lunedì 17 gennaio 2011

Il federalismo come l’Unità? Speriamo di no


Giuseppe Garibaldi

Quest’anno si celebrano i 150 anni dell’Unità d’Italia: manifestazioni, appelli a non dividere il Paese proprio in uno dei momenti più difficili per la storia del Paese così come l’hanno immaginato Garibaldi, Cavour e compagni. Ma il 2011 è un anno importante anche per l’approvazione del federalismo, cavallo di battaglia della Lega Nord, che è riuscita a far passare la sua idea di Italia. Bisognerà vedere se i vari provvedimenti riusciranno ad avere copertura economica e, quindi, se il federalismo da un punto di vista finanziario potrà reggere.

Il Sud, però, come 150 anni fa, corre il rischio di subire una riforma che magari non vuole fino in fondo o di cui ha paura. E’ chiaro che il federalismo targato carroccio tende ad avvantaggiare le regioni del Nord, ma c’è anche da considerare che l’Italia, con le sue mille differenze, ha forse bisogno proprio di una riforma federale dello Stato che possa anche responsabilizzare gli amministratori locali. Certo, la paura c’è e non è assurdo fare un parallelo tra il federalismo e l’Unità d’Italia: un bene per tutto il Paese, ma a pagare è stato soltanto il Sud.

L’idea della Lega di far restare sul territorio il reddito prodotto in loco è apprezzabile, ma sapranno gli amministratori regionali e comunali saper far valere le regioni del Meridione? Insomma, i politici del Mezzogiorno sono pronti al federalismo, sapranno difendere gli interessi del Sud? Il problema è che da Roma in giù non esiste una forza unitaria in grado di rappresentare tutti i meridionali. Come spesso abbiamo sottolineato su “Il Sud” ci sono decine di partiti, partitini e movimenti, ma ognuno corre da sé.

Ed allora ecco che la Campania potrebbe andare in una direzione, la Puglia in un’altra. Perché il federalismo abbia successo e, soprattutto non nuocia al Mezzogiorno, c’è bisogno di un movimento unitario in grado di tutelare il Sud, che va considerato come una macroregione, pur nel rispetto delle differenze di ogni territorio. L’esempio da seguire è quello della Germania, dove sono stati capaci di integrare due realtà differenti che hanno dato vita ad un colosso dell’economia che oggi è la lomotrice europea.

Fonte: http://www.ilsud.eu/?p=2267


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Giuseppe Garibaldi

Quest’anno si celebrano i 150 anni dell’Unità d’Italia: manifestazioni, appelli a non dividere il Paese proprio in uno dei momenti più difficili per la storia del Paese così come l’hanno immaginato Garibaldi, Cavour e compagni. Ma il 2011 è un anno importante anche per l’approvazione del federalismo, cavallo di battaglia della Lega Nord, che è riuscita a far passare la sua idea di Italia. Bisognerà vedere se i vari provvedimenti riusciranno ad avere copertura economica e, quindi, se il federalismo da un punto di vista finanziario potrà reggere.

Il Sud, però, come 150 anni fa, corre il rischio di subire una riforma che magari non vuole fino in fondo o di cui ha paura. E’ chiaro che il federalismo targato carroccio tende ad avvantaggiare le regioni del Nord, ma c’è anche da considerare che l’Italia, con le sue mille differenze, ha forse bisogno proprio di una riforma federale dello Stato che possa anche responsabilizzare gli amministratori locali. Certo, la paura c’è e non è assurdo fare un parallelo tra il federalismo e l’Unità d’Italia: un bene per tutto il Paese, ma a pagare è stato soltanto il Sud.

L’idea della Lega di far restare sul territorio il reddito prodotto in loco è apprezzabile, ma sapranno gli amministratori regionali e comunali saper far valere le regioni del Meridione? Insomma, i politici del Mezzogiorno sono pronti al federalismo, sapranno difendere gli interessi del Sud? Il problema è che da Roma in giù non esiste una forza unitaria in grado di rappresentare tutti i meridionali. Come spesso abbiamo sottolineato su “Il Sud” ci sono decine di partiti, partitini e movimenti, ma ognuno corre da sé.

Ed allora ecco che la Campania potrebbe andare in una direzione, la Puglia in un’altra. Perché il federalismo abbia successo e, soprattutto non nuocia al Mezzogiorno, c’è bisogno di un movimento unitario in grado di tutelare il Sud, che va considerato come una macroregione, pur nel rispetto delle differenze di ogni territorio. L’esempio da seguire è quello della Germania, dove sono stati capaci di integrare due realtà differenti che hanno dato vita ad un colosso dell’economia che oggi è la lomotrice europea.

Fonte: http://www.ilsud.eu/?p=2267


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