La lettera del giorno al Corriere della Sera
Parlando della presenza colonialista italiana in Libia di solito si considera il periodo degli anni Trenta, caratterizzati dal mito della «quarta sponda» fascista.
Ma la nostra presenza è ben precedente. E una testimonianza diretta mi è venuta dalla lettura de «La rinascita della Tripolitania Memorie e studi sui quattro anni di Governo del Conte Volpi di Misurata». Edito dalla Arnoldo Mondadori nel 1926 ripercorre gli anni, dal 1921 al 1925, del governatorato tenuto appunto da Giuseppe Volpi.
Il testo, una sorta di diario preciso e approfondito, mi ha fatto conoscere questo predecessore di Italo Balbo, a cui solo un rimpasto di governo permise di evitare la partecipazione al voto del Gran Consiglio del 24 luglio 1943. Ma chi era Giuseppe Volpi e come fu possibile per lui, massone, diventare anche presidente della Confindustria e che fu il fautore della prima Esposizione internazionale dell’Arte cinematografica e tra i promotori della diga del Vajont?
Mario Taliani , Noceto (Pr) ,
Caro Taliani,
Lei stesso accenna nelle sua lettera ad alcune delle tappe della vita di Giuseppe Volpi, fondatore della Sade (una grande azienda elettrica), creatore di Porto Marghera, governatore della Tripolitania, ministro delle Finanze dal 1925 al 1928, presidente di Confindustria e grande regista dalla Mostra cinematografica di Venezia. Nella mia risposta mi limiterò quindi a raccontarle la storia della sua prima missione politica. Quando scoppiò la guerra italo-turca, Volpi era già noto per le sue ambiziose iniziative nei Balcani, le sue buone relazioni con gli ambienti finanziari turchi e gli stretti rapporti con la Banca Commerciale italiana di Otto Joel e Giuseppe Toeplitz. Era massone? Nella sua «Storia della massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni», Aldo A. Mola cita il suo nome fra quelli degli «esponenti di prima fila del mondo finanziario, largamente rappresentato tra le colonne dei Templi Massonici», che «erano andati ultimamente imprimendo fiduciosa e dinamica baldanza alla politica estera italiana». Ma non so se fosse stato iniziato e a quale loggia, eventualmente, appartenesse. Posso dirle tuttavia che la sua prima missione politica fu certamente favorita dalla fitta rete di contatti che esisteva allora fra la massoneria europea e il movimento dei Giovani turchi. Quando Giolitti, nella primavera del 1912, lo incaricò di utilizzare le sue amicizie per sondare le intenzioni del governo del Sultano, Volpi partì per Costantinopoli con un passaporto serbo (era console onorario di Serbia a Venezia). Ma portò con sé lettere di presentazione che avevano accanto alla firma del mittente un simbolo massonico (tre punti in forma di triangolo) ed erano indirizzate ad alcuni fra i più noti esponenti della massoneria turca. Non sembra, tuttavia, che Volpi si sia servito di queste lettere. Ebbe molti incontri e gettò la prima pietra del negoziato che sarebbe cominciato in Svizzera qualche mese dopo. Ma la persona che gli aprì le porte del potere turco fu Bernardino Nogara, rappresentante a Costantinopoli della Società Commerciale d’Oriente che lo stesso Volpi aveva creato qualche anno prima insieme alla Banca Commerciale.
E Nogara non era massone, ma devotamente cattolico. Mentre Volpi, nel 1925, sarebbe diventato ministro delle Finanze del governo Mussolini, Nogara, dopo i Trattati del Laterano, sarebbe stato, di fatto, il primo ministro delle Finanze della Santa Sede.
Fonte:Corriere della Sera27/09/2009
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La lettera del giorno al Corriere della Sera
Parlando della presenza colonialista italiana in Libia di solito si considera il periodo degli anni Trenta, caratterizzati dal mito della «quarta sponda» fascista.
Ma la nostra presenza è ben precedente. E una testimonianza diretta mi è venuta dalla lettura de «La rinascita della Tripolitania Memorie e studi sui quattro anni di Governo del Conte Volpi di Misurata». Edito dalla Arnoldo Mondadori nel 1926 ripercorre gli anni, dal 1921 al 1925, del governatorato tenuto appunto da Giuseppe Volpi.
Il testo, una sorta di diario preciso e approfondito, mi ha fatto conoscere questo predecessore di Italo Balbo, a cui solo un rimpasto di governo permise di evitare la partecipazione al voto del Gran Consiglio del 24 luglio 1943. Ma chi era Giuseppe Volpi e come fu possibile per lui, massone, diventare anche presidente della Confindustria e che fu il fautore della prima Esposizione internazionale dell’Arte cinematografica e tra i promotori della diga del Vajont?
Mario Taliani , Noceto (Pr) ,
Caro Taliani,
Lei stesso accenna nelle sua lettera ad alcune delle tappe della vita di Giuseppe Volpi, fondatore della Sade (una grande azienda elettrica), creatore di Porto Marghera, governatore della Tripolitania, ministro delle Finanze dal 1925 al 1928, presidente di Confindustria e grande regista dalla Mostra cinematografica di Venezia. Nella mia risposta mi limiterò quindi a raccontarle la storia della sua prima missione politica. Quando scoppiò la guerra italo-turca, Volpi era già noto per le sue ambiziose iniziative nei Balcani, le sue buone relazioni con gli ambienti finanziari turchi e gli stretti rapporti con la Banca Commerciale italiana di Otto Joel e Giuseppe Toeplitz. Era massone? Nella sua «Storia della massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni», Aldo A. Mola cita il suo nome fra quelli degli «esponenti di prima fila del mondo finanziario, largamente rappresentato tra le colonne dei Templi Massonici», che «erano andati ultimamente imprimendo fiduciosa e dinamica baldanza alla politica estera italiana». Ma non so se fosse stato iniziato e a quale loggia, eventualmente, appartenesse. Posso dirle tuttavia che la sua prima missione politica fu certamente favorita dalla fitta rete di contatti che esisteva allora fra la massoneria europea e il movimento dei Giovani turchi. Quando Giolitti, nella primavera del 1912, lo incaricò di utilizzare le sue amicizie per sondare le intenzioni del governo del Sultano, Volpi partì per Costantinopoli con un passaporto serbo (era console onorario di Serbia a Venezia). Ma portò con sé lettere di presentazione che avevano accanto alla firma del mittente un simbolo massonico (tre punti in forma di triangolo) ed erano indirizzate ad alcuni fra i più noti esponenti della massoneria turca. Non sembra, tuttavia, che Volpi si sia servito di queste lettere. Ebbe molti incontri e gettò la prima pietra del negoziato che sarebbe cominciato in Svizzera qualche mese dopo. Ma la persona che gli aprì le porte del potere turco fu Bernardino Nogara, rappresentante a Costantinopoli della Società Commerciale d’Oriente che lo stesso Volpi aveva creato qualche anno prima insieme alla Banca Commerciale.
E Nogara non era massone, ma devotamente cattolico. Mentre Volpi, nel 1925, sarebbe diventato ministro delle Finanze del governo Mussolini, Nogara, dopo i Trattati del Laterano, sarebbe stato, di fatto, il primo ministro delle Finanze della Santa Sede.
Fonte:Corriere della Sera27/09/2009
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