica con grosse pietre, di maniera che il proiettile penetra facilmente le mura e non lascia altre tracce che un buco molto stretto. Taluni quartieri però sono spaventevolmente rovinati, fra gli altri quello vicino porta di terra; le abitazioni vi sono dentellate quasi artisticamente; non resta che a spingerli per abbattere delle alte muraglie. Questa sera, il Conte di Trani passando a cavallo in una strada, uno scoscendimento è successo, senza però ferire il giovine Principe. Nelle strade i Cacciatori sono occupati ad appianare il terreno profondamente solcato. Dei cavalli uccisi sono stesi qua e là; si attaccano con una corda dietro un carro che si fa tirare da altri cavalli; e le carogne sono gettati nel mare, ove delle barche li tirano lungi la riva. Le bombe hanno ucciso una cinquantina di cavalli e muli. Si cita un incidente molto curioso, succeduto in una scuderia: Una bomba penetra il tetto e scende in mezzo ad una dozzina di quadrupedi inesperimentati; la miccia, sembra esser lunga, e l'esplosione tardava un poco. Le bestie si avanzano precipitosamente verso la terribile visitante e l'odorono con curiosità. La bomba scoppia, i cavalli saltano spaventati, e nessuno di loro è stato ucciso; due o tre solo sono feriti. S. A. R. il Conte di Caserta continuando ad esporsi con una incredibile temerità, secondo la sua abitudine, il Re gli proibì nella serata di ieri di ritornare momentaneamente sulla batteria Cittadella. Il giovane principe si è mostrato estremamente contrariato della fraterna solecitudine, e si assicura che abbia tenuto il broncio fino alla sera. Degli ufficiali della Cittadella essendo venuti a vederlo dopo cessato il bombardamento, gli è saltato al collo ed abbracciati con effusione. In riassunto si scorgono che la pruova di ieri è stata valentemente supportata dalla truppa e popolazione. Si spaventano di più del bombardamento quanto non era che una minaccia eventuale. Auguro assai felicemente dell'avvenire, ed ho luogo da esser so¬disfatto del morale degli assediati. Noto pure che ho veduto ieri correre allegramente per le strade, quando le nostre orecchie eano stanche dai fischi sinistri, una mezza dozzina dei piccoli popolani di 10 a 12 anni, che raccoglievano i pezzi di ferro. Ieri durante la sera, la batteria Cittadella avendo veduto dei lumi nel borgo e non sapendo che la proibizione di tirare era assoluta, à lanciato 4 palle. Immediatamente S. M. à ordinato che si astenessero dal tirare, qualunque, cosa vedessero qualunque cosa succedesse. Quest'incidente è dispiacevole l'inimico non mancherà di profittarne.

  • 08 gennaio 1861

    Da ieri sera il fuoco è stato imponente. Gli assedienti debbono avere in posizione un 60 pezzi, dei quali solo 6, ci dicono, sono lisci; il resto rigati. Si crede, che faranno funzionare una dozzina di mortai. Nessun quartiere di Gaeta non è stato risparmiato. Il tiro nemico era in sulle prime mal diretto; una porzione di bombe cadevano sullo spiazzo dell'antico Monte-Secco; buon numero di palle si sono immerse nel mare, fino vicino ai vapori ancorati in mezzo alla rada. Un proiettile ha toccato la fregata napolitana Partenope, ancorata nel porto. Delle case del Borgo sono state incendiate dal fuoco piemontese. In appresso, il tiro è stato con precisione, e le case della città sono state molto maltrattate. Vi è ragione da credere che l'inimico punta tanto alle case che alle batterie. La piazza ha risposto con vigore, ma senza esagerata premura. Si sono contati i colpi dei Piemontesi da ieri sera; superano 6.130; la piazza ne ha tirati 2.500. Una quindicina di persone sono stati uccisi nella Piazza, ed altrettanti feriti. Fra le vittime vi sono dei pacifici borghesi e donne. E' un minimo risultato, avuto riguardo all'intensità del fuoco. Da parte degli assedianti, ci è ben difficile d'avere delle informazioni esatte. Però abbiamo delle informazioni approssimative: gli ufficiali dei bastimenti spagnuoli credono aver veduto togliere 3 o 400 morti e feriti. Essendo salito, fra due o tre ore, al più alto piano dell'arcivescovado, dai signori Lantre e Charrette, ò riconosciuto che il fuoco degli assedianti diminuiva sensibilmente; dopo un'ora, era divenuto debolissimo. L'arcivescovado di cui parlo è stato forato da quattro palle Cavalli. La stanza da pranzo non à più tutti; l'enorme proiettile che l'ha devastata questa notte, ha ancora forato il muro per precipitarsi nella strada. Le macerie sono cadute su di una piccola terrazza, si poco solida che nessuno vi mette piede. Era al letto; ho inteso la terrazza piegarsi sul mio capo; ma non è crollata. Dei marinai napolitani riservati per il servizio dei cannoni, e che sono accasermati sul castello, sono saliti sulla terrazza nel mentre che il cannoneggiamento era più vivo, e ci sono messi a ballare in giro. L'inimico li puntava ma non sono stati toccati. Stanchi di ballare, si sono seduti per giuocare a carte. Enormi travi di quercia piantati innanzi la casamatta delle LL. MM. sono stati infranti. Si vuole che un piccolo deposito di polvere per il servizio d'una batteria piemontese è saltato. Quest'oggi ho ammirato gli echi della batteria Regina si prolungano con maestà, ed imitano, ad ingannarsi, il fragore del fulmine nelle più belle tempeste. Verso le cinque della sera, il fuoco è cessato dalle due parti. A mezzo-giorno, il generale Cialdini, avendo ricevuto delle istruzioni da Torino concernente una tregua proposta dal governo francese, aveva fatto dire all'ammiraglio Le Barbier de Tinan che era pronto a far tacere i cannoni, se la piazza volesse farne altrettanto. Il capo dello stato maggiore dell'ammiraglio, signor Gisquel des Toucches, era venuto a terra per portare le proposizioni al governo impeiale; ma il fuoco era continuato. Fra quattro o cinque ore, il capo dello stato-maggiore discese una secondo volta. Allora la piazza à fatto silenzio, e pure gli assedianti. Le strade, che erano necessariamente deserte dal mattino, si sono riempiti di passeggianti. Ecco le notizie che ho raccolto su ciò che succede: La Francia propone un armistizio che durerà fino al 19 gennaio. Ciascuna delle parti belligeranti resterebbe nella sua posizione attuale e potrebbe riparare ai guasti che ha sofferti, ma senza avere il dritto di costruire nuove opere. Se l'armistizio è accettato dai Napolitani, due vascelli francesi dimoreranno in rada fino al 19, per farne rispettare le condizioni. In caso di rifiuto da parte del Re, la squadra francese partirebbe immediatamente. Questa proposizione imprevista merita seria riflessione. Si negozia. L'ammiraglio è da S. M. La corvetta il Prony accende, indubitatamente per essere pronta agli ordini del ,signor de Tinan.

  • 07 gennaio 1861

    Questa volta, entriamo nella fase veramente seria. Questa sera, è incominciato il bombardamento. I piemontesi non solo hanno piazzato i cannoni sulle posizioni molte volte indicate, ma hanno scoverto pure la loro batteria dei Cappuccini, un'altra nella valle di Calegno, e nello stesso tempo tirano dall'estremità del borgo, con pezzi rigati di campagna. La batteria estera, quella di S. Antonio, dell'Addolorata, di Philipstad, di Regina, rispondono convenevolmente. Le palle rigate fischiano innanzi al nostro piccolo albergo, benchè lontano dal teatro principale del combattimento. Avendo in questo momento la curiosità d'uscire, uno di quest'importuni proiettili è arrivato all'angolo della strada è passato ad un mezzo metro del mio capo, ed è sprofondato dietro a me nel suolo che à fatto schizzare fino alla cima delle case. Me la sono svignata con un poco di terra che mi è ricaduta sulle spalle, ed ho continuato il mio cammino. Cialdini è completamente estraneo alla galanteria, ed ha fatto ben di non nascere nel secolo cavalleresco. Come cercava prima di colpire il palazzo della Regina-Madre per sloggiare l'ambasciatore di Spagna, così punta ora sulla casa del Re e della Regina. Le LL. MM. hanno inteso e veduto scoppiare presso di essi molte palle e granate. Una n'è entrata nella camera del colonnello Pesacane, situata sul gabinetto di toletta di Maria-Sofìa. Il colonnello era assente, e va da sè, che abbandona il suo alloggio ai topi, se può loro convenire. Il Re voleva fare" turare il buco con una tavola sotto sopra. « Ma, Sire, gli ha detto uno dei suoi generali, signor Tabacchi, se non m'inganno, a che servirebbe questa tavola? — Ad impedire che la pioggia entri — ha risposto il Re. I generali, i ministri hanno circondato S. M., l'hanno pregata, per ottenere che si alloggiasse nella casamatta che è dirimpetto al palazzo, sotto le batterie di mare. Il Re à ceduto, ma suppongo che è stato unicamente per non esporre la Regina, che ama con passione, e da cui dicesi che è adorato. Debbo aggiungere che il palazzo veramente non è più abitabile; tutti i cristalli delle imposte sono in frantumi. Il signor marchese di Luna mi ha fatto sapere, un'ora fa, un grazioso motto della Regina, era con S. E. nel vano di una finestra, quando una palla ri gata fece esplosione e ruppe i vetri: ebbene! « signora, disse il ministro Spagnuolo, vedere da vicino le palle; il vostro desiderio è sodisfatto». La Regina rispose con un dolce sorriso : « Avrei però desiderata una piccola ferita! » La casamatta nelle quali si ritirano le LL. MM. è vasta abbastanza; ma tutt'i ministri, eccetto quello della guerra, tutte le amministrazioni si sono istallate. Essa si suddivide in un certo numero di stanzette ove si può situare appena un letto, una sedia ed una tavola. Delle tavole e paraventi formano delle divisioni. Al di fuori, dei pezzi di legno sono drizzati innanzi alle finestre, e si tengono lampade accese in molte di esse. Uno stretto spazio, in forma di corridoio, è riservato fra i stanzini, ed è ingombro di guide dello stato-maggiore che funzionano d'ordinanza o di staffette, dei commessi che vanno e vengono, dei lacchè senza livrea che riposano sbadatamente, come altra volta nelle più sontuose anti-ca-mere. Un convoglio dell'inimico è stato rovesciato. Il capitano Sury, che comanda la batteria estera, l'ha così bene aggiustato, che uomini, cavalli, carri, tutto è stato gettato in confusione.

  • 06 gennaio 1861

    Quache francese ed io abbiamo accompagnato la signora Jurien de la Gravièr in una delle sue visite agli ammalati. La nobile dama à dato a ciascun di loro (erano 800), un sigaro o una ghiottornia. Le nostre suore francesi si lodano imminentemente della rassegnazione de' feriti e dei febbricitanti; per me, non ho inteso un lamento. Le buone suore ci hanno raccontato un tratto il coraggio di cui la vigilia sono stati testimone: Un soldato napoletano avea subita l'amputazione del polso; ebbe abbastanza energia per andar solo al letto, ove si adagiò senza il soccorso di nessuno. Vi sono attualmente a Mola una decina di bastimenti da guerra Sardi. Una fregata, con bandiera degli Stati-Uniti, è entrata nel golfo; ha girata la sua prora verso Mola ed ha salutata la bandiera piemontese, fìngendo di non accorgersi di Gaeta nè della presenza dei vascelli francesi. Il saluto è stato reso dai piemontesi, e la fregata è subito ripartita.

  • 05 gennaio 1861

    Le suore di S. Vincenzo di Paola sono andate a lagnarsi dall'ammiraglio francese. Il signor di Tinan si è espresso con indignazione contro i piemontesi; ma ha aggiunto che non vedeva il come poter imporre al generale degli assedianti il rispetto dei dritti dell'umanità. La protesta delle buone suore è restata dunque senza risultato. La signora contessa Jurien de la Gravière, cognata dell'ammiraglio di questo nome, donna d'una immensa carità e di fortuna capace di sodisfare i più nobili istinti, è venuta in barca da Terracina per recare dei sollievi agli ammalati dei nostri ospedali. Sulla stessa barca, sono arrivati due giovani Austriaci di distinzione, ufficiali nell'armata pontificia, i conti Coronini ed Auersperg, che hanno voglia di battersi. Il secondo di questi signori è stato arrestato dai Piemontesi che lo supponevano incaricato di dispacci; sulla fede di un passaporto francese, è stato condotto l'indomani a bordo della Bretagne. Le palle nemiche si aumentano, e cagionano dei guasti. La sagristia della cattedrale ha avuta la sua vòlta sprofondata; il proiettile, scoppiando, ha crivellato tre quadri, e ridotto in pezzi un lampadaro un quarto quadro su tavola, opera di Perugini, non ha sofferto che delle graffiature. La passata notte era fissata per la partenza della spedizione delle Calabrie; ma questa spedizione è divenuta il segreto della commedia. Inoltre si sono provati dei scrupoli al momento decisivo; si è pensato che ciò sarebbe un pretesto per il governo francese di ritirare la sua squadra. Dunque, nuovo aggiornamento, che senza dubbio sarà un definitivo abbandono dell'intrapresa. Come s'illudono deplorabilmente a Gaeta, col credere alla stazione della squadra!

  • 04 gennaio 1861

    Un parlamentare è stato mandato al generale Cialdini, per reclamare contro i suoi procedimenti inumani, e domandargli di risparmiare l'ospedale. Cialdini ha risposto, come dovevamo attenderci, con una insolenza; continuerà a tirare in ogni dove, senza inquietarsi degli ammalati, e non vuole ricevere più parlamentari.

    • 03 gennaio 1861

      II cannoneggiamento è continuato la notte scorsa con molta forza. Un ammalato è stato ucciso nell'ospedale.

    • 02 gennaio 1861

      La partenza della spedizione è stata ancora contromandata. Se ne comincia a parlare in Città; i ciarlieri sono quei stessi che dovrebbero usare una perfetta discrezione. Il cannoneggiamento è stato abbastanza forte; ma il risultato non è importante da nessuna delle due parti. Siccome si eseguono dei travagli nelle vicinanze della Torre Orlando per lo stabilimento di una batteria, la torre è stato il punto di mira principale da questa mattina. Siamo andati a passeggiarvici, sig. Pozzo di Borgo ed io. Nel momento in cui passavamo il soglio della porta della torre, sul quale due soldati erano stati feriti poco prima, una palla si è infranta sulle pietre, ed i frammenti sono arrivati ai nostri piedi. Sulla piattaforma della Torre siamo stati presi di mira; una palla rigata è scoppiata sulle nostre teste senza ferirci. Un minuto dopo una terza forava la volta della garitta d'osservazione all'entrata della quale io mi era fermato, e me ne sono uscito con qualche rottame di macerie. I Piemontesi ci hanno scoccato un quarto proiettile vuoto, come i precedenti, ha bucato la volta della garitta, dalla quale non avea voluto allontanarmi; e di nuovo la polvere e le pietre sono cadute su di me. Avrei dovuto essere ucciso almeno due volte. Altre palle rigate sono arrivate sulla torre Orlando, prima che calassimo. Se racconto quest'incidente, non è per mettere in iscena la mia insignificante persona, nè per dire che il signor Pozzo di Borgo bravava bizzarramente gli artiglieri del Monte-Tortano, ma per dimostrare com'è giusto il tiro di alcune batterie nemiche.

    • 01 gennaio 1861

      Mi era persuaso che a mezzanotte i Piemontesi ci augurerebbero il buon principio d'anno con una fragorosa salva; hanno preferito dormire, ed i Napolitani li hanno imitati. Oggi non si è bruciato un granello di polvere. I cavalli e le mule periscono d'inedia; ne ho veduto dietro il Seminario una quindicina stesi nel fango. Un mulo che si reggeva ancora sulle gambe leccava la pelle di uno dei suoi camerati morti e la strappava a pieni denti. Un altro di questi animali, coricato nell'acqua, conservava appena la forza di alzare il capo per mangiare non so quali cortecce nella mano di un ragazzo cencioso. Un'audace spedizione, composta di 3000 uomini, doveva partire questa sera, per le Calabrie. Tutto era preparato; un prognostico di cattivo tempo à fatto differire l'imbarco.

    • 31 dicembre 1860

      Due pacifici cittadini sono stati uccisi dai proiettili nemici. Nell'armata, vi sono tre uomini uccisi e sette feriti. Molte case sono forate dalle palle. Oggi spira la dilazione accordata dal Re a tutti gli Uffìziali e soldati per ritirarsi dalla Piazza, se non si sentano disposti ad associare più lungamente la loro sorte a quella del loro Sovrano e della piazza stessa. Tre o quattro uffìziali ànno profittato della autorizzazione, ed il numero dei soldati che li hanno imitati è insignificante. Sono felice che l'anno si chiude con questo tratto onorevole. La Guarnigione ha manifestato più apertamente i suoi sentimenti; tutti gli Uffìziali ànno firmato un indirizzo a sua Maestà. Non credo potermi dispensare d'inserire qui questo documento : Sire In mezzo ai disgraziati avvenimenti, di cui la tristezza dei tempi ci à fatto spettatori afflitti ed indegnati; noi sottoscritti, uffìziali della Guarnigione di Gaeta, veniamo, uniti in una ferma volontà, rinnovare l'omaggio della nostra fede innanzi al vostro trono, reso più venerabile e più splendido dalla sventura. Cingendo la spada, giurammo che la bandiera affidataci da V. M. sarebbe difesa da noi, a costo del nostro sangue. E' a questo giuramento che intendiamo restar fedeli; quali che siano le privazioni, le sofferenze e i pericoli ai quali ci chiama la voce dei nostri capi, sacrificheremo con gioia le nostre fortune, la nostra vita e tutt'altro bene per il successo o pei bisogni della causa comune. Gelosi custodi di quest'onor militare che distingue solo il soldato dal bandito, vogliamo mostrare a V. M. ed all'Europa intera che se molti fra noi ànno col tradimento o viltà macchiato il nome dell'Armata Napolitana, grande fu pure il numero di quelli che si sforzarono di trasmetterlo puro e senza macchia alla posterità. Uffìziali e soldati per ritirarsi dalla Piazza, se non si sentano disposti ad associare più lungamente la loro sorte a quella del loro Sovrano e della piazza stessa. Tre o quattro uffìziali ànno profittato della autorizzazione, ed il numero dei soldati che li hanno imitati è insignificante. Sono felice che l'anno si chiude con questo tratto onorevole. La Guarnigione ha manifestato più apertamente i suoi sentimenti; tutti gli Uffìziali ànno firmato un indirizzo a sua Maestà. Non credo potermi dispensare d'inserire qui questo documento : Sire In mezzo ai disgraziati avvenimenti, di cui la tristezza dei tempi ci à fatto spettatori afflitti ed inde¬gnati; noi sottoscritti, uffìziali della Guarnigione di Gaeta, veniamo, uniti in una ferma volontà, rinnovare l'omaggio della nostra fede innanzi al vostro trono, reso più venerabile e più splendido dalla sventura. Cingendo la spada, giurammo che la bandiera affidataci da V. M. sarebbe difesa da noi, a costo del nostro sangue. E' a questo giuramento che intendiamo restar fedeli; quali che siano le privazioni, le sofferenze e i pericoli ai quali ci chiama la voce dei nostri capi, sacrificheremo con gioia le nostre fortune, la nostra vita e tutt'altro bene per il successo o pei bisogni della causa comune. Gelosi custodi di quest'onor militare che distingue solo il soldato dal bandito, vogliamo mostrare a V. M. ed all'Europa intera che se molti fra noi ànno col tradimento o viltà macchiato il nome dell'Armata Napolitana, grande fu pure il numero di quelli che si sforzarono di trasmetterlo puro e senza macchia alla posterità.

    • 30 dicembre 1860

      Il fuoco della Piazza è soprattutto diretto contro gli operai dietro il giardino dei Cappuccini. I cannoni Piemontesi rispondono, feriscono qualche soldato e danneggiano le case degli abitanti.
    • 29 dicembre 1860

      Da per ogni dove operai sulle posizioni nemiche. Ai Cappuccini marcatamente l'opera progredisce rapidamente; si vede a sinistra del convento un deposito considerabile di sacchi a terra. Si è ordinato nella Piazza di costruire sulla spianata di Torre Orlando una batteria per quattro pezzi rigati da 12. Questi pezzi dovranno rispondere al Monte-Tortano che ispira delle serie inquietudini, e troncare i convogli di munizioni degli assedianti.

    • 27 e 28 Dicembre 1860

      Cannoneggiamento di notte e giorno, ma non molto forte. Cinque o sei soldati Napolitani sono stati feriti.
    • 26 dicembre 1860

      Su tutte le posizioni nemiche già mentovate, si vedono dei pionieri, degli animali da soma e dei carri sulla strada costruita. Monte-Tortano si sviluppa. Quelle batterie ci produrranno molto male. Una batteria con soli due pezzi, si scovre alla casa Quadrata, altrimenti detta di Massena, o pure del Diavolo. Il fuoco è stato abbastanza vivo tutta la giornata dalle due parti. I mortai della batteria Sant'Andrea ànno fatto meraviglia; hanno gettato in mezzo agli operai delle bombe che ànno sparso lo spavento ed il disordine.

    • 25 dicembre 1860

      Ecco la giornata più calda dal principio dell'assedio. L'inimico, che à già a lunga distanza una ventina di pezzi rigati di grosso calibro in posizione, s'è messo tutto ad un tratto prima di mezzo giorno, a tirare con furore sulla città piuttosto che sulle fortificazioni. La popolazione pacifica passeggiava nelle strade. In tre o quattro ore, gli assedianti hanno lanciato più di 500 palle rigate. Una decina di soldati sono stati feriti e 5 o 6 uccisi, Una infelice ragazza di 16 anni à avuto una gamba troncata; sì pensa che la ferita sarà mortale. La Piazza non à potuto far zittire Monte-Tortano, a ragione della lontananza; i nostri Artiglieri sono obligati di limitarsi a molestare gli operai che si mostrano a distanza ragionevole. La Regina à mandato tutto il suo pesce alle suore della carità per gli ammalati. Per ispiegare, non già il grazioso dono di S. M., ma questa circostanza d'un regalo di pesce piuttosto che d'altri alimenti, bisogna conoscere che a Napoli ogni famiglia celebra la notte di Natale con un pasto omerico di cui il piatto indispensabile è un'anguilla che si chiama capitone. Quest'anguilla tradizionale si vende alle volte molto cara.

    • 24 dicembre 1860

      Piove. Ognuno si nasconde. Si stabilisce nelle casematte della batteria Regina un Ospedale provvisorio per dare le prime cure ai feriti.
      • 23 dicembre 1860

        La neve è caduta in gran copia durante l'ultima notte; ma incomincia a liquefarsi nelle strade di Gaeta; le montagne di Mola la riterranno per molto tempo. La stagione non impedisce gli assedianti di travagliare. Le loro batterie della casa Tucci ed Occagno sono quasi terminate, e quelle del Monte-Tortano s'aumentano sensibilmente. La piazza tira dalle nove del mattino, a mezzo giorno risponde solo Monte-Tortano, ma con maggior precisione.

      • 22 dicembre 1860

        Si contano 12 cannoni sul Monte-Tortano. È probabile che le batterie stabilite su questo punto dai Piemontesi rappresenteranno la parte principale nell'assedio. Esse anno l'immenso vantaggio d'essere fuori tiro dai nostri ordinari cannoni, ed i loro pezzi saranno tutti di un grosso calibro rigati. Come si sente oggi la mancanza del cannone rigato! Il cannoneggiamento è stato simile a quella d'ieri, e niun incidente notabile ha prodotto. Il Genio costruisce nella Piazza una nuova batteria al di sopra di quella di Malpasso.

      • 21 dicembre 1860

        Gli assedianti anno adesso tre batterie a Monte-Tor-tano. Una di esse apre nella serata un fuoco vivo che dura tre ore che è principalmente sostenuto dalla batteria estera. Il cannoneggiameno non cessa che la notte. Tre o quattro soldati sono stati feriti.

      • 20 dicembre 1860

        Fissando il cannocchiale sul Monte-Tortano, si distinguono cinque cannoni già piazzati sulla batteria a manca della casetta in rovina. Il parapetto della batteria di dritta è considerabilmente aumentato. Dietro i Cappuccini, gli operai sono abbastanza nu¬merosi, e vi si scorgono anche degli animali da soma carichi di pietre e materiali di costruzione. Monte-Tortano tira qualche colpo contro la batteria Regina che risponde. Per la prima volta, l'inimico tira dalla cappella Conca. Un passaggio è aperto dal genio fra le nostre tre batterie Cappelletti, Conca e Pico.

      • 19 dicembre 1860

        I travagli dell'assediante avanzano: Alla casa Tucci, si vede un parapetto con cinque cannoniere; senza però cannoni. Alla casa Occagno si scovre anche un parapetto con delle cannoniere che cominciano a farsi vedere. Nella valle di Calegno, la strada è quasi costruita. Una batteria s'istalla dietro il Muro del giardino dei cappuccini. II fuoco, cominciato dal Monte Tortano alle 10 a. m. continua ancora, ma senza gran vigore. Delle bombe partite dalla Piazza mettono il disordine fra gli assedianti. Un Tenente d'Artiglieria è ferito. Una granata penetra e scoppia nella riserva delle munizioni della batteria S. Giacomo senza appiccarvi fuoco; un caso veramente sorprendente.

      • 18 dicembre 1860

        Gli assedianti aumentano le loro batterie a Monte Tortano. Nella mattinata e dopo ir tramonto del sole fino al momento che scrivo, gli Artiglieri Piemontesi tirano piuttosto sulla Città che sulle fortificazioni. La Piazza cerca distogliere i lavoratori nemici.
      • 17 dicembre 1860

        Piogge a torrenti. Ecco lo stato delle opere intraprese dagli assedianti: Alla casa Tucci la batteria è a buon termine. A dritta ed a manca d'una casa in rovine, situata . alla estremità orientale di Monte Tortano, si vedono due batterie, di cui la prima à tre cannoni e l'altra un solo. È certo che il numero dei pezzi sarà aumentato. Invece d'una strada i Piemontesi ne costruiscono due, partendo l'una e l'altra dal sito della spiaggia chiamata Marina Sariana. La prima si dirige a Monte Tortano per la vallata, tra Monte Cristo ed il Colle; l'altra va alle spalle del Colle, ov'è un campo di 3000 uomini. Nel bosco, tra Terracina e Sperlonga, gli assedianti fanno delle fascine. Ecco adesso le opere che il genio esegue nella Piazza: blindaggio delle finestre della casamatta della Trinità; appropriazione d'un locale per la riserva delle munizioni della batteria Fico e S. Giacomo ; blindaggio d'un apertura della batteria Torrion Francese. Il fuoco non è stato molto vivo da una parte e dall'altra. Però un obice e tre affusti ridotti fuori servizio.

      • 16 dicembre 1860

        Alla punta del giorno, si scorge un battaglione Piemontese che scende nella valle di Calegno si scoprono anche degli operai sulla strada, sul Monte Tortano ed alla casa Occagno. Monte Tortano apre il fuoco alle 10. L'Artiglieria della Piazza risponde con successo. Molte bombe lanciate dalla batteria Sant'Andrea, scoppiano in mezzo alle batterie Piemontesi. Nella Piazza, il Genio comincia le opere qui enumerate: Blindaggio della riserva di munizione della batteria Cappelletti; restaurazione dei parapetti della batteria Conca, deteriorati dalla pioggia. Molti edifìci hanno sofferto, un affusto è stato rotto.

      • 15 dicembre 1860

        Gli assedianti travagliano sempre dietro il muro del giardino dei cappuccini, sulla cresta del Monte Tortano alla casa Occagno e Tuccì ed al sito della spiaggia conosciuta sotto il nome di Conca. Alle 8 del mattino, Monte Tortano ha cominciato il fuoco contro la batteria estera e contro la Città. Il fuoco à durato tutto il giorno; ma a lunghi intervalli; non cessa neppure la notte. Le palle Napolitane molestano i travagliatori.

      • 14 dicembre 1860

        Un piccol numero d'operai Piemontesi si mostra a Monte Tortano e si covre con fascine. La Piazza li lascia fare. Il blindamento delle riserve di munizioni è ora quasi finito sul fronte di terra. Si termina pure un trinceramento blindato a porta di terra; potrebbe essere più solido. Nel fossato vicino la batteria Cittadella, si costruisce un parapetto per i fuochi di fucileria ; questo parapetto servirebbe nel caso in cui gli assedianti s'avanzassero contro la porta di terra, dopo aver superato i posti avanzati.


        Fonte:Gaeta150.org



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  • Interno della batteria Cittadella. Fotografo Giorgio Sommer.

    17 gennaio 1861

    Rientrando a Gaeta, trovo due vascelli francesi di meno in rada: il S. Louis e l'Imperiai sono partiti per Tolone, com'era stato annunziato. Gli ambasciatori, ministri plenipotenziari o incaricati d'affari, accreditati presso S. M. Siciliana e residente da due mesi a Roma, sono venuti ieri a complimentare il Re, in occasione dell'anniversario della sua nascita e gli hanno portato dei doni delle famiglie napolitane emigrate. Questa condotta prova che le Eccellenze loro non sono straniere alla galanteria: ma forse S. M. avrebbe preferito la loro presenza in questi giorni di prova ai complimenti più graziosi. Si dice che i diplomatici non ripartiranno tutti.

  • 12, 13, 14, 15, 16 Gennaio 1860

    Sono stato a passeggiar Roma durante l'armistizio; non potevasi produrre nulla d'interessante a Gaeta in questi giorni. Ho portato a Roma una palla cavalli di più di 30 chilogrammi, che non era scoppiata, ed alla quale non mancava che la spoletta. Non è senza formalità che ha potuto farla passare la porta di Gaeta, e la dogana romana à giudicato a proposito di sequestrarla provisoriamente. S. A. R. il conte di Trapani l'ha fatto domandare; la Regina Madre voleva vederla. Breve, il proiettile ha avuto a Roma gli orrori della piccola cronaca del giorno.

  • 11 gennaio 1861

    L'armistizio dev'esser firmato oggi. Non è più questione della spedizione nelle Calabrie. Quest'undici gennaio è per me una data funesta, che non ha nulla di comune coll'assedio di Gaeta di cui scrivo il giornale.
  • 10 gennaio 1861

    Silenzio completo. Si continua a negoziare l'armistizio che non è ancora firmato. Una fregata piemontese, portando il principe di Carignano che va a governare Napoli, è nell'ancoraggio di Mola. Gli altri bastimenti sardi sono pavesati. Apprendo che gli ufficiali della guarnigione non hanno avuto che una piccola porzione del loro soldo del mese di Dicembre essendo vuote le casse del governo. Gli ufficiali superiori ne sono restati senza.

  • 09 gennaio 1861

    Se l'armistizio non è ancora conchiuso, esiste di fatti. Ecco molte volte che l'ammiraglio è andato oggi alla casamatta reale; insiste molto affinchè le proposizioni non sieno respinte. E' ben inteso però che non sì tratta di negozi per rendere la città; se la sola parola di redizione fosse pronunziata, tutto sarebbe rotto al momento. L'incertezza su quello che sarà risoluto e tale,, che l'ordine è stato dato agli artiglieri d'essere, domani alle 7, al loro posto, ed il Signor Pierrel, capo fuochista, che, tra parentesi, ha resi i più utili servigi dall'apertura dell'assedio, mi ha detto che doveva fornire immediatamente delle munizioni per sostenere 6 giorni consecutivi di fuoco. Nella giornata, è stato annunziato a suono di tromba, che gli abitanti debbono procurarsi dei viveri per 6 mesi. Certamente, questa misura è alla lettera ineseguibile; ma almeno ricorda la popolazione alla previdenza, ed indica che non si pensa a capitolare. Ho percorsa tutta la città per giudicare de' guasti prodotti dal bombardamento. Questi guasti, benchè affliggenti, non sono in proporzione colla quantità dei proiettili lanciati, e bisogna credere che vi è una Providenza per gli assediati. La metà delle case presso a poco sono state colpite ma molte leggermente. Qui non si fabbrica con grosse pietre, di maniera che il proiettile penetra facilmente le mura e non lascia altre tracce che un buco molto stretto. Taluni quartieri però sono spaventevolmente rovinati, fra gli altri quello vicino porta di terra; le abitazioni vi sono dentellate quasi artisticamente; non resta che a spingerli per abbattere delle alte muraglie. Questa sera, il Conte di Trani passando a cavallo in una strada, uno scoscendimento è successo, senza però ferire il giovine Principe. Nelle strade i Cacciatori sono occupati ad appianare il terreno profondamente solcato. Dei cavalli uccisi sono stesi qua e là; si attaccano con una corda dietro un carro che si fa tirare da altri cavalli; e le carogne sono gettati nel mare, ove delle barche li tirano lungi la riva. Le bombe hanno ucciso una cinquantina di cavalli e muli. Si cita un incidente molto curioso, succeduto in una scuderia: Una bomba penetra il tetto e scende in mezzo ad una dozzina di quadrupedi inesperimentati; la miccia, sembra esser lunga, e l'esplosione tardava un poco. Le bestie si avanzano precipitosamente verso la terribile visitante e l'odorono con curiosità. La bomba scoppia, i cavalli saltano spaventati, e nessuno di loro è stato ucciso; due o tre solo sono feriti. S. A. R. il Conte di Caserta continuando ad esporsi con una incredibile temerità, secondo la sua abitudine, il Re gli proibì nella serata di ieri di ritornare momentaneamente sulla batteria Cittadella. Il giovane principe si è mostrato estremamente contrariato della fraterna solecitudine, e si assicura che abbia tenuto il broncio fino alla sera. Degli ufficiali della Cittadella essendo venuti a vederlo dopo cessato il bombardamento, gli è saltato al collo ed abbracciati con effusione. In riassunto si scorgono che la pruova di ieri è stata valentemente supportata dalla truppa e popolazione. Si spaventano di più del bombardamento quanto non era che una minaccia eventuale. Auguro assai felicemente dell'avvenire, ed ho luogo da esser so¬disfatto del morale degli assediati. Noto pure che ho veduto ieri correre allegramente per le strade, quando le nostre orecchie eano stanche dai fischi sinistri, una mezza dozzina dei piccoli popolani di 10 a 12 anni, che raccoglievano i pezzi di ferro. Ieri durante la sera, la batteria Cittadella avendo veduto dei lumi nel borgo e non sapendo che la proibizione di tirare era assoluta, à lanciato 4 palle. Immediatamente S. M. à ordinato che si astenessero dal tirare, qualunque, cosa vedessero qualunque cosa succedesse. Quest'incidente è dispiacevole l'inimico non mancherà di profittarne.

  • 08 gennaio 1861

    Da ieri sera il fuoco è stato imponente. Gli assedienti debbono avere in posizione un 60 pezzi, dei quali solo 6, ci dicono, sono lisci; il resto rigati. Si crede, che faranno funzionare una dozzina di mortai. Nessun quartiere di Gaeta non è stato risparmiato. Il tiro nemico era in sulle prime mal diretto; una porzione di bombe cadevano sullo spiazzo dell'antico Monte-Secco; buon numero di palle si sono immerse nel mare, fino vicino ai vapori ancorati in mezzo alla rada. Un proiettile ha toccato la fregata napolitana Partenope, ancorata nel porto. Delle case del Borgo sono state incendiate dal fuoco piemontese. In appresso, il tiro è stato con precisione, e le case della città sono state molto maltrattate. Vi è ragione da credere che l'inimico punta tanto alle case che alle batterie. La piazza ha risposto con vigore, ma senza esagerata premura. Si sono contati i colpi dei Piemontesi da ieri sera; superano 6.130; la piazza ne ha tirati 2.500. Una quindicina di persone sono stati uccisi nella Piazza, ed altrettanti feriti. Fra le vittime vi sono dei pacifici borghesi e donne. E' un minimo risultato, avuto riguardo all'intensità del fuoco. Da parte degli assedianti, ci è ben difficile d'avere delle informazioni esatte. Però abbiamo delle informazioni approssimative: gli ufficiali dei bastimenti spagnuoli credono aver veduto togliere 3 o 400 morti e feriti. Essendo salito, fra due o tre ore, al più alto piano dell'arcivescovado, dai signori Lantre e Charrette, ò riconosciuto che il fuoco degli assedianti diminuiva sensibilmente; dopo un'ora, era divenuto debolissimo. L'arcivescovado di cui parlo è stato forato da quattro palle Cavalli. La stanza da pranzo non à più tutti; l'enorme proiettile che l'ha devastata questa notte, ha ancora forato il muro per precipitarsi nella strada. Le macerie sono cadute su di una piccola terrazza, si poco solida che nessuno vi mette piede. Era al letto; ho inteso la terrazza piegarsi sul mio capo; ma non è crollata. Dei marinai napolitani riservati per il servizio dei cannoni, e che sono accasermati sul castello, sono saliti sulla terrazza nel mentre che il cannoneggiamento era più vivo, e ci sono messi a ballare in giro. L'inimico li puntava ma non sono stati toccati. Stanchi di ballare, si sono seduti per giuocare a carte. Enormi travi di quercia piantati innanzi la casamatta delle LL. MM. sono stati infranti. Si vuole che un piccolo deposito di polvere per il servizio d'una batteria piemontese è saltato. Quest'oggi ho ammirato gli echi della batteria Regina si prolungano con maestà, ed imitano, ad ingannarsi, il fragore del fulmine nelle più belle tempeste. Verso le cinque della sera, il fuoco è cessato dalle due parti. A mezzo-giorno, il generale Cialdini, avendo ricevuto delle istruzioni da Torino concernente una tregua proposta dal governo francese, aveva fatto dire all'ammiraglio Le Barbier de Tinan che era pronto a far tacere i cannoni, se la piazza volesse farne altrettanto. Il capo dello stato maggiore dell'ammiraglio, signor Gisquel des Toucches, era venuto a terra per portare le proposizioni al governo impeiale; ma il fuoco era continuato. Fra quattro o cinque ore, il capo dello stato-maggiore discese una secondo volta. Allora la piazza à fatto silenzio, e pure gli assedianti. Le strade, che erano necessariamente deserte dal mattino, si sono riempiti di passeggianti. Ecco le notizie che ho raccolto su ciò che succede: La Francia propone un armistizio che durerà fino al 19 gennaio. Ciascuna delle parti belligeranti resterebbe nella sua posizione attuale e potrebbe riparare ai guasti che ha sofferti, ma senza avere il dritto di costruire nuove opere. Se l'armistizio è accettato dai Napolitani, due vascelli francesi dimoreranno in rada fino al 19, per farne rispettare le condizioni. In caso di rifiuto da parte del Re, la squadra francese partirebbe immediatamente. Questa proposizione imprevista merita seria riflessione. Si negozia. L'ammiraglio è da S. M. La corvetta il Prony accende, indubitatamente per essere pronta agli ordini del ,signor de Tinan.

  • 07 gennaio 1861

    Questa volta, entriamo nella fase veramente seria. Questa sera, è incominciato il bombardamento. I piemontesi non solo hanno piazzato i cannoni sulle posizioni molte volte indicate, ma hanno scoverto pure la loro batteria dei Cappuccini, un'altra nella valle di Calegno, e nello stesso tempo tirano dall'estremità del borgo, con pezzi rigati di campagna. La batteria estera, quella di S. Antonio, dell'Addolorata, di Philipstad, di Regina, rispondono convenevolmente. Le palle rigate fischiano innanzi al nostro piccolo albergo, benchè lontano dal teatro principale del combattimento. Avendo in questo momento la curiosità d'uscire, uno di quest'importuni proiettili è arrivato all'angolo della strada è passato ad un mezzo metro del mio capo, ed è sprofondato dietro a me nel suolo che à fatto schizzare fino alla cima delle case. Me la sono svignata con un poco di terra che mi è ricaduta sulle spalle, ed ho continuato il mio cammino. Cialdini è completamente estraneo alla galanteria, ed ha fatto ben di non nascere nel secolo cavalleresco. Come cercava prima di colpire il palazzo della Regina-Madre per sloggiare l'ambasciatore di Spagna, così punta ora sulla casa del Re e della Regina. Le LL. MM. hanno inteso e veduto scoppiare presso di essi molte palle e granate. Una n'è entrata nella camera del colonnello Pesacane, situata sul gabinetto di toletta di Maria-Sofìa. Il colonnello era assente, e va da sè, che abbandona il suo alloggio ai topi, se può loro convenire. Il Re voleva fare" turare il buco con una tavola sotto sopra. « Ma, Sire, gli ha detto uno dei suoi generali, signor Tabacchi, se non m'inganno, a che servirebbe questa tavola? — Ad impedire che la pioggia entri — ha risposto il Re. I generali, i ministri hanno circondato S. M., l'hanno pregata, per ottenere che si alloggiasse nella casamatta che è dirimpetto al palazzo, sotto le batterie di mare. Il Re à ceduto, ma suppongo che è stato unicamente per non esporre la Regina, che ama con passione, e da cui dicesi che è adorato. Debbo aggiungere che il palazzo veramente non è più abitabile; tutti i cristalli delle imposte sono in frantumi. Il signor marchese di Luna mi ha fatto sapere, un'ora fa, un grazioso motto della Regina, era con S. E. nel vano di una finestra, quando una palla ri gata fece esplosione e ruppe i vetri: ebbene! « signora, disse il ministro Spagnuolo, vedere da vicino le palle; il vostro desiderio è sodisfatto». La Regina rispose con un dolce sorriso : « Avrei però desiderata una piccola ferita! » La casamatta nelle quali si ritirano le LL. MM. è vasta abbastanza; ma tutt'i ministri, eccetto quello della guerra, tutte le amministrazioni si sono istallate. Essa si suddivide in un certo numero di stanzette ove si può situare appena un letto, una sedia ed una tavola. Delle tavole e paraventi formano delle divisioni. Al di fuori, dei pezzi di legno sono drizzati innanzi alle finestre, e si tengono lampade accese in molte di esse. Uno stretto spazio, in forma di corridoio, è riservato fra i stanzini, ed è ingombro di guide dello stato-maggiore che funzionano d'ordinanza o di staffette, dei commessi che vanno e vengono, dei lacchè senza livrea che riposano sbadatamente, come altra volta nelle più sontuose anti-ca-mere. Un convoglio dell'inimico è stato rovesciato. Il capitano Sury, che comanda la batteria estera, l'ha così bene aggiustato, che uomini, cavalli, carri, tutto è stato gettato in confusione.

  • 06 gennaio 1861

    Quache francese ed io abbiamo accompagnato la signora Jurien de la Gravièr in una delle sue visite agli ammalati. La nobile dama à dato a ciascun di loro (erano 800), un sigaro o una ghiottornia. Le nostre suore francesi si lodano imminentemente della rassegnazione de' feriti e dei febbricitanti; per me, non ho inteso un lamento. Le buone suore ci hanno raccontato un tratto il coraggio di cui la vigilia sono stati testimone: Un soldato napoletano avea subita l'amputazione del polso; ebbe abbastanza energia per andar solo al letto, ove si adagiò senza il soccorso di nessuno. Vi sono attualmente a Mola una decina di bastimenti da guerra Sardi. Una fregata, con bandiera degli Stati-Uniti, è entrata nel golfo; ha girata la sua prora verso Mola ed ha salutata la bandiera piemontese, fìngendo di non accorgersi di Gaeta nè della presenza dei vascelli francesi. Il saluto è stato reso dai piemontesi, e la fregata è subito ripartita.

  • 05 gennaio 1861

    Le suore di S. Vincenzo di Paola sono andate a lagnarsi dall'ammiraglio francese. Il signor di Tinan si è espresso con indignazione contro i piemontesi; ma ha aggiunto che non vedeva il come poter imporre al generale degli assedianti il rispetto dei dritti dell'umanità. La protesta delle buone suore è restata dunque senza risultato. La signora contessa Jurien de la Gravière, cognata dell'ammiraglio di questo nome, donna d'una immensa carità e di fortuna capace di sodisfare i più nobili istinti, è venuta in barca da Terracina per recare dei sollievi agli ammalati dei nostri ospedali. Sulla stessa barca, sono arrivati due giovani Austriaci di distinzione, ufficiali nell'armata pontificia, i conti Coronini ed Auersperg, che hanno voglia di battersi. Il secondo di questi signori è stato arrestato dai Piemontesi che lo supponevano incaricato di dispacci; sulla fede di un passaporto francese, è stato condotto l'indomani a bordo della Bretagne. Le palle nemiche si aumentano, e cagionano dei guasti. La sagristia della cattedrale ha avuta la sua vòlta sprofondata; il proiettile, scoppiando, ha crivellato tre quadri, e ridotto in pezzi un lampadaro un quarto quadro su tavola, opera di Perugini, non ha sofferto che delle graffiature. La passata notte era fissata per la partenza della spedizione delle Calabrie; ma questa spedizione è divenuta il segreto della commedia. Inoltre si sono provati dei scrupoli al momento decisivo; si è pensato che ciò sarebbe un pretesto per il governo francese di ritirare la sua squadra. Dunque, nuovo aggiornamento, che senza dubbio sarà un definitivo abbandono dell'intrapresa. Come s'illudono deplorabilmente a Gaeta, col credere alla stazione della squadra!

  • 04 gennaio 1861

    Un parlamentare è stato mandato al generale Cialdini, per reclamare contro i suoi procedimenti inumani, e domandargli di risparmiare l'ospedale. Cialdini ha risposto, come dovevamo attenderci, con una insolenza; continuerà a tirare in ogni dove, senza inquietarsi degli ammalati, e non vuole ricevere più parlamentari.

    • 03 gennaio 1861

      II cannoneggiamento è continuato la notte scorsa con molta forza. Un ammalato è stato ucciso nell'ospedale.

    • 02 gennaio 1861

      La partenza della spedizione è stata ancora contromandata. Se ne comincia a parlare in Città; i ciarlieri sono quei stessi che dovrebbero usare una perfetta discrezione. Il cannoneggiamento è stato abbastanza forte; ma il risultato non è importante da nessuna delle due parti. Siccome si eseguono dei travagli nelle vicinanze della Torre Orlando per lo stabilimento di una batteria, la torre è stato il punto di mira principale da questa mattina. Siamo andati a passeggiarvici, sig. Pozzo di Borgo ed io. Nel momento in cui passavamo il soglio della porta della torre, sul quale due soldati erano stati feriti poco prima, una palla si è infranta sulle pietre, ed i frammenti sono arrivati ai nostri piedi. Sulla piattaforma della Torre siamo stati presi di mira; una palla rigata è scoppiata sulle nostre teste senza ferirci. Un minuto dopo una terza forava la volta della garitta d'osservazione all'entrata della quale io mi era fermato, e me ne sono uscito con qualche rottame di macerie. I Piemontesi ci hanno scoccato un quarto proiettile vuoto, come i precedenti, ha bucato la volta della garitta, dalla quale non avea voluto allontanarmi; e di nuovo la polvere e le pietre sono cadute su di me. Avrei dovuto essere ucciso almeno due volte. Altre palle rigate sono arrivate sulla torre Orlando, prima che calassimo. Se racconto quest'incidente, non è per mettere in iscena la mia insignificante persona, nè per dire che il signor Pozzo di Borgo bravava bizzarramente gli artiglieri del Monte-Tortano, ma per dimostrare com'è giusto il tiro di alcune batterie nemiche.

    • 01 gennaio 1861

      Mi era persuaso che a mezzanotte i Piemontesi ci augurerebbero il buon principio d'anno con una fragorosa salva; hanno preferito dormire, ed i Napolitani li hanno imitati. Oggi non si è bruciato un granello di polvere. I cavalli e le mule periscono d'inedia; ne ho veduto dietro il Seminario una quindicina stesi nel fango. Un mulo che si reggeva ancora sulle gambe leccava la pelle di uno dei suoi camerati morti e la strappava a pieni denti. Un altro di questi animali, coricato nell'acqua, conservava appena la forza di alzare il capo per mangiare non so quali cortecce nella mano di un ragazzo cencioso. Un'audace spedizione, composta di 3000 uomini, doveva partire questa sera, per le Calabrie. Tutto era preparato; un prognostico di cattivo tempo à fatto differire l'imbarco.

    • 31 dicembre 1860

      Due pacifici cittadini sono stati uccisi dai proiettili nemici. Nell'armata, vi sono tre uomini uccisi e sette feriti. Molte case sono forate dalle palle. Oggi spira la dilazione accordata dal Re a tutti gli Uffìziali e soldati per ritirarsi dalla Piazza, se non si sentano disposti ad associare più lungamente la loro sorte a quella del loro Sovrano e della piazza stessa. Tre o quattro uffìziali ànno profittato della autorizzazione, ed il numero dei soldati che li hanno imitati è insignificante. Sono felice che l'anno si chiude con questo tratto onorevole. La Guarnigione ha manifestato più apertamente i suoi sentimenti; tutti gli Uffìziali ànno firmato un indirizzo a sua Maestà. Non credo potermi dispensare d'inserire qui questo documento : Sire In mezzo ai disgraziati avvenimenti, di cui la tristezza dei tempi ci à fatto spettatori afflitti ed indegnati; noi sottoscritti, uffìziali della Guarnigione di Gaeta, veniamo, uniti in una ferma volontà, rinnovare l'omaggio della nostra fede innanzi al vostro trono, reso più venerabile e più splendido dalla sventura. Cingendo la spada, giurammo che la bandiera affidataci da V. M. sarebbe difesa da noi, a costo del nostro sangue. E' a questo giuramento che intendiamo restar fedeli; quali che siano le privazioni, le sofferenze e i pericoli ai quali ci chiama la voce dei nostri capi, sacrificheremo con gioia le nostre fortune, la nostra vita e tutt'altro bene per il successo o pei bisogni della causa comune. Gelosi custodi di quest'onor militare che distingue solo il soldato dal bandito, vogliamo mostrare a V. M. ed all'Europa intera che se molti fra noi ànno col tradimento o viltà macchiato il nome dell'Armata Napolitana, grande fu pure il numero di quelli che si sforzarono di trasmetterlo puro e senza macchia alla posterità. Uffìziali e soldati per ritirarsi dalla Piazza, se non si sentano disposti ad associare più lungamente la loro sorte a quella del loro Sovrano e della piazza stessa. Tre o quattro uffìziali ànno profittato della autorizzazione, ed il numero dei soldati che li hanno imitati è insignificante. Sono felice che l'anno si chiude con questo tratto onorevole. La Guarnigione ha manifestato più apertamente i suoi sentimenti; tutti gli Uffìziali ànno firmato un indirizzo a sua Maestà. Non credo potermi dispensare d'inserire qui questo documento : Sire In mezzo ai disgraziati avvenimenti, di cui la tristezza dei tempi ci à fatto spettatori afflitti ed inde¬gnati; noi sottoscritti, uffìziali della Guarnigione di Gaeta, veniamo, uniti in una ferma volontà, rinnovare l'omaggio della nostra fede innanzi al vostro trono, reso più venerabile e più splendido dalla sventura. Cingendo la spada, giurammo che la bandiera affidataci da V. M. sarebbe difesa da noi, a costo del nostro sangue. E' a questo giuramento che intendiamo restar fedeli; quali che siano le privazioni, le sofferenze e i pericoli ai quali ci chiama la voce dei nostri capi, sacrificheremo con gioia le nostre fortune, la nostra vita e tutt'altro bene per il successo o pei bisogni della causa comune. Gelosi custodi di quest'onor militare che distingue solo il soldato dal bandito, vogliamo mostrare a V. M. ed all'Europa intera che se molti fra noi ànno col tradimento o viltà macchiato il nome dell'Armata Napolitana, grande fu pure il numero di quelli che si sforzarono di trasmetterlo puro e senza macchia alla posterità.

    • 30 dicembre 1860

      Il fuoco della Piazza è soprattutto diretto contro gli operai dietro il giardino dei Cappuccini. I cannoni Piemontesi rispondono, feriscono qualche soldato e danneggiano le case degli abitanti.
    • 29 dicembre 1860

      Da per ogni dove operai sulle posizioni nemiche. Ai Cappuccini marcatamente l'opera progredisce rapidamente; si vede a sinistra del convento un deposito considerabile di sacchi a terra. Si è ordinato nella Piazza di costruire sulla spianata di Torre Orlando una batteria per quattro pezzi rigati da 12. Questi pezzi dovranno rispondere al Monte-Tortano che ispira delle serie inquietudini, e troncare i convogli di munizioni degli assedianti.

    • 27 e 28 Dicembre 1860

      Cannoneggiamento di notte e giorno, ma non molto forte. Cinque o sei soldati Napolitani sono stati feriti.
    • 26 dicembre 1860

      Su tutte le posizioni nemiche già mentovate, si vedono dei pionieri, degli animali da soma e dei carri sulla strada costruita. Monte-Tortano si sviluppa. Quelle batterie ci produrranno molto male. Una batteria con soli due pezzi, si scovre alla casa Quadrata, altrimenti detta di Massena, o pure del Diavolo. Il fuoco è stato abbastanza vivo tutta la giornata dalle due parti. I mortai della batteria Sant'Andrea ànno fatto meraviglia; hanno gettato in mezzo agli operai delle bombe che ànno sparso lo spavento ed il disordine.

    • 25 dicembre 1860

      Ecco la giornata più calda dal principio dell'assedio. L'inimico, che à già a lunga distanza una ventina di pezzi rigati di grosso calibro in posizione, s'è messo tutto ad un tratto prima di mezzo giorno, a tirare con furore sulla città piuttosto che sulle fortificazioni. La popolazione pacifica passeggiava nelle strade. In tre o quattro ore, gli assedianti hanno lanciato più di 500 palle rigate. Una decina di soldati sono stati feriti e 5 o 6 uccisi, Una infelice ragazza di 16 anni à avuto una gamba troncata; sì pensa che la ferita sarà mortale. La Piazza non à potuto far zittire Monte-Tortano, a ragione della lontananza; i nostri Artiglieri sono obligati di limitarsi a molestare gli operai che si mostrano a distanza ragionevole. La Regina à mandato tutto il suo pesce alle suore della carità per gli ammalati. Per ispiegare, non già il grazioso dono di S. M., ma questa circostanza d'un regalo di pesce piuttosto che d'altri alimenti, bisogna conoscere che a Napoli ogni famiglia celebra la notte di Natale con un pasto omerico di cui il piatto indispensabile è un'anguilla che si chiama capitone. Quest'anguilla tradizionale si vende alle volte molto cara.

    • 24 dicembre 1860

      Piove. Ognuno si nasconde. Si stabilisce nelle casematte della batteria Regina un Ospedale provvisorio per dare le prime cure ai feriti.
      • 23 dicembre 1860

        La neve è caduta in gran copia durante l'ultima notte; ma incomincia a liquefarsi nelle strade di Gaeta; le montagne di Mola la riterranno per molto tempo. La stagione non impedisce gli assedianti di travagliare. Le loro batterie della casa Tucci ed Occagno sono quasi terminate, e quelle del Monte-Tortano s'aumentano sensibilmente. La piazza tira dalle nove del mattino, a mezzo giorno risponde solo Monte-Tortano, ma con maggior precisione.

      • 22 dicembre 1860

        Si contano 12 cannoni sul Monte-Tortano. È probabile che le batterie stabilite su questo punto dai Piemontesi rappresenteranno la parte principale nell'assedio. Esse anno l'immenso vantaggio d'essere fuori tiro dai nostri ordinari cannoni, ed i loro pezzi saranno tutti di un grosso calibro rigati. Come si sente oggi la mancanza del cannone rigato! Il cannoneggiamento è stato simile a quella d'ieri, e niun incidente notabile ha prodotto. Il Genio costruisce nella Piazza una nuova batteria al di sopra di quella di Malpasso.

      • 21 dicembre 1860

        Gli assedianti anno adesso tre batterie a Monte-Tor-tano. Una di esse apre nella serata un fuoco vivo che dura tre ore che è principalmente sostenuto dalla batteria estera. Il cannoneggiameno non cessa che la notte. Tre o quattro soldati sono stati feriti.

      • 20 dicembre 1860

        Fissando il cannocchiale sul Monte-Tortano, si distinguono cinque cannoni già piazzati sulla batteria a manca della casetta in rovina. Il parapetto della batteria di dritta è considerabilmente aumentato. Dietro i Cappuccini, gli operai sono abbastanza nu¬merosi, e vi si scorgono anche degli animali da soma carichi di pietre e materiali di costruzione. Monte-Tortano tira qualche colpo contro la batteria Regina che risponde. Per la prima volta, l'inimico tira dalla cappella Conca. Un passaggio è aperto dal genio fra le nostre tre batterie Cappelletti, Conca e Pico.

      • 19 dicembre 1860

        I travagli dell'assediante avanzano: Alla casa Tucci, si vede un parapetto con cinque cannoniere; senza però cannoni. Alla casa Occagno si scovre anche un parapetto con delle cannoniere che cominciano a farsi vedere. Nella valle di Calegno, la strada è quasi costruita. Una batteria s'istalla dietro il Muro del giardino dei cappuccini. II fuoco, cominciato dal Monte Tortano alle 10 a. m. continua ancora, ma senza gran vigore. Delle bombe partite dalla Piazza mettono il disordine fra gli assedianti. Un Tenente d'Artiglieria è ferito. Una granata penetra e scoppia nella riserva delle munizioni della batteria S. Giacomo senza appiccarvi fuoco; un caso veramente sorprendente.

      • 18 dicembre 1860

        Gli assedianti aumentano le loro batterie a Monte Tortano. Nella mattinata e dopo ir tramonto del sole fino al momento che scrivo, gli Artiglieri Piemontesi tirano piuttosto sulla Città che sulle fortificazioni. La Piazza cerca distogliere i lavoratori nemici.
      • 17 dicembre 1860

        Piogge a torrenti. Ecco lo stato delle opere intraprese dagli assedianti: Alla casa Tucci la batteria è a buon termine. A dritta ed a manca d'una casa in rovine, situata . alla estremità orientale di Monte Tortano, si vedono due batterie, di cui la prima à tre cannoni e l'altra un solo. È certo che il numero dei pezzi sarà aumentato. Invece d'una strada i Piemontesi ne costruiscono due, partendo l'una e l'altra dal sito della spiaggia chiamata Marina Sariana. La prima si dirige a Monte Tortano per la vallata, tra Monte Cristo ed il Colle; l'altra va alle spalle del Colle, ov'è un campo di 3000 uomini. Nel bosco, tra Terracina e Sperlonga, gli assedianti fanno delle fascine. Ecco adesso le opere che il genio esegue nella Piazza: blindaggio delle finestre della casamatta della Trinità; appropriazione d'un locale per la riserva delle munizioni della batteria Fico e S. Giacomo ; blindaggio d'un apertura della batteria Torrion Francese. Il fuoco non è stato molto vivo da una parte e dall'altra. Però un obice e tre affusti ridotti fuori servizio.

      • 16 dicembre 1860

        Alla punta del giorno, si scorge un battaglione Piemontese che scende nella valle di Calegno si scoprono anche degli operai sulla strada, sul Monte Tortano ed alla casa Occagno. Monte Tortano apre il fuoco alle 10. L'Artiglieria della Piazza risponde con successo. Molte bombe lanciate dalla batteria Sant'Andrea, scoppiano in mezzo alle batterie Piemontesi. Nella Piazza, il Genio comincia le opere qui enumerate: Blindaggio della riserva di munizione della batteria Cappelletti; restaurazione dei parapetti della batteria Conca, deteriorati dalla pioggia. Molti edifìci hanno sofferto, un affusto è stato rotto.

      • 15 dicembre 1860

        Gli assedianti travagliano sempre dietro il muro del giardino dei cappuccini, sulla cresta del Monte Tortano alla casa Occagno e Tuccì ed al sito della spiaggia conosciuta sotto il nome di Conca. Alle 8 del mattino, Monte Tortano ha cominciato il fuoco contro la batteria estera e contro la Città. Il fuoco à durato tutto il giorno; ma a lunghi intervalli; non cessa neppure la notte. Le palle Napolitane molestano i travagliatori.

      • 14 dicembre 1860

        Un piccol numero d'operai Piemontesi si mostra a Monte Tortano e si covre con fascine. La Piazza li lascia fare. Il blindamento delle riserve di munizioni è ora quasi finito sul fronte di terra. Si termina pure un trinceramento blindato a porta di terra; potrebbe essere più solido. Nel fossato vicino la batteria Cittadella, si costruisce un parapetto per i fuochi di fucileria ; questo parapetto servirebbe nel caso in cui gli assedianti s'avanzassero contro la porta di terra, dopo aver superato i posti avanzati.


        Fonte:Gaeta150.org



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