mercoledì 12 novembre 2008

Famiglia Cristiana: I VALORI NON SONO SELEZIONABILI


«Credo che alla fine contino i fatti», dice Stefano, che fa fatica a trovare esempi di testimonianza evangelica in molti esponenti della Lega oggi al Governo. Soprattutto sugli immigrati.

Ho letto l’articolo su Lega e cattolici, apparso su Famiglia Cristiana n.19/2008. Mi pare che dal servizio emerga il ritratto di un movimento che, seppure connotato da alcuni tratti "coloriti", è comunque adatto ai cattolici che ne fanno parte, animati dalla volontà di salvaguardare i valori della tradizione cristiana. Penso, tuttavia, che un giudizio più realistico sulla Lega vada formulato sulla base di fatti concreti e dei messaggi che essa trasmette costantemente.

A tale proposito, una valutazione forse un po’ grezza, ma efficace, è quella che all’estero danno del movimento leghista: senza tanti giri di parole, dicono che è un partito anti-immigrati. La politica della Lega, infatti, è caratterizzata dal voler salvaguardare esclusivamente il benessere e la sicurezza dei "padani", a prescindere da qualsiasi seria considerazione delle ragioni umanitarie, sociali ed economiche del fenomeno immigrazione. Al massimo liquidano la questione con affermazioni generiche e semplicistiche, tipo: «Aiutiamoli a casa loro»; oppure: «Sì agli immigrati, purché arrivino con una casa e un reddito certo» (lascio all’intelligenza di chi legge ogni commento sulla ragionevolezza di queste dichiarazioni).

Quanto alla questione del centralismo romano e all’innegabile scandalosa e costosissima inefficienza della pubblica amministrazione, non dimentichiamo che le nostre istituzioni sono il prodotto di decenni di Governo democristiano, cui mi pare non siano estranei autorevoli esponenti del mondo cattolico e delle regioni del Nord. È giusto pretendere una svolta, ma non si può far passare la situazione attuale come il frutto di un sistema vessatorio imposto da una rappresentanza politica totalmente estranea a chi oggi, giustamente, reclama cambiamenti radicali.

Ritengo, quindi, che un cattolico debba, onestamente, interrogarsi se la Lega interpreti o meno l’autenticità del messaggio evangelico, fatto innanzitutto di amore, apertura al prossimo, impegno al servizio degli altri e della comunità, avendo – se necessario – il coraggio di scontrarsi o di denunciare il perbenismo di facciata di chi ci circonda. Al riguardo, è del tutto irrilevante (oltre che insignificante) la partecipazione di qualche esponente leghista a manifestazioni o riti della Chiesa cattolica.

Un’ultima considerazione a proposito degli orientamenti elettorali ispirati ai princìpi cristiani e sulla presenza nel Pd dei radicali (coi quali mi sono sempre trovato e mi trovo in totale dissenso su tutto): è moralmente lecito sostenere un movimento che vede nella diversità culturale e religiosa solo una minaccia? O che fa della lotta agli immigrati (che fuggono da fame, miseria e guerre) la propria bandiera? Al di là delle buone intenzioni, credo che alla fine contino i fatti. Per questo faccio veramente fatica a vedere chiari esempi di testimonianza evangelica in molti esponenti della Lega oggi al Governo.

Stefano

La Lega è un partito (o movimento) molto pragmatico, che ha saputo e sa intercettare i problemi reali del territorio e le attese della gente. E noi siamo d’accordo con tante loro battaglie e denunce. Ma a problemi reali, non sempre sanno dare risposte serie e condivisibili. Sono le proposte che spesso, a mio parere, sono inadeguate e fuorvianti. È legittimo, ad esempio, opporsi a uno Stato accentratore e sprecone, ma la soluzione proposta della Lega è in contrasto col cammino della storia, che va verso unità sociali sempre più ampie e solidali.

In realtà, la proposta iniziale di secessione delle regioni settentrionali dell’Italia è stata abbandonata (così pare) e sostituita dal progetto di uno Stato basato sul federalismo fiscale, che assegna alle regioni alcune funzioni centrali. Discorso accettabile, purché non vengano meno il concetto di nazione e la solidarietà tra regioni più ricche e regioni più povere. Se non è solidale, che federalismo è? Non dimentichiamo che il benessere materiale del Nord è anche frutto dei tanti emigrati dal Sud d’Italia.

Il serio limite della Lega sta nella pretesa di dare soluzione localista a problemi che non sono più soltanto regionali, ma investono ormai la nazione, la stessa Europa e il mondo. Siamo in un universo sempre più globalizzato, nel bene e nel male. Pensiamo al fenomeno epocale delle emigrazioni forzate; al difficile rapporto con la cultura islamica; all’integrazione dei popoli da favorire e costruire, non da ostacolare.

Oggi fa discutere la posizione della Lega di fronte al complesso fenomeno dei migranti: l’accoglienza dello straniero è motivata, prevalentemente, in termini di utilità economica (teniamoci quelli che ci servono, e di cui non possiamo fare a meno per l’economia). Fa anche discutere la percezione dell’insicurezza collettiva che è scaricata sui migranti irregolari che, in quanto tali, sono considerati delinquenti e pericolosi. Il richiamo ai valori cristiani è spesso usato per avvalorare lo scontro o giustificare l’espulsione.

Destano stupore quegli esponenti politici che premettono d’essere cattolici, ma poi quel che dicono ha ben poco di cattolico. Pensiamo agli attacchi e alle accuse contro la Caritas e la stessa Chiesa, colpevoli d’essersi arricchite con il "business dello straniero". È difficile riconoscere che cristiani, formati ai valori della solidarietà, del rispetto delle persona e della loro dignità, dell’uguaglianza di tutti gli esseri umani (al di là delle razze e del colore della pelle), del bene comune (che va oltre la Padania), possano condividere acriticamente programmi e obiettivi nettamente in contrasto con questi princìpi. I valori morali non sono selezionabili: non si può difenderne alcuni (ad esempio, la famiglia fondata sul matrimonio e, quindi, opporsi alle unioni di fatto, in particolare omosessuali), e poi mortificarne altri (ad esempio, l’accoglienza dello straniero, il rispetto – anche nel linguaggio – delle altre religioni e delle culture diverse).

Il problema non è sapere se la Lega è meritevole di sostegno e di adesione da parte dei cattolici. È più importante mostrarne, con solida argomentazione, le eventuali contraddizioni, criticarne le proposte e decisioni che si palesano insostenibili, soprattutto alla luce della dottrina sociale della Chiesa. Quel che vale è il dialogo e il confronto, anche dialettico, dentro e fuori il partito.

La dottrina sociale della Chiesa ha ancora molta strada da fare, e non solo per i cattolici che militano o votano per la Lega, ma anche per tantissimi cattolici di altre formazioni politiche. In questa prospettiva, è insostituibile il ruolo che la comunità cristiana (a partire dalle parrocchie) ha nel formare coscienze illuminate e critiche.

Don Antonio

Fonte: Famiglia Cristiana 16/11/2008

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«Credo che alla fine contino i fatti», dice Stefano, che fa fatica a trovare esempi di testimonianza evangelica in molti esponenti della Lega oggi al Governo. Soprattutto sugli immigrati.

Ho letto l’articolo su Lega e cattolici, apparso su Famiglia Cristiana n.19/2008. Mi pare che dal servizio emerga il ritratto di un movimento che, seppure connotato da alcuni tratti "coloriti", è comunque adatto ai cattolici che ne fanno parte, animati dalla volontà di salvaguardare i valori della tradizione cristiana. Penso, tuttavia, che un giudizio più realistico sulla Lega vada formulato sulla base di fatti concreti e dei messaggi che essa trasmette costantemente.

A tale proposito, una valutazione forse un po’ grezza, ma efficace, è quella che all’estero danno del movimento leghista: senza tanti giri di parole, dicono che è un partito anti-immigrati. La politica della Lega, infatti, è caratterizzata dal voler salvaguardare esclusivamente il benessere e la sicurezza dei "padani", a prescindere da qualsiasi seria considerazione delle ragioni umanitarie, sociali ed economiche del fenomeno immigrazione. Al massimo liquidano la questione con affermazioni generiche e semplicistiche, tipo: «Aiutiamoli a casa loro»; oppure: «Sì agli immigrati, purché arrivino con una casa e un reddito certo» (lascio all’intelligenza di chi legge ogni commento sulla ragionevolezza di queste dichiarazioni).

Quanto alla questione del centralismo romano e all’innegabile scandalosa e costosissima inefficienza della pubblica amministrazione, non dimentichiamo che le nostre istituzioni sono il prodotto di decenni di Governo democristiano, cui mi pare non siano estranei autorevoli esponenti del mondo cattolico e delle regioni del Nord. È giusto pretendere una svolta, ma non si può far passare la situazione attuale come il frutto di un sistema vessatorio imposto da una rappresentanza politica totalmente estranea a chi oggi, giustamente, reclama cambiamenti radicali.

Ritengo, quindi, che un cattolico debba, onestamente, interrogarsi se la Lega interpreti o meno l’autenticità del messaggio evangelico, fatto innanzitutto di amore, apertura al prossimo, impegno al servizio degli altri e della comunità, avendo – se necessario – il coraggio di scontrarsi o di denunciare il perbenismo di facciata di chi ci circonda. Al riguardo, è del tutto irrilevante (oltre che insignificante) la partecipazione di qualche esponente leghista a manifestazioni o riti della Chiesa cattolica.

Un’ultima considerazione a proposito degli orientamenti elettorali ispirati ai princìpi cristiani e sulla presenza nel Pd dei radicali (coi quali mi sono sempre trovato e mi trovo in totale dissenso su tutto): è moralmente lecito sostenere un movimento che vede nella diversità culturale e religiosa solo una minaccia? O che fa della lotta agli immigrati (che fuggono da fame, miseria e guerre) la propria bandiera? Al di là delle buone intenzioni, credo che alla fine contino i fatti. Per questo faccio veramente fatica a vedere chiari esempi di testimonianza evangelica in molti esponenti della Lega oggi al Governo.

Stefano

La Lega è un partito (o movimento) molto pragmatico, che ha saputo e sa intercettare i problemi reali del territorio e le attese della gente. E noi siamo d’accordo con tante loro battaglie e denunce. Ma a problemi reali, non sempre sanno dare risposte serie e condivisibili. Sono le proposte che spesso, a mio parere, sono inadeguate e fuorvianti. È legittimo, ad esempio, opporsi a uno Stato accentratore e sprecone, ma la soluzione proposta della Lega è in contrasto col cammino della storia, che va verso unità sociali sempre più ampie e solidali.

In realtà, la proposta iniziale di secessione delle regioni settentrionali dell’Italia è stata abbandonata (così pare) e sostituita dal progetto di uno Stato basato sul federalismo fiscale, che assegna alle regioni alcune funzioni centrali. Discorso accettabile, purché non vengano meno il concetto di nazione e la solidarietà tra regioni più ricche e regioni più povere. Se non è solidale, che federalismo è? Non dimentichiamo che il benessere materiale del Nord è anche frutto dei tanti emigrati dal Sud d’Italia.

Il serio limite della Lega sta nella pretesa di dare soluzione localista a problemi che non sono più soltanto regionali, ma investono ormai la nazione, la stessa Europa e il mondo. Siamo in un universo sempre più globalizzato, nel bene e nel male. Pensiamo al fenomeno epocale delle emigrazioni forzate; al difficile rapporto con la cultura islamica; all’integrazione dei popoli da favorire e costruire, non da ostacolare.

Oggi fa discutere la posizione della Lega di fronte al complesso fenomeno dei migranti: l’accoglienza dello straniero è motivata, prevalentemente, in termini di utilità economica (teniamoci quelli che ci servono, e di cui non possiamo fare a meno per l’economia). Fa anche discutere la percezione dell’insicurezza collettiva che è scaricata sui migranti irregolari che, in quanto tali, sono considerati delinquenti e pericolosi. Il richiamo ai valori cristiani è spesso usato per avvalorare lo scontro o giustificare l’espulsione.

Destano stupore quegli esponenti politici che premettono d’essere cattolici, ma poi quel che dicono ha ben poco di cattolico. Pensiamo agli attacchi e alle accuse contro la Caritas e la stessa Chiesa, colpevoli d’essersi arricchite con il "business dello straniero". È difficile riconoscere che cristiani, formati ai valori della solidarietà, del rispetto delle persona e della loro dignità, dell’uguaglianza di tutti gli esseri umani (al di là delle razze e del colore della pelle), del bene comune (che va oltre la Padania), possano condividere acriticamente programmi e obiettivi nettamente in contrasto con questi princìpi. I valori morali non sono selezionabili: non si può difenderne alcuni (ad esempio, la famiglia fondata sul matrimonio e, quindi, opporsi alle unioni di fatto, in particolare omosessuali), e poi mortificarne altri (ad esempio, l’accoglienza dello straniero, il rispetto – anche nel linguaggio – delle altre religioni e delle culture diverse).

Il problema non è sapere se la Lega è meritevole di sostegno e di adesione da parte dei cattolici. È più importante mostrarne, con solida argomentazione, le eventuali contraddizioni, criticarne le proposte e decisioni che si palesano insostenibili, soprattutto alla luce della dottrina sociale della Chiesa. Quel che vale è il dialogo e il confronto, anche dialettico, dentro e fuori il partito.

La dottrina sociale della Chiesa ha ancora molta strada da fare, e non solo per i cattolici che militano o votano per la Lega, ma anche per tantissimi cattolici di altre formazioni politiche. In questa prospettiva, è insostituibile il ruolo che la comunità cristiana (a partire dalle parrocchie) ha nel formare coscienze illuminate e critiche.

Don Antonio

Fonte: Famiglia Cristiana 16/11/2008

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