sabato 29 maggio 2010

La negazione di Dio - Ferdinando II di Borbone e “la crisi degli zolfi sicilani"


di Ivan D'Addario


Guido Landi, nel suo "Istituzioni di diritto pubblico nel Regno delle Due Sicilie" scrisse che tale regno "fu considerato, sino alla vigilia della sua dissoluzione, una forte costruzione politica: pari almeno al Regno di Sardegna e superiore a tutti gli altri stati italiani".

La legislazione tecnicamente e formalmente accurata si ispirava al modello della Francia Napoleonica, il più progredito del secolo. Lo storico inglese Bolton King sostenne che nessuno stato in Italia poteva vantare istituzioni così progredite come quelle del Regno delle Due Sicilie. Tuttavia Lord Gladstone, non la pensava allo stesso modo definendo il Regno delle Due Sicilie “la negazione di Dio”, aprendo una vera e propria campagna denigratoria volta a delegittimare il regno di Ferdinando II di Borbone.


Dietro tale campagna denigratoria perpetrata dalla Gran Bretagna ai danni delle Due Sicilie si celavano questioni legate alla politica internazionale e agli accordi commerciali stipulati dai due paesi.


Nel 1800 l ‘Inghilterra opprimeva con la sua politica imperialista i popoli dell’Irlanda, dell’India e delle isole dello Jonio. Quando la Cina nel 1839 decretò il divieto di importazione dell’oppio da parte della Compagnia Inglese delle Indie orientali per tutelare la propria popolazione, il ministro degli esteri Palmerston ordinò lo sbarco di alcuni marinai inglesi con l’intenzione di provocare disordini che puntualmente si verificarono. A seguito dell’intervento della flotta britannica Hong Kong fu occupata e ceduta in seguito alla Gran Bretagna col trattato di Nanchino del 1842 divenendo un porto franco per l’importazione dell’oppio. In India gli inglesi imposero la vendita di stoffe di cotone prodotte in Inghilterra eliminando dal mercato indiano la produzione locale. In Inghilterra nelle miniere di carbone venivano impiegati donne e bambini per tirare i vagoni poiché il loro costo è inferiore al mantenimento dei cavalli...


Ferdinando di Borbone nacque a Palermo il 12 gennaio 1810, durante gli anni dell’esilio Borbonico dovuta all’invasione francese nel Regno di Napoli (1806-1815). Il re crebbe ascoltando in famiglia le forti lamentele contro gli inglesi che col pretesto di proteggere i Borboni in Sicilia, cercavano di pilotare la politica napoletana secondo gli interessi del governo britannico.


In seguito, e precisamente dopo la restaurazione, a causa dei condizionamenti imposti dagli alleati e dalla rivoluzione del 1820 Ferdinando vide nuovamente il regno occupato, questa volta dagli austriaci. Non deve sorprendere pertanto se nel giovane Ferdinando maturi un forte sentimento di indipendenza del regno, lontano da ogni condizionamento esterno.
L’ascesa al trono del Regno delle Due Sicilie l’8 novembre 1830 ad appena vent’anni, determinò una ventata di entusiasmo paragonabile a quella che si ebbe nel 1734 con Carlo di Borbone e sin dai primi anni del suo governo le potenze europee si accorsero che il giovane re non sarebbe stato facilmente manovrabile. Il nuovo re non sarebbe stato né filo-francese né filo-inglese ma esclusivamente duosiciliano.

Egli diede immediata prova di determinazione e di un preciso piano di governo mirato alla riorganizzazione del proprio Stato, alla riduzione del debito pubblico, al potenziamento dell’esercito e della marina duo-siciliana (quella commerciale terza al mondo dopo Inghilterra e Francia) nonché allo sviluppo industriale e al miglioramento dell’ordine pubblico.

Il re con una serie di viaggi prese contatto con le popolazioni delle province, esaminando personalmente i problemi locali e promovendo numerosi interventi. Ferdinando cercò sempre di sottrarre il proprio stato dalle mire imperialiste di Inghilterra e Francia, che avevano in quel tempo numerosi interessi nel Mediterraneo. Il sovrano duosiciliano adottò inoltre un modello politico-economico di tipo protezionistico, ispirandosi in gran parte al modello francese di Jean-Baptiste Colbert che aveva consentito lo sviluppo dell’industria transalpina. Parte della storiografia ha considerato il governo di Ferdinando II come l’artefice di un progressivo isolamento internazionale del Regno delle Due Sicilie. Secondo un’espressione frequentemente ripetuta nel regno, Ferdinando II come padre dei suoi sudditi aveva introdotto nel suo paese pace, abbondanza, e giustizia. La sua volontà di migliorare e modernizzare il proprio apparato industriale (il regno vantava la costruzione dei più grandi cantieri navali d’Europa), sotto il diretto controllo dello Stato portò in beve il regno a vantare la costruzione delle prime industrie italiane, soprattutto del settore tessile e metallurgico. Anche l’agricoltura e l’allevamento vengono sviluppate attraverso la creazione di appositi centri studi statali e un sistema di finanziamento alla piccola proprietà rappresentata dai Monti Frumentari.


Mentre l’impero britannico imponeva con l’uso della forza e dietro la minaccia della sua flotta militare la propria politica commerciale, il regno di Ferdinando II fu un regno pacifico, amante della pace e lontano da mire espansionistiche o imperialiste che permise iniziative scientifiche e culturali di ampio respiro e libertà.


Con Feridnando II il consuetudinario rapporto anglo-borbonico entrò in crisi a causa della questione degli zolfi della Sicilia. Il re duosiciliano a causa di un calo dei prezzi dovuta alla sovrapproduzione decise di sottrarre la produzione dello zolfo siciliano (unica in Europa) agli inglesi -i quali ne disponevano a piacimento e in regime di monopolio sin dal 1816- stipulando un vantaggioso contratto con la società francese Taix-Aycard che già qualche anno prima ne aveva fatto richiesta. Il governo britannico non limitandosi alle sole proteste inviò una squadra navale nel golfo di Napoli, alcune navi mercantili battenti bandiera duosiciliana vennero intercettate e scortate fino a Malta. Ferdianando II per tutta risposta intimò l’embargo a tutte le navi inglesi sorprese nelle acque territoriali del suo regno e inviò contemporaneamente un contingente di 12.000 uomini in Sicilia pronti a intervenire. Il 21 luglio 1840 grazie alla mediazione del re di Francia Luigi Filippo e del Metternich venne annullato il contratto con i Francesi previo risarcimento dei danni agli inglesi.


Gli zolfi siciliani non furono tuttavia l’unico motivo di attrito tra l’Inghilterra e le Due Sicilie. A complicare i rapporti tra i due stati aveva già contribuitola comparsa di un’isoletta a circa 40 km dalla costa siciliana nel 1831. L’isoletta suscitò subito l’interesse di Gran Bretagna e Francia, che nel Mar Mediterraneo cercavano punti strategici per gli approdi delle loro navi, sia mercantili che militari.

L’Inghilterra, trovandosi col suo ammiraglio sir Percival Otham in prossimità dell’isola, vi prese subito possesso in nome della Corona Britannica e in agosto giunse sul posto il capitano Jenhouse, che piantandoci la bandiera britannica, la ribattezzò isola “Graham”. Successivamente i francesi intervenuti per effettuare rilievi e ricognizioni la ribattezzarono “Iulia” in riferimento alla sua comparsa avvenuta nel mese di luglio. Questi avvenimenti causarono inevitabilmente il malcontento e le proteste degli abitanti del Regno delle Due Sicilie, che assieme a quelle del capitano Corrao arrivarono ai Borbone. Si propose quindi di nominare l’isola “Corrao”, chiedendo inoltre al re provvedimenti contro l’ingerenza inglese nelle acque territoriali duosiciliane. Ferdinando II, inviò allora sul posto la corvetta “Etna” al comando del capitano Corrao il quale, arrivato sull’isola, piantò la bandiera borbonica ribattezzandola “Ferdinandea” in onore del sovrano.


Verso la fine d’ottobre del 1831 il governo borbonico inviò ai governi di Gran Bretagna e Francia una memoria con la quale oltre a informare i due paesi dell’accaduto, sottolineò che a norma del diritto internazionale la nuova terra apparteneva di diritto alla Sicilia. Tuttavia i due governi a quanto pare non fornirono alcuna risposta ai duosiciliani aprendo così una frattura tra le relazioni diplomatiche degli stati, tutti interessati a garantirsi la proprietà dell’isola nel Mediterraneo. Nel dicembre dello stesso anno fortunatamente l’isoletta si inabissò evitando quello che si verificherà nel 1992 tra l’Inghilterra e l’Argentina per le Falkland (o Malvinas). A creare scompiglio tra i due paesi non ci furono soltanto questioni di politica internazionale ma anche di carattere familiare. Il fratello del re, Carlo principe di Capua si rese protagonista infatti di una fuga d’amore con una protestante inglese parente di Lord Palmerston. I due si sposarono a Malta e Ferdinando contrario al matrimonio escluse i due amanti dalla famiglia reale con tutte le conseguenze che ne derivavano suscitando l’ira del governo britannico.


Come se non bastasse nel 1851 Ferdinando II decise di concedere ad alcune navi russe l’uso dei porti delle Due Sicilie. A seguito di tale decisione l’Inghilterra si vide minacciare seriamente la sua egemonia nel Mediterraneo basti pensare che nello stesso anno maturò uno stato di tensione tra Turchia e Russia che cercava di allargare la sua influenza nei Balcani.


La Gran Bretagna ritenendo la questione degli zolfi e più in generale la condotta politica di Feridnando II come oltraggiose si impegnò a screditare le Due Sicilie attraverso una vera e propria campagna denigratoria.


Il 17 luglio 1851 il governo britannico fa diffondere in tutte le ambasciate europee una lettera del Gladstone inviata a Lord Aberdeen nella quale si legge che il Regno delle Due Sicilie è ritenuto "la negazione di Dio eretta a sistema di governo". La pubblicazione della lettera sui più famosi giornali europei produsse l’effetto sperato dalla Gran Bretagna dando un immagine negativa del Regno duosiciliano a tutta l’Europa. Il Gladstone mosse tali accuse al governo duosiciliano riferendosi a una sua presunta visita alle carceri napoletane dove erano detenuti alcuni capi della rivolta del 15 maggio 1848.


Il Gladstone si recò a Napoli nel 1888 dopo l’annessione al Regno d’Italia e in tale occasione confessò ai vertici del Partito Liberale di non aver mai messo piede in nessun carcere delle Due Sicilie ma che scrisse tali accuse su incarico di Lord Palmerston per screditare il regno.

Il Lord britannico era venuto nel Mezzogiorno per seguire le vicende del processo tenutosi presso la Gran Corte Criminale di Napoli contro i rivoltosi del ‘48, ma in tale occasione neanche lui visitò alcun carcere.


Riferimenti bibliografici:


A. Spagnoletti, Storia del Regno delle Due Sicilie; Bologna 1997
A.A.V.V, La storia proibita; Napoli 2001
A. Pagano, Due Sicilie 1830-1880; Lecce 2002
S. Trevisani, Borboni e briganti; Lecce 2002
F. Mastroberti, Tra scienza e arbitrio. Il problema giudiziario e penale nelle Sicilie dal 1821 al 1848; Bari 2005
P. Colletta; Storia del Reame di Napoli;
G. Landi; Istituzioni di diritto pubblico del Regno delle Due Sicilie.
M. Herman; Napoli al tempo di re Bomba; Napoli 1995


Fonte: InStoria
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di Ivan D'Addario


Guido Landi, nel suo "Istituzioni di diritto pubblico nel Regno delle Due Sicilie" scrisse che tale regno "fu considerato, sino alla vigilia della sua dissoluzione, una forte costruzione politica: pari almeno al Regno di Sardegna e superiore a tutti gli altri stati italiani".

La legislazione tecnicamente e formalmente accurata si ispirava al modello della Francia Napoleonica, il più progredito del secolo. Lo storico inglese Bolton King sostenne che nessuno stato in Italia poteva vantare istituzioni così progredite come quelle del Regno delle Due Sicilie. Tuttavia Lord Gladstone, non la pensava allo stesso modo definendo il Regno delle Due Sicilie “la negazione di Dio”, aprendo una vera e propria campagna denigratoria volta a delegittimare il regno di Ferdinando II di Borbone.


Dietro tale campagna denigratoria perpetrata dalla Gran Bretagna ai danni delle Due Sicilie si celavano questioni legate alla politica internazionale e agli accordi commerciali stipulati dai due paesi.


Nel 1800 l ‘Inghilterra opprimeva con la sua politica imperialista i popoli dell’Irlanda, dell’India e delle isole dello Jonio. Quando la Cina nel 1839 decretò il divieto di importazione dell’oppio da parte della Compagnia Inglese delle Indie orientali per tutelare la propria popolazione, il ministro degli esteri Palmerston ordinò lo sbarco di alcuni marinai inglesi con l’intenzione di provocare disordini che puntualmente si verificarono. A seguito dell’intervento della flotta britannica Hong Kong fu occupata e ceduta in seguito alla Gran Bretagna col trattato di Nanchino del 1842 divenendo un porto franco per l’importazione dell’oppio. In India gli inglesi imposero la vendita di stoffe di cotone prodotte in Inghilterra eliminando dal mercato indiano la produzione locale. In Inghilterra nelle miniere di carbone venivano impiegati donne e bambini per tirare i vagoni poiché il loro costo è inferiore al mantenimento dei cavalli...


Ferdinando di Borbone nacque a Palermo il 12 gennaio 1810, durante gli anni dell’esilio Borbonico dovuta all’invasione francese nel Regno di Napoli (1806-1815). Il re crebbe ascoltando in famiglia le forti lamentele contro gli inglesi che col pretesto di proteggere i Borboni in Sicilia, cercavano di pilotare la politica napoletana secondo gli interessi del governo britannico.


In seguito, e precisamente dopo la restaurazione, a causa dei condizionamenti imposti dagli alleati e dalla rivoluzione del 1820 Ferdinando vide nuovamente il regno occupato, questa volta dagli austriaci. Non deve sorprendere pertanto se nel giovane Ferdinando maturi un forte sentimento di indipendenza del regno, lontano da ogni condizionamento esterno.
L’ascesa al trono del Regno delle Due Sicilie l’8 novembre 1830 ad appena vent’anni, determinò una ventata di entusiasmo paragonabile a quella che si ebbe nel 1734 con Carlo di Borbone e sin dai primi anni del suo governo le potenze europee si accorsero che il giovane re non sarebbe stato facilmente manovrabile. Il nuovo re non sarebbe stato né filo-francese né filo-inglese ma esclusivamente duosiciliano.

Egli diede immediata prova di determinazione e di un preciso piano di governo mirato alla riorganizzazione del proprio Stato, alla riduzione del debito pubblico, al potenziamento dell’esercito e della marina duo-siciliana (quella commerciale terza al mondo dopo Inghilterra e Francia) nonché allo sviluppo industriale e al miglioramento dell’ordine pubblico.

Il re con una serie di viaggi prese contatto con le popolazioni delle province, esaminando personalmente i problemi locali e promovendo numerosi interventi. Ferdinando cercò sempre di sottrarre il proprio stato dalle mire imperialiste di Inghilterra e Francia, che avevano in quel tempo numerosi interessi nel Mediterraneo. Il sovrano duosiciliano adottò inoltre un modello politico-economico di tipo protezionistico, ispirandosi in gran parte al modello francese di Jean-Baptiste Colbert che aveva consentito lo sviluppo dell’industria transalpina. Parte della storiografia ha considerato il governo di Ferdinando II come l’artefice di un progressivo isolamento internazionale del Regno delle Due Sicilie. Secondo un’espressione frequentemente ripetuta nel regno, Ferdinando II come padre dei suoi sudditi aveva introdotto nel suo paese pace, abbondanza, e giustizia. La sua volontà di migliorare e modernizzare il proprio apparato industriale (il regno vantava la costruzione dei più grandi cantieri navali d’Europa), sotto il diretto controllo dello Stato portò in beve il regno a vantare la costruzione delle prime industrie italiane, soprattutto del settore tessile e metallurgico. Anche l’agricoltura e l’allevamento vengono sviluppate attraverso la creazione di appositi centri studi statali e un sistema di finanziamento alla piccola proprietà rappresentata dai Monti Frumentari.


Mentre l’impero britannico imponeva con l’uso della forza e dietro la minaccia della sua flotta militare la propria politica commerciale, il regno di Ferdinando II fu un regno pacifico, amante della pace e lontano da mire espansionistiche o imperialiste che permise iniziative scientifiche e culturali di ampio respiro e libertà.


Con Feridnando II il consuetudinario rapporto anglo-borbonico entrò in crisi a causa della questione degli zolfi della Sicilia. Il re duosiciliano a causa di un calo dei prezzi dovuta alla sovrapproduzione decise di sottrarre la produzione dello zolfo siciliano (unica in Europa) agli inglesi -i quali ne disponevano a piacimento e in regime di monopolio sin dal 1816- stipulando un vantaggioso contratto con la società francese Taix-Aycard che già qualche anno prima ne aveva fatto richiesta. Il governo britannico non limitandosi alle sole proteste inviò una squadra navale nel golfo di Napoli, alcune navi mercantili battenti bandiera duosiciliana vennero intercettate e scortate fino a Malta. Ferdianando II per tutta risposta intimò l’embargo a tutte le navi inglesi sorprese nelle acque territoriali del suo regno e inviò contemporaneamente un contingente di 12.000 uomini in Sicilia pronti a intervenire. Il 21 luglio 1840 grazie alla mediazione del re di Francia Luigi Filippo e del Metternich venne annullato il contratto con i Francesi previo risarcimento dei danni agli inglesi.


Gli zolfi siciliani non furono tuttavia l’unico motivo di attrito tra l’Inghilterra e le Due Sicilie. A complicare i rapporti tra i due stati aveva già contribuitola comparsa di un’isoletta a circa 40 km dalla costa siciliana nel 1831. L’isoletta suscitò subito l’interesse di Gran Bretagna e Francia, che nel Mar Mediterraneo cercavano punti strategici per gli approdi delle loro navi, sia mercantili che militari.

L’Inghilterra, trovandosi col suo ammiraglio sir Percival Otham in prossimità dell’isola, vi prese subito possesso in nome della Corona Britannica e in agosto giunse sul posto il capitano Jenhouse, che piantandoci la bandiera britannica, la ribattezzò isola “Graham”. Successivamente i francesi intervenuti per effettuare rilievi e ricognizioni la ribattezzarono “Iulia” in riferimento alla sua comparsa avvenuta nel mese di luglio. Questi avvenimenti causarono inevitabilmente il malcontento e le proteste degli abitanti del Regno delle Due Sicilie, che assieme a quelle del capitano Corrao arrivarono ai Borbone. Si propose quindi di nominare l’isola “Corrao”, chiedendo inoltre al re provvedimenti contro l’ingerenza inglese nelle acque territoriali duosiciliane. Ferdinando II, inviò allora sul posto la corvetta “Etna” al comando del capitano Corrao il quale, arrivato sull’isola, piantò la bandiera borbonica ribattezzandola “Ferdinandea” in onore del sovrano.


Verso la fine d’ottobre del 1831 il governo borbonico inviò ai governi di Gran Bretagna e Francia una memoria con la quale oltre a informare i due paesi dell’accaduto, sottolineò che a norma del diritto internazionale la nuova terra apparteneva di diritto alla Sicilia. Tuttavia i due governi a quanto pare non fornirono alcuna risposta ai duosiciliani aprendo così una frattura tra le relazioni diplomatiche degli stati, tutti interessati a garantirsi la proprietà dell’isola nel Mediterraneo. Nel dicembre dello stesso anno fortunatamente l’isoletta si inabissò evitando quello che si verificherà nel 1992 tra l’Inghilterra e l’Argentina per le Falkland (o Malvinas). A creare scompiglio tra i due paesi non ci furono soltanto questioni di politica internazionale ma anche di carattere familiare. Il fratello del re, Carlo principe di Capua si rese protagonista infatti di una fuga d’amore con una protestante inglese parente di Lord Palmerston. I due si sposarono a Malta e Ferdinando contrario al matrimonio escluse i due amanti dalla famiglia reale con tutte le conseguenze che ne derivavano suscitando l’ira del governo britannico.


Come se non bastasse nel 1851 Ferdinando II decise di concedere ad alcune navi russe l’uso dei porti delle Due Sicilie. A seguito di tale decisione l’Inghilterra si vide minacciare seriamente la sua egemonia nel Mediterraneo basti pensare che nello stesso anno maturò uno stato di tensione tra Turchia e Russia che cercava di allargare la sua influenza nei Balcani.


La Gran Bretagna ritenendo la questione degli zolfi e più in generale la condotta politica di Feridnando II come oltraggiose si impegnò a screditare le Due Sicilie attraverso una vera e propria campagna denigratoria.


Il 17 luglio 1851 il governo britannico fa diffondere in tutte le ambasciate europee una lettera del Gladstone inviata a Lord Aberdeen nella quale si legge che il Regno delle Due Sicilie è ritenuto "la negazione di Dio eretta a sistema di governo". La pubblicazione della lettera sui più famosi giornali europei produsse l’effetto sperato dalla Gran Bretagna dando un immagine negativa del Regno duosiciliano a tutta l’Europa. Il Gladstone mosse tali accuse al governo duosiciliano riferendosi a una sua presunta visita alle carceri napoletane dove erano detenuti alcuni capi della rivolta del 15 maggio 1848.


Il Gladstone si recò a Napoli nel 1888 dopo l’annessione al Regno d’Italia e in tale occasione confessò ai vertici del Partito Liberale di non aver mai messo piede in nessun carcere delle Due Sicilie ma che scrisse tali accuse su incarico di Lord Palmerston per screditare il regno.

Il Lord britannico era venuto nel Mezzogiorno per seguire le vicende del processo tenutosi presso la Gran Corte Criminale di Napoli contro i rivoltosi del ‘48, ma in tale occasione neanche lui visitò alcun carcere.


Riferimenti bibliografici:


A. Spagnoletti, Storia del Regno delle Due Sicilie; Bologna 1997
A.A.V.V, La storia proibita; Napoli 2001
A. Pagano, Due Sicilie 1830-1880; Lecce 2002
S. Trevisani, Borboni e briganti; Lecce 2002
F. Mastroberti, Tra scienza e arbitrio. Il problema giudiziario e penale nelle Sicilie dal 1821 al 1848; Bari 2005
P. Colletta; Storia del Reame di Napoli;
G. Landi; Istituzioni di diritto pubblico del Regno delle Due Sicilie.
M. Herman; Napoli al tempo di re Bomba; Napoli 1995


Fonte: InStoria

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