Qualcosa non torna nella politica del governo per l’ambiente e la tutela del territorio. La capacità di rispettare i programmi non sembra proprio nelle corde di chi continua a sentirsi investito di responsabilità popolare. Nonostante gli scandali. Quando ci capita di affrontare lutti e tragedie, i proclami e le dichiarazioni solenni sono dispensati a piene mani. È retorica nazionale, a molti non dispiace. Davanti a crolli, distruzioni ed allagamenti le responsabilità sono declamate dalle tribune più autorevoli. I proclami possono essere smentiti, e in fondo a chi importa più. Succede, quindi, che per la salvaguardia del territorio, si reputi più utile il pallottoliere che la memoria. Che la lista delle disgrazie debba ricevere un punteggio politico-territoriale. Che, in definitiva, l’Italia resti disunita per malasorte, scelte economiche, convenienze elettorali.
Allora da Roma si destinano a Liguria e Veneto 100 milioni di euro prendendoli dai 1000 del Fondo Fas ( Fondi aree sottoulizzate) assegnato al dissesto idrogeologico del Mezzogiorno. Il Sud prende una sberla. Un gioco di prestigio contabile che offende la memoria di decine di vittime, prima ancora dei cittadini. Tra questi i familiari di morti per smottamenti, straripamenti, voragini. Si sono sentiti ripetere che quella costata la vita ai loro cari era l’ultima; che il governo diceva “basta alle tragedie annunciate”. Eh sì che si ricordano Sarno, il disastro di Messina, le frane della Calabria, le mille alluvioni. Le vittime non hanno località, l’innaturale sacrificio della loro vita scuote la sensibilità di tutti. Le leggi ci tutelano e devono garantire l’incolumità in ogni luogo di vita, di lavoro, di svago. Ma un decreto in approvazione in Parlamento, stabilisce che per pagare i danni si prendono soldi dalla prevenzione.
Un non senso colossale , con il Nord che si difende e il Sud che paga. I ministri dell’Ambiente e dell’Economia giocano d’astuzia, ma non danno prova di buoni giocatori. La presunta abilità di scontentare pochi, diventa raggiro per molti. Per i comuni che aspettano soldi promessi, per le Regioni che hanno pianificato gli interventi, per milioni di cittadini che continueranno a non sentirsi sicuri. Eppure la Prestigiacomo ha lavorato per un piano di prevenzione. Era riuscita trovare 1000 miliardi di euro per partire. Aveva messo il Sud in testa agli interventi e c’era il fondo Fas . Invece l’emendamento approvato sposta i soldi da una parte all’altra. A rigor di logica non dovrebbe essere contento il Ministro, perché le va riconosciuto il merito di essersi adoperata per una pianificazione. E di averla anche difesa.
A Caserta il 25 gennaio scorso, ha ricordato che alla Campania sono state destinate risorse per 62,680 milioni di euro per l’ambiente “ma anche 17 milioni per la difesa del suolo ed il dissesto idrogeologico“. Oggi si cambia. Liguria e Veneto vengono prima. I conti per le regioni meridionali possono essere rifatti e la prevenzione dei disastri rinviata ad altra data. Forse ad un altro governo. La necessità di intervenire è una voce del deserto di chi è strutturalmente e funzionalmente chiamato ad agire. Mentre in Parlamento si spostavano i soldi, i consorzi di bonifica lanciavano l’allarme per la devastazione del territorio. Lo Stato deve muoversi, perché l’Italia è malata di pressione della popolazione e abusivismo edilizio. Si controlla poco o nulla.
Badate, hanno detto, che negli ultimi sei anni in Campania e Calabria sono stati contati 41 mila abusi edilizi con una media di sei al giorno. Non si può restare fermi . Le cifre sono amare. Nessuno vorrebbe scorrerle, a maggior ragione quando ci sia adopera per non farle diminuire. Ma le frane del Sud sono diverse da quelle del Nord.
(Fonte foto: Rete Internet)
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