
di Ivan D'Addario
Guido Landi, nel suo "Istituzioni di diritto pubblico nel Regno delle Due Sicilie" scrisse che tale regno "fu considerato, sino alla vigilia della sua dissoluzione, una forte costruzione politica: pari almeno al Regno di Sardegna e superiore a tutti gli altri stati italiani".
La legislazione tecnicamente e formalmente accurata si ispirava al modello della Francia Napoleonica, il più progredito del secolo. Lo storico inglese Bolton King sostenne che nessuno stato in Italia poteva vantare istituzioni così progredite come quelle del Regno delle Due Sicilie. Tuttavia Lord Gladstone, non la pensava allo stesso modo definendo il Regno delle Due Sicilie “la negazione di Dio”, aprendo una vera e propria campagna denigratoria volta a delegittimare il regno di Ferdinando II di Borbone.
Dietro  tale campagna denigratoria perpetrata dalla Gran Bretagna ai danni delle Due  Sicilie si celavano questioni legate alla politica internazionale e agli accordi  commerciali stipulati dai due paesi.
 
Nel  1800 l ‘Inghilterra opprimeva con la sua politica imperialista i popoli  dell’Irlanda, dell’India e delle isole dello Jonio. Quando la Cina nel 1839  decretò il divieto di importazione dell’oppio da parte della Compagnia Inglese  delle Indie orientali per tutelare la propria popolazione, il ministro degli  esteri Palmerston ordinò lo sbarco di alcuni marinai inglesi con l’intenzione di  provocare disordini che puntualmente si verificarono. A seguito dell’intervento  della flotta britannica Hong Kong fu occupata e ceduta in seguito alla Gran  Bretagna col trattato di Nanchino del 1842 divenendo un porto franco per  l’importazione dell’oppio. In India gli inglesi imposero la vendita di stoffe di  cotone prodotte in Inghilterra eliminando dal mercato indiano la produzione  locale. In Inghilterra nelle miniere di carbone venivano impiegati donne e  bambini per tirare i vagoni poiché il loro costo è inferiore al mantenimento dei  cavalli...
 
Ferdinando  di Borbone nacque a Palermo il 12 gennaio 1810, durante gli anni dell’esilio  Borbonico dovuta all’invasione francese nel Regno di Napoli (1806-1815). Il re  crebbe ascoltando in famiglia le forti lamentele contro gli inglesi che col  pretesto di proteggere i Borboni in Sicilia, cercavano di pilotare la politica  napoletana secondo gli interessi del governo britannico.
 
In  seguito, e precisamente dopo la restaurazione, a causa dei condizionamenti  imposti dagli alleati e dalla rivoluzione del 1820 Ferdinando vide nuovamente il  regno occupato, questa volta dagli austriaci. Non deve sorprendere pertanto se  nel giovane Ferdinando maturi un forte sentimento di indipendenza del regno,  lontano da ogni condizionamento esterno.
L’ascesa al trono del Regno delle  Due Sicilie l’8 novembre 1830 ad appena vent’anni, determinò una ventata di  entusiasmo paragonabile a quella che si ebbe nel 1734 con Carlo di Borbone e sin  dai primi anni del suo governo le potenze europee si accorsero che il giovane re  non sarebbe stato facilmente manovrabile. Il nuovo re non sarebbe stato né  filo-francese né filo-inglese ma esclusivamente duosiciliano.
 
Egli diede immediata prova di determinazione e di un preciso piano di governo mirato alla riorganizzazione del proprio Stato, alla riduzione del debito pubblico, al potenziamento dell’esercito e della marina duo-siciliana (quella commerciale terza al mondo dopo Inghilterra e Francia) nonché allo sviluppo industriale e al miglioramento dell’ordine pubblico.
Il re con una serie di viaggi prese contatto con le popolazioni delle province, esaminando personalmente i problemi locali e promovendo numerosi interventi. Ferdinando cercò sempre di sottrarre il proprio stato dalle mire imperialiste di Inghilterra e Francia, che avevano in quel tempo numerosi interessi nel Mediterraneo. Il sovrano duosiciliano adottò inoltre un modello politico-economico di tipo protezionistico, ispirandosi in gran parte al modello francese di Jean-Baptiste Colbert che aveva consentito lo sviluppo dell’industria transalpina. Parte della storiografia ha considerato il governo di Ferdinando II come l’artefice di un progressivo isolamento internazionale del Regno delle Due Sicilie. Secondo un’espressione frequentemente ripetuta nel regno, Ferdinando II come padre dei suoi sudditi aveva introdotto nel suo paese pace, abbondanza, e giustizia. La sua volontà di migliorare e modernizzare il proprio apparato industriale (il regno vantava la costruzione dei più grandi cantieri navali d’Europa), sotto il diretto controllo dello Stato portò in beve il regno a vantare la costruzione delle prime industrie italiane, soprattutto del settore tessile e metallurgico. Anche l’agricoltura e l’allevamento vengono sviluppate attraverso la creazione di appositi centri studi statali e un sistema di finanziamento alla piccola proprietà rappresentata dai Monti Frumentari.
Mentre  l’impero britannico imponeva con l’uso della forza e dietro la minaccia della  sua flotta militare la propria politica commerciale, il regno di Ferdinando II  fu un regno pacifico, amante della pace e lontano da mire espansionistiche o  imperialiste che permise iniziative scientifiche e culturali di ampio respiro e  libertà.
 
Con  Feridnando II il consuetudinario rapporto anglo-borbonico entrò in crisi a causa  della questione degli zolfi della Sicilia. Il re duosiciliano a causa di un calo  dei prezzi dovuta alla sovrapproduzione decise di sottrarre la produzione dello  zolfo siciliano (unica in Europa) agli inglesi -i quali ne disponevano a  piacimento e in regime di monopolio sin dal 1816- stipulando un vantaggioso  contratto con la società francese Taix-Aycard che già qualche anno prima ne  aveva fatto richiesta. Il governo britannico non limitandosi alle sole proteste  inviò una squadra navale nel golfo di Napoli, alcune navi mercantili battenti  bandiera duosiciliana vennero intercettate e scortate fino a Malta. Ferdianando  II per tutta risposta intimò l’embargo a tutte le navi inglesi sorprese nelle  acque territoriali del suo regno e inviò contemporaneamente un contingente di  12.000 uomini in Sicilia pronti a intervenire. Il 21 luglio 1840 grazie alla  mediazione del re di Francia Luigi Filippo e del Metternich venne annullato il  contratto con i Francesi previo risarcimento dei danni agli inglesi.
 
Gli  zolfi siciliani non furono tuttavia l’unico motivo di attrito tra l’Inghilterra  e le Due Sicilie. A complicare i rapporti tra i due stati aveva già  contribuitola comparsa di un’isoletta a circa 40 km dalla costa siciliana nel  1831. L’isoletta suscitò subito l’interesse di Gran Bretagna e Francia, che nel  Mar Mediterraneo cercavano punti strategici per gli approdi delle loro navi, sia  mercantili che militari.
 L’Inghilterra, trovandosi col suo ammiraglio sir Percival Otham in prossimità dell’isola, vi prese subito possesso in nome della Corona Britannica e in agosto giunse sul posto il capitano Jenhouse, che piantandoci la bandiera britannica, la ribattezzò isola “Graham”. Successivamente i francesi intervenuti per effettuare rilievi e ricognizioni la ribattezzarono “Iulia” in riferimento alla sua comparsa avvenuta nel mese di luglio. Questi avvenimenti causarono inevitabilmente il malcontento e le proteste degli abitanti del Regno delle Due Sicilie, che assieme a quelle del capitano Corrao arrivarono ai Borbone. Si propose quindi di nominare l’isola “Corrao”, chiedendo inoltre al re provvedimenti contro l’ingerenza inglese nelle acque territoriali duosiciliane. Ferdinando II, inviò allora sul posto la corvetta “Etna” al comando del capitano Corrao il quale, arrivato sull’isola, piantò la bandiera borbonica ribattezzandola “Ferdinandea” in onore del sovrano.
Verso  la fine d’ottobre del 1831 il governo borbonico inviò ai governi di Gran  Bretagna e Francia una memoria con la quale oltre a informare i due paesi  dell’accaduto, sottolineò che a norma del diritto internazionale la nuova terra  apparteneva di diritto alla Sicilia. Tuttavia i due governi a quanto pare non  fornirono alcuna risposta ai duosiciliani aprendo così una frattura tra le  relazioni diplomatiche degli stati, tutti interessati a garantirsi la proprietà  dell’isola nel Mediterraneo. Nel dicembre dello stesso anno fortunatamente  l’isoletta si inabissò evitando quello che si verificherà nel 1992 tra  l’Inghilterra e l’Argentina per le Falkland (o Malvinas). A creare scompiglio  tra i due paesi non ci furono soltanto questioni di politica internazionale ma  anche di carattere familiare. Il fratello del re, Carlo principe di Capua si  rese protagonista infatti di una fuga d’amore con una protestante inglese  parente di Lord Palmerston. I due si sposarono a Malta e Ferdinando contrario al  matrimonio escluse i due amanti dalla famiglia reale con tutte le conseguenze  che ne derivavano suscitando l’ira del governo britannico.
 
Come  se non bastasse nel 1851 Ferdinando II decise di concedere ad alcune navi russe  l’uso dei porti delle Due Sicilie. A seguito di tale decisione l’Inghilterra si  vide minacciare seriamente la sua egemonia nel Mediterraneo basti pensare che  nello stesso anno maturò uno stato di tensione tra Turchia e Russia che cercava  di allargare la sua influenza nei Balcani.
 
La  Gran Bretagna ritenendo la questione degli zolfi e più in generale la condotta  politica di Feridnando II come oltraggiose si impegnò a screditare le Due  Sicilie attraverso una vera e propria campagna denigratoria.
 
Il  17 luglio 1851 il governo britannico fa diffondere in tutte le ambasciate  europee una lettera del Gladstone inviata a Lord Aberdeen nella quale si legge  che il Regno delle Due Sicilie è ritenuto "la negazione di Dio eretta a sistema  di governo". La pubblicazione della lettera sui più famosi giornali europei  produsse l’effetto sperato dalla Gran Bretagna dando un immagine negativa del  Regno duosiciliano a tutta l’Europa. Il Gladstone mosse tali accuse al governo  duosiciliano riferendosi a una sua presunta visita alle carceri napoletane dove  erano detenuti alcuni capi della rivolta del 15 maggio 1848.
 
Il  Gladstone si recò a Napoli nel 1888 dopo l’annessione al Regno d’Italia e in  tale occasione confessò ai vertici del Partito Liberale di non aver mai messo  piede in nessun carcere delle Due Sicilie ma che scrisse tali accuse su incarico  di Lord Palmerston per screditare il regno.
 Il  Lord britannico era venuto nel Mezzogiorno per seguire le vicende del processo  tenutosi presso la Gran Corte Criminale di Napoli contro i rivoltosi del ‘48, ma  in tale occasione neanche lui visitò alcun carcere.
 
Riferimenti  bibliografici:
 
A.  Spagnoletti, Storia del Regno delle Due Sicilie; Bologna 1997
A.A.V.V, La  storia proibita; Napoli 2001
A. Pagano, Due Sicilie 1830-1880; Lecce  2002
S. Trevisani, Borboni e briganti; Lecce 2002
F. Mastroberti, Tra  scienza e arbitrio. Il problema giudiziario e penale nelle Sicilie dal 1821 al  1848; Bari 2005
P. Colletta; Storia del Reame di Napoli;
G. Landi;  Istituzioni di diritto pubblico del Regno delle Due Sicilie.
M. Herman;  Napoli al tempo di re Bomba; Napoli 1995
Fonte: InStoria




 
 
 
 
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