giovedì 1 ottobre 2009

MISSIONE A COSTANTINOPOLI L’AIUTO DELLA MASSONERIA


Sergio Romano

La lettera del giorno al Corriere della Sera

Parlando della presenza colonialista italiana in Libia di solito si considera il periodo degli anni Trenta, caratterizzati dal mito della «quarta sponda» fascista.
Ma la nostra presenza è ben precedente. E una testimonianza diretta mi è venuta dalla lettura de «La rinascita della Tripolitania ­Memorie e studi sui quattro anni di Governo del Conte Volpi di Misurata». Edito dalla Arnoldo Mondadori nel 1926 ripercorre gli anni, dal 1921 al 1925, del governatorato tenuto appunto da Giuseppe Volpi.
Il testo, una sorta di diario preciso e approfondito, mi ha fatto conoscere questo predecessore di Italo Balbo, a cui solo un rimpasto di governo permise di evitare la partecipazione al voto del Gran Consiglio del 24 luglio 1943. Ma chi era Giuseppe Volpi e come fu possibile per lui, massone, diventare anche presidente della Confindustria e che fu il fautore della prima Esposizione internazionale dell’Arte cinematografica e tra i promotori della diga del Vajont?


Mario Taliani , Noceto (Pr) ,



Caro Taliani,
Lei stesso accenna nelle sua lettera ad alcune del­le tappe della vita di Giu­seppe Volpi, fondatore della Sade (una grande azienda elet­trica), creatore di Porto Mar­ghera, governatore della Tripo­litania, ministro delle Finanze dal 1925 al 1928, presidente di Confindustria e grande regista dalla Mostra cinematografica di Venezia. Nella mia risposta mi limiterò quindi a raccontar­le la storia della sua prima mis­sione politica. Quando scoppiò la guerra italo-turca, Volpi era già noto per le sue ambiziose iniziative nei Balcani, le sue buone rela­zioni con gli ambienti finanzia­ri turchi e gli stretti rapporti con la Banca Commerciale ita­liana di Otto Joel e Giuseppe Toeplitz. Era massone? Nella sua «Storia della massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni», Aldo A. Mola cita il suo nome fra quelli degli «esponenti di prima fila del mondo finanziario, largamen­te rappresentato tra le colonne dei Templi Massonici», che «erano andati ultimamente im­primendo fiduciosa e dinami­ca baldanza alla politica estera italiana». Ma non so se fosse stato iniziato e a quale loggia, eventualmente, appartenesse. Posso dirle tuttavia che la sua prima missione politica fu cer­tamente favorita dalla fitta re­te di contatti che esisteva allo­ra fra la massoneria europea e il movimento dei Giovani tur­chi. Quando Giolitti, nella pri­mavera del 1912, lo incaricò di utilizzare le sue amicizie per sondare le intenzioni del go­verno del Sultano, Volpi partì per Costantinopoli con un pas­saporto serbo (era console onorario di Serbia a Venezia). Ma portò con sé lettere di pre­sentazione che avevano accan­to alla firma del mittente un simbolo massonico (tre punti in forma di triangolo) ed era­no indirizzate ad alcuni fra i più noti esponenti della mas­soneria turca. Non sembra, tuttavia, che Volpi si sia servito di queste lettere. Ebbe molti incontri e gettò la prima pietra del nego­ziato che sarebbe cominciato in Svizzera qualche mese do­po. Ma la persona che gli aprì le porte del potere turco fu Ber­nardino Nogara, rappresentan­te a Costantinopoli della Socie­tà Commerciale d’Oriente che lo stesso Volpi aveva creato qualche anno prima insieme alla Banca Commerciale.
E No­gara non era massone, ma de­votamente cattolico. Mentre Volpi, nel 1925, sarebbe diven­tato ministro delle Finanze del governo Mussolini, Nogara, dopo i Trattati del Laterano, sa­rebbe stato, di fatto, il primo ministro delle Finanze della Santa Sede.

Fonte:
Corriere della Sera27/09/2009
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Sergio Romano

La lettera del giorno al Corriere della Sera

Parlando della presenza colonialista italiana in Libia di solito si considera il periodo degli anni Trenta, caratterizzati dal mito della «quarta sponda» fascista.
Ma la nostra presenza è ben precedente. E una testimonianza diretta mi è venuta dalla lettura de «La rinascita della Tripolitania ­Memorie e studi sui quattro anni di Governo del Conte Volpi di Misurata». Edito dalla Arnoldo Mondadori nel 1926 ripercorre gli anni, dal 1921 al 1925, del governatorato tenuto appunto da Giuseppe Volpi.
Il testo, una sorta di diario preciso e approfondito, mi ha fatto conoscere questo predecessore di Italo Balbo, a cui solo un rimpasto di governo permise di evitare la partecipazione al voto del Gran Consiglio del 24 luglio 1943. Ma chi era Giuseppe Volpi e come fu possibile per lui, massone, diventare anche presidente della Confindustria e che fu il fautore della prima Esposizione internazionale dell’Arte cinematografica e tra i promotori della diga del Vajont?


Mario Taliani , Noceto (Pr) ,



Caro Taliani,
Lei stesso accenna nelle sua lettera ad alcune del­le tappe della vita di Giu­seppe Volpi, fondatore della Sade (una grande azienda elet­trica), creatore di Porto Mar­ghera, governatore della Tripo­litania, ministro delle Finanze dal 1925 al 1928, presidente di Confindustria e grande regista dalla Mostra cinematografica di Venezia. Nella mia risposta mi limiterò quindi a raccontar­le la storia della sua prima mis­sione politica. Quando scoppiò la guerra italo-turca, Volpi era già noto per le sue ambiziose iniziative nei Balcani, le sue buone rela­zioni con gli ambienti finanzia­ri turchi e gli stretti rapporti con la Banca Commerciale ita­liana di Otto Joel e Giuseppe Toeplitz. Era massone? Nella sua «Storia della massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni», Aldo A. Mola cita il suo nome fra quelli degli «esponenti di prima fila del mondo finanziario, largamen­te rappresentato tra le colonne dei Templi Massonici», che «erano andati ultimamente im­primendo fiduciosa e dinami­ca baldanza alla politica estera italiana». Ma non so se fosse stato iniziato e a quale loggia, eventualmente, appartenesse. Posso dirle tuttavia che la sua prima missione politica fu cer­tamente favorita dalla fitta re­te di contatti che esisteva allo­ra fra la massoneria europea e il movimento dei Giovani tur­chi. Quando Giolitti, nella pri­mavera del 1912, lo incaricò di utilizzare le sue amicizie per sondare le intenzioni del go­verno del Sultano, Volpi partì per Costantinopoli con un pas­saporto serbo (era console onorario di Serbia a Venezia). Ma portò con sé lettere di pre­sentazione che avevano accan­to alla firma del mittente un simbolo massonico (tre punti in forma di triangolo) ed era­no indirizzate ad alcuni fra i più noti esponenti della mas­soneria turca. Non sembra, tuttavia, che Volpi si sia servito di queste lettere. Ebbe molti incontri e gettò la prima pietra del nego­ziato che sarebbe cominciato in Svizzera qualche mese do­po. Ma la persona che gli aprì le porte del potere turco fu Ber­nardino Nogara, rappresentan­te a Costantinopoli della Socie­tà Commerciale d’Oriente che lo stesso Volpi aveva creato qualche anno prima insieme alla Banca Commerciale.
E No­gara non era massone, ma de­votamente cattolico. Mentre Volpi, nel 1925, sarebbe diven­tato ministro delle Finanze del governo Mussolini, Nogara, dopo i Trattati del Laterano, sa­rebbe stato, di fatto, il primo ministro delle Finanze della Santa Sede.

Fonte:
Corriere della Sera27/09/2009
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