sabato 1 dicembre 2012

C’è Batman in Italia ma con la coda fra le gambe

di LINO PATRUNO
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno

È come se ci fosse un tizio con un braccio più robusto dell’altro. Per farlo diventare Batman, la scelta più logica sarebbe irrobustire il braccio più debole e non dire: puntiamo su quello buono, che provvederà anche all’altro. Ma se hai due braccia, perché rinunciarci? Così il tizio non sarebbe mai il Batman che potrebbe, ne sarebbe una serie B. E’ ciò che avviene col Sud e il resto d’Italia. Sud vagone appresso della locomotiva del Nord, se va la locomotiva va anche il vagone. Ma se puoi avere due locomotive, perché no? 

Se ne torna a parlare a proposito delle elezioni primarie fra Bersani e Renzi. Nella «Carta d’intenti» del Pd firmata dai due, il Sud è il paragrafo di un capitoletto. Il paragrafo di un capitoletto. 

Si sta parlando di un terzo del territorio, di un terzo della popolazione, di un quarto del reddito nazionale. Sud che non cresce come potrebbe non solo per sé ma per far diventare Batman l’Italia, altro che crisi e bacchettate dell’Europa. Sud miniera di ricchezza capace di portare l’Italia al livello di Francia e Germania. Ma Sud considerato (e solo per scandalizzarsene) problema nazionale quando è la soluzione al problema nazionale. Sud considerato la malattia nazionale quando è la cura della malattia nazionale. 

E Sud, tanto per capirci, dove si vincono o perdono le elezioni. Anche Bersani ha vinto il primo turno con i voti del Sud. Ed è al Sud che Renzi ha l’unica possibilità di recuperare. Del resto avviene da 150 anni: Sud serbatoio elettorale per mantenere in piedi un Paese che lo considera una zavorra. Senza che mai il Sud sia stato in grado di farli pesare, quei voti. Anzi con i suoi mitici politici (e la sua gente, perché no) che troppo a lungo hanno accettato la condanna di concederli in cambio di ciò che storia e storie nazionali gli avevano assegnato: non sviluppo ma assistenza. 

Così per Bersani il Sud è un problema di , per rendere più giusto un Paese dalle mille diseguaglianze. Per Renzi è il posto dove rottamare cattive mentalità e cattivi dirigenti. Pochino, onestamente. Ma non va certo meglio dalla parte del centrodestra: dominato da una Lega Nord e da ministri che a turno hanno cortesemente definito il Sud «cancro» o «topaia» (abitata da topi) da derattizzare. 

Di tanto in tanto, bisogna riconoscerlo, qualcuno si ricorda di dire che il Sud è una : ma tutt’al più nei convegni. E invece è la Banca d’Italia a ricordare, tanto per fare un esempio, che un euro di investimenti pubblici al Sud rende 1,4 euro all’intero Paese, mentre un euro investito al Nord rende 1,1 euro. Uno 0,30 in più che moltiplicato per le grosse cifre fa capire quanto il Sud possa essere la moltiplicazione d’Italia, non la sottrazione. 

Altro esempio, il tasso di occupazione: quanta gente lavora rispetto alla popolazione complessiva. Al Sud il 20 per cento in meno rispetto al Centro Nord. Facendo questa volta capire cosa potrebbe significare quella iniezione di 20 per cento di reddito prodotto se solo l’economia meridionale fosse nella condizione di creare quella occupazione. Avviene però il contrario: il Sud è stato disegnato lungo e lontano ma invece di dargli i treni per collegarlo, glieli tolgono. Le banche raccolgono al Sud ma le Fondazioni bancarie distribuiscono i loro utili al Nord. Per decisione di tutti i governi da Amato in poi il 45 per cento della spesa (quella per gli investimenti, non per stipendi e pensioni) doveva andare al Sud ma non è mai stato sfiorato il 40 per cento. 

Cosicché ci sono le cifre per capire che ci sarebbe bisogno di più Sud, non meno. Della sua riserva di energia. E ci sono le cifre per capire che finora c’è stato spreco «di» Sud, mentre si parla solo e sempre di sprechi «del» Sud (pur veri e brucianti). Però il Sud è un argomento molesto, i non meridionali ne parlano con fastidio e i meridionali con vergogna. Precludendosi il Superbingo di un pezzo d’Italia pieno di orrori ma anche di opportunità uniche per tutti. 

Di tanto in tanto, bisognerebbe non andare a vedere solo quelle inette regioni meridionali che non riescono a spendere i fondi europei. Ma bisognerebbe andare a visitare, tanto per stare sulla notizia, quella azienda di Modugno (Bari) produttrice del sensore montato sul robot che su Marte sta scoprendo la vita. Se il Sud è capace di queste eccellenze, sarebbe il caso di capire cosa impedisce che spuntino anche altrove, invece di tranciare sentenze inappellabili. 

Il fatto è che pullulano dotte diagnosi ma non terapie. Meno che mai da quei pensosi meridionali con la coda fra le gambe bravi a sparare sulla loro amara terra (sia pure con tante ragioni, sia chiaro) ma a non andare al di là del «dobbiamo rimboccarci le maniche» e del «futuro nelle nostre mani». Bravi a dire che cercano alibi quelli che non si auto-fustigano. Così facendo, il Sud si è ritrovato a oggi. E così persistendo, si ritroverà (sempre peggio) a domani.


Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno

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di LINO PATRUNO
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno

È come se ci fosse un tizio con un braccio più robusto dell’altro. Per farlo diventare Batman, la scelta più logica sarebbe irrobustire il braccio più debole e non dire: puntiamo su quello buono, che provvederà anche all’altro. Ma se hai due braccia, perché rinunciarci? Così il tizio non sarebbe mai il Batman che potrebbe, ne sarebbe una serie B. E’ ciò che avviene col Sud e il resto d’Italia. Sud vagone appresso della locomotiva del Nord, se va la locomotiva va anche il vagone. Ma se puoi avere due locomotive, perché no? 

Se ne torna a parlare a proposito delle elezioni primarie fra Bersani e Renzi. Nella «Carta d’intenti» del Pd firmata dai due, il Sud è il paragrafo di un capitoletto. Il paragrafo di un capitoletto. 

Si sta parlando di un terzo del territorio, di un terzo della popolazione, di un quarto del reddito nazionale. Sud che non cresce come potrebbe non solo per sé ma per far diventare Batman l’Italia, altro che crisi e bacchettate dell’Europa. Sud miniera di ricchezza capace di portare l’Italia al livello di Francia e Germania. Ma Sud considerato (e solo per scandalizzarsene) problema nazionale quando è la soluzione al problema nazionale. Sud considerato la malattia nazionale quando è la cura della malattia nazionale. 

E Sud, tanto per capirci, dove si vincono o perdono le elezioni. Anche Bersani ha vinto il primo turno con i voti del Sud. Ed è al Sud che Renzi ha l’unica possibilità di recuperare. Del resto avviene da 150 anni: Sud serbatoio elettorale per mantenere in piedi un Paese che lo considera una zavorra. Senza che mai il Sud sia stato in grado di farli pesare, quei voti. Anzi con i suoi mitici politici (e la sua gente, perché no) che troppo a lungo hanno accettato la condanna di concederli in cambio di ciò che storia e storie nazionali gli avevano assegnato: non sviluppo ma assistenza. 

Così per Bersani il Sud è un problema di , per rendere più giusto un Paese dalle mille diseguaglianze. Per Renzi è il posto dove rottamare cattive mentalità e cattivi dirigenti. Pochino, onestamente. Ma non va certo meglio dalla parte del centrodestra: dominato da una Lega Nord e da ministri che a turno hanno cortesemente definito il Sud «cancro» o «topaia» (abitata da topi) da derattizzare. 

Di tanto in tanto, bisogna riconoscerlo, qualcuno si ricorda di dire che il Sud è una : ma tutt’al più nei convegni. E invece è la Banca d’Italia a ricordare, tanto per fare un esempio, che un euro di investimenti pubblici al Sud rende 1,4 euro all’intero Paese, mentre un euro investito al Nord rende 1,1 euro. Uno 0,30 in più che moltiplicato per le grosse cifre fa capire quanto il Sud possa essere la moltiplicazione d’Italia, non la sottrazione. 

Altro esempio, il tasso di occupazione: quanta gente lavora rispetto alla popolazione complessiva. Al Sud il 20 per cento in meno rispetto al Centro Nord. Facendo questa volta capire cosa potrebbe significare quella iniezione di 20 per cento di reddito prodotto se solo l’economia meridionale fosse nella condizione di creare quella occupazione. Avviene però il contrario: il Sud è stato disegnato lungo e lontano ma invece di dargli i treni per collegarlo, glieli tolgono. Le banche raccolgono al Sud ma le Fondazioni bancarie distribuiscono i loro utili al Nord. Per decisione di tutti i governi da Amato in poi il 45 per cento della spesa (quella per gli investimenti, non per stipendi e pensioni) doveva andare al Sud ma non è mai stato sfiorato il 40 per cento. 

Cosicché ci sono le cifre per capire che ci sarebbe bisogno di più Sud, non meno. Della sua riserva di energia. E ci sono le cifre per capire che finora c’è stato spreco «di» Sud, mentre si parla solo e sempre di sprechi «del» Sud (pur veri e brucianti). Però il Sud è un argomento molesto, i non meridionali ne parlano con fastidio e i meridionali con vergogna. Precludendosi il Superbingo di un pezzo d’Italia pieno di orrori ma anche di opportunità uniche per tutti. 

Di tanto in tanto, bisognerebbe non andare a vedere solo quelle inette regioni meridionali che non riescono a spendere i fondi europei. Ma bisognerebbe andare a visitare, tanto per stare sulla notizia, quella azienda di Modugno (Bari) produttrice del sensore montato sul robot che su Marte sta scoprendo la vita. Se il Sud è capace di queste eccellenze, sarebbe il caso di capire cosa impedisce che spuntino anche altrove, invece di tranciare sentenze inappellabili. 

Il fatto è che pullulano dotte diagnosi ma non terapie. Meno che mai da quei pensosi meridionali con la coda fra le gambe bravi a sparare sulla loro amara terra (sia pure con tante ragioni, sia chiaro) ma a non andare al di là del «dobbiamo rimboccarci le maniche» e del «futuro nelle nostre mani». Bravi a dire che cercano alibi quelli che non si auto-fustigano. Così facendo, il Sud si è ritrovato a oggi. E così persistendo, si ritroverà (sempre peggio) a domani.


Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno

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