sabato 23 gennaio 2010

Lettera a Mario Cervi



Di
Ubaldo Sterlicchio.

Per opportuna e doverosa conoscenza, riporto, qui di seguito, la mia lettera a Cervi, in risposta al suo ultimo articolo sul risorgimento, che gli ho inviato tramite il direttore de Il Giornale (
direttoreweb@ilgiornale.it).

"""Egregio dottor Cervi,

se lo tenga pure quel “disastro storico” per l’Italia e, soprattutto, quello “stupro” per il Sud, che Lei chiama risorgimento!

Se li tenga pure i Suoi “padri della patria” che unificarono la penisola “contro” gli italiani.

Sì, perché Cavour, Garibaldi, Mazzini, Vittorio Emanuele II, combattendo la Chiesa e la stessa religione cattolica, come Lei peraltro riconosce, unificarono la penisola con la forza delle armi, contro la volontà della maggioranza degli italiani, calpestando secoli di tradizioni, di cultura, di civiltà giuridica, di storia. In tal senso, fu sì un “risorgimento”, ma del paganesimo e della barbarie, realizzato attraverso corruzione, tradimenti, violenze, devastazioni, massacri, profanazioni, saccheggi, ruberie, intrallazzi e nefandezze d’ogni sorta.

Voglio ricordarLe, a tale riguardo, un’affermazione del compianto Indro Montanelli, che più o meno diceva così: «l’Italia di oggi, legittima o bastarda, è pur sempre figlia dell’Italia di ieri»; e l’intero Suo articolo ne è una conferma: una pianta malata (il risorgimento) ha potuto produrre solo frutti malati (le repressioni brutali, le patetiche guerre coloniali, le due guerre mondiali, il fascismo, le due guerre civili, il terrorismo rosso ed il terrorismo nero, la corruzione, gli scandali, le ruberie, etc...).

Ma c’è di più.

Garibaldi, Mazzini, Cavour, Vittorio Emanuele II sono stati i più acerrimi nemici del Sud d’Italia e del suo popolo e noi meridionali stiamo ancora pagando per gli immensi guasti da costoro provocati. Per tutti noi meridionali, festeggiare il risorgimento, celebrandone gli artefici, è come se gli ebrei festeggiassero l’Olocausto, osannando Hitler e i criminali nazisti che li hanno sterminati.

Infatti, la rovina dell’antico, ricco, prospero e pacifico Regno delle Due Sicilie è cominciata proprio in quel maledetto anno 1860, allorquando, con l’arrivo di Garibaldi e dei suoi compagni di merenda, ha perso la propria indipendenza. A seguito della violenta invasione e della brutale annessione manu militari, il Sud è stato saccheggiato, devastato e ridotto al rango di semplice "colonia" del Nord! Il suo popolo è stato massacrato (lasciando sul campo 1 milione di morti, ammazzati dai “fratelli d’Italia” in battaglie campali, con la repressione dell'insorgenza popolare – bollata dispregiativamente con il termine di "brigantaggio" – con le indiscriminate fucilazioni in massa, nonché nei campi di sterminio), ridotto alla fame e, quindi, costretto ad emigrare (non meno di 26 milioni di meridionali, dal momento della conquista piemontese ad oggi, hanno dovuto abbandonare la propria Patria).

Fu allora che nacque la c.d. “Questione Meridionale”, tuttora irrisolta.

Non è cosa onesta, quindi, dimenticare, ma occorre far conoscere a tutti gli italiani la verità – anche se scomoda – per togliere la cappa di menzogna che grava ancora sugli eventi che portarono alla conquista del Sud. E la Verità deve essere conosciuta appieno soprattutto dai giovani, smettendola di raccontare loro la solita favoletta risorgimentale, secondo la quale il Sud era “arretrato” e che Garibaldi & company sono venuti a “liberarci” dalla tirannide borbonica. Ingannare i nostri ragazzi (come lo siamo stati noi adulti quando eravamo studenti!) con queste colossali fandonie è altamente diseducativo.

Si faccia, quindi, prevalere l’onestà intellettuale e si chiamino le cose con i loro veri nomi: una strage è una strage, un assassino è un assassino, un ladro è un ladro.

Lo Stato italiano e tutti coloro (compresi quei meridionali ignoranti o in malafede) che vogliono “celebrare” quel risorgimento ed “osannare” i suoi artefici, sono contro il Sud ed il suo popolo.

Se, al contrario, si vuole davvero fare l'Unità d'Italia (quella spirituale e morale, oltre che territoriale), non la si può fondare sulle falsità, sulle ipocrisie, sulle menzogne, sulle stragi impunite e pure negate, sulla corruzione, sulle rapine e sui saccheggi.

Le bugie non portano da nessuna parte!

Egregio dottor Cervi,

per quanto ho evidenziato, noi meridionali non possiamo guardare al risorgimento per ritrovare la “nostra” Patria; un popolo non può prendersi in giro sulla propria storia!

E se vogliamo che l’Italia diventi finalmente un paese “normale”, dobbiamo partire proprio da qui. Basta con le ipocrisie e con le menzogne: il Sud d'Italia, in particolare, ha bisogno di ritrovare quella giustizia e quella dignità che i vincitori del 1860-61 gli hanno negato per esaltare la corruzione, il tradimento, la falsità.

E la giustizia verso il Sud deve cominciare proprio dalle verità della Storia.

Ripartiamo allora dalla storia d'Italia, ma da quella “vera”, cioè quella basata su documenti inoppugnabili, non sulle solite storielle risorgimentaliste inventate di sana pianta e raccontateci fino alla noia, per ben 150 anni, da storiografi prezzolati, che hanno voluto solo compiacere al vincitore sabaudo-piemontese.

Solamente allora tutti gli italiani – dalle Alpi a Pantelleria – potranno avere una memoria condivisa!


Distinti saluti, Ubaldo Sterlicchio.


21 gennaio 2010."""

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Di
Ubaldo Sterlicchio.

Per opportuna e doverosa conoscenza, riporto, qui di seguito, la mia lettera a Cervi, in risposta al suo ultimo articolo sul risorgimento, che gli ho inviato tramite il direttore de Il Giornale (
direttoreweb@ilgiornale.it).

"""Egregio dottor Cervi,

se lo tenga pure quel “disastro storico” per l’Italia e, soprattutto, quello “stupro” per il Sud, che Lei chiama risorgimento!

Se li tenga pure i Suoi “padri della patria” che unificarono la penisola “contro” gli italiani.

Sì, perché Cavour, Garibaldi, Mazzini, Vittorio Emanuele II, combattendo la Chiesa e la stessa religione cattolica, come Lei peraltro riconosce, unificarono la penisola con la forza delle armi, contro la volontà della maggioranza degli italiani, calpestando secoli di tradizioni, di cultura, di civiltà giuridica, di storia. In tal senso, fu sì un “risorgimento”, ma del paganesimo e della barbarie, realizzato attraverso corruzione, tradimenti, violenze, devastazioni, massacri, profanazioni, saccheggi, ruberie, intrallazzi e nefandezze d’ogni sorta.

Voglio ricordarLe, a tale riguardo, un’affermazione del compianto Indro Montanelli, che più o meno diceva così: «l’Italia di oggi, legittima o bastarda, è pur sempre figlia dell’Italia di ieri»; e l’intero Suo articolo ne è una conferma: una pianta malata (il risorgimento) ha potuto produrre solo frutti malati (le repressioni brutali, le patetiche guerre coloniali, le due guerre mondiali, il fascismo, le due guerre civili, il terrorismo rosso ed il terrorismo nero, la corruzione, gli scandali, le ruberie, etc...).

Ma c’è di più.

Garibaldi, Mazzini, Cavour, Vittorio Emanuele II sono stati i più acerrimi nemici del Sud d’Italia e del suo popolo e noi meridionali stiamo ancora pagando per gli immensi guasti da costoro provocati. Per tutti noi meridionali, festeggiare il risorgimento, celebrandone gli artefici, è come se gli ebrei festeggiassero l’Olocausto, osannando Hitler e i criminali nazisti che li hanno sterminati.

Infatti, la rovina dell’antico, ricco, prospero e pacifico Regno delle Due Sicilie è cominciata proprio in quel maledetto anno 1860, allorquando, con l’arrivo di Garibaldi e dei suoi compagni di merenda, ha perso la propria indipendenza. A seguito della violenta invasione e della brutale annessione manu militari, il Sud è stato saccheggiato, devastato e ridotto al rango di semplice "colonia" del Nord! Il suo popolo è stato massacrato (lasciando sul campo 1 milione di morti, ammazzati dai “fratelli d’Italia” in battaglie campali, con la repressione dell'insorgenza popolare – bollata dispregiativamente con il termine di "brigantaggio" – con le indiscriminate fucilazioni in massa, nonché nei campi di sterminio), ridotto alla fame e, quindi, costretto ad emigrare (non meno di 26 milioni di meridionali, dal momento della conquista piemontese ad oggi, hanno dovuto abbandonare la propria Patria).

Fu allora che nacque la c.d. “Questione Meridionale”, tuttora irrisolta.

Non è cosa onesta, quindi, dimenticare, ma occorre far conoscere a tutti gli italiani la verità – anche se scomoda – per togliere la cappa di menzogna che grava ancora sugli eventi che portarono alla conquista del Sud. E la Verità deve essere conosciuta appieno soprattutto dai giovani, smettendola di raccontare loro la solita favoletta risorgimentale, secondo la quale il Sud era “arretrato” e che Garibaldi & company sono venuti a “liberarci” dalla tirannide borbonica. Ingannare i nostri ragazzi (come lo siamo stati noi adulti quando eravamo studenti!) con queste colossali fandonie è altamente diseducativo.

Si faccia, quindi, prevalere l’onestà intellettuale e si chiamino le cose con i loro veri nomi: una strage è una strage, un assassino è un assassino, un ladro è un ladro.

Lo Stato italiano e tutti coloro (compresi quei meridionali ignoranti o in malafede) che vogliono “celebrare” quel risorgimento ed “osannare” i suoi artefici, sono contro il Sud ed il suo popolo.

Se, al contrario, si vuole davvero fare l'Unità d'Italia (quella spirituale e morale, oltre che territoriale), non la si può fondare sulle falsità, sulle ipocrisie, sulle menzogne, sulle stragi impunite e pure negate, sulla corruzione, sulle rapine e sui saccheggi.

Le bugie non portano da nessuna parte!

Egregio dottor Cervi,

per quanto ho evidenziato, noi meridionali non possiamo guardare al risorgimento per ritrovare la “nostra” Patria; un popolo non può prendersi in giro sulla propria storia!

E se vogliamo che l’Italia diventi finalmente un paese “normale”, dobbiamo partire proprio da qui. Basta con le ipocrisie e con le menzogne: il Sud d'Italia, in particolare, ha bisogno di ritrovare quella giustizia e quella dignità che i vincitori del 1860-61 gli hanno negato per esaltare la corruzione, il tradimento, la falsità.

E la giustizia verso il Sud deve cominciare proprio dalle verità della Storia.

Ripartiamo allora dalla storia d'Italia, ma da quella “vera”, cioè quella basata su documenti inoppugnabili, non sulle solite storielle risorgimentaliste inventate di sana pianta e raccontateci fino alla noia, per ben 150 anni, da storiografi prezzolati, che hanno voluto solo compiacere al vincitore sabaudo-piemontese.

Solamente allora tutti gli italiani – dalle Alpi a Pantelleria – potranno avere una memoria condivisa!


Distinti saluti, Ubaldo Sterlicchio.


21 gennaio 2010."""

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Caro,generoso Sterlicchio ! se l'esimio Cervi pubblicasse questa tua perfetta dignitosa lucida lettera ,significherebbe che il Sud ha strappato il bavaglio e che veramente siamo diventati anche noi fratelli d 'Italia . Vorrei tanto essere contraddetta ma so per lunga esperienza di infaticabile" scrittrice" di lettere ai direttori dei giornali italiani,che vengono pubblicate solo lettere "innocue",quando e se scarseggia il materiale interessante e quando magari hanno voglia di fare un po'di "folclore ".Con la stima di sempre .Connie Castellano

 
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