sabato 12 febbraio 2011

Giornale dell'assedio di Gaeta (1860-1861) (Charles Garnier) - Quinta parte



  • L’Avviso francese Mouette con la quale il re Francesco II e la regina Maria Sofia lasciarono Gaeta per Terracina, allora facente parte dello Stato Pontificio, dopo la capitolazione della piazzaforte. Fotografo sconosciuto.


    11 febbraio 1861

    Gaeta è perduta. Non più illusioni. Ieri nella sera, la piazza ha domandato al generale Cialdini una tregua di 15 giorni per trattare le condizioni della resa. I parlamentari incaricati della convenzione erano: il generale Antonelli, ed il vice am¬miraglio Pasca che alla partenza del Re di Napoli, il 6 settembre comandava la Partenope, tenne una nobile condotta, ed il colonnello Delli Franci. Il generale Piemontese s'è dichiarato pronto entrare in parlamento. Ma ricusa formalmente di concedere un armistizio e di sospendere il bombardamento. Il fuoco è stato dunque continuato sin da ieri; questa mattina, ha acquistato un vigore non mai avuto. È spaventevole. Vedo i rottami accumularsi dietro la nostra casamatta, che è crivellata e che finirà forse per crollare. Ogni momento delle pietre, della terra sono lanciate, violentemente nell'interno, talmente i proiettili vuoti cadono in abbondanza. Si vedono continuamente 10 o 15 bombe incrociare in aria le loro parabole infiammate; quando si è fatto buio; durante il giorno non si vedono ma il pericolo è più vicino. La morte è da per tutto, e non vi è ricovero sicuro. La squadra Sarda non abbandona l'ancoraggio di Mola. Le batterie Napoletane del fronte di terra hanno cominciato oggi il fuoco molto tardi? Gli artiglieri fanno il loro dovere fino all'ultimo, senza nessuna speranza. Ma gli assedianti capiscono che non è più possibile di corrispondergli con efficacia. Si è incontrato questa sera, su d'una batteria che ho dimenticato il nome un sotto-tenente di 15 a 16 anni, ser vendo solo con due uomini 4 cannoni, caricando pun¬tando e tirando con rabbia. Questo buon ragazzo si chiama Rossi; ha un fratello che come lui si è distinto molto nell'assedio. Una sessantina di soldati sono stati ammazzati e feriti nella piazza durante questa giornata; la batteria Regina ha avuto essa sola 12 uomini fuori combattimento.
  • 10 febbraio 1861

    Il fuoco Piemontese diviene impetuoso. La Piazza persiste nella sua resistenza; ella risponde con successo alla batteria dei Cappuccini; ma che può essa contro la batteria nemica tanto lontana? che può essa contro una sessantina di mortai e più di 100 pezzi rigati di ogni calibro. Tutti gli ingegni distruttori inventati dalla scienza moderna sono provati contro Gaeta. Vi è nel campo nemico un vero concorso di mostri piombati e ferrati. Per tanto i cannoni Napolitani impongono ancora silenzio a quelle batterle Piemontesi che sono le più vicine, come è stato oggi coi Cappuccini. Un assalto potrebbe salvare la Città. Da cinque giorni i pezzi delle batterie avanzate sono caricati a mitraglia ogni sera; si spera tutte le notti che i Pie¬montesi tenderanno entrare per la via della breccia. Ma i Piemontesi non sembrano affatto disposti ad accordarci questo cambio ; sono sicuri di schiacciarci tenendosi a 1500, 2000, 3000 metri di distanza. Essi trionferanno perchè posseggono un'Artiglieria incontestabilmente superiore. Io sentiva dire non ha poco, dal Colonnello Gabriele Ussani, altrettanto mo¬desto che bravo: Se noi avessimo avuto un'artiglieria rigata, non resterebbe un pezzo Piemontese in posizione, giacchè i Cannonieri Napolitani sono migliori dei Piemontesi. Il sgnor Pierres, Scudere dell'Imperatrice ha portata una lettera della sua Sovrana alla Regina, quella che era stata altra volta consegnata ad un bastimento Spagnuolo. Il signor Pierres non ha ottenuto dal Vice Ammiraglio Persano il permesso d'entrare in Gaeta, se non a condizione di limitarsi rigorosamente alla presentazione della lettera dell'imperatrice. Intanto il blocco non è conosciuto! Il pubblico ha dovuto domandarsi mille volte, perchè i Napoletani non facevano nessuna sortita contro gli assedianti. Avevamo sperato io il primo che il signor Bosco condurrebbe almeno qualche battaglione ai Cappuccini o a Monte Tortano per inchiodare i can¬noni Piemontesi. Il signor Bosco non ha risposto all'aspettativa generale, ed il suo soggiorno a Gaeta durante l'assedio, ha mostrato che la sua riputazione era esagerata. Il signor Bosco sarà sempre un bravo ufficiale, non credo mai che sarà un generale.
  • 09 febbraio 1861

    L'Armistizio spirava alle 10 del mattino. Alle 10 e cinque minuti gli assedianti hanno ricominciato il fuoco. La piazza ha risposto, non già colla stessa energia precedente, poichè cinque batterie sono state annullate, ma però con una fermezza sostenuta. Le batterie Regina, S. Andrea e Philipstad sono specialmente incaricate di controbattere le posizioni nemiche; soffrono pure di più. Il fuoco è durato fino a sera. La Piazza ha avuto tre o quattro Artiglieri uccisi ed una quindicina di feriti. La batteria Regina sopporta sola la metà di queste perdite. Un cominciamento d'incendio si è dichiarato sulla batteria S. Antonio; la riserva di munizioni correva rischio di saltare; due Cannonieri si sono bravamente dedicati per smorzare l'incendio, e vi sono riusciti. Monsignor Criscuolo è stato vittima delle sue ferite; anche i religiosi Alcantarini.
  • 08 febbraio 1861

    È impossibile dissimularsi che la situazione è critica. L'esplosione della polveriera è un disastro le di cui conseguenze trascineranno forse la caduta della Piazza tra breve tempo. La provvista di polvere diminuisce rapidamente, e la Piazza non potrebbe fare più di 5 o 6 giorni un fuoco così imponente come quello del 22 gennaio. I viveri diminuiscono; il soldato, che non ha mangiato carne da tre mesi, è estenuato; la sua abnegazione è ammirabile. Non so se in niuna armata si troverebbe questo genere d'eroismo. Il Governatore ha riunito i Generali ed i Capi di Corpo per domandare il loro avviso sulla possibilità di una più lunga resistenza. Il tenente generale Ritucci ha esposta la quistione in tali termini che si vedeva chiaramente il desiderio di capitolare. Il generale Bosco, si crede saperlo, divide la stessa opinione; quella del generale Polizzi non è dubbiosa. L'assemblea pendeva necessariamente verso queste autorità, quando il generale Riedmatten si è opposto con forza contro questa tendenza, ed à fatto sentire delle maschie parole che molti Capi di Corpi hanno francamente appoggiate. Si è deciso che si resisterebbe ancora. Una nuova proposizione è stata fatta dal Governatore della Piazza al generale Cialdini per prolungare la tregua, visto che le vittime non sono tutte disotterrate dalle macerie. Dodici ore sono accordate. Inoltre la Piazza ha domandato di mandare i suoi ammalati a Terracina. Cialdini ha rifiutato; ma ha offerto di pigliarli lui stesso per trasportarli a Napoli. L'offerta è stata accettata. Ecco un colpo estremamente abile del generale Cialdini: si capirà che la città è perduta, giacchè gli assedianti prendono gli ammalati. Un Vapore Piemontese ne ha caricati 200. Malgrado la tregua, i Piemontesi hanno smascherata una nuova batteria dirimpetto la Trinità. Le tregue non gl'inspirano scrupoli; avevano già messo a profitto quella del 9 al 19 gennaio. Due barche, l'uno partendo da Gaeta per Napoli, l'altra venendo da Terracina a Gaeta, sono state catturate questa notte dalle crociere Sarde. Ignoro se le lettere sono state gettate in mare. Una terza barca, andando da Gaeta a Terracina, é rientrata nel porto per non esser presa. Un Ufficiale Belgio, appartenente all'Armata Pontificia, signor Jaquemin, venuto a Gaeta, sono tre settimane, per comandare una batteria del fronte di mare, è morto istantaneamente. Una strana scena è succeduta adesso vicino alla nostra casamatta. L'Uffiziale comandante la batteria della torre Orlando, calava della montagna, preceduto dal suo domestico portando una lanterna. Nello stesso tempo, si scorgevano dei lumi agitarsi sulle posizioni nemiche. I marinai Napolitani della batteria Regina hanno creduto uno scambio di segnali. Hanno gridato, al tradimento, hanno circondato l'Uffiziale e sono corsi verso la casamatta Reale. Non è senza pena che li hanno calmati, ed il Generale Riedmatten à severamente loro rimproverato la inconvenienza della loro condotta ed insubordinazione.
  • 07 febbraio 1861

    Una tregua è stata domandata dal Governatore al generale Cialdini, per tentare di salvare gl'infelici rimasti sotto le macerie. La tregua è stata accordata questa notte, e durerà 48 ore. Ritorno dal visitare il teatro della catastrofe. Quali immense rovine! Quale desolazione! Un odore infetto annunzia che già i cadaveri sono in corruzione. Lo sgombro s'opera con lentezza; finora non si sono tirati che due persone vive, se si può chiamar vita il soffio che loro resta; moriranno oggi o domani. Si calcola che il numero delle vittime supera i 200. Il corpo del Generale Traversa è stato trovato con difficoltà. Traversa aveva 78 anni, ed aveva assistito all'assedio del 1806; ignoro se era fra gli assedianti o assediati. Era basso cogli occhiali, istancabile, la di cui attività avrebbe fatto onta ad un giovine di 20 anni, e si trovava da pertutto, senza incaricarsi del pericolo. Non poteva avere una più gloriosa tomba. Quando la Squadra Francese fu richiamata dalle acque di Gaeta, il Re riunì gli Uffiziali di Artiglieria e Genio, e domandò il loro parere sulla possibile durata dell'assedio. Traversa aveva emesso quasi solo l'opinione che poteva difendersi ancora per due mesi; la maggior parte degli Uffiziali opinarono che la re¬sistenza non si prolungherebbe al di là.di quindici giorni. Si conserva dell'incertezza sulla causa che à condotta lo scoppio della polveriera. Si pretende aver trovato questa mane delle lunghe micce non ancora bruciate in mezzo alle rovine. Ma bisogna diffidarsi di queste appreziazioni che vedono da per tutto tradimento. Più verisimilmente, una bomba Piemontese è stata la causa del sinistro. Gli assedianti tiravano molto su i gruppi di Cacciatori travagliani alla piccola breccia del 4, e ne avevano uccisi nove nella giornata; un proiettile destinato agli operai avrà deviato una vendita di metri ed avrà colpito la polveriera che era fuori vista.
  • 06 febbraio 1861

    La rabbia del bombardamento s'è un poco calmata questa mane. Gli assediati hanno lanciato da mare e da terra, da ieri fino a quatt'ore della sera, più di 15000 proiettili. La Flotta era fuori tiro e per conseguenza non ha prodotto nessun danno. Il fronte di mare è imponente. Non si sa ancora le nostre perdite dalla parte delle batterie di terra. Le vittime dell'esplosione della polveriera non si anno potuto soccorrere, il luogo non essendo tenibile. Una scheggia di bomba è entrata ieri nella camera del Re; per un caso providenziale, Sua Maestà era uscita un mezzo minuto prima. Il maggiore Sangro a soccombuto alla sua ferita; un'ora prima di spirare, à scritto a sua madre qualche linea estremamente commovente, gli domandava la sua benedizione scongiurandola di consolarsi, perchè moriva per la più giusta delle cause. Il confessore della Regina è morto di tifo. Era un prete Svizzero, di cui ignoro il nome.
  • 05 febbraio 1861

    Ecco la giornata più fatale dell'assedio. L'esplosione della riserva di munizioni della batteria S. Giacomo ha aperto la serie dei disastri. Fra tre o quattro ore di sera una esplosione ben diversamente terribile à scossa tutta la Città. La piccola polveriera servente alle batterie Cittadella e S. Antonio, verso la porta di terra, nel congiungimento del fronte di terra e quello di mare, è saltata. Il rumore è stato spaventevole. Le pietre, i scogli si sono percossi per quasi un minuto nell'aria. Quando le tenebre, subitamente prodotte, si sono dissipate, la porta di terra era scomparsa, il corpo di guardia era sparito, come pure un centinaio d'uomini. Del bastione, del ramparo, delle vicine case, non restano che immense macerie, sotto le quali le vittime spingevano dei gemiti da agghiacciare il cuore più intrepido. Una larga breccia di 30 o 40 metri era aperta sul fronte di mare, ove si trovava altra volta la batteria Dente di Sega S. Antonio. Abbiamo temuto per un momento che tutti gli uffiziali Francesi della batteria Cittadella fossero periti; avevano solamente corso i più gravi pericoli, sentendo il suolo mancare sotto i loro piedi e la grandine di pietre passare sulle loro teste per ricadergli ai fianchi in mezzo alla più sinistra oscurità. Tutte le batterie circonvicine sono annullate; la batteria Cittadella è da per tutto lesionata. Non si sa quante persone sono sepolte sotto le rovine. Due Compagnie che travagliano alla breccia di ieri sono quasi interamente schiacciate. Il generale del Genio Traversa è fra le vittime. Molte famiglie sono perite, se ne cita una composta da undici persone, uomini, donne, e fanciulli, che è stata schiacciata; si era ricuperata sotto la porta della Città. È un lamentevole spettacolo di vedere le gambe e le braccia agitarsi sotto le rovine, di incontrare dei soldati stroppi, delle donne inondate di sangue, che si portavano o fuggivano verso il centro della Città. Il bombardamento continuava, o piuttosto prendeva nuovo vigore, tutta l'Artiglieria nemica essendo stata immediatamente diretta su questo punto. Nulla eguaglia il furore col quale i Piemontesi tirano dopo il momento della catastrofe. La Piazza à subito risposto con energia, cercando disseminare il fuoco nemico; sembra riuscirvi. Poco prima di notte, la squadra Sarda s'è anche messa in movimento per pigliare la sua parte del combattimento. Quando i Vapori sono stati alla portata, le batterie del fronte di mare anno tuonato contro di essi. La squadra conta una quindicina di bastimenti, tra cui il Vascello Monarca, dell'antica marina Napolitana. Alle prime palle arrivate nei fianchi delle navi, si sono ritirati più al largo, e all'ora in cui scrivo, tirano più della metà dei loro colpi nel mare. Il Maggiore Sangro, del Genio, à avuto la gamba troncata. Il Conte d'Anersperg, Tenente attaccato allo stato Maggiore, giovine di rare qualità, à avuto pure una gamba rotta da una palla, ma prima dell'esplosione della polveriera e sulla piazza della gran guardia. Il tifo à fatto nella giornata due vittime : il Tenente Generale Duca di Sangro, primo Aiutante di Campo di Sua Maestà, il più onest'uomo del Regno, ed una suora della Carità. Il bombardamento continua con furore.
  • 04 febbraio 1861

    Gli assedianti non restituiscono agli assediati palla per palla, ma ne scoccano dieci per una. Quà e là, dei Cacciatori designati per le corvè, sono uccisi su i lunghi cammini che bisogna percorrere, salendo dalla città alle batterie del fronte di Terra. La signora superiora delle Suore della Carità è stata obbligata a sua volta di mettersi a letto. Le nobili donne piegono sotto il fardello. Un episodio, che ricopre il mistero, è succeduto questa notte a mare, innanzi le batterie Transilvanici e Malpasso. Una fregata Piemontese à cannoneggiato un Vapore sconosciuto. Il Vapore s'è ricuperato sotto le batterie Napolitane. Si approntavano a tirare, quando à acceso un fanale di riconoscenza. Subito le lanterne sono state di nuovo spente, ed il Vapore è scomparso come un fantasma. Non si sa nulla di più, nulla di meno; tre o quattro persone sono state testimone dell'estrema apparizione e del combattimento notturno, e si perdono in congetture. Finisco la cronaca di questo giorno col racconto di un infelice avvenimento: verso le cinque, una esplosione à scosso il suolo verso la porta di terra; era la riserva della batteria Fianco Basso che saltava. Il bastione è stato fortemente scosso ed un pezzo di mu¬ro è crollato. Gli artiglieri delle batterie vicine an¬no inteso lo spiazzo tremare sotto i loro piedi. Il Generale Schumacher è arrivato subito ed à comandato a molte Compagnie di Cacciatori e Pionieri, far chiudere se è possibile questa prima breccia. Si contano tre o quattro vittime.
  • 03 febbraio 1861

    Il Tenente Generale Ferrari, antico precettore di Francesco II, è morto col tifo. Sì fa di giorno in giorno più magro pasto. Pranziamo ordinariamente nella nostra casamatta con una zuppa di cattivo riso, un piatto di fagioli e del cacio. Se la tavola d'un Tenente Generale è così servita, come debbono vivere questi poveri soldati?
  • 02 febbraio 1861

    Si comincia a parlare dell'eventualità d'un assalto; mi sembra che non ci siamo ancora. Gli assedianti puntano specialmente alle polveriere. Il Ministro di Sassonia à mandato un parlamentario al Vice-Ammiraglio Persano per domandare l'autorizzazione di andarsene a Roma. Il signor Persano à rifiutato il salvacondotto necessario. Dunque il Conte di Loss non avrà nemmeno il beneficio della sua gloriosa azione.
    • 01 febbraio 1861

      Una bomba è entrata nello spedale di S. Catarina: Avrebbe dovuto rovinare la sala, provvidenzialmente, non vi sono stati colpiti che tre ammalati, ed anche leggermente. Il Monastero degli Alcanterini alla Rocca Spaccata è metà distrutto dalle batterie del Monte Tortano e dalla Madonna della Catena. Ecco che due notti una cannoniera Piemontese, una di quelle di cui l'Imperatore dei Francesi à avuto la benignità di dare in dono al Piemonte, spinge le sue fiancate dalla parte di Torrione Francese e della Trinità, però i proiettili cadano tutti nel mare.
    • 31 gennaio 1861

      Sei Generali sono ammalati, di cui molti col tifo; questi sono: Signor Casella, Ministro della Guerra; Ritucci, Governatore della Piazza; Di Sangro, primo Aiutante di Campo di Sua Maestà; Ferrari, antico precettore di Francesco II; D'Orgemont, direttore dello Spedale di S. Caterina; Sigrist, la di cui indisposizione durerà fino alla fine dell'assedio, e che si è dimesso dal comando superiore del fronte di mare, che avrebbe fatto meglio non accettare. Il signor Sigrist deve lodarsi della pietà dei suoi due figli, l'uno Capitano, l'altro Tenente; non hanno acconsentito abbandonarlo un istante per redersi al fuoco. Delle undici Suore della Carità addette agli Ospedali, quattro sono al letto. Abbiamo avuto nella giornata 12 morti e 20 feriti. Non potrebbe accader peggio in una giornata di bombardamento. I due mostruosi cannoni rigati eretti a Mola su castelletti inclinati, tirano quasi costantemente sulla Città; non fanno verun male sulle batterie, ma uccidono e feriscono molta gente tra la popolazione inoffensiva. Tra i feriti d'oggi, bisogna contare Monsignor Criscuolo, un canonico della Cattedrale ed un Padre Alcantarista, di cui ignoro il nome. Questi tre ecclesiastici si trovavano insieme all'Arcivescovado; ordinariamente ritirati in un appartamento sotto terra, erano saliti per un momento ad uno dei piani superiori, quando cadde il fatale proiettile. Monsignor Criscuolo à la mascella fracassata, una gamba ed un braccio rotto; non ne guarirà; i due altri corrono lo stesso pericolo.
    • 30 gennaio 1861

      Una barca è arrivata la notte da Terracina con dispacci e qualche provisione. Questa mattina, vendeva delle uova 7 soldi ognuno. È troppo buon mercato per privarsene! Si è dato ordine di uccidere i cani che sono in città; si promette un carlino per ogni animale abbattuto. Ecco un singolare premio! I marinai ànno ancora conservato gaiezza in mezzo alle dolorose prove alle quali siamo condannati: celebrano il carnevale alla loro maniera; non hanno i balli del teatro S. Carlo; non ne godono meno alle mascherate. Grottescamente concertati, li vedete a tutt'ora eseguire nelle strade, al suono dei tamburrini, le tarantelle le più gaie. Poi cantavano, colla più burlesca pantomina, delle canzoni popolari che avevano per ritornello: Viva il Re! Una bomba veniva a fischiare nella direzione del gruppo scherzoso, quello che aveva il tamburrino lo stendeva, come per ricevere in un piatto la manna cadente dal Cielo, e i suoi camerati battevano le mani. Più lungi, s'incontrava un ferito trasportato su d'una branda. I marinai volsero sul corteggio uno sguardo che sembrava dire « Verrà domani la nostra volta »; finivano la loro canzona ed il ballo, spingendo il grido di : Viva il Re!
    • 29 gennaio 1861

      Una nuova batteria si finisce nella piazza; è situata al di là della Rocca Spaccata, al di sopra della batteria Malpasso; potrà rispondere a quelle della Madonna della alena, quando avrà i 3 o 4 pezzi rigati che gli si destina. Il numero degli ammalati entrati all'ospedale è di 64, di cui 6 solamente sono periti. Un colonnello incaricato d'una parte degli appro-vigionamenti, è tradotto in consiglio di guerra sotto la prevenzione e di concussione d'abuso di confidenza, Se è condannato, pagherà per altri che non sono meno colpevoli. Come il Re è stato ingannato e rubato, anche in questi ultimi tempi!
    • 28 gennaio 1861

      Quasi 1000 bombe e palle rigate sono state lanciate questa notte dai Piemontesi. Da questa mattina, si è scambiato dall'una parte e dall'altra qualche centinaio di colpi. Abbiamo dei feriti, ma non in quantità. I Piemontesi hanno adesso più di 150 bocche a fuoco in posizione, di cui quasi un terzo di mortai; esse sono disposte in due parallele di colline o di valli; la prima parallela distante dalla piazza 2600 metri o da 5000 metri secondo che si misura dal Monte Tortano o da Mola, i suoi due punti estremi, sono formidabili, e vi bisognerebbe per rispondere con successo dei pezzi rigati che non abbiamo. La seconda parallela ha alle sue estremità la cappella della Madonna della Catena e quella di Conca. I Cappuccini sono al centro di questa linea, a 1500 metri dalla piazza. Gli assediantì non hanno osato costruire nulla più vicino Gaeta. Si riposano sulla qualità della loro artiglieria; è contro i Napolitani un vantaggio incalcolabile. Gli assediantì non hanno solcato una trincea, e la loro astuzia della notte del 24, quanto finsero di aprirne una a 500 metri, non è stata più rinno-vata. Se Gaeta è presa, il risultato dovrà essere attribuito ai cannoni rigati di cui la mazza è sprovvista. Il colonnello Afan de Rivera, che dirige i travagli dell'arsenale, la di cui scienza è moto apprezzata e di cui l'attività è al di sopra di ogni lode, ha ben rigato qualche cannone liscio, ma in troppo piccol numero e di un debole calibro. Ed ancora, la fonderia non abbonda a fornire le palle. Il colonnello ha rigato pure tre dei più grossi obici pei quali si sono fusi dei proiettili nuovi e del peso di 50 chilogram¬mi; ma la pruova non è stata perfettamente soddisfacente. Per perfezionare il sistema, bisognerebbe del tempo, ed il tempo ci manca. Gli utensili, il materiale, tutto manca; il signor Afan de Rivera à operato prodigi; non gli domandiamo certamente di creare; gli uomini non creano.
    • 27 gennaio 1861

      Il Dahomé è stato rimandato questa mane a Civitavecchia. Una barca è arrivata da Napoli; portante due giovani di buone famiglie. Sessantanove tisici sono entrati all'ospedale. Il farmacista dell'ospedale di S. Caterina è morto. E però abbiamo un tempo secco e dolce; l'inverno sembra averci detto addio, e si avrebbe pena a credere al suo passaggio, se non si scorgessero le montagne di Mola bianche ancora di neve. Cosa sarebbe dunque il nostro stato sanitario, se la stagione fosse stata rigorosa? L'epidemia è cominciata nelle casematte ove tutti si sono recentemente ammucchiati; quelle dei soldati sono sporche; vi si respira un'odore fetido; bisognerebbe che fossero ispezionate e che se ne facesse più severamente la pulizia. In una di queste casematte contigua alla nostra, un cappellano ci ha detta la messa oggi domenica. L'altare preparato dai marinai era povero; ma Iddio discende assai più volentieri nelle catacombe dell'antica Roma e negii umili granai ove si celebrava il santo sacrifìcio durante la rivoluzione francese, che nei tempi di marmo e d'oro. Ogni sera sento questi bravi marinai recitare il rosario. Sono in cenci, le loro figure portano l'impronta della privazione e della fatica; non sono, al certo, brillanti a vedere nelle loro casematte; ma hanno una fede ingenua e profonda e si battono come leoni.
    • 26 gennaio 1861

      È entrato oggi all'ospedale lo stesso numero di ammalati di ieri. Attualmente, la statistica accusa più di 800 ammalati; è lo stesso numero che prima del l'evacuazione su Terracina. Il Dahomé, capitano Regnier, che aveva trasportato a Messina delle donne e ragazzi, è stato catturato quando ritornava pacificamente. I Piemontesi l'hanno condotto a Mola, al rimorchio dì uno dei loro bastimenti, dopo avergli tirato due colpi di cannone. Gli assedianti non fanno gran rumore; sono occupati a riparare i disastri del 22.
    • 25 gennaio 1861

      Sotto le macerie d'una casa, 3 persone sono state trovate ancora vive, ma in uno stato che si figura facilmente.A al loro lato giaceva un cadavere svisato. Cinque o sei uomini sono stati feriti, di cui un ufficiale. La sventura ci perseguita. Ecco che la malattia si aggiunge alla guerra per decimarci. Il tifo si è dichiarato. Noi avevamo veramente bisogno di questo nuovo nemico! 93 soldati, quasi tutti colpiti dall'epidemia, sono entrati oggi all'ospedale di S. Caterina, e 13 vi hanno perito. Una corvetta spagnuola si è presentata, e non ha potuto ottenere dall'ammiraglio Persano di entrare nel porto. Aveva dei dispacci per il ministro di Spagna. I ministri di Spagna, d'Austria, di Baviera, di Sassonia, ed il Nunzio, al quale era stato notificato, è qualche giorno, il blocco, aveano però dichiarato non riconoscerlo; non sono obligati di subirlo, ed i loro governi si taceranno per timore dell'alleato del Piemonte. Il vapore portava, inoltre, una lettera dell'imperatrice Eugenia alla Regina.
    • 24 gennaio 1861

      Qualche colpo di cannone è stato scambiato fra assedianti ed assediati. Questa mattina si è scoperto all'estremità del bor-go, la più vicina a noi, cioè a dire a 500 metri, un'apertura di trincea. La terra è smossa in una lunghezza di 10 a 15 metri. Quest'opera non è seria: la piazza impedirà di proseguirla quando vorrà inca-ricarsene. Ad una distanza di 5000 metri, cioè a dire a Castellone, villa che il Re possedeva a Mola, l'inimico ha piazzato due cannoni Cavalli, che, col soccorso di castelletti inchinati, lanciano sulla città dei proiettili di 60 chilogrammi. La palla si perde spesso nel ma¬re, ma quando tocca una casa, la schiaccia. Un accidente à cagionato della commozione nell'arsenale. Un operaio scaricando storditamente una granata, è scoppiata e l'à ridotto in brani. Vi è stato pure un ferito. I marinai hanno passata questa notte a ballare innanzi la casa Guarinelli, nel piccolo giardino, adesso danneggiato, che guarda il mare.
      Fonte:150Gaeta.org

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  • L’Avviso francese Mouette con la quale il re Francesco II e la regina Maria Sofia lasciarono Gaeta per Terracina, allora facente parte dello Stato Pontificio, dopo la capitolazione della piazzaforte. Fotografo sconosciuto.


    11 febbraio 1861

    Gaeta è perduta. Non più illusioni. Ieri nella sera, la piazza ha domandato al generale Cialdini una tregua di 15 giorni per trattare le condizioni della resa. I parlamentari incaricati della convenzione erano: il generale Antonelli, ed il vice am¬miraglio Pasca che alla partenza del Re di Napoli, il 6 settembre comandava la Partenope, tenne una nobile condotta, ed il colonnello Delli Franci. Il generale Piemontese s'è dichiarato pronto entrare in parlamento. Ma ricusa formalmente di concedere un armistizio e di sospendere il bombardamento. Il fuoco è stato dunque continuato sin da ieri; questa mattina, ha acquistato un vigore non mai avuto. È spaventevole. Vedo i rottami accumularsi dietro la nostra casamatta, che è crivellata e che finirà forse per crollare. Ogni momento delle pietre, della terra sono lanciate, violentemente nell'interno, talmente i proiettili vuoti cadono in abbondanza. Si vedono continuamente 10 o 15 bombe incrociare in aria le loro parabole infiammate; quando si è fatto buio; durante il giorno non si vedono ma il pericolo è più vicino. La morte è da per tutto, e non vi è ricovero sicuro. La squadra Sarda non abbandona l'ancoraggio di Mola. Le batterie Napoletane del fronte di terra hanno cominciato oggi il fuoco molto tardi? Gli artiglieri fanno il loro dovere fino all'ultimo, senza nessuna speranza. Ma gli assedianti capiscono che non è più possibile di corrispondergli con efficacia. Si è incontrato questa sera, su d'una batteria che ho dimenticato il nome un sotto-tenente di 15 a 16 anni, ser vendo solo con due uomini 4 cannoni, caricando pun¬tando e tirando con rabbia. Questo buon ragazzo si chiama Rossi; ha un fratello che come lui si è distinto molto nell'assedio. Una sessantina di soldati sono stati ammazzati e feriti nella piazza durante questa giornata; la batteria Regina ha avuto essa sola 12 uomini fuori combattimento.
  • 10 febbraio 1861

    Il fuoco Piemontese diviene impetuoso. La Piazza persiste nella sua resistenza; ella risponde con successo alla batteria dei Cappuccini; ma che può essa contro la batteria nemica tanto lontana? che può essa contro una sessantina di mortai e più di 100 pezzi rigati di ogni calibro. Tutti gli ingegni distruttori inventati dalla scienza moderna sono provati contro Gaeta. Vi è nel campo nemico un vero concorso di mostri piombati e ferrati. Per tanto i cannoni Napolitani impongono ancora silenzio a quelle batterle Piemontesi che sono le più vicine, come è stato oggi coi Cappuccini. Un assalto potrebbe salvare la Città. Da cinque giorni i pezzi delle batterie avanzate sono caricati a mitraglia ogni sera; si spera tutte le notti che i Pie¬montesi tenderanno entrare per la via della breccia. Ma i Piemontesi non sembrano affatto disposti ad accordarci questo cambio ; sono sicuri di schiacciarci tenendosi a 1500, 2000, 3000 metri di distanza. Essi trionferanno perchè posseggono un'Artiglieria incontestabilmente superiore. Io sentiva dire non ha poco, dal Colonnello Gabriele Ussani, altrettanto mo¬desto che bravo: Se noi avessimo avuto un'artiglieria rigata, non resterebbe un pezzo Piemontese in posizione, giacchè i Cannonieri Napolitani sono migliori dei Piemontesi. Il sgnor Pierres, Scudere dell'Imperatrice ha portata una lettera della sua Sovrana alla Regina, quella che era stata altra volta consegnata ad un bastimento Spagnuolo. Il signor Pierres non ha ottenuto dal Vice Ammiraglio Persano il permesso d'entrare in Gaeta, se non a condizione di limitarsi rigorosamente alla presentazione della lettera dell'imperatrice. Intanto il blocco non è conosciuto! Il pubblico ha dovuto domandarsi mille volte, perchè i Napoletani non facevano nessuna sortita contro gli assedianti. Avevamo sperato io il primo che il signor Bosco condurrebbe almeno qualche battaglione ai Cappuccini o a Monte Tortano per inchiodare i can¬noni Piemontesi. Il signor Bosco non ha risposto all'aspettativa generale, ed il suo soggiorno a Gaeta durante l'assedio, ha mostrato che la sua riputazione era esagerata. Il signor Bosco sarà sempre un bravo ufficiale, non credo mai che sarà un generale.
  • 09 febbraio 1861

    L'Armistizio spirava alle 10 del mattino. Alle 10 e cinque minuti gli assedianti hanno ricominciato il fuoco. La piazza ha risposto, non già colla stessa energia precedente, poichè cinque batterie sono state annullate, ma però con una fermezza sostenuta. Le batterie Regina, S. Andrea e Philipstad sono specialmente incaricate di controbattere le posizioni nemiche; soffrono pure di più. Il fuoco è durato fino a sera. La Piazza ha avuto tre o quattro Artiglieri uccisi ed una quindicina di feriti. La batteria Regina sopporta sola la metà di queste perdite. Un cominciamento d'incendio si è dichiarato sulla batteria S. Antonio; la riserva di munizioni correva rischio di saltare; due Cannonieri si sono bravamente dedicati per smorzare l'incendio, e vi sono riusciti. Monsignor Criscuolo è stato vittima delle sue ferite; anche i religiosi Alcantarini.
  • 08 febbraio 1861

    È impossibile dissimularsi che la situazione è critica. L'esplosione della polveriera è un disastro le di cui conseguenze trascineranno forse la caduta della Piazza tra breve tempo. La provvista di polvere diminuisce rapidamente, e la Piazza non potrebbe fare più di 5 o 6 giorni un fuoco così imponente come quello del 22 gennaio. I viveri diminuiscono; il soldato, che non ha mangiato carne da tre mesi, è estenuato; la sua abnegazione è ammirabile. Non so se in niuna armata si troverebbe questo genere d'eroismo. Il Governatore ha riunito i Generali ed i Capi di Corpo per domandare il loro avviso sulla possibilità di una più lunga resistenza. Il tenente generale Ritucci ha esposta la quistione in tali termini che si vedeva chiaramente il desiderio di capitolare. Il generale Bosco, si crede saperlo, divide la stessa opinione; quella del generale Polizzi non è dubbiosa. L'assemblea pendeva necessariamente verso queste autorità, quando il generale Riedmatten si è opposto con forza contro questa tendenza, ed à fatto sentire delle maschie parole che molti Capi di Corpi hanno francamente appoggiate. Si è deciso che si resisterebbe ancora. Una nuova proposizione è stata fatta dal Governatore della Piazza al generale Cialdini per prolungare la tregua, visto che le vittime non sono tutte disotterrate dalle macerie. Dodici ore sono accordate. Inoltre la Piazza ha domandato di mandare i suoi ammalati a Terracina. Cialdini ha rifiutato; ma ha offerto di pigliarli lui stesso per trasportarli a Napoli. L'offerta è stata accettata. Ecco un colpo estremamente abile del generale Cialdini: si capirà che la città è perduta, giacchè gli assedianti prendono gli ammalati. Un Vapore Piemontese ne ha caricati 200. Malgrado la tregua, i Piemontesi hanno smascherata una nuova batteria dirimpetto la Trinità. Le tregue non gl'inspirano scrupoli; avevano già messo a profitto quella del 9 al 19 gennaio. Due barche, l'uno partendo da Gaeta per Napoli, l'altra venendo da Terracina a Gaeta, sono state catturate questa notte dalle crociere Sarde. Ignoro se le lettere sono state gettate in mare. Una terza barca, andando da Gaeta a Terracina, é rientrata nel porto per non esser presa. Un Ufficiale Belgio, appartenente all'Armata Pontificia, signor Jaquemin, venuto a Gaeta, sono tre settimane, per comandare una batteria del fronte di mare, è morto istantaneamente. Una strana scena è succeduta adesso vicino alla nostra casamatta. L'Uffiziale comandante la batteria della torre Orlando, calava della montagna, preceduto dal suo domestico portando una lanterna. Nello stesso tempo, si scorgevano dei lumi agitarsi sulle posizioni nemiche. I marinai Napolitani della batteria Regina hanno creduto uno scambio di segnali. Hanno gridato, al tradimento, hanno circondato l'Uffiziale e sono corsi verso la casamatta Reale. Non è senza pena che li hanno calmati, ed il Generale Riedmatten à severamente loro rimproverato la inconvenienza della loro condotta ed insubordinazione.
  • 07 febbraio 1861

    Una tregua è stata domandata dal Governatore al generale Cialdini, per tentare di salvare gl'infelici rimasti sotto le macerie. La tregua è stata accordata questa notte, e durerà 48 ore. Ritorno dal visitare il teatro della catastrofe. Quali immense rovine! Quale desolazione! Un odore infetto annunzia che già i cadaveri sono in corruzione. Lo sgombro s'opera con lentezza; finora non si sono tirati che due persone vive, se si può chiamar vita il soffio che loro resta; moriranno oggi o domani. Si calcola che il numero delle vittime supera i 200. Il corpo del Generale Traversa è stato trovato con difficoltà. Traversa aveva 78 anni, ed aveva assistito all'assedio del 1806; ignoro se era fra gli assedianti o assediati. Era basso cogli occhiali, istancabile, la di cui attività avrebbe fatto onta ad un giovine di 20 anni, e si trovava da pertutto, senza incaricarsi del pericolo. Non poteva avere una più gloriosa tomba. Quando la Squadra Francese fu richiamata dalle acque di Gaeta, il Re riunì gli Uffiziali di Artiglieria e Genio, e domandò il loro parere sulla possibile durata dell'assedio. Traversa aveva emesso quasi solo l'opinione che poteva difendersi ancora per due mesi; la maggior parte degli Uffiziali opinarono che la re¬sistenza non si prolungherebbe al di là.di quindici giorni. Si conserva dell'incertezza sulla causa che à condotta lo scoppio della polveriera. Si pretende aver trovato questa mane delle lunghe micce non ancora bruciate in mezzo alle rovine. Ma bisogna diffidarsi di queste appreziazioni che vedono da per tutto tradimento. Più verisimilmente, una bomba Piemontese è stata la causa del sinistro. Gli assedianti tiravano molto su i gruppi di Cacciatori travagliani alla piccola breccia del 4, e ne avevano uccisi nove nella giornata; un proiettile destinato agli operai avrà deviato una vendita di metri ed avrà colpito la polveriera che era fuori vista.
  • 06 febbraio 1861

    La rabbia del bombardamento s'è un poco calmata questa mane. Gli assediati hanno lanciato da mare e da terra, da ieri fino a quatt'ore della sera, più di 15000 proiettili. La Flotta era fuori tiro e per conseguenza non ha prodotto nessun danno. Il fronte di mare è imponente. Non si sa ancora le nostre perdite dalla parte delle batterie di terra. Le vittime dell'esplosione della polveriera non si anno potuto soccorrere, il luogo non essendo tenibile. Una scheggia di bomba è entrata ieri nella camera del Re; per un caso providenziale, Sua Maestà era uscita un mezzo minuto prima. Il maggiore Sangro a soccombuto alla sua ferita; un'ora prima di spirare, à scritto a sua madre qualche linea estremamente commovente, gli domandava la sua benedizione scongiurandola di consolarsi, perchè moriva per la più giusta delle cause. Il confessore della Regina è morto di tifo. Era un prete Svizzero, di cui ignoro il nome.
  • 05 febbraio 1861

    Ecco la giornata più fatale dell'assedio. L'esplosione della riserva di munizioni della batteria S. Giacomo ha aperto la serie dei disastri. Fra tre o quattro ore di sera una esplosione ben diversamente terribile à scossa tutta la Città. La piccola polveriera servente alle batterie Cittadella e S. Antonio, verso la porta di terra, nel congiungimento del fronte di terra e quello di mare, è saltata. Il rumore è stato spaventevole. Le pietre, i scogli si sono percossi per quasi un minuto nell'aria. Quando le tenebre, subitamente prodotte, si sono dissipate, la porta di terra era scomparsa, il corpo di guardia era sparito, come pure un centinaio d'uomini. Del bastione, del ramparo, delle vicine case, non restano che immense macerie, sotto le quali le vittime spingevano dei gemiti da agghiacciare il cuore più intrepido. Una larga breccia di 30 o 40 metri era aperta sul fronte di mare, ove si trovava altra volta la batteria Dente di Sega S. Antonio. Abbiamo temuto per un momento che tutti gli uffiziali Francesi della batteria Cittadella fossero periti; avevano solamente corso i più gravi pericoli, sentendo il suolo mancare sotto i loro piedi e la grandine di pietre passare sulle loro teste per ricadergli ai fianchi in mezzo alla più sinistra oscurità. Tutte le batterie circonvicine sono annullate; la batteria Cittadella è da per tutto lesionata. Non si sa quante persone sono sepolte sotto le rovine. Due Compagnie che travagliano alla breccia di ieri sono quasi interamente schiacciate. Il generale del Genio Traversa è fra le vittime. Molte famiglie sono perite, se ne cita una composta da undici persone, uomini, donne, e fanciulli, che è stata schiacciata; si era ricuperata sotto la porta della Città. È un lamentevole spettacolo di vedere le gambe e le braccia agitarsi sotto le rovine, di incontrare dei soldati stroppi, delle donne inondate di sangue, che si portavano o fuggivano verso il centro della Città. Il bombardamento continuava, o piuttosto prendeva nuovo vigore, tutta l'Artiglieria nemica essendo stata immediatamente diretta su questo punto. Nulla eguaglia il furore col quale i Piemontesi tirano dopo il momento della catastrofe. La Piazza à subito risposto con energia, cercando disseminare il fuoco nemico; sembra riuscirvi. Poco prima di notte, la squadra Sarda s'è anche messa in movimento per pigliare la sua parte del combattimento. Quando i Vapori sono stati alla portata, le batterie del fronte di mare anno tuonato contro di essi. La squadra conta una quindicina di bastimenti, tra cui il Vascello Monarca, dell'antica marina Napolitana. Alle prime palle arrivate nei fianchi delle navi, si sono ritirati più al largo, e all'ora in cui scrivo, tirano più della metà dei loro colpi nel mare. Il Maggiore Sangro, del Genio, à avuto la gamba troncata. Il Conte d'Anersperg, Tenente attaccato allo stato Maggiore, giovine di rare qualità, à avuto pure una gamba rotta da una palla, ma prima dell'esplosione della polveriera e sulla piazza della gran guardia. Il tifo à fatto nella giornata due vittime : il Tenente Generale Duca di Sangro, primo Aiutante di Campo di Sua Maestà, il più onest'uomo del Regno, ed una suora della Carità. Il bombardamento continua con furore.
  • 04 febbraio 1861

    Gli assedianti non restituiscono agli assediati palla per palla, ma ne scoccano dieci per una. Quà e là, dei Cacciatori designati per le corvè, sono uccisi su i lunghi cammini che bisogna percorrere, salendo dalla città alle batterie del fronte di Terra. La signora superiora delle Suore della Carità è stata obbligata a sua volta di mettersi a letto. Le nobili donne piegono sotto il fardello. Un episodio, che ricopre il mistero, è succeduto questa notte a mare, innanzi le batterie Transilvanici e Malpasso. Una fregata Piemontese à cannoneggiato un Vapore sconosciuto. Il Vapore s'è ricuperato sotto le batterie Napolitane. Si approntavano a tirare, quando à acceso un fanale di riconoscenza. Subito le lanterne sono state di nuovo spente, ed il Vapore è scomparso come un fantasma. Non si sa nulla di più, nulla di meno; tre o quattro persone sono state testimone dell'estrema apparizione e del combattimento notturno, e si perdono in congetture. Finisco la cronaca di questo giorno col racconto di un infelice avvenimento: verso le cinque, una esplosione à scosso il suolo verso la porta di terra; era la riserva della batteria Fianco Basso che saltava. Il bastione è stato fortemente scosso ed un pezzo di mu¬ro è crollato. Gli artiglieri delle batterie vicine an¬no inteso lo spiazzo tremare sotto i loro piedi. Il Generale Schumacher è arrivato subito ed à comandato a molte Compagnie di Cacciatori e Pionieri, far chiudere se è possibile questa prima breccia. Si contano tre o quattro vittime.
  • 03 febbraio 1861

    Il Tenente Generale Ferrari, antico precettore di Francesco II, è morto col tifo. Sì fa di giorno in giorno più magro pasto. Pranziamo ordinariamente nella nostra casamatta con una zuppa di cattivo riso, un piatto di fagioli e del cacio. Se la tavola d'un Tenente Generale è così servita, come debbono vivere questi poveri soldati?
  • 02 febbraio 1861

    Si comincia a parlare dell'eventualità d'un assalto; mi sembra che non ci siamo ancora. Gli assedianti puntano specialmente alle polveriere. Il Ministro di Sassonia à mandato un parlamentario al Vice-Ammiraglio Persano per domandare l'autorizzazione di andarsene a Roma. Il signor Persano à rifiutato il salvacondotto necessario. Dunque il Conte di Loss non avrà nemmeno il beneficio della sua gloriosa azione.
    • 01 febbraio 1861

      Una bomba è entrata nello spedale di S. Catarina: Avrebbe dovuto rovinare la sala, provvidenzialmente, non vi sono stati colpiti che tre ammalati, ed anche leggermente. Il Monastero degli Alcanterini alla Rocca Spaccata è metà distrutto dalle batterie del Monte Tortano e dalla Madonna della Catena. Ecco che due notti una cannoniera Piemontese, una di quelle di cui l'Imperatore dei Francesi à avuto la benignità di dare in dono al Piemonte, spinge le sue fiancate dalla parte di Torrione Francese e della Trinità, però i proiettili cadano tutti nel mare.
    • 31 gennaio 1861

      Sei Generali sono ammalati, di cui molti col tifo; questi sono: Signor Casella, Ministro della Guerra; Ritucci, Governatore della Piazza; Di Sangro, primo Aiutante di Campo di Sua Maestà; Ferrari, antico precettore di Francesco II; D'Orgemont, direttore dello Spedale di S. Caterina; Sigrist, la di cui indisposizione durerà fino alla fine dell'assedio, e che si è dimesso dal comando superiore del fronte di mare, che avrebbe fatto meglio non accettare. Il signor Sigrist deve lodarsi della pietà dei suoi due figli, l'uno Capitano, l'altro Tenente; non hanno acconsentito abbandonarlo un istante per redersi al fuoco. Delle undici Suore della Carità addette agli Ospedali, quattro sono al letto. Abbiamo avuto nella giornata 12 morti e 20 feriti. Non potrebbe accader peggio in una giornata di bombardamento. I due mostruosi cannoni rigati eretti a Mola su castelletti inclinati, tirano quasi costantemente sulla Città; non fanno verun male sulle batterie, ma uccidono e feriscono molta gente tra la popolazione inoffensiva. Tra i feriti d'oggi, bisogna contare Monsignor Criscuolo, un canonico della Cattedrale ed un Padre Alcantarista, di cui ignoro il nome. Questi tre ecclesiastici si trovavano insieme all'Arcivescovado; ordinariamente ritirati in un appartamento sotto terra, erano saliti per un momento ad uno dei piani superiori, quando cadde il fatale proiettile. Monsignor Criscuolo à la mascella fracassata, una gamba ed un braccio rotto; non ne guarirà; i due altri corrono lo stesso pericolo.
    • 30 gennaio 1861

      Una barca è arrivata la notte da Terracina con dispacci e qualche provisione. Questa mattina, vendeva delle uova 7 soldi ognuno. È troppo buon mercato per privarsene! Si è dato ordine di uccidere i cani che sono in città; si promette un carlino per ogni animale abbattuto. Ecco un singolare premio! I marinai ànno ancora conservato gaiezza in mezzo alle dolorose prove alle quali siamo condannati: celebrano il carnevale alla loro maniera; non hanno i balli del teatro S. Carlo; non ne godono meno alle mascherate. Grottescamente concertati, li vedete a tutt'ora eseguire nelle strade, al suono dei tamburrini, le tarantelle le più gaie. Poi cantavano, colla più burlesca pantomina, delle canzoni popolari che avevano per ritornello: Viva il Re! Una bomba veniva a fischiare nella direzione del gruppo scherzoso, quello che aveva il tamburrino lo stendeva, come per ricevere in un piatto la manna cadente dal Cielo, e i suoi camerati battevano le mani. Più lungi, s'incontrava un ferito trasportato su d'una branda. I marinai volsero sul corteggio uno sguardo che sembrava dire « Verrà domani la nostra volta »; finivano la loro canzona ed il ballo, spingendo il grido di : Viva il Re!
    • 29 gennaio 1861

      Una nuova batteria si finisce nella piazza; è situata al di là della Rocca Spaccata, al di sopra della batteria Malpasso; potrà rispondere a quelle della Madonna della alena, quando avrà i 3 o 4 pezzi rigati che gli si destina. Il numero degli ammalati entrati all'ospedale è di 64, di cui 6 solamente sono periti. Un colonnello incaricato d'una parte degli appro-vigionamenti, è tradotto in consiglio di guerra sotto la prevenzione e di concussione d'abuso di confidenza, Se è condannato, pagherà per altri che non sono meno colpevoli. Come il Re è stato ingannato e rubato, anche in questi ultimi tempi!
    • 28 gennaio 1861

      Quasi 1000 bombe e palle rigate sono state lanciate questa notte dai Piemontesi. Da questa mattina, si è scambiato dall'una parte e dall'altra qualche centinaio di colpi. Abbiamo dei feriti, ma non in quantità. I Piemontesi hanno adesso più di 150 bocche a fuoco in posizione, di cui quasi un terzo di mortai; esse sono disposte in due parallele di colline o di valli; la prima parallela distante dalla piazza 2600 metri o da 5000 metri secondo che si misura dal Monte Tortano o da Mola, i suoi due punti estremi, sono formidabili, e vi bisognerebbe per rispondere con successo dei pezzi rigati che non abbiamo. La seconda parallela ha alle sue estremità la cappella della Madonna della Catena e quella di Conca. I Cappuccini sono al centro di questa linea, a 1500 metri dalla piazza. Gli assediantì non hanno osato costruire nulla più vicino Gaeta. Si riposano sulla qualità della loro artiglieria; è contro i Napolitani un vantaggio incalcolabile. Gli assediantì non hanno solcato una trincea, e la loro astuzia della notte del 24, quanto finsero di aprirne una a 500 metri, non è stata più rinno-vata. Se Gaeta è presa, il risultato dovrà essere attribuito ai cannoni rigati di cui la mazza è sprovvista. Il colonnello Afan de Rivera, che dirige i travagli dell'arsenale, la di cui scienza è moto apprezzata e di cui l'attività è al di sopra di ogni lode, ha ben rigato qualche cannone liscio, ma in troppo piccol numero e di un debole calibro. Ed ancora, la fonderia non abbonda a fornire le palle. Il colonnello ha rigato pure tre dei più grossi obici pei quali si sono fusi dei proiettili nuovi e del peso di 50 chilogram¬mi; ma la pruova non è stata perfettamente soddisfacente. Per perfezionare il sistema, bisognerebbe del tempo, ed il tempo ci manca. Gli utensili, il materiale, tutto manca; il signor Afan de Rivera à operato prodigi; non gli domandiamo certamente di creare; gli uomini non creano.
    • 27 gennaio 1861

      Il Dahomé è stato rimandato questa mane a Civitavecchia. Una barca è arrivata da Napoli; portante due giovani di buone famiglie. Sessantanove tisici sono entrati all'ospedale. Il farmacista dell'ospedale di S. Caterina è morto. E però abbiamo un tempo secco e dolce; l'inverno sembra averci detto addio, e si avrebbe pena a credere al suo passaggio, se non si scorgessero le montagne di Mola bianche ancora di neve. Cosa sarebbe dunque il nostro stato sanitario, se la stagione fosse stata rigorosa? L'epidemia è cominciata nelle casematte ove tutti si sono recentemente ammucchiati; quelle dei soldati sono sporche; vi si respira un'odore fetido; bisognerebbe che fossero ispezionate e che se ne facesse più severamente la pulizia. In una di queste casematte contigua alla nostra, un cappellano ci ha detta la messa oggi domenica. L'altare preparato dai marinai era povero; ma Iddio discende assai più volentieri nelle catacombe dell'antica Roma e negii umili granai ove si celebrava il santo sacrifìcio durante la rivoluzione francese, che nei tempi di marmo e d'oro. Ogni sera sento questi bravi marinai recitare il rosario. Sono in cenci, le loro figure portano l'impronta della privazione e della fatica; non sono, al certo, brillanti a vedere nelle loro casematte; ma hanno una fede ingenua e profonda e si battono come leoni.
    • 26 gennaio 1861

      È entrato oggi all'ospedale lo stesso numero di ammalati di ieri. Attualmente, la statistica accusa più di 800 ammalati; è lo stesso numero che prima del l'evacuazione su Terracina. Il Dahomé, capitano Regnier, che aveva trasportato a Messina delle donne e ragazzi, è stato catturato quando ritornava pacificamente. I Piemontesi l'hanno condotto a Mola, al rimorchio dì uno dei loro bastimenti, dopo avergli tirato due colpi di cannone. Gli assedianti non fanno gran rumore; sono occupati a riparare i disastri del 22.
    • 25 gennaio 1861

      Sotto le macerie d'una casa, 3 persone sono state trovate ancora vive, ma in uno stato che si figura facilmente.A al loro lato giaceva un cadavere svisato. Cinque o sei uomini sono stati feriti, di cui un ufficiale. La sventura ci perseguita. Ecco che la malattia si aggiunge alla guerra per decimarci. Il tifo si è dichiarato. Noi avevamo veramente bisogno di questo nuovo nemico! 93 soldati, quasi tutti colpiti dall'epidemia, sono entrati oggi all'ospedale di S. Caterina, e 13 vi hanno perito. Una corvetta spagnuola si è presentata, e non ha potuto ottenere dall'ammiraglio Persano di entrare nel porto. Aveva dei dispacci per il ministro di Spagna. I ministri di Spagna, d'Austria, di Baviera, di Sassonia, ed il Nunzio, al quale era stato notificato, è qualche giorno, il blocco, aveano però dichiarato non riconoscerlo; non sono obligati di subirlo, ed i loro governi si taceranno per timore dell'alleato del Piemonte. Il vapore portava, inoltre, una lettera dell'imperatrice Eugenia alla Regina.
    • 24 gennaio 1861

      Qualche colpo di cannone è stato scambiato fra assedianti ed assediati. Questa mattina si è scoperto all'estremità del bor-go, la più vicina a noi, cioè a dire a 500 metri, un'apertura di trincea. La terra è smossa in una lunghezza di 10 a 15 metri. Quest'opera non è seria: la piazza impedirà di proseguirla quando vorrà inca-ricarsene. Ad una distanza di 5000 metri, cioè a dire a Castellone, villa che il Re possedeva a Mola, l'inimico ha piazzato due cannoni Cavalli, che, col soccorso di castelletti inchinati, lanciano sulla città dei proiettili di 60 chilogrammi. La palla si perde spesso nel ma¬re, ma quando tocca una casa, la schiaccia. Un accidente à cagionato della commozione nell'arsenale. Un operaio scaricando storditamente una granata, è scoppiata e l'à ridotto in brani. Vi è stato pure un ferito. I marinai hanno passata questa notte a ballare innanzi la casa Guarinelli, nel piccolo giardino, adesso danneggiato, che guarda il mare.
      Fonte:150Gaeta.org

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