mercoledì 10 dicembre 2008

Il coraggio e l'orgoglio...


Ricevo e posto con condivisione:



un grido...


Gaeta: Pensare di poter riscrivere la storia è cosa impossibile, ma tentare quantomeno di ristabilire la verità dei fatti è un dovere per ogni generazione che vuole conoscere le proprie radici e tramandare ai suoi figli l'orgoglio della propria appartenenza...


Così Gaeta sta cercando di mettere in evidenza il passato ormai dimenticato...
e nel momento in cui, in occasione dei festeggiamenti del 150°Anniversario dell'Unità d'Italia, si valorizzano in tutto il paese le città simbolo del risorgimento, Gaeta, a torto o a ragione, viene completamente dimenticata...

ma ancora una volta dalle antiche e dimenticate mura della sua fortezza si alza un grido fiero e dignitoso, un grido strano e fuori luogo, un grido snobbato e ritenuto demenziale, un grido scomodo e fastidioso, un grido potente che squarcia il cielo e risale dagli inferi e come un eco incessante rimbomba a distanza di cento cinquant'anni dalle anime di coloro che ancora non trovano pace e gridano giustizia, giustizia, giustizia!

Grida di genti innocenti sepolte da una spessa coltre di ferro e rovine durante l'assedio più duro e sanguinoso della fine del XIX Sec. ... grida di genti scorte nel sonno ed arse vive insieme ai propri cari, grida di popolazioni intere violentate seviziate, derubare, saccheggiate, sbandate sui monti a fare la guerriglia per difendere l'onore violato della propria dignità, della religione dei padri profanata, delle tradizioni oltraggiate, del lavoro tolto, dei figli uccisi e stuprati, grida di anime che non trovano pace per aver perso all'improvviso la gioia e la serenità della famiglia, la propria casa, il proprio paese, la propria nazione...

Grida che gran parte dei gaetani stessi ancora non vogliono ascoltare perché, è vero, è umiliante discutere di un passato rimosso psicologicamente con la forza ed insabbiato con un'altra storia, la storia dei vincitori che hanno alimentato il mito della bestialità e ferinità dell'uomo meridionale, della sua ignoranza e trascuratezza...che tristezza, quanti lutti, stragi, sofferenze, quanto male in nome di un'dea, ossia dell'unità nazionale, ossia l'italianità, mah...

Dimenticare e per lo più strumentalizzare argomenti così delicati non è onesto per un popolo che ha sofferto e ha dato un tributo così alto alla nascita ed alla costituzione di questa nazione... ma la mia non vuol essere una riflessione nostalgica e commovente, consapevole che un antico Regno periva sotto l'inganno e la corruzione di pochi e che gli interessi di una parte dell'Italia siano stati sacrificati sull'altare dell'unità nazionale... al contrario rifletto sul fatto che il Sud dell'Italia non sia stato nei secoli il paradiso terrestre e neppure la terra promessa, ma sicuramente tutte le premesse di sviluppo contenute negli ultimi anni di indipendenza, ed in particolare, della dinastia borbonica furono compromesse da un processo di unificazione imposto con la forza e la violenza delle armi.

Fortunatamente chi conduce studi più approfonditi ed adotta testi universitari si rende conto del grave disagio e del trauma inferto a gran parte dell'Italia, e non solo al meridione, da tale processo storico di unificazione.

Tuttavia ciò che lascia più sgomenti è la reticenza a voler far finta di nulla e ad etichettare come demenziale e ridicola non solo la provocazione fatta dagli attuali amministratori di Gaeta, ma la storia in se stessa, in realtà una tragedia, un crimine contro l'umanità simile al genocidio contro gli armeni operato dai turchi tra la fine dell'Ottocento ed i primi del Novecento.

Triste e disdicevole è invece l'atteggiamento di coloro che credono di ridurre la semplice provocazione ad una mera pagliacciata... ed hanno rifiutato per ordine e dovere di partito di partecipare alla discussione... ma la viltà non ha colore politico e giammai ci si guarda bene dal difendere l'onore e la dignità degli antichi padri quando la propria è stata già venduta alla meretrice più grande che è l'ignoranza e la malafede!

Chiedere il risarcimento dei danni ad una casa regnante ormai decadente, sotto ogni punto di vista, non è che una provocazione, e dubito che la giustizia possa realmente restituire dopo più di un secolo quanto richiesto seppur legittimamente dai decurionati e poi consigli comunali della città di Gaeta, nonostante ciò non credo sia illegittimo tentare si riabilitare la memoria di coloro di tutti i civili dell'assedio e le popolazioni meridionali che morirono difendendo quella che era l'antica patria, con le sue istituzioni, tradizioni, usi e consuetudini, a maggior ragione se invasi ed attaccati ingiustamente, senza giuste motivazioni, se non quelle di una unità che tuttora questa nazione stenta a trovaresotto il profilo politico e morale...

Il messaggio è stato chiaro e deciso, nonostante la sedizione e le aspre dichiarazioni di chi ha abbandonato l'assemblea cittadina, simbolo della democrazia e della libertà di pensiero e di espressione di una comunità, Gaeta che ha votato coerentemente con ciò che l'attuale Amministrazione aveva inserito nel proprio programma elettorale, e che la città conosceva anzitempo.

Ed infatti, nel dibattito è emerso un concetto assai chiaro ed incisivo: portare all'attenzione del governo centrale le problematiche sorte da quel determinato periodo storico e che ancora adesso interessano diverse città italiane e non solo Gaeta, ovvero il problema di poter decidere ed amministrare del proprio territorio e di poter disporre liberamente della proprie risorse economiche e dei propri beni al fine di frenare l'emorragia alle quali esse stesse sono ancora soggette... ecco il vero messaggio.

Attraverso la provocazione la città ha sollevato il problema delle servitù demaniali che ingessano l'economia e lo sviluppo di numerose altre realtà.

L'orgoglio di aver affermato la verità dei fatti ed il coraggio di aver gridato all'Italia intera che a distanza di centocinquant'anni è giunto il momento di dare giustizia ai morti e di poter essere finalmente liberi di decidere il destino e le sorti delle proprie genti non è un messaggio demenziale e ridicolo, al contrario sensato e necessario!

Un sicero grazie ai nuovi eroi di Gaeta!

postato da: Docibile

a seguito dell'assenza dei gaetani in consiglio
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un grido...


Gaeta: Pensare di poter riscrivere la storia è cosa impossibile, ma tentare quantomeno di ristabilire la verità dei fatti è un dovere per ogni generazione che vuole conoscere le proprie radici e tramandare ai suoi figli l'orgoglio della propria appartenenza...


Così Gaeta sta cercando di mettere in evidenza il passato ormai dimenticato...
e nel momento in cui, in occasione dei festeggiamenti del 150°Anniversario dell'Unità d'Italia, si valorizzano in tutto il paese le città simbolo del risorgimento, Gaeta, a torto o a ragione, viene completamente dimenticata...

ma ancora una volta dalle antiche e dimenticate mura della sua fortezza si alza un grido fiero e dignitoso, un grido strano e fuori luogo, un grido snobbato e ritenuto demenziale, un grido scomodo e fastidioso, un grido potente che squarcia il cielo e risale dagli inferi e come un eco incessante rimbomba a distanza di cento cinquant'anni dalle anime di coloro che ancora non trovano pace e gridano giustizia, giustizia, giustizia!

Grida di genti innocenti sepolte da una spessa coltre di ferro e rovine durante l'assedio più duro e sanguinoso della fine del XIX Sec. ... grida di genti scorte nel sonno ed arse vive insieme ai propri cari, grida di popolazioni intere violentate seviziate, derubare, saccheggiate, sbandate sui monti a fare la guerriglia per difendere l'onore violato della propria dignità, della religione dei padri profanata, delle tradizioni oltraggiate, del lavoro tolto, dei figli uccisi e stuprati, grida di anime che non trovano pace per aver perso all'improvviso la gioia e la serenità della famiglia, la propria casa, il proprio paese, la propria nazione...

Grida che gran parte dei gaetani stessi ancora non vogliono ascoltare perché, è vero, è umiliante discutere di un passato rimosso psicologicamente con la forza ed insabbiato con un'altra storia, la storia dei vincitori che hanno alimentato il mito della bestialità e ferinità dell'uomo meridionale, della sua ignoranza e trascuratezza...che tristezza, quanti lutti, stragi, sofferenze, quanto male in nome di un'dea, ossia dell'unità nazionale, ossia l'italianità, mah...

Dimenticare e per lo più strumentalizzare argomenti così delicati non è onesto per un popolo che ha sofferto e ha dato un tributo così alto alla nascita ed alla costituzione di questa nazione... ma la mia non vuol essere una riflessione nostalgica e commovente, consapevole che un antico Regno periva sotto l'inganno e la corruzione di pochi e che gli interessi di una parte dell'Italia siano stati sacrificati sull'altare dell'unità nazionale... al contrario rifletto sul fatto che il Sud dell'Italia non sia stato nei secoli il paradiso terrestre e neppure la terra promessa, ma sicuramente tutte le premesse di sviluppo contenute negli ultimi anni di indipendenza, ed in particolare, della dinastia borbonica furono compromesse da un processo di unificazione imposto con la forza e la violenza delle armi.

Fortunatamente chi conduce studi più approfonditi ed adotta testi universitari si rende conto del grave disagio e del trauma inferto a gran parte dell'Italia, e non solo al meridione, da tale processo storico di unificazione.

Tuttavia ciò che lascia più sgomenti è la reticenza a voler far finta di nulla e ad etichettare come demenziale e ridicola non solo la provocazione fatta dagli attuali amministratori di Gaeta, ma la storia in se stessa, in realtà una tragedia, un crimine contro l'umanità simile al genocidio contro gli armeni operato dai turchi tra la fine dell'Ottocento ed i primi del Novecento.

Triste e disdicevole è invece l'atteggiamento di coloro che credono di ridurre la semplice provocazione ad una mera pagliacciata... ed hanno rifiutato per ordine e dovere di partito di partecipare alla discussione... ma la viltà non ha colore politico e giammai ci si guarda bene dal difendere l'onore e la dignità degli antichi padri quando la propria è stata già venduta alla meretrice più grande che è l'ignoranza e la malafede!

Chiedere il risarcimento dei danni ad una casa regnante ormai decadente, sotto ogni punto di vista, non è che una provocazione, e dubito che la giustizia possa realmente restituire dopo più di un secolo quanto richiesto seppur legittimamente dai decurionati e poi consigli comunali della città di Gaeta, nonostante ciò non credo sia illegittimo tentare si riabilitare la memoria di coloro di tutti i civili dell'assedio e le popolazioni meridionali che morirono difendendo quella che era l'antica patria, con le sue istituzioni, tradizioni, usi e consuetudini, a maggior ragione se invasi ed attaccati ingiustamente, senza giuste motivazioni, se non quelle di una unità che tuttora questa nazione stenta a trovaresotto il profilo politico e morale...

Il messaggio è stato chiaro e deciso, nonostante la sedizione e le aspre dichiarazioni di chi ha abbandonato l'assemblea cittadina, simbolo della democrazia e della libertà di pensiero e di espressione di una comunità, Gaeta che ha votato coerentemente con ciò che l'attuale Amministrazione aveva inserito nel proprio programma elettorale, e che la città conosceva anzitempo.

Ed infatti, nel dibattito è emerso un concetto assai chiaro ed incisivo: portare all'attenzione del governo centrale le problematiche sorte da quel determinato periodo storico e che ancora adesso interessano diverse città italiane e non solo Gaeta, ovvero il problema di poter decidere ed amministrare del proprio territorio e di poter disporre liberamente della proprie risorse economiche e dei propri beni al fine di frenare l'emorragia alle quali esse stesse sono ancora soggette... ecco il vero messaggio.

Attraverso la provocazione la città ha sollevato il problema delle servitù demaniali che ingessano l'economia e lo sviluppo di numerose altre realtà.

L'orgoglio di aver affermato la verità dei fatti ed il coraggio di aver gridato all'Italia intera che a distanza di centocinquant'anni è giunto il momento di dare giustizia ai morti e di poter essere finalmente liberi di decidere il destino e le sorti delle proprie genti non è un messaggio demenziale e ridicolo, al contrario sensato e necessario!

Un sicero grazie ai nuovi eroi di Gaeta!

postato da: Docibile

a seguito dell'assenza dei gaetani in consiglio

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