Il 18 agosto 1752 nasceva Gaetano Filangeri, illustre giurista napoletano. Consigliere legislativo prima di Carlo III e poi di Ferdinando IV di Borbone, consentì al Regno delle Due Sicilie di guadagnarsi il primato mondiale della introduzione della motivazione delle sentenze (che ovunque, fino ad allora, si eseguivano senza darne spiegazione). La sua opera ispirò finanche la stesura della costituzione americana.(Francesco Laricchia)
Di Federica Morelli
Sappiamo quanto Gaetano Filangieri ammirasse il Nuovo Mondo e quante parti della sua
Scienza della legislazione siano state dedicate ad esaltarne le virtù1. Conosciamo anche la
stima e l’amicizia che lo legavano a Franklin ed il suo desiderio di trasferirsi in America, in
particolar modo a Filadelfia2. Tuttavia, poco sappiamo sulla diffusione della sua opera nel
continente americano. Eppure lo stesso Franklin possedeva i volumi della Scienza che
Filangieri gli aveva inviato e ne era così entusiasta di avergli “mandato a dire che egli
desiderava di osservare le mie idee sulla legislazione criminale, prima di metter mano al
codice criminale della Pennsylvania”3.
Nel corso degli ultimi anni si è assistito ad una vera riscoperta dell’opera di Filangieri da
parte della storiografia italiana4. Grazie alle intuizioni di Franco Venturi, tale riscoperta ha
finito per evidenziare non solo il carattere repubblicano e fondamentalmente democratico del
suo pensiero, fondato sul costituzionalismo moderno e sulla dottrina dei diritti dell’uomo, ma
soprattutto la diffusione straordinariamente ampia che essa ebbe nell’Europa dell’epoca. Allo
stato attuale della ricerca risultano infatti conosciute ben 28 edizioni della Scienza della
legislazione, di cui 40 in lingua italiana e 28 straniere5; la maggior parte appartengono agli
anni Ottanta del Settecento e alla prima metà dell’Ottocento. Ciononostante, l’America
repubblicana, quella stessa America esaltata da Filangieri è rimasta esclusa da questa
indagine.
Eppure è proprio nel Nuovo Mondo che si assisteva allora alla formazione di repubbliche
indipendenti e che i dibattiti sulle forme di governo, sui sistemi costituzionali e sulla
legislazione erano all’ordine del giorno. Nell’emisfero settentrionale, nonostante la
promulgazione della costituzione nel 1787, numerose questioni, a cui la Scienza della legislazione poteva dare una risposta, erano ancora aperte. Nell’emisfero meridionale, invece,
la situazione era ancora più favorevole ad una sua diffusione. Dal 1780, anno di pubblicazione
del primo volume dell’opera, all’ultimo quarto del secolo successivo, l’America ispanica
visse una della fasi più intense dal punto di vista politico: dalla riforme assolutiste dell’epoca
borbonica alla rivoluzione, dalla creazione di repubbliche indipendenti alla costruzione di
regimi liberali. Quale ambito più appropriato per la diffusione di un testo che, nelle stesse
intenzioni dell’autore, voleva essere l’elaborazione di una scienza destinata a costruire una
legislazione illuminata e cosmopolita adattabile ai cambiamenti del contesto storico?
Tale articolo intende appunto realizzare una prima ricostruzione della circolazione e
diffusione della Scienza della legislazione nel continente ispanoamericano, mostrando come il
suo successo abbia ampiamente travalicato i confini europei. Sin dal 1790 infatti, tre anni
dopo la sua prima traduzione in spagnolo e a dieci anni dalla pubblicazione italiana del primo
volume, troviamo l’opera a Quito, a 3000 metri di altezza sulle Ande, nelle mani di un
vescovo riformatore che ne distribuisce varie copie agli studenti dell’università. Alcuni anni
dopo la ritroviamo sempre sulle Ande nella Audiencia di Charcas, dove viene letto dagli
allievi della famosa Accademia Carolina, creata nel 1776, per la formazione di avvocati e
giuristi. Nel corso dell’Ottocento la diffusione dell’opera sarà così ampia da poterla
rintracciare nelle biblioteche pubbliche e private della stragrande maggioranza dei paesi del
continente. Si tratta in gran parte di edizioni spagnole (quelle del 1787, del 1813, del 1821 e
del 1836); ma circolarono anche numerosi esemplari in italiano6.
Per quali motivi questo autore, sino ad oggi considerato come “secondario” all’interno del
panorama illuminista europeo, ha avuto una diffusione così ampia nel mondo
ispanoamericano? Quali parti della Scienza della legislazione hanno colpito l’immaginario
politico degli ispanoamericani dell’epoca? L’obiettivo è appunto quello di capire, attraverso
l’analisi di vari documenti (piani di studio universitari, giornali, dibattiti parlamentari, scritti
dei dirigenti politici, documenti universitari, tesi, testi di diritto) a che proposito Filangieri
viene citato e per risolvere quali problemi. Non si tratta quindi solo di ricostruire la
circolazione fisica della sua opera, ma soprattutto di studiarne la ricezione e l’interpretazione
da parte dei lettori delle società ispanoamericane. Ciò significa in primo luogo interrogarsi
sulla cultura politica e giuridica dell’epoca per comprendere sia le dinamiche dei processi
rivoluzionari dell’inizio del XIX secolo sia le pratiche e le istituzioni che i sistemi nati da
questi processi cercano di mettere in atto. Come nel caso spagnolo, la Scienza fu infatti una
delle poche opere dell’illuminismo europeo ad avere un’ampia eco nel secolo successivo:negli anni Cinquanta-Sessanta dell’Ottocento Filangieri è ancora considerato un’autorità in
materia di legislazione. Dato questo che induce ad interrogarsi sulle differenti percezioni e
interpretazioni del testo nei diversi momenti storici.
I mediatori e la riforma degli insegnamenti universitari
Naturalmente, la diffusione dell’opera di Filangieri oltreoceano passa, nel caso
ispanoamericano, principalmente attraverso la madrepatria. E’ in Spagna infatti che si traduce
l’opera al castigliano7 ed è da qui che provengono coloro che contribuiranno a diffonderla nei
territori americani. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di persone che si sono formate
durante l’epoca borbonica e che tentano di divulgare questa stessa cultura riformista in
America, con l’obiettivo di modernizzare le istituzioni della monarchia. Non occorre
dimenticare infatti che la circolazione dell’opera di Filangieri, così come quella di molte altri
libri dell’epoca, nel mondo ispanico e ispanoamericano è il frutto di quel movimento
riformista e di apertura al razionalismo scientifico intrapresi per la prima volta da Carlo III
nel regno di Napoli. Un’esperienza, quella napoletana, che segnerà in larga parte il suo
operato successivo come re della monarchia8.
La ricostruzione della circolazione della Scienza della legislazione nell’America ispanica
permette dunque di sottolineare un dato generalmente sottovalutato dalla storiografia e cioè
che i legami tra gli spazi appartenenti alla monarchia spagnola e soprattutto tra Napoli e
l’America ispanica sono più strette di quanto si possa immaginare. In effetti, se da un lato
numerose ricerche hanno messo in evidenza i vincoli culturali e sociali tra Napoli e la Spagna
durante l’epoca moderna, dall’altro queste tendono generalmente a dimenticare, nelle loro
analisi sul sistema imperiale, il ruolo dei territori americani9. Si tratterebbe insomma di
restituire a questo insieme politico un’unità di analisi, di ristabilire le connessioni apparse tra
mondi diversi che le storiografie nazionali e delle aree culturali si sono spesso ingegnate a
nascondere attraverso l’escamotage delle frontiere nazionali o continentali10.
Tracciare il profilo di coloro che hanno contribuito alla circolazione fisica dell’opera è
essenziale per comprendere le modalità della sua ricezione nel continente americano11. Le
informazioni sino a qui raccolte ci indicano infatti che tali mediatori, oltre a circolare tra i due
continenti, giocano un ruolo chiave nell’insegnamento universitario. Il più celebre è senza
dubbio Victorián de Villaba (1769-1802), originario di Huesca in Aragona, trasferitosi in
America nel 1790 come giudice dell’Audiencia di Charcas (attuale Bolivia), nel vicereame di
Río de la Plata12. Discendente di una famiglia di alti funzionari pubblici, si laureò e insegnò
diritto nell’università di Huesca, cercando di trasformare i contenuti antiquati di diritto
romano impartiti nella sua cattedra di codice (código) in altri più moderni, affini al diritto
naturale e al diritto delle genti13. Tale università giocò un ruolo catalizzatore nel processo
riformatore in Aragona, in quanto durante gli anni Ottanta del XVIII secolo, confluirono qui
numerosi illuministi aragonesi e catalani che contribuirono, con le loro traduzioni, all’apertura
della cultura spagnola a dottrine come il cameralismo tedesco, il mercantilismo liberale e la
fisiocrazia14. Non a caso, Villava fu il traduttore non solo delle Lezioni di commercio di
Antonio Genovesi, ma anche di alcuni capitoli della Scienza della legislazione –che pubblicò
nel 1784 con il titolo di Reflexiones sobre la libertad del commercio de frutos del señor
Cayetano Filangieri, Caballero del Orden de S. Juan-15, oltre che di uno scritto del
capodistriano Gianrinaldo Carli16, segni questi del suo profondo interesse verso il pensiero
economico italiano. In seguito al suo trasferimento a Chuquisaca, Villava contribuì a
diffondere l’opera del giurista napoletano in America meridionale: in qualità di professore
dell’Accademia Carolina, dove studiarono numerosi futuri dirigenti dei movimenti
rivoluzionari -come Mariano Moreno, Juan José Castelli, Bernardo de Monteaugudo-,
consigliava la Scienza della legislazione come lettura fondamentale17.
Un altro esempio meno celebre, ma non per questo meno importante, è José Pérez
Calama, vescovo di Quito dal 1790 al 1792, che lasciò in eredità all’università di questa città
un’importante biblioteca18. Laureatosi in teologia e filosofia a Salamanca, si trasferì nel 1765
in America latina, dove venne nominato rettore di uno dei più importanti collegi messicani,
quello palafoxiano di Puebla in Messico. Successivamente venne trasferito a Valladolid, nella
diocesi di Michoacán, dove, in qualità di visitador general della diocesi, contribuì a rinnovare
gli studi dei seminaristi. Uno dei suoi migliori allievi fu il padre Miguel Hidalgo Costilla,
celebre autore, insieme a Morelos, della rivoluzione messicana del 181019. Nel 1789 Pérez
Calama è nominato vescovo della diocesi di Quito, dove rimase solo pochi anni prima della
sua morte. Ciononostante, rimane uno delle figure più importanti della storia della città, in
quanto non solo contribuì insieme ad Eugenio de Santa Cruz y Espejo -uno dei massimi
esponenti dell’illuminismo ispanoamericano- all’istituzione della Sociedad Económica de los
Amigos del País e alla pubblicazione delle Primicias de la cultura de Quito -il primo
periodico della Audiencia-, ma soprattutto fu l’autore di un’importante riforma degli studi
universitari, che permise ai quitegni di conoscere numerose opere dell’illuminismo europeo.
Tra queste troviamo anche i testi di Genovesi e Filangieri, oltre che quello di un altro
eminente giurista napoletano, Gianvincenzo Gravina. Pérez Calama era un vero ammiratore
dell’opera di Filangieri, tanto da considerarla come una guida per tutti i giuristi e
giureconsulti. Fu lui in effetti a distribuire la Scienza della legislazione tra gli studenti
dell’università di Quito, molti dei quali saranno i protagonisti della rivoluzione del 1809-
1812(20):
La muy moderna obra que se titula: Ciencia de la Legislación escrita en italiano por el caballero
Filangieri y traducida a nuestro castellano por don Jaime Rubio en 1787; la que consta de cuatro
tomos en quarto, es antorcha de juristas políticos y políticos jurisconsultos. Para que consigan
tan singulares dotes nuestros muy queridos jóvenes quiteños hemos traído (para Regalarles)
bastantes ejemplares.[La moderna opera che si intitola Scienza della legislazione scritta in italiano
dal signor Filangieri e tradotta al castigliano da Jaime Rubio nel 1787, la quale consta di quattro
tomi in quarto, è la guida di giuristi politici e di politici giureconsulti. Affinché i nostri amati
giovani acquisiscano tali doti particolari, abbiamo portato loro, in regalo, sufficienti esemplari]. 21
Tanto l’esempio di Villava che quello di Pérez Calama dimostrano come l’ingresso di
Filangieri nel continente americano, alla fine del Settecento, sia strettamente connesso
all’epoca delle riforme ed in particolar modo alla riforma del sistema universitario. La
diffusione della Scienza della legislazione va infatti di pari passo con l’apertura verso le
correnti del diritto naturale e del giusnaturalismo che, a partire dal regno di Carlo III,
cominciarono ad essere insegnate all’università, comprese quelle ispanoamericane. In questa
fase, il nome di Filangieri è spesso associato a quello di altri autori come Grozio, Pufendorf,
Wolf, Hinecio, Rousseau.
Purtroppo, per quel che riguarda l’America ispanica, non disponiamo di uno studio generale sul tema delle riforme universitarie della seconda metà del Settecento e più in particolare sui cambiamenti introdotti nei piani di studio. Tale assenza non solo non ha permesso agli storici di comprendere sino in fondo il ruolo svolto dall’introduzione delle dottrine del diritto naturale sulle dinamiche dei processi di indipendenza -tanto che si è spesso
parlato di un linguaggio puramente neoscolastico e tradizionale-, ma ha anche impedito di capire come le opere illuministe europee, ampiamente presenti nei territori americani, siano
state recepite e utilizzate dagli americani.
Ad esempio, per il caso della Audiencia di Quito, risulta difficile analizzare la ricezione di
Filangieri e della sua opera se non consideriamo il piano di riforma universitaria del 1791 e
quelli successivi dell’inizio Ottocento22. Di fondamentale importanza risulta a questo
proposito l’introduzione obbligatoria non solo del testo di François Jacquier, Institutiones
philosophicae (Venezia, 1767), tradotto allo spagnolo (Valencia, 1783), grazie al quale fu
introdotta sia la filosofia sensualista di Muratori e di Sempere y Guarino che la filosofia
razionalista di autori come Melabranche, Condillac, Rollin e Saverién, ma anche e soprattutto
dell’opera di Gianvincenzo Gravina, Originum juris civilis libri tres (1701-1708), nella sua
traduzione spagnola, El origen del derecho civil (1752). Al celebre giurista calabrese spettava
infatti il merito di aver avviato una nuova tradizione di studi profondamente caratterizzati
dall’analisi storica e più in generale filosofica dei nessi esistenti tra politica e diritto.
Concentrando la sua analisi sulle istituzioni, la legislazione e la costituzione della repubblica
romana e poi del suo principato, aveva finito per attribuire al diritto romano e alla sua storicità
un ruolo centrale per ripensare le istituzioni politiche moderne e più in generale la stessa idea
di diritto23.
L’introduzione dell’opera di Gravina, così come quella di altri autori -come Hinecio- nei
piani di riforma universitaria risulta dunque fondamentale per comprendere la trasformazione
del diritto romano, sino ad allora considerato indispensabile per la comprensione della
legislazione positiva, in semplice riferimento storico; sarà infatti il diritto naturale il nuovo
fondamento delle categorie giuridiche. Risulta altresì essenziale per comprendere il fatto che
Filangieri viene integrato in una lettura storica e politica del diritto naturale e non solamente
filosofica e razionale. In effetti, se guardiamo gli altri testi adottati dal piano di riforma
dell’università di Quito del 1791, ed in particolar modo quelli di diritto, vediamo che vengono
inseriti testi di diritto pubblico e civile spagnolo, scritti in castigliano e non in latino, come
l’Aparato del Derecho público hispánico di Pérez Valiente, accompagnata dalle
Recopilaciones de leyes americana e castigliana, e il Derecho Civil de Castilla di Asso del Río
e Manuel y Rodríguez accompagnato dalle Siete Partidas24. Tali opere, nonostante un
impianto giusnaturalista, difendevano la costituzione storica della monarchia spagnola, di
origine visigota, in quanto regime che aveva assicurato le libertas ciuilis del regno di fronte al
sovrano25.
Poiché una delle principali caratteristiche della Scienza della legislazione è che in essa
convivono -grazie alla fondamentale comparazione tra la “bontà assoluta” delle leggi, che si
riferivano al diritto naturale, e quella “relativa” delle leggi, attinenti al diritto positivo-,
metodo razionale e conoscenza storica, i principi di ragione e il rispetto dei costumi delle
nazioni e della loro storia, è dunque probabile che i quitegni abbiano trovato in essa un ottimo
strumento metodologico per trasformare, durante la rivoluzione per l’indipendenza, il diritto
di natura in un diritto positivo interpretato in chiave storicistica.
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1 Alberto ANDREATTA, Le Americhe di Gaetano Filangieri, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1995.
2 “Fin dall’infanzia Filadelfia ha richiamati i miei sguardi. Io mi sono così abituato a considerarla come il solo paese ove io possa essere felice, che la mia immaginazione non può più disfarsi di questa idea”, Filangieri a
Franklin (2 dicembre 1782), Eugenio LO SARDO, Il Nuovo Mondo e le virtù civili. L’epistolario di Gaetano
Filangieri, Napoli, Frediriciana Editrice Universitaria, 1999, pp. 236-238
3 Filangieri a Lastri (19 Ottobre 1781), in E. LO SARDO, op. cit., pp. 210-212.
4 Vincenzo FERRONE, La società giusta ed equa. Repubblicanesimo e diritti dell’uomo in Gaetano Filangieri, Rome-Bari, Laterza, 2003; Francesco BERTI, La ragione prudente. Gaetano Filangieri e la religione delle riforme, Firenze, Centro Editoriale Toscano, 2003; Gaetano FILANGIERI, La Scienza della Legislazione, edizione critica diretta da Vincenzo Ferrone pubblicata dal Centro di Studi sull’Illuminismo Europeo « G. Stiffoni », 7 vol., Venise, 2003-2004; Antonio TRAMPUS (ed.), Diritti e costituzione. L’opera di Gaetano Filangieri e la sua fortuna europea, Bologna, Il Mulino, 2005.
5 A. TRAMPUS, “La genesi e le edizioni della Scienza della legislazione”, in G. FILANGIERI, op. cit., vol.
VII, pp. III- LXXXII.
6 Abbiamo reperito ad esempio un’edizione napoletana del 1784 a Buenos Aires, una genovese del 1798 a Quito e Città del Messico e una romana dello stesso anno a Bogotà.
7 Tra il 1787 e il 1836 appaiono ben cinque traduzioni della Scienza della legislazione.
8 Cfr., per esempio, Gérard CHASTAGNARET e Gérard DUFOUR (a cura di.), Le règne de Charles III. Le
despotisme éclairé en Espagne, Paris, Editions du CNRS, 1994 ; Anna Maria RAO, “Il riformismo borbonico a
Napoli”, in Storia della società italiana, vol. XII, “Il secolo dei Lumi e delle riforme”, Milano, Teti, 1989, pp.
214-291 ; Antonio DOMÍNGUEZ ORTÍZ, Carlos III y la España de la Ilustración, Madrid, Alianza, 1988;
Franco VENTURI, Spagna ed Italia nel secolo dei Lumi. Corso di Storia Moderna, anno accademico 1973-1974,
Torino, Tirrenia, s.d.
9 Vi sono tuttavia delle significative eccezioni. Vedi, ad esempio: Anthony PADGEN, Spanish Imperialism
and the Political Imagination. Studies in European and Spanish-American Social and Political Theory1513-1830, New Haven e Londra, Yale University Press, 1990; Juan PIMENTEL, La física de la monarquía. Ciencia
y política en el pensamiento colonial de Alejandro Malaspina (1754-1810), Aranjuez, Ediciones Doce Calles,1999.
10 Sul concetto di “histoires connectées”, vedi : Sanjay SUBRAHMANYAM, “Connected Histories : Notes
Towards a Reconfiguration of Early Modern Eurasia”, in V. LIEBERMAN (éd.), Beyond Binary Histories. Reimagining
Eurasia to C. 1830, Ann Arbor, The Univerasity of Michigan Press, 1997, pp. 289-315 ; Serge
GRUZINSKI, “Les mondes mêlés de la Monarchie Catholique et autres connected histories”, Annales HSS ,
janvier-février 2001, n° 1, pp. 85-117.
11 La letteratura sui “cultural transferts” ha ormai da tempo sottolineato il ruolo fondamentale -di veri e propri vettori materiali- svolto da singoli individui o da gruppi sociali negli scambi culturali tra due o più paesi. Vedi ad esempio, Michel ESPAGNE et Michael WERNER, “Présentation”, in M. Espagne et M. Werner (dir.),
Transferts : Les relations interculturelles dans l’espace franco-allemand (XVIIe-XIXe siècles), Paris, Editions
Recherches sur les Civilisations, 1988.
12 Ricardo LEVENE, Vida y escritos de Victorián de Villaba, Buenos Aires, Peuser, 1946.
13 Jesús ASTIGARRAGA, “Victorián de Villaba, traductor de Gaetano Filangieri”, Cuadernos Aragoneses
de Economía, vol. VII, n. uno, 1997, pp. 171-186.
14 J. USOZ, Pensamento económico y reformismo ilustrado en Aragón (1760-1800), Tesi di dottorato,
Università di Saragozza, 1996.
15 Su Villava come primo traduttore di Filangieri, vedi J. ASTIGARRAGA, op. cit., pp. 173-178.
16 Carta del Conde Carli al marqués Maffei sobre el empleo del dinero y Discurso del mismo sobre los balances económisos de las naciones, al que van anadidas las Reflexiones del marqués de Casaux sobre el mismo asunto, Madrid, Vidua de Ibarra, 1788, cit. da Franco VENTURI, Settecento Riformatore, vol. I “Da Muratori a Beccaria”, p. 640.
17 Ricardo LEVENE, Ensayo histórico sobre la Revolución de Mayo y Mariano Moreno, Buenos Aires,Editorial Científica y Literaria Argentina, 1925, t. I, p. 26.
18 José PEREZ CALAMA, Plan de Estudios, Quito, Imprenta Raymondo Salas, 1791, p. 46.
19 Su Pérez Calama, vedi Germán CARDOS GALUÉ, Michoacán en el siglo de las luces, Città del Messico,El colegio de México, 1973.
20 Sulla rivoluzione quitegna del 1809-12, vedi Federica MORELLI, Territorio o Nazione. Riforma edissoluzione dello spazio imperiale in Ecuador, 1765-1830, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2001.
21 “Edicto exhortatorio del Ilmo. Fr. Dr. Dn José Pérez Calama, obispo de Quitp sobre la ejecución del Autode Buen Gobierno Político y Económico qu’en 9 de Agosto mandó a publicar el M.I.S. don Luís Munoz deGuzmán, presidente de esa Real Audiencia (1791)”, Anales de la Universidad de Quito, n. 59, 1893, pp. 392-400
Fonte:Europeanlegalcultures.eu
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