lunedì 23 marzo 2009

Cortese risposta ,alla ns. e-mail, dal Dr. Montanari Assessore ai servizi Culturali e Pedagogici del Comune di Castelvetro


Gentile Sig. Cuccurese,
Lo stupore che Lei manifesta per la nostra iniziativa, è il medesimo che io ho provato leggendo le sue note.
Le posso assicurare che si tratta di un equivoco dovuto a cattiva informazione, in quanto la Tavola rotonda e la pubblicazione correlata, rappresentano un punto di arrivo decisamente vicino alle valutazioni da Lei espresse.
Ribadisco, punto di arrivo che segue ad altre e diverse situazioni.
Le allego con piacere un mio comunicato nel merito e la mia introduzione al volume.

Cordiali saluti
Dott. Giorgio Montanari
Assessore ai Servizi Culturali e Pedagogici


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Egregio Signore,

debbo necessariamente ritenere la sua comunicazione frutto di un grave equivoco , che Lei potrà verificare immediatamente, semplicemente visitando il sito del Comune di Castelvetro di Modena .

Buona parte di quanto Lei scrive ( e pensa ) è da me ben conosciuto ,in termini generali ed anche nello specifico di numerose situazioni .

Non solo conosciuto ma anche condiviso : l’impostazione della tavola rotonda ed anche della pubblicazione correlata è semplicemente la seguente :

non è un Convegno su Cialdini

se anche lo fosse non lo celebrerebbe.

Si tratta di una ricerca storica basata sulle fonti che intende rileggere in modo critico ed oggettivo il ruolo ed il destino dei vinti ( intenzione dichiarata fin anche in copertina ! ) , fra questi anche il nostro Stato Austro-Estense .

Tutta la mia introduzione al volume, e quanto dirò il giorno 28 p.v. è dettato dalla consapevolezza che occorre divulgare quanto le fonti storiche dimostrano, superando forme retoriche e luoghi comuni proprie di un certo Risorgimento .

Quanto al resto , sono sicuro che , inviandole il volume di studio , avra’ ulteriore conferma della imparzialità di impostazione , propria di ogni seria ricerca scientifica.

Venendo poi ai toni del suo messaggio , capisco che possano essere così sentiti , e preferisco francamente interpretarli come uno stimolo a proseguire in questa opera di analisi storica , che dovrà venire a sintesi nell’anno 2011 .

D’altra parte , proprio questi toni , segni di ferite ancora aperte ,mi convincono della necessità di rivedere anche in sede locale i valori correnti legati al concetto di Stato , di Nazione e di Patria.

Dott. Giorgio Montanari

Assessore ai Servizi culturali



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1859 e dintorni


I periodi di transizione, sono , per l’appunto, questo : situazioni più o meno lunghe di passaggio , di cui si conosce il punto di partenza, intravedendo , forse , quello di arrivo .

Una condizione concomitante di collasso dei sistemi statali , sociopolitici ed etici esistenti , introduce un ulteriore elemento di crisi , anche delle categorie storiografiche ( degli strumenti ) utili per analizzare e valutare quel determinato momento .

L’intervento militare , secondo i crismi del diritto dell’epoca , o semplicemente mettendo in campo tutte le forze a disposizione , rappresenta un’altra chiave di lettura , a rendere più complesso il quadro .

E’ facile constatare come le ricostruzioni ex- post del periodo in questione, snodo decisivo del Risorgimento italiano , abbiano largamente ( e costantemente fino a non molto tempo fa ) negato, minimizzato o accettato come inevitabili le criticità e le problematiche allora presenti.

Da un lato , per una vena di ottimistica e acritica ( ma genuina ) adesione alle “ umane sorti progressive , dall’altro per un uso più strumentale e di parte del risultato finale che ha finito per autogiustificarsi, come l’unica, la migliore, la meno peggiore delle soluzioni possibili .

E’ esperienza comune a tutte le generazioni di studenti della scuola italiana pot-unitaria, in particolare nel ciclo primario , aver appreso le vicende risorgimentali come un risaputo romanzo d’appendice in cui gli stereotipi di figure umane reali assumono ad icona retorica private peraltro dal tumulto, l’adesione convinta, il dubbio , la diversità.

Esemplari sono la memorialistica garibaldina, l’agiografia sabauda , la manualistica scolastica appunto , ed anche la letteratura popolare .

E’ come se l’Italia, carente di una identità comune e condivisa, avesse avuto bisogno ( avesse bisogno ) di procurarsi un’immaginario sufficientemente vicina a quella

melodrammatizzazione della politica (1) nata dal rito del plebiscito annessionistico prima, e poi, dalla celebrazione acritica e mitologica del primo Re d’Italia a livello nazionale, del nostro concittadino Generale Cialdini a livello locale .

Riguardo al processo di “ costruzione nazionale in Italia , ritrovate e distinte le varie posizioni storiche che si sono succedute (2) , credo che , dal nostro punto di vista , quello degli Amministratori comunali , si possa tranquillamente testimoniare

Pappalardo , F., Il Risorgimento , Torino, Einaudi , Annali della Storia d’Italia , p. 481

Battente, S., Il Processo di nation building in Italia –Recenti interpretazioni storiografiche ,

in : www.storiaefuturo.com/it/numero-15/percorsi

- che la percezione ( e la conseguente adesione ) debole della nazione italiana , non sorretta da uno stato efficiente e considerato equo, non ha permesso il compimento di un percorso unitario che appare per molti versi ancora lungo , a fronte anche di altre esperienze europee contraddistinte dalla medesima frammentazione storica e politica di partenza ;

- che , a fronte di questa sostanziale estraneità ed alterità del sistema sovralocale , è rimasta e rimane una forte identità particolare , che corrisponde oggi alle comunità locali : Regioni, Province, Comuni, Parrocchie , insieme ad una crescente adesione ai sistemi solidaristici straordinariamente rappresentati dal volontariato e dall’associazionismo ;

- che la ricerca e la riscoperta identitaria rimandano spesso alla dimensione degli stati preunitari od a significative sottounità territoriali in cui i residenti si riconoscono , anche tramite il patrimonio dialettale o comunque della cultura materiale .

Da questa prospettiva , che individua come prioritari i bisogni territoriali ed il ruolo sussidiario dell’Amministrazione , non possono essere liquidati sbrigativamente come fenomeni illiberali e incomprensibili, le legittime aspirazioni autonomistiche e federali .

La Repubblica stessa , non può basarsi solo ed a sua volta sul nuovo mito resistenziale , e la Resistenza italiana , privata di retorica , è stata ed è uno fra i più straordinari esempi di liberazione dalla dittatura e di transizione verso la democrazia.

Chiaro, quindi, come la ricerca storica presentata in questa pubblicazione , possa diventare un contributo utile per precisare e rivisitare alcune fra le più clamorose “falsificazioni “ storiche , anche in vista dell’appuntamento del 2011 , centocinquantesimo dell’Unità d’Italia , e per noi castelvetresi, anche duecentesimo anniversario della nascita del protagonista Enrico Cialdini.

Non è forse male iniziare a considerare come fenomeno politico importante, l’attenzione che il sud d’Italia sta imponendo all’opinione pubblica , relativamente al cosiddetto fenomeno del

brigantaggio “ .

Imponente e sanguinosa epopea popolare troppo significativa per continuità nel tempo e per le miglia di morti conseguenti, perché la si possa ricondurre in ambito folcloristico, senza dimenticare che al primo periodo di presenza militare ed alla gestione delle repressione fu preposto il nostro Cialdini, comandante delle forze regolari ed affiancato dalla Guardia Nazionale . (3)

Né d’altra parte , è più credibile riproporre l’invenzione di un Regno borbonico arretrato quando le evidenze di storia economica dimostrano esattamente il contrario.

Mentre in ambito locale si registrano tutta una serie di iniziative, che oggi chiameremmo di marketing , tese allora a screditare il governo Austro-Estense, ed iniziate dal Dittatore Farini proprio durante la transizione. ( 4)

Fra senso di appartenenza e diritti negati, fra storia partecipata e storia ufficiale, è quindi dalla comunità locale che occorre ripartire come “ condizione che esprime i bisogni , ed in cui le risposte trovano fondamento .

(3) ………………………..

(4) Documenti riguardanti il governo degli austro-estensi in Modena dal 1814 al 1859- Raccolti da commissione apposita istituita con decreto 21 Luglio 1859 e pubblicata x ordine del Dittatore delle Province modenesi

Modena, Zanichelli, 1860



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Gentile Sig. Cuccurese,
Lo stupore che Lei manifesta per la nostra iniziativa, è il medesimo che io ho provato leggendo le sue note.
Le posso assicurare che si tratta di un equivoco dovuto a cattiva informazione, in quanto la Tavola rotonda e la pubblicazione correlata, rappresentano un punto di arrivo decisamente vicino alle valutazioni da Lei espresse.
Ribadisco, punto di arrivo che segue ad altre e diverse situazioni.
Le allego con piacere un mio comunicato nel merito e la mia introduzione al volume.

Cordiali saluti
Dott. Giorgio Montanari
Assessore ai Servizi Culturali e Pedagogici


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Egregio Signore,

debbo necessariamente ritenere la sua comunicazione frutto di un grave equivoco , che Lei potrà verificare immediatamente, semplicemente visitando il sito del Comune di Castelvetro di Modena .

Buona parte di quanto Lei scrive ( e pensa ) è da me ben conosciuto ,in termini generali ed anche nello specifico di numerose situazioni .

Non solo conosciuto ma anche condiviso : l’impostazione della tavola rotonda ed anche della pubblicazione correlata è semplicemente la seguente :

non è un Convegno su Cialdini

se anche lo fosse non lo celebrerebbe.

Si tratta di una ricerca storica basata sulle fonti che intende rileggere in modo critico ed oggettivo il ruolo ed il destino dei vinti ( intenzione dichiarata fin anche in copertina ! ) , fra questi anche il nostro Stato Austro-Estense .

Tutta la mia introduzione al volume, e quanto dirò il giorno 28 p.v. è dettato dalla consapevolezza che occorre divulgare quanto le fonti storiche dimostrano, superando forme retoriche e luoghi comuni proprie di un certo Risorgimento .

Quanto al resto , sono sicuro che , inviandole il volume di studio , avra’ ulteriore conferma della imparzialità di impostazione , propria di ogni seria ricerca scientifica.

Venendo poi ai toni del suo messaggio , capisco che possano essere così sentiti , e preferisco francamente interpretarli come uno stimolo a proseguire in questa opera di analisi storica , che dovrà venire a sintesi nell’anno 2011 .

D’altra parte , proprio questi toni , segni di ferite ancora aperte ,mi convincono della necessità di rivedere anche in sede locale i valori correnti legati al concetto di Stato , di Nazione e di Patria.

Dott. Giorgio Montanari

Assessore ai Servizi culturali



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1859 e dintorni


I periodi di transizione, sono , per l’appunto, questo : situazioni più o meno lunghe di passaggio , di cui si conosce il punto di partenza, intravedendo , forse , quello di arrivo .

Una condizione concomitante di collasso dei sistemi statali , sociopolitici ed etici esistenti , introduce un ulteriore elemento di crisi , anche delle categorie storiografiche ( degli strumenti ) utili per analizzare e valutare quel determinato momento .

L’intervento militare , secondo i crismi del diritto dell’epoca , o semplicemente mettendo in campo tutte le forze a disposizione , rappresenta un’altra chiave di lettura , a rendere più complesso il quadro .

E’ facile constatare come le ricostruzioni ex- post del periodo in questione, snodo decisivo del Risorgimento italiano , abbiano largamente ( e costantemente fino a non molto tempo fa ) negato, minimizzato o accettato come inevitabili le criticità e le problematiche allora presenti.

Da un lato , per una vena di ottimistica e acritica ( ma genuina ) adesione alle “ umane sorti progressive , dall’altro per un uso più strumentale e di parte del risultato finale che ha finito per autogiustificarsi, come l’unica, la migliore, la meno peggiore delle soluzioni possibili .

E’ esperienza comune a tutte le generazioni di studenti della scuola italiana pot-unitaria, in particolare nel ciclo primario , aver appreso le vicende risorgimentali come un risaputo romanzo d’appendice in cui gli stereotipi di figure umane reali assumono ad icona retorica private peraltro dal tumulto, l’adesione convinta, il dubbio , la diversità.

Esemplari sono la memorialistica garibaldina, l’agiografia sabauda , la manualistica scolastica appunto , ed anche la letteratura popolare .

E’ come se l’Italia, carente di una identità comune e condivisa, avesse avuto bisogno ( avesse bisogno ) di procurarsi un’immaginario sufficientemente vicina a quella

melodrammatizzazione della politica (1) nata dal rito del plebiscito annessionistico prima, e poi, dalla celebrazione acritica e mitologica del primo Re d’Italia a livello nazionale, del nostro concittadino Generale Cialdini a livello locale .

Riguardo al processo di “ costruzione nazionale in Italia , ritrovate e distinte le varie posizioni storiche che si sono succedute (2) , credo che , dal nostro punto di vista , quello degli Amministratori comunali , si possa tranquillamente testimoniare

Pappalardo , F., Il Risorgimento , Torino, Einaudi , Annali della Storia d’Italia , p. 481

Battente, S., Il Processo di nation building in Italia –Recenti interpretazioni storiografiche ,

in : www.storiaefuturo.com/it/numero-15/percorsi

- che la percezione ( e la conseguente adesione ) debole della nazione italiana , non sorretta da uno stato efficiente e considerato equo, non ha permesso il compimento di un percorso unitario che appare per molti versi ancora lungo , a fronte anche di altre esperienze europee contraddistinte dalla medesima frammentazione storica e politica di partenza ;

- che , a fronte di questa sostanziale estraneità ed alterità del sistema sovralocale , è rimasta e rimane una forte identità particolare , che corrisponde oggi alle comunità locali : Regioni, Province, Comuni, Parrocchie , insieme ad una crescente adesione ai sistemi solidaristici straordinariamente rappresentati dal volontariato e dall’associazionismo ;

- che la ricerca e la riscoperta identitaria rimandano spesso alla dimensione degli stati preunitari od a significative sottounità territoriali in cui i residenti si riconoscono , anche tramite il patrimonio dialettale o comunque della cultura materiale .

Da questa prospettiva , che individua come prioritari i bisogni territoriali ed il ruolo sussidiario dell’Amministrazione , non possono essere liquidati sbrigativamente come fenomeni illiberali e incomprensibili, le legittime aspirazioni autonomistiche e federali .

La Repubblica stessa , non può basarsi solo ed a sua volta sul nuovo mito resistenziale , e la Resistenza italiana , privata di retorica , è stata ed è uno fra i più straordinari esempi di liberazione dalla dittatura e di transizione verso la democrazia.

Chiaro, quindi, come la ricerca storica presentata in questa pubblicazione , possa diventare un contributo utile per precisare e rivisitare alcune fra le più clamorose “falsificazioni “ storiche , anche in vista dell’appuntamento del 2011 , centocinquantesimo dell’Unità d’Italia , e per noi castelvetresi, anche duecentesimo anniversario della nascita del protagonista Enrico Cialdini.

Non è forse male iniziare a considerare come fenomeno politico importante, l’attenzione che il sud d’Italia sta imponendo all’opinione pubblica , relativamente al cosiddetto fenomeno del

brigantaggio “ .

Imponente e sanguinosa epopea popolare troppo significativa per continuità nel tempo e per le miglia di morti conseguenti, perché la si possa ricondurre in ambito folcloristico, senza dimenticare che al primo periodo di presenza militare ed alla gestione delle repressione fu preposto il nostro Cialdini, comandante delle forze regolari ed affiancato dalla Guardia Nazionale . (3)

Né d’altra parte , è più credibile riproporre l’invenzione di un Regno borbonico arretrato quando le evidenze di storia economica dimostrano esattamente il contrario.

Mentre in ambito locale si registrano tutta una serie di iniziative, che oggi chiameremmo di marketing , tese allora a screditare il governo Austro-Estense, ed iniziate dal Dittatore Farini proprio durante la transizione. ( 4)

Fra senso di appartenenza e diritti negati, fra storia partecipata e storia ufficiale, è quindi dalla comunità locale che occorre ripartire come “ condizione che esprime i bisogni , ed in cui le risposte trovano fondamento .

(3) ………………………..

(4) Documenti riguardanti il governo degli austro-estensi in Modena dal 1814 al 1859- Raccolti da commissione apposita istituita con decreto 21 Luglio 1859 e pubblicata x ordine del Dittatore delle Province modenesi

Modena, Zanichelli, 1860



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