sabato 26 febbraio 2011

Fondi Ue, una dote a rischio (non solo al sud)

Francoforte

di Giulio Ambrosetti(I ritardi nella spesa dei fondi europei non sono addebitabili solo alle Regioni).

La posta in gioco è alta: 100 miliardi di euro (compresi i Fas). Le regioni meridionali sono spesso in ritardo ma la responsabilità è anche dello Stato, tenuto a partecipare agli investimenti. Viaggio con sorprese nel labirinto delle risorse comunitarie.

Mettere in moto la ‘macchina’ non è stato facile. In primo luogo, a causa di una congiuntura economica internazionale negativa. Per non parlare del contesto nazionale, altrettanto problematico. Ma alla fine la Programmazione dei fondi europei 2007-2013 è partita. E le cose, nonostante le tante ‘Cassandre’, vanno evolvendo verso scenari tutto sommato positivi. Con sullo sfondo una novità di non poco conto, rispetto ad Agenda 2000, ovvero rispetto alla spesa dei fondi europei 2000-2006, e cioè, l’obiettivo, ambizioso quanto importante, di programmare l’impiego di tutti gli interventi finanziari previsti nel Mezzogiorno fino al 2013.

Se con Agenda 2000 – per entrare subito nel merito delle novità rispetto al recente passato – non sono mancate le sovrapposizioni tra interventi con i fondi europei e interventi finanziati con risorse nazionali o regionali (in pratica, opere finanziate due volte, con confusione e inevitabile perdita di tempo), con l’avvio del nuovo programma questo non dovrebbe più accadere, perché la programmazione è ormai unica: fondi europei, risorse nazionali (a cominciare dai Fas, i fondi per le aree sottoutilizzate) e via continuando vengono programmati e utilizzati con un’unica regia.

Mettendo dentro tutte le risorse disponibili, a cominciare dai fondi europei (e relativo cofinanziamento da parte di Stato e Regioni) e dal Fas, si dovrebbe arrivare a una previsione di spesa pari a circa 100 miliardi di euro. Il condizionale è d’obbligo perché, com’è risaputo, il governo nazionale ha creato non pochi problemi con la gestione del Fas. Una parte non certo secondaria di questi fondi, è noto, è stata utilizzata per finalità che nulla hanno a che vedere con il Mezzogiorno (è altrettanto noto che le risorse del Fas dovrebbero essere ripartite per l’85% al Sud e per il 15% al Centro-Nord: ma le cose, finora, non sono andate così).

Le incertezze del governo nazionale in materia di gestione del Fas hanno creato almeno due problemi. Primo: una riduzione degli stessi fondi per le aree sottoutilizzate destinate al Meridione. Secondo: ritardi nella programmazione. Questo secondo aspetto merita una breve digressione. Si parla spesso, in alcuni casi a ragione, dei ritardi delle regioni del Sud Italia nella spesa dei fondi europei. Ma, chissà perché, non si parla mai dei ritardi che il governo nazionale ha creato nella programmazione della spesa di tutte le risorse destinate al Sud. Come già accennato, Bruxelles impone la programmazione di tutte le risorse finanziarie.

I ritardi del governo nazionale – che peraltro non ha ancora erogato il Fas alle regioni del Sud – ha impedito alle stesse regioni del Mezzogiorno (il riferimento, ovviamente, è alle regioni ad Obiettivo convergenza: Campania, Sicilia, Puglia e Calabria) di programmare correttamente la spesa di tutte le risorse. E di farlo, soprattutto, nei tempi previsti. Già, i tempi lunghi. Legati alla già citata congiuntura internazionale sfavorevole che ha provocato un ritardo della spesa dei fondi in tutta l’Europa (e non solo nel Sud d’Italia, come qualche osservatore non proprio disinteressato ha provato a far credere).

Non sono mancati i problemi interni: a cominciare dal terremoto che ha colpito l’Abruzzo. Poi le recenti elezioni regionali (l’instabilità istituzionale non agevola la spesa dei fondi europei: anzi). E, ancora, la sovrapposizione tra la ‘coda’ di Agenda 2000 (prorogata al 2009) e l’avvio della nuova Programmazione.
Quindi una sorta di contraddizione in termini – altro argomento chissà perché non molto ‘gettonato’ – tra un ‘Patto di stabilità’, che impone vincoli alla spesa, e i programmi comunitari che invece puntano all’accelerazione della spesa. Due ‘monadi senza finestre’ destinate, se non ‘corrette’, ad andare in rotta di collisione. Sempre per la cronaca – e nel rispetto della verità dei fatti – va detto che, per scoraggiare i ritardi, l’Unione Europea impone oggi il cosiddetto disimpegno automatico: chi non utilizza le risorse nei tempi previsti le perde.

Ma gli stessi uffici di Bruxelles, a fronte dei ritardi accumulati da tutte le regioni europee coinvolte nel Programma, hanno concesso una sorta di sanatoria. Cosicché nessuna regione, fino ad oggi, ha perduto un solo euro (per la cronaca, sempre contrariamente a certe informazioni errate messe in giro, le regioni del Sud d’Italia sarebbero state le meno colpite dall’eventuale applicazione del disimpegno automatico, perché, almeno fino a qualche mese fa, il tasso di attivazione dei Programmi, nel nostro Mezzogiorno, era più alto rispetto alla media: 38% nel Sud Italia contro una media europea del 27%).

Nel complesso, le risorse disponibili per i nuovi Programmi comunitari ammontano a 60,5 miliardi di euro (43,6 per l’Obiettivo convergenza, 15,8 per l’Obiettivo competitività e 1,1 per l’Obiettivo cooperazione). Circa 28,8 miliardi sono a carico dell’Ue, mentre 31,7 miliardi sono a valere sul cofinaziamento nazionale. Oggi per fondi strutturali s’intendono il Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) e l’Fse (Fondo sociale europeo). Psr (Piano di sviluppo rurale) e Fep (Fondo europeo per la pesca) non sono strutturali. Ciascun fondo gode di autonomia di gestione. Nella nuova Programmazione non avrebbero dovuto esserci i Pon (Piano operativi nazionali) ripristinati con un ‘blitz. Mentre la novità è rappresentata dai Piani operativi interregionali nazionali (Poin).

Vediamo adesso alcuni dei risultati ottenuti grazie alla gestione dei programmi nel Sud d’Italia.Ricerca - Il 2010 ha registrato l’avvio di importanti interventi quali il sostegno alla ricerca industriale (465 milioni di euro) e il finanziamento dei distretti tecnologici e dei laboratori pubblicoprivati (915 milioni di euro). Il primo bando, in particolare, ha registrato una forte domanda da parte di imprese e strutture per la ricerca, con un investimento complessivo pari a circa 6 miliardi di euro. Il secondo bando intende individuare i migliori modelli di aggregazione pubblicoprivata esistenti nei territori di Campania, Sicilia, Puglia e Calabria, valorizzandoli e potenziandoli attraverso interventi di sostegno alle attività di ricerca industriale e sviluppo sperimentale.

Altri interventi conclusi riguardano il cofinanziamento, sempre per Campania, Sicilia, Puglia e Calabria, dei bandi ‘Efficienza Energetica’, ‘Mobilità Sostenibile’ e ‘Made in Italy’ per la realizzazione dei Progetti di Innovazione industriale nazionali nelle aree tematiche individuate dal Programma nazionale Industria 2015 – Nello specifico, risultano decretati 8 progetti agevolati con risorse aggiuntive Pon, per un ammontare pari a 13,6 milioni di euro di impegno. A dicembre dello scorso anno è stato pubblicato un bando, per ulteriori 100 milioni di euro, per l’innovazione e la competitività del tessuto produttivo di grandi e piccole medie imprese.

Istruzione – L’accesso ai finanziamenti dei Programmi nazionali a titolarità del ministero dell’Istruzione, da parte delle istituzioni scolastiche, è subordinato all’iscrizione al sistema di valutazione nazionale predisposto dall’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione (Invalsi) e alla predisposizione di una scheda di autodiagnosi che riveli i punti di criticità sui quali progettare gli interventi. Ciò allo scopo di promuovere l’utilizzo degli strumenti di valutazione da parte delle scuole, per migliorare l’efficacia degli interventi.

Il Pon Fesr si focalizza sugli interventi orientati a diffondere l’utilizzo delle tecnologie dell’informazione (ambienti attrezzati e strumenti informatici); migliorare la qualità degli ambienti scolastici, con riguardo agli aspetti di ecosostenibilità e sicurezza; promuovere l’inclusione sociale, attraverso l’apertura delle scuole al territorio. Significativi alcuni dati di realizzazione negli ultimi due anni di attività, sia per il Pon Competenze per lo Sviluppo, sia per il Pon Ambienti per l’apprendimento:
- 152.000 partecipanti ad interventi per migliorare le competenze dei docenti;
- 500.000 partecipanti ad interventi per migliorare i livelli di conoscenza e competenza dei giovani;
- 240.000 studenti coinvolti in attività volte a promuovere il successo scolastico, le pari opportunità e l’inclusione sociale;
- 52.000 genitori partecipanti ad interventi per sensibilizzare e coinvolgere i genitori.
- 100.000 adulti in formazione per il recupero dell’istruzione di base.
Anche l’impegno economico correlato è rilevante e significativo: sono stati, infatti, stanziati circa 85 mila euro in media per ciascuna scuola per ogni anno scolastico dal 2007.

Il Programma operativo finanziato dal Fesr ha permesso, inoltre, di realizzare circa 12 mila laboratori, in media tre laboratori per scuola, per un importo complessivo di 236.486.332,78 euro con una media di 33.000 euro per ciascuna scuola. Grande l’attenzione è dedicata alle energie rinnovabili e al risparmio energetico. Lo stanziamento ammonta a circa 4 miliardi di euro. Parte consistente di tali risorse (1.607 milioni) è concentrata nel Programma Interregionale (Poin) ‘Energie rinnovabili e risparmio energetico’, una nuova forma di intervento basata sulla collaborazione istituzionale tra Calabria, Campania, Puglia e Sicilia e due amministrazioni centrali (ministero dello Sviluppo Economico e ministero dell’Ambiente).

Obiettivo: aumentare la quota di energia consumata proveniente da fonti rinnovabili e migliorare l’efficienza energetica. Si punta al potenziamento e alla modernizzazione delle reti di distribuzione di energia; agli incentivi all’indotto produttivo e al risparmio energetico; e ai progetti specifici a valenza dimostrativa nella produzione e nel risparmio energetico.

Fonte:Il Sud


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Francoforte

di Giulio Ambrosetti(I ritardi nella spesa dei fondi europei non sono addebitabili solo alle Regioni).

La posta in gioco è alta: 100 miliardi di euro (compresi i Fas). Le regioni meridionali sono spesso in ritardo ma la responsabilità è anche dello Stato, tenuto a partecipare agli investimenti. Viaggio con sorprese nel labirinto delle risorse comunitarie.

Mettere in moto la ‘macchina’ non è stato facile. In primo luogo, a causa di una congiuntura economica internazionale negativa. Per non parlare del contesto nazionale, altrettanto problematico. Ma alla fine la Programmazione dei fondi europei 2007-2013 è partita. E le cose, nonostante le tante ‘Cassandre’, vanno evolvendo verso scenari tutto sommato positivi. Con sullo sfondo una novità di non poco conto, rispetto ad Agenda 2000, ovvero rispetto alla spesa dei fondi europei 2000-2006, e cioè, l’obiettivo, ambizioso quanto importante, di programmare l’impiego di tutti gli interventi finanziari previsti nel Mezzogiorno fino al 2013.

Se con Agenda 2000 – per entrare subito nel merito delle novità rispetto al recente passato – non sono mancate le sovrapposizioni tra interventi con i fondi europei e interventi finanziati con risorse nazionali o regionali (in pratica, opere finanziate due volte, con confusione e inevitabile perdita di tempo), con l’avvio del nuovo programma questo non dovrebbe più accadere, perché la programmazione è ormai unica: fondi europei, risorse nazionali (a cominciare dai Fas, i fondi per le aree sottoutilizzate) e via continuando vengono programmati e utilizzati con un’unica regia.

Mettendo dentro tutte le risorse disponibili, a cominciare dai fondi europei (e relativo cofinanziamento da parte di Stato e Regioni) e dal Fas, si dovrebbe arrivare a una previsione di spesa pari a circa 100 miliardi di euro. Il condizionale è d’obbligo perché, com’è risaputo, il governo nazionale ha creato non pochi problemi con la gestione del Fas. Una parte non certo secondaria di questi fondi, è noto, è stata utilizzata per finalità che nulla hanno a che vedere con il Mezzogiorno (è altrettanto noto che le risorse del Fas dovrebbero essere ripartite per l’85% al Sud e per il 15% al Centro-Nord: ma le cose, finora, non sono andate così).

Le incertezze del governo nazionale in materia di gestione del Fas hanno creato almeno due problemi. Primo: una riduzione degli stessi fondi per le aree sottoutilizzate destinate al Meridione. Secondo: ritardi nella programmazione. Questo secondo aspetto merita una breve digressione. Si parla spesso, in alcuni casi a ragione, dei ritardi delle regioni del Sud Italia nella spesa dei fondi europei. Ma, chissà perché, non si parla mai dei ritardi che il governo nazionale ha creato nella programmazione della spesa di tutte le risorse destinate al Sud. Come già accennato, Bruxelles impone la programmazione di tutte le risorse finanziarie.

I ritardi del governo nazionale – che peraltro non ha ancora erogato il Fas alle regioni del Sud – ha impedito alle stesse regioni del Mezzogiorno (il riferimento, ovviamente, è alle regioni ad Obiettivo convergenza: Campania, Sicilia, Puglia e Calabria) di programmare correttamente la spesa di tutte le risorse. E di farlo, soprattutto, nei tempi previsti. Già, i tempi lunghi. Legati alla già citata congiuntura internazionale sfavorevole che ha provocato un ritardo della spesa dei fondi in tutta l’Europa (e non solo nel Sud d’Italia, come qualche osservatore non proprio disinteressato ha provato a far credere).

Non sono mancati i problemi interni: a cominciare dal terremoto che ha colpito l’Abruzzo. Poi le recenti elezioni regionali (l’instabilità istituzionale non agevola la spesa dei fondi europei: anzi). E, ancora, la sovrapposizione tra la ‘coda’ di Agenda 2000 (prorogata al 2009) e l’avvio della nuova Programmazione.
Quindi una sorta di contraddizione in termini – altro argomento chissà perché non molto ‘gettonato’ – tra un ‘Patto di stabilità’, che impone vincoli alla spesa, e i programmi comunitari che invece puntano all’accelerazione della spesa. Due ‘monadi senza finestre’ destinate, se non ‘corrette’, ad andare in rotta di collisione. Sempre per la cronaca – e nel rispetto della verità dei fatti – va detto che, per scoraggiare i ritardi, l’Unione Europea impone oggi il cosiddetto disimpegno automatico: chi non utilizza le risorse nei tempi previsti le perde.

Ma gli stessi uffici di Bruxelles, a fronte dei ritardi accumulati da tutte le regioni europee coinvolte nel Programma, hanno concesso una sorta di sanatoria. Cosicché nessuna regione, fino ad oggi, ha perduto un solo euro (per la cronaca, sempre contrariamente a certe informazioni errate messe in giro, le regioni del Sud d’Italia sarebbero state le meno colpite dall’eventuale applicazione del disimpegno automatico, perché, almeno fino a qualche mese fa, il tasso di attivazione dei Programmi, nel nostro Mezzogiorno, era più alto rispetto alla media: 38% nel Sud Italia contro una media europea del 27%).

Nel complesso, le risorse disponibili per i nuovi Programmi comunitari ammontano a 60,5 miliardi di euro (43,6 per l’Obiettivo convergenza, 15,8 per l’Obiettivo competitività e 1,1 per l’Obiettivo cooperazione). Circa 28,8 miliardi sono a carico dell’Ue, mentre 31,7 miliardi sono a valere sul cofinaziamento nazionale. Oggi per fondi strutturali s’intendono il Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) e l’Fse (Fondo sociale europeo). Psr (Piano di sviluppo rurale) e Fep (Fondo europeo per la pesca) non sono strutturali. Ciascun fondo gode di autonomia di gestione. Nella nuova Programmazione non avrebbero dovuto esserci i Pon (Piano operativi nazionali) ripristinati con un ‘blitz. Mentre la novità è rappresentata dai Piani operativi interregionali nazionali (Poin).

Vediamo adesso alcuni dei risultati ottenuti grazie alla gestione dei programmi nel Sud d’Italia.Ricerca - Il 2010 ha registrato l’avvio di importanti interventi quali il sostegno alla ricerca industriale (465 milioni di euro) e il finanziamento dei distretti tecnologici e dei laboratori pubblicoprivati (915 milioni di euro). Il primo bando, in particolare, ha registrato una forte domanda da parte di imprese e strutture per la ricerca, con un investimento complessivo pari a circa 6 miliardi di euro. Il secondo bando intende individuare i migliori modelli di aggregazione pubblicoprivata esistenti nei territori di Campania, Sicilia, Puglia e Calabria, valorizzandoli e potenziandoli attraverso interventi di sostegno alle attività di ricerca industriale e sviluppo sperimentale.

Altri interventi conclusi riguardano il cofinanziamento, sempre per Campania, Sicilia, Puglia e Calabria, dei bandi ‘Efficienza Energetica’, ‘Mobilità Sostenibile’ e ‘Made in Italy’ per la realizzazione dei Progetti di Innovazione industriale nazionali nelle aree tematiche individuate dal Programma nazionale Industria 2015 – Nello specifico, risultano decretati 8 progetti agevolati con risorse aggiuntive Pon, per un ammontare pari a 13,6 milioni di euro di impegno. A dicembre dello scorso anno è stato pubblicato un bando, per ulteriori 100 milioni di euro, per l’innovazione e la competitività del tessuto produttivo di grandi e piccole medie imprese.

Istruzione – L’accesso ai finanziamenti dei Programmi nazionali a titolarità del ministero dell’Istruzione, da parte delle istituzioni scolastiche, è subordinato all’iscrizione al sistema di valutazione nazionale predisposto dall’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione (Invalsi) e alla predisposizione di una scheda di autodiagnosi che riveli i punti di criticità sui quali progettare gli interventi. Ciò allo scopo di promuovere l’utilizzo degli strumenti di valutazione da parte delle scuole, per migliorare l’efficacia degli interventi.

Il Pon Fesr si focalizza sugli interventi orientati a diffondere l’utilizzo delle tecnologie dell’informazione (ambienti attrezzati e strumenti informatici); migliorare la qualità degli ambienti scolastici, con riguardo agli aspetti di ecosostenibilità e sicurezza; promuovere l’inclusione sociale, attraverso l’apertura delle scuole al territorio. Significativi alcuni dati di realizzazione negli ultimi due anni di attività, sia per il Pon Competenze per lo Sviluppo, sia per il Pon Ambienti per l’apprendimento:
- 152.000 partecipanti ad interventi per migliorare le competenze dei docenti;
- 500.000 partecipanti ad interventi per migliorare i livelli di conoscenza e competenza dei giovani;
- 240.000 studenti coinvolti in attività volte a promuovere il successo scolastico, le pari opportunità e l’inclusione sociale;
- 52.000 genitori partecipanti ad interventi per sensibilizzare e coinvolgere i genitori.
- 100.000 adulti in formazione per il recupero dell’istruzione di base.
Anche l’impegno economico correlato è rilevante e significativo: sono stati, infatti, stanziati circa 85 mila euro in media per ciascuna scuola per ogni anno scolastico dal 2007.

Il Programma operativo finanziato dal Fesr ha permesso, inoltre, di realizzare circa 12 mila laboratori, in media tre laboratori per scuola, per un importo complessivo di 236.486.332,78 euro con una media di 33.000 euro per ciascuna scuola. Grande l’attenzione è dedicata alle energie rinnovabili e al risparmio energetico. Lo stanziamento ammonta a circa 4 miliardi di euro. Parte consistente di tali risorse (1.607 milioni) è concentrata nel Programma Interregionale (Poin) ‘Energie rinnovabili e risparmio energetico’, una nuova forma di intervento basata sulla collaborazione istituzionale tra Calabria, Campania, Puglia e Sicilia e due amministrazioni centrali (ministero dello Sviluppo Economico e ministero dell’Ambiente).

Obiettivo: aumentare la quota di energia consumata proveniente da fonti rinnovabili e migliorare l’efficienza energetica. Si punta al potenziamento e alla modernizzazione delle reti di distribuzione di energia; agli incentivi all’indotto produttivo e al risparmio energetico; e ai progetti specifici a valenza dimostrativa nella produzione e nel risparmio energetico.

Fonte:Il Sud


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