giovedì 1 ottobre 2009

Scioglimento Ente Porto di Messina. A chi gioverà chiudere un ente “attivo ed efficiente”?


Ci siamo già posti questa domanda e la risposta seppur mai arrivata dalla Regione Siciliana, appare chiara. Interessi di geopolitica nazionalistica in prospettiva, ancora del tutto fumosa, legati al ponte sullo stretto. Furbetti del quartierino e politicanti hanno probabilmente messo gli occhi su una possibile gallina dalle uova d’oro ed allora, via quello che funziona in funzione di …
Si prevede un giro vorticoso di denaro pubblico e l’Autorità Portuale di Messina, ente statale e quindi con grosse incognite di legittimità in Sicilia, potrà assumere la parte del leone nella gestione di questi futuri ed ancora ipotetici finanziamenti. Ma seppur futuri e ipotetici, la politica siciliana vassalla delle segreterie e degli interessi romani, sono sempre per anticipare i tempi in previsione …

In questo complesso giro di “preparazione” l’Assessorato Territorio e Ambiente si dichiari semplicisticamente incompetente sull’area interessata, dove insiste lo stabilimento industriale denominato “Stazione di Degassificazione”, con una rapidità che desta qualche dubbio visto che ha atteso la notizia dello scioglimento dell’ente porto senza dare riscontro a due lettere dello stesso inviate a novembre 2008 e aprile 2009.

Ed è alquanto curioso che per dichiarare la propria incompetenza in materia l’Assessorato abbia avuto la necessità di acquisire utili informazioni dall’ente … contrapposto all’ente porto di Messina e cioè a quella Autorità Portuale (statale) che dovrebbe in definitiva acquisire tutta la responsabilità dell’area marittima di Messina.

Ed appare quantomeno dubbio e si presta a molteplici interpretazioni il fatto che l’Assessorato non abbia rilevato che la circoscrizione dell’Autorità portuale di Messina è costituita, ai sensi di legge, dal tratto di costa che va dalla foce del torrente Annunziata a quello prospiciente via Tommaso Cannizzaro, con esclusione, quindi, della “Zona Falcata”, illegittima, pertanto, sarebbe stata la consegna di tale area, non ricompresa nella circoscrizione.

Ed ancora, l‘ individuazione delle aree sarebbe avvenuta, esclusivamente, sulla scorta di dati catastali (non probanti ed assolutamente inidonei ad accertarne la titolarità) e lo stesso Assessorato avrebbe dovuto rilevare la particolare difficoltà, riscontrata dagli stessi verbalizzanti, di individuare le competenze dei diversi titolari delle aree nella “Zona Falcata”, per l’esistenza, tra l’altro, di un atto di divisione tra varie Amministrazioni (Amministrazione Finanziaria, amministrazione Marittima, Marina Militare, Comune), tanto che, per l’incertezza, per alcune aree si è omessa la consegna, così come si legge alle righe 27 e segg. Di pag. 2 del medesimo verbale.

D’altra parte nel verbale in questione non è fatta menzione delle aree su cui insiste la “Stazione di Degassificazione”, per cui il quesito è posto. La titolarità di tali aree, per altro, appartiene a più Amministrazioni.

Ma se stupisce in generale la “disattenzione” che emerge dal comportamento dell’assessorato, apapre incredibile che lo stesso “dimentichi” e no faccia alcun riferimento al D.P.R. .684/77, attuativo dell’art. 32 dello Statuto della Regione Sicilia, approvato con R.D.L. 15/05/46 n.455. Tale decreto, oltre a precisare le aree del demanio marittimo trasferite alla regione, all’art. 3, c. II°, sancisce che, la Regione Siciliana esercita altresì funzioni esecutive ed amministrative decentrate rispetto a quella parte del demanio marittimo non trasferitele (eccezion fatta per i soli beni interessanti la difesa) secondo le direttive del Governo dello Stato … .Tale potere di direttiva …, secondo l’orientamento consolidato della giurisprudenza Costituzionale, non può concentrarsi fino al punto … da dar corpo ad un vero e proprio svolgimento diretto delle funzioni delegate … . Un tale comportamento avrebbe il significato di una revoca implicita della delegazione … la revoca delle predette funzioni potrebbe essere compiuta soltanto con un atto di valore legislativo costituzionale” ( Circolare n. 85 Prot. DEM2A-1973 del 22/04/99).

Le disattenzioni dell’Assessorato non finiscono qui. Infatti, sembra che mano destra non sappia quella che fa la mano sinistra (è tipico nelle istituzioni siciliane) e “dimentica” un proprio provvedimento: la disposizione dell’Assessore Regionale al Territorio e Ambiente del 25/05/78 n. 583, indirizzata alla Capitaneria di Porto di Messina, con la quale si dispone “a norma del D.P.R. del 01/07/77 n.684, la immediata consegna all’Ente Autonomo portuale di Messina, ai sensi degli artt. 38 del Codice della Navigazione e 35 del relativo regolamento di esecuzione ed in nome e per conto della Regione Siciliana delle aree demaniali marittime e dello specchio acqueo antistante, necessari per la realizzazione della stazione di de gassificazione di che trattasi”. In forza di tale disposizione la Capitaneria di Porto di Messina sottoscrisse l’atto di sottomissione (di cui essa stessa riferisce nell’indicare le competenze dello stesso Assessorato regionale) e dopo che il Ministero della Marina Mercantile espresse il proprio parere favorevole, fatte salve le determinazioni ad essa Regione spettanti in base al D.P.R. n.684/77.

Ma se qualcuno avesse qualche dubbio delle “disattenzioni” dell’Assessorato Regionale ecco che emerge che sembra non sapere che è ancora pendente, presso il Consiglio di Giustizia Amministrativa di Palermo, un giudizio vertente tra l’Ente Autonomo Portuale di Messina, la Regione siciliana e l’Autorità Portuale, sulla titolarità delle dette aree.

Alla luce di tutto ciò e dello strano movimento politico e non che si sta evidenziando sull’area messinese che starebbe determinando la soppressione di un ente che ha svolto, caso forse unico in Sicilia, egregiamente il suo compito istituzionale, e nella considerazione che l’Assessorato Territorio e Ambiente sembra non “conoscere” i fatti e i documenti della questione in atto e che non sappia quali siano le sue competenze e li debba chiedere ad Organi dello Stato e che infine non conosca la normativa esistente e gli atti da Esso stesso posti in essere.

Per quali non meglio specificati interessi l’Assessorato Territorio e Ambiente ha avuto tanta premura nel dichiarare la propria incompetenza interessando del caso due enti “controparti” dell’Ente Porto Di Messina, e cioè l’Autorità Portuale e la Capitaneria di Porto di Messina?

Per quali strani e superiori motivi l’Agenzia Regionale per i Rifiuti e le Acque, dopo aver consegnato lo stabilimento della “Stazione di Degassificazione” all’Ente Autonomo Portuale di Messina, ha omesso di notificargli la concessione del finanziamento, dallo stesso Ente richiesto, per la sua caratterizzazione (presupposto necessario per la sua definitiva bonifica) ed ha congelato i finanziamenti stessi?

Ed infine, non può non sottolinearsi come ancora una volta un governo a guida pseudo autonomista, si sembra rimettersi ancora una volta alle decisioni governative romane (ma c’è il forte sospetto che ci possano essere accordi trasversali e sotterranei) rinunciando de facto ad agire nel rispetto delle proprie prerogative ed ai propri diritti costituzionali, rinunciando anche ai cospicui investimenti (milioni di euro) effettuati su un’area, tra le più importanti del Comune di Messina, dove insiste la quasi totalità delle attività industriali della città.

Quali interessi politici e privati si stanno addensando su Messina, tali da dover sciogliere l’Ente Autonomo Portuale di Messina e quindi non avere “alcuna” voce dissenziente?

Se il governo “autonomista” di Raffaele Lombardo intende chiarire, le pagine del nostro giornale sono a sua disposizione.

Fonte:
OsservatorioSicilia
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Ci siamo già posti questa domanda e la risposta seppur mai arrivata dalla Regione Siciliana, appare chiara. Interessi di geopolitica nazionalistica in prospettiva, ancora del tutto fumosa, legati al ponte sullo stretto. Furbetti del quartierino e politicanti hanno probabilmente messo gli occhi su una possibile gallina dalle uova d’oro ed allora, via quello che funziona in funzione di …
Si prevede un giro vorticoso di denaro pubblico e l’Autorità Portuale di Messina, ente statale e quindi con grosse incognite di legittimità in Sicilia, potrà assumere la parte del leone nella gestione di questi futuri ed ancora ipotetici finanziamenti. Ma seppur futuri e ipotetici, la politica siciliana vassalla delle segreterie e degli interessi romani, sono sempre per anticipare i tempi in previsione …

In questo complesso giro di “preparazione” l’Assessorato Territorio e Ambiente si dichiari semplicisticamente incompetente sull’area interessata, dove insiste lo stabilimento industriale denominato “Stazione di Degassificazione”, con una rapidità che desta qualche dubbio visto che ha atteso la notizia dello scioglimento dell’ente porto senza dare riscontro a due lettere dello stesso inviate a novembre 2008 e aprile 2009.

Ed è alquanto curioso che per dichiarare la propria incompetenza in materia l’Assessorato abbia avuto la necessità di acquisire utili informazioni dall’ente … contrapposto all’ente porto di Messina e cioè a quella Autorità Portuale (statale) che dovrebbe in definitiva acquisire tutta la responsabilità dell’area marittima di Messina.

Ed appare quantomeno dubbio e si presta a molteplici interpretazioni il fatto che l’Assessorato non abbia rilevato che la circoscrizione dell’Autorità portuale di Messina è costituita, ai sensi di legge, dal tratto di costa che va dalla foce del torrente Annunziata a quello prospiciente via Tommaso Cannizzaro, con esclusione, quindi, della “Zona Falcata”, illegittima, pertanto, sarebbe stata la consegna di tale area, non ricompresa nella circoscrizione.

Ed ancora, l‘ individuazione delle aree sarebbe avvenuta, esclusivamente, sulla scorta di dati catastali (non probanti ed assolutamente inidonei ad accertarne la titolarità) e lo stesso Assessorato avrebbe dovuto rilevare la particolare difficoltà, riscontrata dagli stessi verbalizzanti, di individuare le competenze dei diversi titolari delle aree nella “Zona Falcata”, per l’esistenza, tra l’altro, di un atto di divisione tra varie Amministrazioni (Amministrazione Finanziaria, amministrazione Marittima, Marina Militare, Comune), tanto che, per l’incertezza, per alcune aree si è omessa la consegna, così come si legge alle righe 27 e segg. Di pag. 2 del medesimo verbale.

D’altra parte nel verbale in questione non è fatta menzione delle aree su cui insiste la “Stazione di Degassificazione”, per cui il quesito è posto. La titolarità di tali aree, per altro, appartiene a più Amministrazioni.

Ma se stupisce in generale la “disattenzione” che emerge dal comportamento dell’assessorato, apapre incredibile che lo stesso “dimentichi” e no faccia alcun riferimento al D.P.R. .684/77, attuativo dell’art. 32 dello Statuto della Regione Sicilia, approvato con R.D.L. 15/05/46 n.455. Tale decreto, oltre a precisare le aree del demanio marittimo trasferite alla regione, all’art. 3, c. II°, sancisce che, la Regione Siciliana esercita altresì funzioni esecutive ed amministrative decentrate rispetto a quella parte del demanio marittimo non trasferitele (eccezion fatta per i soli beni interessanti la difesa) secondo le direttive del Governo dello Stato … .Tale potere di direttiva …, secondo l’orientamento consolidato della giurisprudenza Costituzionale, non può concentrarsi fino al punto … da dar corpo ad un vero e proprio svolgimento diretto delle funzioni delegate … . Un tale comportamento avrebbe il significato di una revoca implicita della delegazione … la revoca delle predette funzioni potrebbe essere compiuta soltanto con un atto di valore legislativo costituzionale” ( Circolare n. 85 Prot. DEM2A-1973 del 22/04/99).

Le disattenzioni dell’Assessorato non finiscono qui. Infatti, sembra che mano destra non sappia quella che fa la mano sinistra (è tipico nelle istituzioni siciliane) e “dimentica” un proprio provvedimento: la disposizione dell’Assessore Regionale al Territorio e Ambiente del 25/05/78 n. 583, indirizzata alla Capitaneria di Porto di Messina, con la quale si dispone “a norma del D.P.R. del 01/07/77 n.684, la immediata consegna all’Ente Autonomo portuale di Messina, ai sensi degli artt. 38 del Codice della Navigazione e 35 del relativo regolamento di esecuzione ed in nome e per conto della Regione Siciliana delle aree demaniali marittime e dello specchio acqueo antistante, necessari per la realizzazione della stazione di de gassificazione di che trattasi”. In forza di tale disposizione la Capitaneria di Porto di Messina sottoscrisse l’atto di sottomissione (di cui essa stessa riferisce nell’indicare le competenze dello stesso Assessorato regionale) e dopo che il Ministero della Marina Mercantile espresse il proprio parere favorevole, fatte salve le determinazioni ad essa Regione spettanti in base al D.P.R. n.684/77.

Ma se qualcuno avesse qualche dubbio delle “disattenzioni” dell’Assessorato Regionale ecco che emerge che sembra non sapere che è ancora pendente, presso il Consiglio di Giustizia Amministrativa di Palermo, un giudizio vertente tra l’Ente Autonomo Portuale di Messina, la Regione siciliana e l’Autorità Portuale, sulla titolarità delle dette aree.

Alla luce di tutto ciò e dello strano movimento politico e non che si sta evidenziando sull’area messinese che starebbe determinando la soppressione di un ente che ha svolto, caso forse unico in Sicilia, egregiamente il suo compito istituzionale, e nella considerazione che l’Assessorato Territorio e Ambiente sembra non “conoscere” i fatti e i documenti della questione in atto e che non sappia quali siano le sue competenze e li debba chiedere ad Organi dello Stato e che infine non conosca la normativa esistente e gli atti da Esso stesso posti in essere.

Per quali non meglio specificati interessi l’Assessorato Territorio e Ambiente ha avuto tanta premura nel dichiarare la propria incompetenza interessando del caso due enti “controparti” dell’Ente Porto Di Messina, e cioè l’Autorità Portuale e la Capitaneria di Porto di Messina?

Per quali strani e superiori motivi l’Agenzia Regionale per i Rifiuti e le Acque, dopo aver consegnato lo stabilimento della “Stazione di Degassificazione” all’Ente Autonomo Portuale di Messina, ha omesso di notificargli la concessione del finanziamento, dallo stesso Ente richiesto, per la sua caratterizzazione (presupposto necessario per la sua definitiva bonifica) ed ha congelato i finanziamenti stessi?

Ed infine, non può non sottolinearsi come ancora una volta un governo a guida pseudo autonomista, si sembra rimettersi ancora una volta alle decisioni governative romane (ma c’è il forte sospetto che ci possano essere accordi trasversali e sotterranei) rinunciando de facto ad agire nel rispetto delle proprie prerogative ed ai propri diritti costituzionali, rinunciando anche ai cospicui investimenti (milioni di euro) effettuati su un’area, tra le più importanti del Comune di Messina, dove insiste la quasi totalità delle attività industriali della città.

Quali interessi politici e privati si stanno addensando su Messina, tali da dover sciogliere l’Ente Autonomo Portuale di Messina e quindi non avere “alcuna” voce dissenziente?

Se il governo “autonomista” di Raffaele Lombardo intende chiarire, le pagine del nostro giornale sono a sua disposizione.

Fonte:
OsservatorioSicilia

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