lunedì 14 luglio 2008

GIORNO DELLA MEMORIA


Ricevo e posto:

Da Mario Moccia

Sacrario-monumento-museale e "giorno della memoria" per i morti della guerra di aggressione, per l'annessione del nostro Sud all'Italia:

lettera per il Presidente della Repubblica...

COMPATRIOTI

Qui sotto c'è un testo che propongo a tutti di copiare (eventualmente modificare, integrare etc.) e sottoscrivere col proprio nome e cognome e di inviare al Presidente della Repubblica, attraverso il sito della Presidenza della Repubblica, a questo link: https://servizi.quirinale.it/webmail/


E' importante esercitare il massimo delle pressioni affinché questa nobile iniziativa si compia. Ancora meglio, inviare una lettera ( per posta tradizionale), debitamente firmata, al seguente indirizzo:
Al Presidente della Repubblica. On.le Dott. Giorgio Napolitano.
Palazzo del Quirinale. 00187 ROMA

Grazie a tutti

p. Comitato Verità e Giustizia per il Sud
Mario Moccia


Signor Presidente,
mi chiamo Mario Moccia rappresentante-promotore del nascente Comitato Verità e Giustizia per il Sud e portavoce di milioni di cittadini meridionali (residenti nel Sud, in Italia e nel Mondo), che intendono sensibilizzarla su una questione ritenuta essere fonte di colpevole oblio e profonda ingiustizia. Non abbiamo atteso di avere al Quirinale un Presidente napoletano, giacché lei, come i suoi predecessori, è presidente di tutti gli italiani (espressione non coniata da noi); Sottolineiamo che soltanto oggi, sotto la spinta di molti di noi, siamo riusciti ad apporre una targa commemorativa per le vittime che videro una morte atroce nel "forte di Fenestrelle" in Piemonte. Perché grazie ad una corona allobrogica( donata dall'associazione culturale che gestisce oggi, il forte di Fenestrelle), la messa in latino, le preghiere e la targa stessa, le anime di quegli infelici venissero finalmente liberate per raggiungere la Grande Anima del nostro Creatore. A prescindere dal credo di ognuno di noi, non dobbiamo dimenticare che la gran parte di quegli infelici erano - come noi - Cristiani, e, almeno per il rispetto al loro credo religioso lasciando stare l'ateo, freddo pensiero politico, quel nostro gesto era loro dovuto. Superando il colpevole silenzio dei molti, per la prima volta, in quel luogo dov'erano convenuti i nostri corregionali da ogni parte del Sud, d'accordo, ma anche molti escursionisti del Nord e persone stanziali, per la prima volta, abbiamo avvertito tutti, quel grande sentimento di fratellanza che ci lega ai cosiddetti "fratelli d'Italia"! Insomma, in mezzo a quella gente, in quel forte, ci sentivamo a casa nostra. Ora un altro importante gesto ci preme realizzare, ma solo attraverso il suo autorevole intervento, questo sarà possibile, dacché nessuna divisione politica del Paese, può ignorare la figura istituzionale che ci unisce da quando si è voluta un'Italia unita, dalle Alpi a Pantelleria. Illustre signor presidente, la preghiamo di accettare il tedio di questa lunga lettera che non vuole essere un esercizio di scrittura, bensì la manifestazione-interpretazione dei sentimenti che permeano il nostro essere italiani di fronte a noi stessi, ma anche di fronte al mondo che crede nel nostro Paese. Perché neppure noi meridionali convinti di possedere il territorio più bello del mondo, possiamo esimerci dal pensare che non potremmo mai fare a meno di città che si chiamano Venezia, Firenze, Roma, e persino Milano, perché l'Italia sia! Dobbiamo rendere onore anche a tutte le vittime, aggrediti ed aggressori di quella tragica nostra storia, con un Sacrario a perenne ricordo e l'istituto di una giornata della memoria che significativamente, potrebbe essere il 17 agosto, dacché il 17agosto 1861, ( nel 2011saranno esattamente 150 anni), in quell'annus orribilis, a Pontelandolfo( BN), si consumava una tremenda tragedia concretatosi nell'uccisione di 17 innocenti e nella distruzione dell'intero centro urbano, le cui case, dopo essere state saccheggiate e fatte segno ad ogni sorta di violenza nelle cose e nelle persone, furono date alle fiamme e rase al suolo. I fatti si collocano nel clima arroventato dei rivolgimenti politici connessi alle imprese risorgimentali che si erano concluse nel Sud con la spedizione garibaldina. Tutte le rievocazioni di questi fatti sono concordi nel ritenerlo; era Pontelandolfo, come tanti altri paesi rasi al suolo, un paese di gente onesta e pacifica: contadini la maggior parte, incolti e ignari di ogni problema che fosse estraneo al lavoro; e artigiani, commercianti, intellettuali, la parte 'più esigua che abitava il centro urbano... Ma in tutta quella vicenda, non morirono soltanto le nostre Genti, bensì anche molti giovani imberbi che a quell'aggressione furono chiamati convincendoli ad andare a "salvare" i propri "fratelli". Sono tutti questi i morti che vogliamo onorare con il Sacrario che cortesemente, ma fermamente, suggeriamo di realizzare, per dare una mano agli italiani, a sentirsi veramente fratelli!
E dipende da lei solo, signor Presidente! Nostro Signore Dio, quando ha voluto che lei fosse nominato presidente della repubblica italiana, non lo aveva voluto per un caso. Perché Signore, nei disegni divini, nulla avviene per caso.
La ringrazio per la cortese attenzione
Mario Moccia


PERCHE' UN SACRARIO - MONUMENTO MUSEALE ALLE VITTIME DI UN "GRANDE DISEGNO DI VITA" NON ANCORA AVVENUTO

(Ispirato da un pensiero critico di Romano Amerio Filologo e filosofo).

Parliamo qui del dolore che un uomo subisce: materiale, morale o spirituale che sia. Questo dolore può essere accettato, e persino benedetto, ma può essere anche rifiutato.Il dolore rifiutato non dà nessun frutto, né per chi lo rifiuta, né per chi non lo rifiuta. Non è come del dolore benedetto da chi lo riceve, che giova anche a coloro che non sanno che giova: un uomo prega per la guarigione di un malato e il malato trova vantaggio da queste orazioni, ma neanche sa che si è pregato per lui. Invece il dolore che è proprio rifiutato, rigettato in maniera rabbiosa, irata, è un dolore che non produce alcun effetto positivo per nessuno. È quindi la sola cosa al mondo che sia un puro male. Un male cioè che non ha nessun lato dal quale esso si possa prendere come bene. È un male che è solo male, e, per questo, è una condizione infernale. In fondo, è un problema profondo e difficile, perché si sarebbe trovata una cosa sulla terra che è puro male. Qui si pensa a quell’uomo che sta in una situazione di dolore non soltanto subìta indifferentemente, ma positivamente abominata, odiata, positivamente maledetta; si pensa a un uomo che positivamente addirittura bestemmia il proprio dolore. (…)
E rimangono fissi per sempre nel loro proprio male che li incatena. A causa di queste catene infatti gli uomini si chiamano cattivi, da captivitas, perché non hanno saputo liberare il loro corpo con un desiderio positivo della propria anima: di aprire la porta verso gli altri, di far uscire come un flusso benefico ciò che attraverso il corpo era entrato come un macigno malefico.Quindi, l’unico modo per non dannarsi – già qui sulla terra – è pregare, è offrire a Dio, sorridendo, il proprio dolore, accettando, accogliendo la propria finitudine, la propria natura che non può non andare a morire; è offrire questa natura a Dio che l’ha creata e che, così ricevuta una seconda volta – e definitiva – dal cuore contrito, la ‘ricrea’ nella redenzione che la farà vivere davvero nella gloria, in eterno.Ogni uomo dipende quindi da tutti gli altri uomini. L’uomo che non vuole dipendere da altri può provare a fare da sé, certamente, quando vuol essere causa a se stesso e, in una certa misura, può anche riuscire in questo intento, fintanto che le scelte da compiere sembrano dipendere in larga misura da giudizi personali.Ma l’uomo certamente non vuole che il proprio bene. Non vuole positivamente per sé né malattie, né privazioni, né mali morali, né infine la morte. Ma tutte queste cose gli sono connaturali e, contrastando la sua volontà, ne hanno il sopravvento, lo vincono: ne vincono il corpo, ne vincono il morale – la psiche, l’affetto, la volontà, perché la privazione massima che è nella morte ha la meglio sulla volontà di non essere annientati da questa privazione –, e rimane solo lo spirito, che da queste due parti dipende.‘Dipende’. Ancora questo predicato fatidico. E le cose stanno così: per gli uomini che riconoscono in sé lo spirito, lo spirito esiste (si fa loro vedere). Per gli uomini che allo spirito non credono, lo spirito non esiste (gli viene celato, nascosto come non esistesse). Costoro muoiono nei loro corpi e nella loro consistenza morale: la loro stessa volontà, che li ha fatti scegliere per un giudizio di condanna dello spirito, li porta alla morte conseguente e coincidente con l’inerzia biologica della materia.Gli uomini che, al contrario, credono anche allo spirito, e ad esso credono come forma e causa del loro corpo e della loro anima animale, la psiche, ecco che per costoro lo spirito davvero si fa causa di ulteriore vita. L’esistenza dello spirito dipende dalla nostra volontà. Ma quando lo spirito esiste, tutta la nostra vita viene a dipendere da esso.Quando poi in un uomo è data libera esistenza al suo spirito, ecco che quest’uomo, ricevendo dal mondo circostante del male – sia che sia del male materiale, sia che sia male affettivo o morale – non chiude questo male in se stesso, come in una scatola dolorosa di male assoluto e indipendente da tutto, ma ne tiene aperto un varco di uscita che non può essere che di dono, di offerta gratuita, di regalia di dolore.Questo scorrimento delle acque del dolore tramuta il male doloroso, per volontà dell’uomo – volontà libera di fare quest’offerta o di non farla –, in bene per gli altri uomini, che quindi da esso dipendono: la vita degli uomini dipende dalla volontà di un uomo di dare o di non dare agli altri il proprio dolore.
Sono queste le ragioni spirituali che noi meridionali, popolo profondamente cristiano, vogliamo, riteniamo sia giunta l'ora di creare un Sacrario-monumento-museale per tutti i morti, del Sud e del Nord che furono vittime entrambi di una guerra non dichiarata e non giustificabile; posto che una guerra possa trovare mai giustificazione alcuna. Sacrario, perchè il luogo prescelto, qualunque luogo, diventerà sacro; monumento perchè non pensiamo di cavarcela con una stele che sarebbe persino offensiva sul piatto della bilancia sulla quale, dall'altra parte, giacciono un milione e mezzo di corpi tra soldati offensivi e popolazione offesa il più delle volte non militarizzata! A parte i briganti; e quantunque, erano patrioti combattenti; resistenti partigiani, e non briganti!Quando non soldati dell'esercito duosiciliano ormai allo sbando. Un esercito che per 700 anni era sempre stato in pace all'interno dei propri confini. Motivo per cui il sacrario a loro dedicato dovrebbe avere sede all'interno di un monumento appartenente al Popolo duosiciliano e a nessun altro, come la Reggia di Caserta, o monumento simile di pari o superiore valore artistico-architettonico. Museale, perchè all'interno della struttura dovrebbero essere posti, custoditi da teche trasparenti, i documenti importanti che raccontano la verità su quell'infame e vile aggressione. Così come tanti altri reperti che appartennero ai rispettivi proprietari delle due parti. Compresi aimeh quelli appartenenti ai garibaldini e persino ai mercenari cecoslovacchi! La Storia è storia, e la sua verità va rispettata!*
un Sacrario per ricordare, ricordare e riflettere!

E' ora che il mondo che vuole calpestare i gioielli creati dalla lungimiranza dei Re Borbone, conosca la storia del Popolo che li accoglierà per le proprie escursioni turistico-culturali. Un'altra sede potrebbe essere Palazzo Reale di "piazza del Plebiscito" a Napoli, al posto del museo dedicato a Vittorio Emanuele II che proprio con Napoli, non deve c'entrare niente! Ecco, Signor Presidente, Signori, noi abbiamo pensato questo, ora tocca a voi autorità di questo Paese chiamato Italia, dimostrare che non siete dei colonizzatori, ma quei "fratelli d'Italia" rispettosi della nostra storia, della nostra volontà di cittadini italiani e, soprattutto, dei nostri morti! 150 anni, mi sembrano sufficienti per tutte le riflessioni del caso, per cui ci attendiamo cortesemente, ma fermamente, una risposta in tempi strettissimi. Perché noi non ci fermeremo e andremo avanti con i nostri propositi di scissione! A meno che non ci facciate capire che è giunta l'ora di ottenere il vostro rispetto.
*Già dal luogo in cui l’istituzione museale prenderà dunque dimora e legittimità, appare evidente il richiamo storico all’eredità politica di cui ci vogliamo arrogare; il locus stesso del museo verrà giustificato in quanto “cimelio” che dovrà essere di per sé, dal valore artistico rilevante, costruito da un grande architetto meridionale, ma anche italiano, purchè venga rispettata l'idea del valore storico importantissimo: Ma per fare questo, per non sprecare eccessivo denaro pubblico, per costruire un imponente manufatto con le caratteristiche che pensiamo, denaro che potrà essere utilizzato per organizzare la parte logistica per l'esposizione della documentazione e dei reperti indicati denaro che oltre al primo congruo versamento del governo italiano, su di un conto corrente sul quale potrebbero seguire utili versamenti da parte di privati, banche ed aziende, cui potrebbero seguire i piccoli e meno piccoli contributi di tutti quei Meridionali che vorranno onorare i nostri morti, sostenuti da un congruo contributo del Governo di Brusselles che non può esimersi dal partecipare
alla raccolta che si sarà inizialmente formata con le donazioni seguite alla grande Mostra Commemorativa per i Caduti di Pontelandolfo, il 17 agosto1861 che si potrebbe organizzare proprio torno alla struttura scelta, il 17 agosto del 2011, a 150 anni esatti dall'eccidio! Perchè mai più sorgano nell'animo umano sentimenti di tale bruttura. La raccolta indicata, potrebbe essere via via alimentata con fondi provenienti da casa Savoia, da famiglie aristocratiche e patrizie: per rendere evidente come la costruzione dell’identità italiana e la rappresentazione materiale di fatti storici che hanno portato all’unità sia partita dall’alto, piuttosto che essere nata spontaneamente da memorie, tradizioni o volontà popolari. Seppure il primo passo è fatto grazie all'attivismo soprattutto degli intellettuali dell’epoca che prima di adire alla richiesta di autodeterminazione presso gli Organismi internazionali si giunga, con coscienza (cum grano salis), ad interrogarsi se: "Davvero esista, al di là dei desideri, un popolo italiano; che si chiede, da Benedetto Croce a Vittorio Alfieri a Ugo Foscolo, quale sia il carattere, la forza morale, di un Popolo tutto veramente italiano e come questa idea possa essere stimolata, educata. "Magari con il cominciare ( grazie a quest'iniziativa), a ripristinare la verità storica che porterebbe solo del bene alla nazione Italia, grazie alla dignità restituita con la verità ad un grande Popolo che - ormai - amerebbe restare italiano! Ma perchè questo accada, necessita un gesto di buona volontà da parte di coloro che eredi dell'aggressione al Sud, del Sud e dei meridionali, continuano bellamente a farsi beffe. Di là delle belle parole e delle false promesse elettorali di ciascuno. Questo sarebbe il vero grande - importante - "ponte" che i meridionali si aspettano. Un ponte che collegherebbe il Popolo italiano grazie al più semplice ripristino della verità, iniziando dal rispettare e ricordare i morti di quella ingiusta aggressione! Che diede il via alla realizzazione di quella che oggi, con orgoglio internazionale, si chiama Italia!
Ecco dunque che, varcata la soglia dell’imponente costruzione, i visitatori, italiani tutti ( e stranieri), avrebbero immediatamente l’impressione di essere spettatori di una messa in scena dell’identità per mano di una tradizione intellettuale non elitaria, fatta di grandi nomi e grandi fatti assurti ormai, nel nostro presente, a miti o leggende, o a punti di riferimento del nostro passato nazionale e collettivo. La narrazione museale del risorgimento deve prendere come data di nascita dello spirito patriota l’epoca dei lumi, per illustrare gli esponenti di una supposta preesistente cultura italiana incarnati in grandi pensatori illuministi quali i fratelli Verri, d'accordo, ma anche il
filosofo Giambattista Vico,
Gaetano Filangieri, Ferdinando Galiani, Antonio Genovesi, Pietro Giannone, gli storici Ludovico e Antonio Muratori, Carlo Denina e Carlo Botta,
chi si fecero interpreti della nuova coscienza nazionale, contagiati dallo spirito di ciò che avveniva in Francia e nel resto d’Europa, come Vittorio Alfieri, Ugo Foscolo e l’economista Alessandro Genovesi.
Nella primissima anticamera il museo accoglierà i visitatori con il grande cofano di cuoio, metallo
e smalti che conterrà la bandiera italiana, con stemma reale offerta nel 1898 dalle città dell’Italia unita a Torino capitale sabauda, a cinquant’anni dalla concessione dello Statuto da parte del re Carlo Alberto,accanto a quella Duosiciliana con la rappresentazione della "legenda" di tutti i simboli delle Famiglie regnanti che hanno fatto grande questo nostro Sud; dall’esposizione di questo cimelio proprio in apertura del percorso museale si delineerà subito un elemento importante. Che l’appartenenza cronologica dell’oggetto cofano è meno rilevante rispetto al suo carico significativo. È al principio dell’esposizione, ma è anche la meta finale (con la bandiera italiana), a cui il visitatore sarà condotto: ovvero la nascita della bandiera tricolore e della nazione Italia; l’oggetto rappresenta cioè un’idea, la Patria unica, che è l’inizio e la fine del cerchio espositivo rappresentato, all'interno del quale - cerchio - vi sarà all'inizio - come detto - la bandiera Duosiciliana, quella bandiera per la quale si sono battuti come patrioti ( e non come "briganti" tutti quei Meridionali morti per la loro Patria); dal percorso all’interno del museo. Attraverso imponenti ritratti delle nobiltà meridionali a partire dal Fondatore del Regno delle Due Sicilie, Ruggero II il normanno, e fino a "Franceschiello" e perchè no, agli attuali eredi legittimi dell'ex Regno! Così come attraverso lettere e documenti dei grandi della storia, si svilupperà la narrazione museale del periodo Bonapartiano, in cui l’embrione Italia, rappresentato dagli intellettuali prima citati, vive momenti di speranza alternati a grandissime disillusioni e disperazioni, legate alle politiche ed agli umori di Napoleone. Alle testimonianze dei falliti tentativi popolari, da più parti all’interno della penisola, di raggiungere l’indipendenza, non tanto in nome di un’Italia immaginata, quanto dalla tirannia, austriaca, francese, e di certe aristocrazie autoctone. Anche qui la rappresentazione della storia ci dovrà rivelare qualcosa d’interessante: le sale precedenti avranno narrato della nascita e della problematizzazione del concetto d’Italia–nazione, da parte degli intellettuali o degli aristocratici; le insurrezioni successive vengono poi rappresentate come conseguenze delle ideologie elitarie sul sogno romantico di una patria unita e indipendente: sarà un modo che il museo avrà di semplificare la storia, rappresentandola verticalmente, tenendo poco in conto la complessità dei fenomeni sociali che hanno portato alle insurrezioni, per esempio i motivi economici e di lotta di classe, e gli effetti che la rivoluzione francese ebbe sul popolo di gran parte del vecchio continente; la nascita, inoltre, dei nazionalismi in tutt’Europa legati al nuovo capitalismo a stampa, capace di diffondere idee e saperi con una rapidità mai sperimentata prima e soprattutto in lingua nazionale, i rapporti sempre più intensi col nuovo mondo (e l’idea di uomo selvaggio che ne scaturì e a partire dalla quale l’Europeo dovette ridefinirsi), e il crollo dei grandi sistemi religiosi, che man mano lasciarono spazio alle idee moderne di Progresso e Civiltà.
La narrazione museale della storia rappresenterà sì l'operato dei moti carbonari e della massoneria come vere e proprie unità di resistenza; ma - anche - sarà suggestiva la ricostruzione, che il visitatore agnostico si ritroverà all’interno del museo, come la forte resistenza dei Patrioti meridionali, soprattutto contro un Garibaldi cui non fu resa vita facile (com'è stato sempre - falsamente - descritto; raccontare sì dello Spielberg, il carcere situato a Brno, nell’attuale Repubblica Ceca, in cui venivano rinchiusi i liberali o i militanti patrioti, ma anche del carcere ingiusto subito dal Re Francesco II a Gaeta! Così come istruttiva e giusta sarebbe una mostra fotografica sul "brigantaggio". Seguirebbero nell'itinerario le celle ove furono ammassati i prigionieri, e all'inizio di questo percorso, vi sarà una stele su cui verranno elencati alcuni nomi per tutti, di alcuni dei prigionieri meridionali che furono rinchiusi, specialmente a Fenestrelle luogo dove già siamo riusciti ad apporre una lapide commemorativa. (almeno quelli i cui nomi sarà possibile reperire), anche grazie al registro della locale parrocchia, che ricorderà in tutto le lapidi dei caduti in quella guerra mai dichiarata; mentre saranno curiosi gli elementi che emergeranno dalle biografie dei maggiori esponenti del protagonisti degli eccidi, fatti passare per eroi, di cui si sono ingiustamente riempite vie e piazze del territorio italico, compreso il nostro amato meridione dove è un ulteriore perenne schiaffo continuare a vedere i nomi di Mazzini, Garibaldi, Vittorio Emanuele e altri come addirittura il Lamarmora o lo stesso persino innominabile Cialdini.
Proseguendo nel museo la storia spiegherà, dinanzi al visitatore, come le insurrezioni popolari che molto si erano mosse, probabilmente, da un vero e proprio patriottismo o idea di nazione, spinsero certi capi "Briganti" a dichiarare guerra all'Italia, azione che causarono la morte di molti italiani del Nord da Milano a Parma, a Modena lo stesso Veneto ed il colpevole Piemonte. Interessante sarà come per narrare questi episodi verranno esposti nelle vetrine del museo i modellini in scala dei cannoni dell’esercito piemontese, ma anche napoletano il maggior costruttore di quegli armamenti, con le note officine di Pietrarsa. Così come faranno bella mostra di se le uniformi militari: da un lato quelle italiane, dall’altro quelle dell'esercito Duosiciliano, diverse per colore e modello, con il fine di stimolare l’immaginazione del visitatore, indicando anche gli abiti borghesi di coloro che - innocenti - furono definiti "briganti-combattenti (anche donne e bambini),a visualizzare la contrapposizione tra i due eserciti italiani avversari ma non nemici, ad immaginarseli in battaglia, ed ispirando naturalmente l’identificazione con l’uniforme del colore della nazione Italia.
Sarà ovviamente dedicato una parte importante a Garibaldi, ma con lui, a Carmine Crocco, che fece soffrire tanto il Garibaldi stesso, insegnandogli l'arte della guerriglia mentre nella parte dedicata al post unità le sale saranno soprattutto occupate da testimonianze materiali dei progressi industriali della nuova Italia, ma anche delle grandi aziende che passarono al Nord Provenienti dal Sud ricco e primeggiante nel Mondo! Con cenni al movimento operaio, ma soprattutto alle conquiste a questo fatto da parte della politica illuminata di Ferdinando II. Non di meno ci dimenticheremo della conquista di Fiume da parte di Gabriele D’Annunzio, rappresentata come il compimento dell'opera iniziata dagli uomini del Risorgimento.
Le ultime due sale narreranno l’antifascismo e la Resistenza come fossero unite da un immaginario filo conduttore alle sale precedenti, in particolare ai moti carbonari, a Garibaldi ed alle insurrezioni popolari:
il messaggio dell’esposizione museale sarà che, anche se i tempi sono cambiati, la sostanza
della storia rimane la stessa: la costruzione della nazione è un’operazione eterna, seppur sempre in
fieri, e presuppone la lotta dell’Italiano immaginato contro lo Straniero immaginato, il quale è insito in ognuno di noi se non ci batteremo per il bene ed il progresso di questa Nazione! Perchè possa continuare ad indicare al mondo, la strada del progresso e della civiltà. Ecco a che cosa serve onorare i morti di Fenestrelle in particolare, e di circa il milione e mezzo di morti di ambedue le fazioni perchè non siano morti invano per una Patria che si è sostituita ad una Patria che già avevano e che continua a vivere nel cuore di cinquanta milioni di italiani tra quelli in Italia e quelli sparsi nel mondo! Signor Presidente, Signori, Ho fatto questo ulteriore sforzo intellettivo, per rivolgermi a voi nella certezza non vorrete continuare a tacere, soprattutto di fronte ad un atto doverso per il quale l'Italia - giustamente - si è mossa per gli ebrei, per ricordare i campi di sterminio di
Auschwitz, Dachau, Mathausen. e tanti altri di altri Popoli europei e non. Ma i nostri morti, sembrano fare ancora paura agli eredi di coloro che fecero quella strage,dimenticandosi anche dei propri morti che a quella strage parteciparono per trovarvi la morte! Mentre noi, oggi, chiediamo solo di realizzare
un sacrario per ricordare, ricordare e riflettere!

Leggi tutto »

Ricevo e posto:

Da Mario Moccia

Sacrario-monumento-museale e "giorno della memoria" per i morti della guerra di aggressione, per l'annessione del nostro Sud all'Italia:

lettera per il Presidente della Repubblica...

COMPATRIOTI

Qui sotto c'è un testo che propongo a tutti di copiare (eventualmente modificare, integrare etc.) e sottoscrivere col proprio nome e cognome e di inviare al Presidente della Repubblica, attraverso il sito della Presidenza della Repubblica, a questo link: https://servizi.quirinale.it/webmail/


E' importante esercitare il massimo delle pressioni affinché questa nobile iniziativa si compia. Ancora meglio, inviare una lettera ( per posta tradizionale), debitamente firmata, al seguente indirizzo:
Al Presidente della Repubblica. On.le Dott. Giorgio Napolitano.
Palazzo del Quirinale. 00187 ROMA

Grazie a tutti

p. Comitato Verità e Giustizia per il Sud
Mario Moccia


Signor Presidente,
mi chiamo Mario Moccia rappresentante-promotore del nascente Comitato Verità e Giustizia per il Sud e portavoce di milioni di cittadini meridionali (residenti nel Sud, in Italia e nel Mondo), che intendono sensibilizzarla su una questione ritenuta essere fonte di colpevole oblio e profonda ingiustizia. Non abbiamo atteso di avere al Quirinale un Presidente napoletano, giacché lei, come i suoi predecessori, è presidente di tutti gli italiani (espressione non coniata da noi); Sottolineiamo che soltanto oggi, sotto la spinta di molti di noi, siamo riusciti ad apporre una targa commemorativa per le vittime che videro una morte atroce nel "forte di Fenestrelle" in Piemonte. Perché grazie ad una corona allobrogica( donata dall'associazione culturale che gestisce oggi, il forte di Fenestrelle), la messa in latino, le preghiere e la targa stessa, le anime di quegli infelici venissero finalmente liberate per raggiungere la Grande Anima del nostro Creatore. A prescindere dal credo di ognuno di noi, non dobbiamo dimenticare che la gran parte di quegli infelici erano - come noi - Cristiani, e, almeno per il rispetto al loro credo religioso lasciando stare l'ateo, freddo pensiero politico, quel nostro gesto era loro dovuto. Superando il colpevole silenzio dei molti, per la prima volta, in quel luogo dov'erano convenuti i nostri corregionali da ogni parte del Sud, d'accordo, ma anche molti escursionisti del Nord e persone stanziali, per la prima volta, abbiamo avvertito tutti, quel grande sentimento di fratellanza che ci lega ai cosiddetti "fratelli d'Italia"! Insomma, in mezzo a quella gente, in quel forte, ci sentivamo a casa nostra. Ora un altro importante gesto ci preme realizzare, ma solo attraverso il suo autorevole intervento, questo sarà possibile, dacché nessuna divisione politica del Paese, può ignorare la figura istituzionale che ci unisce da quando si è voluta un'Italia unita, dalle Alpi a Pantelleria. Illustre signor presidente, la preghiamo di accettare il tedio di questa lunga lettera che non vuole essere un esercizio di scrittura, bensì la manifestazione-interpretazione dei sentimenti che permeano il nostro essere italiani di fronte a noi stessi, ma anche di fronte al mondo che crede nel nostro Paese. Perché neppure noi meridionali convinti di possedere il territorio più bello del mondo, possiamo esimerci dal pensare che non potremmo mai fare a meno di città che si chiamano Venezia, Firenze, Roma, e persino Milano, perché l'Italia sia! Dobbiamo rendere onore anche a tutte le vittime, aggrediti ed aggressori di quella tragica nostra storia, con un Sacrario a perenne ricordo e l'istituto di una giornata della memoria che significativamente, potrebbe essere il 17 agosto, dacché il 17agosto 1861, ( nel 2011saranno esattamente 150 anni), in quell'annus orribilis, a Pontelandolfo( BN), si consumava una tremenda tragedia concretatosi nell'uccisione di 17 innocenti e nella distruzione dell'intero centro urbano, le cui case, dopo essere state saccheggiate e fatte segno ad ogni sorta di violenza nelle cose e nelle persone, furono date alle fiamme e rase al suolo. I fatti si collocano nel clima arroventato dei rivolgimenti politici connessi alle imprese risorgimentali che si erano concluse nel Sud con la spedizione garibaldina. Tutte le rievocazioni di questi fatti sono concordi nel ritenerlo; era Pontelandolfo, come tanti altri paesi rasi al suolo, un paese di gente onesta e pacifica: contadini la maggior parte, incolti e ignari di ogni problema che fosse estraneo al lavoro; e artigiani, commercianti, intellettuali, la parte 'più esigua che abitava il centro urbano... Ma in tutta quella vicenda, non morirono soltanto le nostre Genti, bensì anche molti giovani imberbi che a quell'aggressione furono chiamati convincendoli ad andare a "salvare" i propri "fratelli". Sono tutti questi i morti che vogliamo onorare con il Sacrario che cortesemente, ma fermamente, suggeriamo di realizzare, per dare una mano agli italiani, a sentirsi veramente fratelli!
E dipende da lei solo, signor Presidente! Nostro Signore Dio, quando ha voluto che lei fosse nominato presidente della repubblica italiana, non lo aveva voluto per un caso. Perché Signore, nei disegni divini, nulla avviene per caso.
La ringrazio per la cortese attenzione
Mario Moccia


PERCHE' UN SACRARIO - MONUMENTO MUSEALE ALLE VITTIME DI UN "GRANDE DISEGNO DI VITA" NON ANCORA AVVENUTO

(Ispirato da un pensiero critico di Romano Amerio Filologo e filosofo).

Parliamo qui del dolore che un uomo subisce: materiale, morale o spirituale che sia. Questo dolore può essere accettato, e persino benedetto, ma può essere anche rifiutato.Il dolore rifiutato non dà nessun frutto, né per chi lo rifiuta, né per chi non lo rifiuta. Non è come del dolore benedetto da chi lo riceve, che giova anche a coloro che non sanno che giova: un uomo prega per la guarigione di un malato e il malato trova vantaggio da queste orazioni, ma neanche sa che si è pregato per lui. Invece il dolore che è proprio rifiutato, rigettato in maniera rabbiosa, irata, è un dolore che non produce alcun effetto positivo per nessuno. È quindi la sola cosa al mondo che sia un puro male. Un male cioè che non ha nessun lato dal quale esso si possa prendere come bene. È un male che è solo male, e, per questo, è una condizione infernale. In fondo, è un problema profondo e difficile, perché si sarebbe trovata una cosa sulla terra che è puro male. Qui si pensa a quell’uomo che sta in una situazione di dolore non soltanto subìta indifferentemente, ma positivamente abominata, odiata, positivamente maledetta; si pensa a un uomo che positivamente addirittura bestemmia il proprio dolore. (…)
E rimangono fissi per sempre nel loro proprio male che li incatena. A causa di queste catene infatti gli uomini si chiamano cattivi, da captivitas, perché non hanno saputo liberare il loro corpo con un desiderio positivo della propria anima: di aprire la porta verso gli altri, di far uscire come un flusso benefico ciò che attraverso il corpo era entrato come un macigno malefico.Quindi, l’unico modo per non dannarsi – già qui sulla terra – è pregare, è offrire a Dio, sorridendo, il proprio dolore, accettando, accogliendo la propria finitudine, la propria natura che non può non andare a morire; è offrire questa natura a Dio che l’ha creata e che, così ricevuta una seconda volta – e definitiva – dal cuore contrito, la ‘ricrea’ nella redenzione che la farà vivere davvero nella gloria, in eterno.Ogni uomo dipende quindi da tutti gli altri uomini. L’uomo che non vuole dipendere da altri può provare a fare da sé, certamente, quando vuol essere causa a se stesso e, in una certa misura, può anche riuscire in questo intento, fintanto che le scelte da compiere sembrano dipendere in larga misura da giudizi personali.Ma l’uomo certamente non vuole che il proprio bene. Non vuole positivamente per sé né malattie, né privazioni, né mali morali, né infine la morte. Ma tutte queste cose gli sono connaturali e, contrastando la sua volontà, ne hanno il sopravvento, lo vincono: ne vincono il corpo, ne vincono il morale – la psiche, l’affetto, la volontà, perché la privazione massima che è nella morte ha la meglio sulla volontà di non essere annientati da questa privazione –, e rimane solo lo spirito, che da queste due parti dipende.‘Dipende’. Ancora questo predicato fatidico. E le cose stanno così: per gli uomini che riconoscono in sé lo spirito, lo spirito esiste (si fa loro vedere). Per gli uomini che allo spirito non credono, lo spirito non esiste (gli viene celato, nascosto come non esistesse). Costoro muoiono nei loro corpi e nella loro consistenza morale: la loro stessa volontà, che li ha fatti scegliere per un giudizio di condanna dello spirito, li porta alla morte conseguente e coincidente con l’inerzia biologica della materia.Gli uomini che, al contrario, credono anche allo spirito, e ad esso credono come forma e causa del loro corpo e della loro anima animale, la psiche, ecco che per costoro lo spirito davvero si fa causa di ulteriore vita. L’esistenza dello spirito dipende dalla nostra volontà. Ma quando lo spirito esiste, tutta la nostra vita viene a dipendere da esso.Quando poi in un uomo è data libera esistenza al suo spirito, ecco che quest’uomo, ricevendo dal mondo circostante del male – sia che sia del male materiale, sia che sia male affettivo o morale – non chiude questo male in se stesso, come in una scatola dolorosa di male assoluto e indipendente da tutto, ma ne tiene aperto un varco di uscita che non può essere che di dono, di offerta gratuita, di regalia di dolore.Questo scorrimento delle acque del dolore tramuta il male doloroso, per volontà dell’uomo – volontà libera di fare quest’offerta o di non farla –, in bene per gli altri uomini, che quindi da esso dipendono: la vita degli uomini dipende dalla volontà di un uomo di dare o di non dare agli altri il proprio dolore.
Sono queste le ragioni spirituali che noi meridionali, popolo profondamente cristiano, vogliamo, riteniamo sia giunta l'ora di creare un Sacrario-monumento-museale per tutti i morti, del Sud e del Nord che furono vittime entrambi di una guerra non dichiarata e non giustificabile; posto che una guerra possa trovare mai giustificazione alcuna. Sacrario, perchè il luogo prescelto, qualunque luogo, diventerà sacro; monumento perchè non pensiamo di cavarcela con una stele che sarebbe persino offensiva sul piatto della bilancia sulla quale, dall'altra parte, giacciono un milione e mezzo di corpi tra soldati offensivi e popolazione offesa il più delle volte non militarizzata! A parte i briganti; e quantunque, erano patrioti combattenti; resistenti partigiani, e non briganti!Quando non soldati dell'esercito duosiciliano ormai allo sbando. Un esercito che per 700 anni era sempre stato in pace all'interno dei propri confini. Motivo per cui il sacrario a loro dedicato dovrebbe avere sede all'interno di un monumento appartenente al Popolo duosiciliano e a nessun altro, come la Reggia di Caserta, o monumento simile di pari o superiore valore artistico-architettonico. Museale, perchè all'interno della struttura dovrebbero essere posti, custoditi da teche trasparenti, i documenti importanti che raccontano la verità su quell'infame e vile aggressione. Così come tanti altri reperti che appartennero ai rispettivi proprietari delle due parti. Compresi aimeh quelli appartenenti ai garibaldini e persino ai mercenari cecoslovacchi! La Storia è storia, e la sua verità va rispettata!*
un Sacrario per ricordare, ricordare e riflettere!

E' ora che il mondo che vuole calpestare i gioielli creati dalla lungimiranza dei Re Borbone, conosca la storia del Popolo che li accoglierà per le proprie escursioni turistico-culturali. Un'altra sede potrebbe essere Palazzo Reale di "piazza del Plebiscito" a Napoli, al posto del museo dedicato a Vittorio Emanuele II che proprio con Napoli, non deve c'entrare niente! Ecco, Signor Presidente, Signori, noi abbiamo pensato questo, ora tocca a voi autorità di questo Paese chiamato Italia, dimostrare che non siete dei colonizzatori, ma quei "fratelli d'Italia" rispettosi della nostra storia, della nostra volontà di cittadini italiani e, soprattutto, dei nostri morti! 150 anni, mi sembrano sufficienti per tutte le riflessioni del caso, per cui ci attendiamo cortesemente, ma fermamente, una risposta in tempi strettissimi. Perché noi non ci fermeremo e andremo avanti con i nostri propositi di scissione! A meno che non ci facciate capire che è giunta l'ora di ottenere il vostro rispetto.
*Già dal luogo in cui l’istituzione museale prenderà dunque dimora e legittimità, appare evidente il richiamo storico all’eredità politica di cui ci vogliamo arrogare; il locus stesso del museo verrà giustificato in quanto “cimelio” che dovrà essere di per sé, dal valore artistico rilevante, costruito da un grande architetto meridionale, ma anche italiano, purchè venga rispettata l'idea del valore storico importantissimo: Ma per fare questo, per non sprecare eccessivo denaro pubblico, per costruire un imponente manufatto con le caratteristiche che pensiamo, denaro che potrà essere utilizzato per organizzare la parte logistica per l'esposizione della documentazione e dei reperti indicati denaro che oltre al primo congruo versamento del governo italiano, su di un conto corrente sul quale potrebbero seguire utili versamenti da parte di privati, banche ed aziende, cui potrebbero seguire i piccoli e meno piccoli contributi di tutti quei Meridionali che vorranno onorare i nostri morti, sostenuti da un congruo contributo del Governo di Brusselles che non può esimersi dal partecipare
alla raccolta che si sarà inizialmente formata con le donazioni seguite alla grande Mostra Commemorativa per i Caduti di Pontelandolfo, il 17 agosto1861 che si potrebbe organizzare proprio torno alla struttura scelta, il 17 agosto del 2011, a 150 anni esatti dall'eccidio! Perchè mai più sorgano nell'animo umano sentimenti di tale bruttura. La raccolta indicata, potrebbe essere via via alimentata con fondi provenienti da casa Savoia, da famiglie aristocratiche e patrizie: per rendere evidente come la costruzione dell’identità italiana e la rappresentazione materiale di fatti storici che hanno portato all’unità sia partita dall’alto, piuttosto che essere nata spontaneamente da memorie, tradizioni o volontà popolari. Seppure il primo passo è fatto grazie all'attivismo soprattutto degli intellettuali dell’epoca che prima di adire alla richiesta di autodeterminazione presso gli Organismi internazionali si giunga, con coscienza (cum grano salis), ad interrogarsi se: "Davvero esista, al di là dei desideri, un popolo italiano; che si chiede, da Benedetto Croce a Vittorio Alfieri a Ugo Foscolo, quale sia il carattere, la forza morale, di un Popolo tutto veramente italiano e come questa idea possa essere stimolata, educata. "Magari con il cominciare ( grazie a quest'iniziativa), a ripristinare la verità storica che porterebbe solo del bene alla nazione Italia, grazie alla dignità restituita con la verità ad un grande Popolo che - ormai - amerebbe restare italiano! Ma perchè questo accada, necessita un gesto di buona volontà da parte di coloro che eredi dell'aggressione al Sud, del Sud e dei meridionali, continuano bellamente a farsi beffe. Di là delle belle parole e delle false promesse elettorali di ciascuno. Questo sarebbe il vero grande - importante - "ponte" che i meridionali si aspettano. Un ponte che collegherebbe il Popolo italiano grazie al più semplice ripristino della verità, iniziando dal rispettare e ricordare i morti di quella ingiusta aggressione! Che diede il via alla realizzazione di quella che oggi, con orgoglio internazionale, si chiama Italia!
Ecco dunque che, varcata la soglia dell’imponente costruzione, i visitatori, italiani tutti ( e stranieri), avrebbero immediatamente l’impressione di essere spettatori di una messa in scena dell’identità per mano di una tradizione intellettuale non elitaria, fatta di grandi nomi e grandi fatti assurti ormai, nel nostro presente, a miti o leggende, o a punti di riferimento del nostro passato nazionale e collettivo. La narrazione museale del risorgimento deve prendere come data di nascita dello spirito patriota l’epoca dei lumi, per illustrare gli esponenti di una supposta preesistente cultura italiana incarnati in grandi pensatori illuministi quali i fratelli Verri, d'accordo, ma anche il
filosofo Giambattista Vico,
Gaetano Filangieri, Ferdinando Galiani, Antonio Genovesi, Pietro Giannone, gli storici Ludovico e Antonio Muratori, Carlo Denina e Carlo Botta,
chi si fecero interpreti della nuova coscienza nazionale, contagiati dallo spirito di ciò che avveniva in Francia e nel resto d’Europa, come Vittorio Alfieri, Ugo Foscolo e l’economista Alessandro Genovesi.
Nella primissima anticamera il museo accoglierà i visitatori con il grande cofano di cuoio, metallo
e smalti che conterrà la bandiera italiana, con stemma reale offerta nel 1898 dalle città dell’Italia unita a Torino capitale sabauda, a cinquant’anni dalla concessione dello Statuto da parte del re Carlo Alberto,accanto a quella Duosiciliana con la rappresentazione della "legenda" di tutti i simboli delle Famiglie regnanti che hanno fatto grande questo nostro Sud; dall’esposizione di questo cimelio proprio in apertura del percorso museale si delineerà subito un elemento importante. Che l’appartenenza cronologica dell’oggetto cofano è meno rilevante rispetto al suo carico significativo. È al principio dell’esposizione, ma è anche la meta finale (con la bandiera italiana), a cui il visitatore sarà condotto: ovvero la nascita della bandiera tricolore e della nazione Italia; l’oggetto rappresenta cioè un’idea, la Patria unica, che è l’inizio e la fine del cerchio espositivo rappresentato, all'interno del quale - cerchio - vi sarà all'inizio - come detto - la bandiera Duosiciliana, quella bandiera per la quale si sono battuti come patrioti ( e non come "briganti" tutti quei Meridionali morti per la loro Patria); dal percorso all’interno del museo. Attraverso imponenti ritratti delle nobiltà meridionali a partire dal Fondatore del Regno delle Due Sicilie, Ruggero II il normanno, e fino a "Franceschiello" e perchè no, agli attuali eredi legittimi dell'ex Regno! Così come attraverso lettere e documenti dei grandi della storia, si svilupperà la narrazione museale del periodo Bonapartiano, in cui l’embrione Italia, rappresentato dagli intellettuali prima citati, vive momenti di speranza alternati a grandissime disillusioni e disperazioni, legate alle politiche ed agli umori di Napoleone. Alle testimonianze dei falliti tentativi popolari, da più parti all’interno della penisola, di raggiungere l’indipendenza, non tanto in nome di un’Italia immaginata, quanto dalla tirannia, austriaca, francese, e di certe aristocrazie autoctone. Anche qui la rappresentazione della storia ci dovrà rivelare qualcosa d’interessante: le sale precedenti avranno narrato della nascita e della problematizzazione del concetto d’Italia–nazione, da parte degli intellettuali o degli aristocratici; le insurrezioni successive vengono poi rappresentate come conseguenze delle ideologie elitarie sul sogno romantico di una patria unita e indipendente: sarà un modo che il museo avrà di semplificare la storia, rappresentandola verticalmente, tenendo poco in conto la complessità dei fenomeni sociali che hanno portato alle insurrezioni, per esempio i motivi economici e di lotta di classe, e gli effetti che la rivoluzione francese ebbe sul popolo di gran parte del vecchio continente; la nascita, inoltre, dei nazionalismi in tutt’Europa legati al nuovo capitalismo a stampa, capace di diffondere idee e saperi con una rapidità mai sperimentata prima e soprattutto in lingua nazionale, i rapporti sempre più intensi col nuovo mondo (e l’idea di uomo selvaggio che ne scaturì e a partire dalla quale l’Europeo dovette ridefinirsi), e il crollo dei grandi sistemi religiosi, che man mano lasciarono spazio alle idee moderne di Progresso e Civiltà.
La narrazione museale della storia rappresenterà sì l'operato dei moti carbonari e della massoneria come vere e proprie unità di resistenza; ma - anche - sarà suggestiva la ricostruzione, che il visitatore agnostico si ritroverà all’interno del museo, come la forte resistenza dei Patrioti meridionali, soprattutto contro un Garibaldi cui non fu resa vita facile (com'è stato sempre - falsamente - descritto; raccontare sì dello Spielberg, il carcere situato a Brno, nell’attuale Repubblica Ceca, in cui venivano rinchiusi i liberali o i militanti patrioti, ma anche del carcere ingiusto subito dal Re Francesco II a Gaeta! Così come istruttiva e giusta sarebbe una mostra fotografica sul "brigantaggio". Seguirebbero nell'itinerario le celle ove furono ammassati i prigionieri, e all'inizio di questo percorso, vi sarà una stele su cui verranno elencati alcuni nomi per tutti, di alcuni dei prigionieri meridionali che furono rinchiusi, specialmente a Fenestrelle luogo dove già siamo riusciti ad apporre una lapide commemorativa. (almeno quelli i cui nomi sarà possibile reperire), anche grazie al registro della locale parrocchia, che ricorderà in tutto le lapidi dei caduti in quella guerra mai dichiarata; mentre saranno curiosi gli elementi che emergeranno dalle biografie dei maggiori esponenti del protagonisti degli eccidi, fatti passare per eroi, di cui si sono ingiustamente riempite vie e piazze del territorio italico, compreso il nostro amato meridione dove è un ulteriore perenne schiaffo continuare a vedere i nomi di Mazzini, Garibaldi, Vittorio Emanuele e altri come addirittura il Lamarmora o lo stesso persino innominabile Cialdini.
Proseguendo nel museo la storia spiegherà, dinanzi al visitatore, come le insurrezioni popolari che molto si erano mosse, probabilmente, da un vero e proprio patriottismo o idea di nazione, spinsero certi capi "Briganti" a dichiarare guerra all'Italia, azione che causarono la morte di molti italiani del Nord da Milano a Parma, a Modena lo stesso Veneto ed il colpevole Piemonte. Interessante sarà come per narrare questi episodi verranno esposti nelle vetrine del museo i modellini in scala dei cannoni dell’esercito piemontese, ma anche napoletano il maggior costruttore di quegli armamenti, con le note officine di Pietrarsa. Così come faranno bella mostra di se le uniformi militari: da un lato quelle italiane, dall’altro quelle dell'esercito Duosiciliano, diverse per colore e modello, con il fine di stimolare l’immaginazione del visitatore, indicando anche gli abiti borghesi di coloro che - innocenti - furono definiti "briganti-combattenti (anche donne e bambini),a visualizzare la contrapposizione tra i due eserciti italiani avversari ma non nemici, ad immaginarseli in battaglia, ed ispirando naturalmente l’identificazione con l’uniforme del colore della nazione Italia.
Sarà ovviamente dedicato una parte importante a Garibaldi, ma con lui, a Carmine Crocco, che fece soffrire tanto il Garibaldi stesso, insegnandogli l'arte della guerriglia mentre nella parte dedicata al post unità le sale saranno soprattutto occupate da testimonianze materiali dei progressi industriali della nuova Italia, ma anche delle grandi aziende che passarono al Nord Provenienti dal Sud ricco e primeggiante nel Mondo! Con cenni al movimento operaio, ma soprattutto alle conquiste a questo fatto da parte della politica illuminata di Ferdinando II. Non di meno ci dimenticheremo della conquista di Fiume da parte di Gabriele D’Annunzio, rappresentata come il compimento dell'opera iniziata dagli uomini del Risorgimento.
Le ultime due sale narreranno l’antifascismo e la Resistenza come fossero unite da un immaginario filo conduttore alle sale precedenti, in particolare ai moti carbonari, a Garibaldi ed alle insurrezioni popolari:
il messaggio dell’esposizione museale sarà che, anche se i tempi sono cambiati, la sostanza
della storia rimane la stessa: la costruzione della nazione è un’operazione eterna, seppur sempre in
fieri, e presuppone la lotta dell’Italiano immaginato contro lo Straniero immaginato, il quale è insito in ognuno di noi se non ci batteremo per il bene ed il progresso di questa Nazione! Perchè possa continuare ad indicare al mondo, la strada del progresso e della civiltà. Ecco a che cosa serve onorare i morti di Fenestrelle in particolare, e di circa il milione e mezzo di morti di ambedue le fazioni perchè non siano morti invano per una Patria che si è sostituita ad una Patria che già avevano e che continua a vivere nel cuore di cinquanta milioni di italiani tra quelli in Italia e quelli sparsi nel mondo! Signor Presidente, Signori, Ho fatto questo ulteriore sforzo intellettivo, per rivolgermi a voi nella certezza non vorrete continuare a tacere, soprattutto di fronte ad un atto doverso per il quale l'Italia - giustamente - si è mossa per gli ebrei, per ricordare i campi di sterminio di
Auschwitz, Dachau, Mathausen. e tanti altri di altri Popoli europei e non. Ma i nostri morti, sembrano fare ancora paura agli eredi di coloro che fecero quella strage,dimenticandosi anche dei propri morti che a quella strage parteciparono per trovarvi la morte! Mentre noi, oggi, chiediamo solo di realizzare
un sacrario per ricordare, ricordare e riflettere!

Nessun commento:

 
[Privacy]
Design by Free WordPress Themes | Bloggerized by Lasantha - Premium Blogger Themes | Hot Sonakshi Sinha, Car Price in India