lunedì 17 novembre 2008

Piccoli Briganti crescono: Discussione sul risorgimento.


Già da alcuni mesi riceviamo, presso gli uffici della nostra sezione, le gradite visite di un gruppo di studenti liceali ( alcuni anche settentrionali come in questo caso) a cui abbiamo prestato e prestiamo per la lettura, libri della nostra area e con cui ci addentriamo spesso in discussioni storico-politiche.

La Signorina A.B. (non scriviamo il nome data la giovane età pur se appena maggiorenne..) che frequenta la V dell'istituto Pascal di Reggio Emilia, pochi giorni fa si è sentita in dovere di inoltrarci la verifica di storia e filosofia fatta in classe sull'argomento "Discussione sul risorgimento", verifica a cui la professoressa ha assegnato il massimo dei voti !!!!...

Direi che, considerando la giovane età, i concetti espressi sono sicuramente indice di una maturità non comune, così come l'analisi che viene fatta indica un'attenzione nella lettura della vicenda storica rapportata alle conseguenze sull'attualità non banale...
Da notare inoltre il trasporto e la foga con cui vengono descritti gli avvenimenti.
Insomma c'è speranza per il futuro....(PdSUD ER)
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Di A.B.

La mia è solo una considerazione personale. Sono solo una studentessa, e magari per alcuni politici qualcosa di ancora peggio, considerate le mie “discutibili opinioni politiche”, grazie alla presenza di straordinari personaggi come l’ ex presidente Cossiga che spendevano tempo a preparare strategie tattiche para-militari che possano sfondare gli accerchiamenti degli universitari in rivolta contro uno stato e un paese che preferisce un popolo ignorante e privo di mezzi ad operosi ed acculturati “sgobboni”. Ma d’altro canto,a mio parere, un uomo intelligente, o perlomeno razionale, oggi come oggi, non lavora al servizio di uno stato con un passato storico come l’Italia.
Concluderò questa breve prefazione con una proposta da estendere a livello nazionale: che ogni famiglia accenda un cero in onore all’imbecillità del popolo italiano, che non perse occasione nel corso dell’Ottocento e Novecento, di farsi deridere da quante potenze occuparono il suolo europeo.
E una candela per gli sfruttati che durante il Risorgimento si macchiarono della colpa di difendere la propria libertà decisionale , o quantomeno rifiutarono l’idea di poter essere un giorno calpestati da quella marea di farabutti e massoni che si proponevano come nuovo motore di progresso di un regno che non aveva assolutamente bisogno di loro.
Così Makhno ebbe da ridire con Lenin, il quale non apprezzò per niente il tentativo di autogestione di un popolo i cui unici valori a cui si sarebbe dovuto votare erano la libertà e il rispetto verso ogni essere umano. D’altro canto, pensieri del genere non sono mai piaciuti a nessun potente ..


Tutto ebbe inizio quando l’allora stato sabaudo decise di trovare rapida soluzione a quello che era ormai l’arduo dilemma dei debiti (di oltre un miliardo di lire ) accumulati nel corso di quegli appena 50 anni, dalla caduta del regno di Napoleone Bonaparte e, non contento, la necessità di accumulo di stanziamenti di fondi necessari alle mire espansionistiche di una politica colonialista portata avanti da questi precursori di malavitosi .

La mala gestione di finanzieri ignoranti portarono all’espropriazione di terreni anche nei confronti di ecclesiastici, senza, tuttavia, riuscire a colmare una simile voragine nel bilancio. Fu solo l’intervento della massoneria inglese (che vantava personaggi di spicco come Lord Palmerston) e dell’imperatore Napoleone III a riportare equilibrio nelle tasche di Vittorio Emanuele II e dei suoi cortigiani.

Un re” ladro, fannullone, dedito allo sperpero, buono solo di correr dietro alle giovani contadine”…Una pedina perfetta nelle mani di individui con spiccato senso degli affari di allora (e per certi versi di tuttora, per quanto lo scenario storico sia “cambiato”).

La principale difficoltà che incontro nel dialogare a proposito di certi avvenimenti, è che non so mai, non riesco a decidermi, se riferirmi a quest’ultimi come eventi passati e, per certi versi, risolti.…

Esiste ancora un interesse di livello globale nelle mani di pochi che riescono in un modo o nell’altro a smuovere le sorti dell’umanità grazie alla loro logica imperialistica, ma d’altro canto il denaro può comprare tutto.
E dato che la madre degli imbecilli è sempre incinta, non è poi così straordinario che sempre nuovi personaggi si propongano ad aggiungersi a questo ridicolo carosello messo in scena dai capi banchieri, dai finanzieri, da chiunque possa e riesca a detenere il monopolio economico di una sicura fetta di territorio.
Inutile poi ribadire come la politica in fondo sia solo una derivazione di questo sporco idillio dei potenti: c’è sempre il danaro a muovere i popoli, e serve quindi una guida….il capobanda, il fantoccio di turno, e nascono così i capi di governo, gli imperatori e i presidenti, incuranti della loro radicata ingenuità.
L’Italia poi alla fine è solo uno dei più evidenti errori della storia dell’Ottocento: leggendo le documentazioni storiche di letterati, giornalisti e filosofi che hanno trattato l’argomento con accuratezza nei loro scritti, fatico a rendermi conto come pagliacci del calibro di Vittorio Emanuele II, o Napoleone III ( conquistato dalla famigerata “vulva d’ oro” ), o anche nel loro piccolo individui come il colonnello Amadei, tronfi nella propria mediocrità, siano riusciti a “guidare” una guerra di conquista.
Invece, per quel che riguarda l’inammissibile crudeltà dell’animo umano, non c’è bisogno credo di nominare il generale Cialdini per poter rendere esempio di come carnefici del suo calibro siano da sempre stati considerati perfetto capro espiatorio, davanti poi al giudizio finale, una volta terminata la battaglia….
C’è sempre bisogno di qualcuno capace di decimare i suddetti nemici senza che si faccia troppe domande, e su cui poi ,nell’eventualità, scaricare la colpa al momento opportuno. È stata una strage, nient’altro, di un popolo ferito davanti alla minaccia venuta dal nord.
Non penso che in una guerra si possa parlare di giustificazioni di sorta, nei confronti di nessuno, ma non biasimo il brigante che vedendosi sterminare la propria famiglia senza neanche avere il tempo di poterla salutare un’ultima volta, la mattina seguente imbracci il fucile e decida di vendicare il torto subito. Credo che al suo posto avrei fatto la stessa cosa.
Non perché io sia una criminale, un individuo mentalmente instabile o desiderosa di rivolta nei confronti di uno stato fondato, eretto sullo stesso marciume lasciato dai suoi passati regnanti. Ma solo perché credo che la libertà sia un bene irrinunciabile, che debba oltremodo tenere conto anche della collettività che ci circonda.

Ma dal momento che la violi solamente per tornaconto personale, allora non mi si dica che sono io il criminale. Hanno ucciso migliaia di persone inneggiando il nome di un re ladro, manipolato da un abile statista quale era Camillo Benso di Cavour, a sua volta , inconsapevolmente, manovrato da uomini più in alto di lui.
E’ così semplice, e per certi versi così ridicolo, da sembrare irreale, quasi un immenso cabaret, con cavalieri inesistenti e generali fantasmagorici, tutti, guarda caso, estremamente coraggiosi, sprezzanti del pericolo, ritratti a cavallo nel furore della battaglia ma storicamente lontani miglia dal luogo dello scontro. Insomma, parliamoci chiaro: i conti non tornano.
Sia come sia, il Risorgimento italiano ci è sempre stato presentato come momento di spicco nella storia di questo paese da ripetere ai nostri figli, da diffondere, di cui andare fieri, quando invece il primo condottiero, l’eroe dei due mondi, era stato nominato trentesimo o trentatreesimo grado di massoneria.
La spedizione dei mille?
Un branco di reietti, che scappavano dai debiti, dalle mogli, dalle fidanzate, dalle famiglie, oppure in cerca dell’avventura, in un romantico tentativo di ricerca della gloria dietro le file dei principi piemontesi. Uno di questi poi portava anche il mio cognome. Pensa un po’ te che fortuna.
Poi scavando via via più in profondità, ci si rende conto di quanto la situazione li stesse davvero “trascinando verso il fondo”, dovendo ricorrere a certi personaggi per poter portare a compimento i propri progetti.
Garibaldi, diviso tra l’artrite e l’amore per la patria, accolto con entusiasmo nel sud solo da chi in tutta questa storia ci avrebbe notevolmente guadagnato, come la mafia in Sicilia e la camorra in Campania…e poi tutt’oggi esiste ancora gente che non fa che lamentarsi del sud e dei meridionali, quando è stato proprio grazie all’intervento dei propri antenati che certe organizzazioni sono riuscite a farsi forti nel successo degli altri e del massacro altrui. Oltremodo curioso. Come scrisse Del Boca nel suo “Indietro Savoia” : “Guardiani della malavita, padrini dell’Unità d’Italia.”
E per una volta tanto nella storia, la chiesa fu vittima di soprusi e non responsabile. Mentre il papa tentava inutilmente di indurre i nemici alla resa mediante la scomunica dei loro comandanti, il piccolo clero veniva decimato dall’avanzata nel sud delle truppe savoiarde che facevano strage di questi “mandanti di Dio”, saccheggiando quanti reliquiari possibili.

Le rappresaglie erano all’ordine del giorno, prima nel rincorrere i “banditi”, i briganti e poi nel trovare sfogo sulla popolazione, basti solo considerare esempi come quelli di Civitella o di Messina.
E mentre i veri eroi morivano ammassati in celle falcidiati dalle malattie infettive, o costretti al logorio in quelli che sotto un occhio attento non erano altro che una sorta di campi di concentramento, i generalissimi, o voltagabbana,
i traditori dei Borbone, i disertori, diretti ai gradi più alti dell’esercito, ad ingrassare le fila dei pagliacci dei Savoia. Per chi ritenne sempre meritevole la propria parola, o l’esilio, o l’estradizione.
A volte ci dimentichiamo che la storia ha sempre delle radici, segue un suo percorso, una sua evoluzione. Inutile quindi meravigliarci di come nel passato simili angherie fossero permesse, accettate, e a volte pure appoggiate nei confronti di individui considerati inferiori o semplicemente non alla propria altezza. Per i nazisti gli ebrei, per i “nordisti” i terroni.
Solo una premessa per eventi futuri.

“Se invitate un ladro a essere un galantuomo, e che ve lo prometta, potrete dubitare che mantenga. Ma invitate un ladro a rubare, e aver paura che vi manchi di parola, non ne vedo perché.”. In sé e per sé questa è una frase estremamente semplice. Ma soprattutto chiarificatrice.

Come si fosse potuto pensare che una casa regnante come quella savoiarda potesse realizzare l’unità d’Italia, non riesco proprio a spiegarmelo.
Una congrega di ladri in particolar modo, ancora meno. L’economia diventa matrice del desiderio. Il Regno delle due Sicilie, agli occhi della massoneria, non era altro che un’immensa miniera d’oro pronta per essere saccheggiata.
Il banco di Napoli vantava di oltre cinque milioni di piastre, se non erro, e le casse del nord erano vuote. Era necessaria una semplice operazione matematica quindi. Gli italiani mai impararono ( e imparano ) a diffidare di chi andava predicandosi eroe della patria,e questa mancanza causò ( e ribadisco che ancor oggi è ragione ) numerosi guai.
Tendiamo a fare affidamento su un’unità nazionale che esiste formalmente, ma concretamente non ve n’è ombra. Ancor oggi la discriminazione domina quella che è la realtà dinamica dell’uomo medio, ma dobbiamo renderci conto che non sono altro che specchi per le allodole, inutili preconcetti!
La nostra ignoranza ci rende colpevoli davanti a popoli che nel corso dei secoli non sono stati altro che merce di scambio a moti politici, territoriali ( e automaticamente monetari ) di altri popoli che con la ragione (la loro)o con la violenza e la prepotenza militare( molto più spesso quest’ultima ) si sono impadroniti dell’esistenza, della libertà e della dignità di migliaia, milioni di esseri umani.
Quando ci decideremo a prenderci le nostre responsabilità invece di adottare la preclusione?Gli esempi sono innumerevoli, ma solo il fatto che il Regno delle due Sicilie detenesse tanti pregi e primati a livello europeo, non sono forse spia delle menzogne che i libri di storia ci propongono?
Cito: “1852, primo telegrafo elettrico, prima illuminazione stradale, primo faro lenticolare italiano, più di 5000 fabbriche , il museo archeologico nazionale più importante d’Europa, “,( argomento a me caro, visto e considerato che frequento un liceo sperimentale grafico e beni culturali ),”il San Carlo (costruito 40 anni prima della Scala e in soli 270 giorni ) primo teatro lirico d’Italia, il primo osservatorio sismologico al mondo, l’orto botanico, la seconda flotta del mondo ( dopo quella inglese ), il primo battello a vapore, 32 conservatori, 761 istituti di beneficenza, il più basso tasso di mortalità infantile, i primi assegni bancari, più operai che al nord con solo otto ore lavorative, più lavoro femminile che al nord, creazione del sistema pensionistico, prima linea ferroviaria Italiana, nel 1856 fu assegnato il premio come terzo paese al mondo per lo sviluppo industriale…(…).”
Un paese all’avanguardia, promotore delle belle arti, della musica, dello sviluppo siderurgico e tessile, quindi di assoluta autosufficienza economica, attento alle necessità ambientali e territoriali..
Insomma, non credo ci voglia un storico perché sorga spontanea una domanda: che se ne faceva il Regno delle due Sicilie di quello sputo di staterello che era il Piemonte?
La risposta è altrettanto concisa : nulla.
Ma il Piemonte al contrario se ne faceva molto del denaro di Francesco II.
E la repressione è metodologia perfetta per l’imposizione di un’unità da parte di conquistatori spietati. Ma il problema rimane.
E ora come ora io non saprei quale potrebbe essere la soluzione.
Stiamo parlando di un tale sfruttamento che ha portato all’impoverimento generale e cronico di un paese, anche se il federalismo economico non mi sembra altro che un ulteriore raggiro per poter evitare di affrontare apertamente l’incognita. Il popolo del sud non voleva l unità d’Italia. Non ne aveva bisogno!
L’uomo industrioso non ha bisogno dello sfruttatore, l’uomo libero non chiede carnefici. E quindi che rimane?
La rabbia, l’indignazione di chi non si è rassegnato a riconoscere il tempo per la lotta di riscatto finita, che ritiene sia necessario far conoscere la vera voce del Risorgimento italiano al suo popolo.
Non dobbiamo dimenticare chi siamo stati, perché solo allora saremo sopraffatti da chi vuole vederci scomparire nella folla, immemori.
La coscienza di popolo deve aiutarci a progredire verso livelli più alti di consapevolezza come cittadini del mondo, questo non accadrà se persino i nostri rispettivi governi sono dediti alla corruzione e alla menzogna!
Tutte le dittature e i loro artefici sono state riconosciuti e condannati dei loro crimini efferati dall’uomo razionale. È quindi necessario che tra questi vengano inclusi i mandanti e le marionette del Risorgimento italiano.
Non dobbiamo dimenticare la verità.

( per il seguente scritto ho fatto riferimento a testi di Antonio Ciano, Lorenzo Del Boca e Nando Dicè.)
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Già da alcuni mesi riceviamo, presso gli uffici della nostra sezione, le gradite visite di un gruppo di studenti liceali ( alcuni anche settentrionali come in questo caso) a cui abbiamo prestato e prestiamo per la lettura, libri della nostra area e con cui ci addentriamo spesso in discussioni storico-politiche.

La Signorina A.B. (non scriviamo il nome data la giovane età pur se appena maggiorenne..) che frequenta la V dell'istituto Pascal di Reggio Emilia, pochi giorni fa si è sentita in dovere di inoltrarci la verifica di storia e filosofia fatta in classe sull'argomento "Discussione sul risorgimento", verifica a cui la professoressa ha assegnato il massimo dei voti !!!!...

Direi che, considerando la giovane età, i concetti espressi sono sicuramente indice di una maturità non comune, così come l'analisi che viene fatta indica un'attenzione nella lettura della vicenda storica rapportata alle conseguenze sull'attualità non banale...
Da notare inoltre il trasporto e la foga con cui vengono descritti gli avvenimenti.
Insomma c'è speranza per il futuro....(PdSUD ER)
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Di A.B.

La mia è solo una considerazione personale. Sono solo una studentessa, e magari per alcuni politici qualcosa di ancora peggio, considerate le mie “discutibili opinioni politiche”, grazie alla presenza di straordinari personaggi come l’ ex presidente Cossiga che spendevano tempo a preparare strategie tattiche para-militari che possano sfondare gli accerchiamenti degli universitari in rivolta contro uno stato e un paese che preferisce un popolo ignorante e privo di mezzi ad operosi ed acculturati “sgobboni”. Ma d’altro canto,a mio parere, un uomo intelligente, o perlomeno razionale, oggi come oggi, non lavora al servizio di uno stato con un passato storico come l’Italia.
Concluderò questa breve prefazione con una proposta da estendere a livello nazionale: che ogni famiglia accenda un cero in onore all’imbecillità del popolo italiano, che non perse occasione nel corso dell’Ottocento e Novecento, di farsi deridere da quante potenze occuparono il suolo europeo.
E una candela per gli sfruttati che durante il Risorgimento si macchiarono della colpa di difendere la propria libertà decisionale , o quantomeno rifiutarono l’idea di poter essere un giorno calpestati da quella marea di farabutti e massoni che si proponevano come nuovo motore di progresso di un regno che non aveva assolutamente bisogno di loro.
Così Makhno ebbe da ridire con Lenin, il quale non apprezzò per niente il tentativo di autogestione di un popolo i cui unici valori a cui si sarebbe dovuto votare erano la libertà e il rispetto verso ogni essere umano. D’altro canto, pensieri del genere non sono mai piaciuti a nessun potente ..


Tutto ebbe inizio quando l’allora stato sabaudo decise di trovare rapida soluzione a quello che era ormai l’arduo dilemma dei debiti (di oltre un miliardo di lire ) accumulati nel corso di quegli appena 50 anni, dalla caduta del regno di Napoleone Bonaparte e, non contento, la necessità di accumulo di stanziamenti di fondi necessari alle mire espansionistiche di una politica colonialista portata avanti da questi precursori di malavitosi .

La mala gestione di finanzieri ignoranti portarono all’espropriazione di terreni anche nei confronti di ecclesiastici, senza, tuttavia, riuscire a colmare una simile voragine nel bilancio. Fu solo l’intervento della massoneria inglese (che vantava personaggi di spicco come Lord Palmerston) e dell’imperatore Napoleone III a riportare equilibrio nelle tasche di Vittorio Emanuele II e dei suoi cortigiani.

Un re” ladro, fannullone, dedito allo sperpero, buono solo di correr dietro alle giovani contadine”…Una pedina perfetta nelle mani di individui con spiccato senso degli affari di allora (e per certi versi di tuttora, per quanto lo scenario storico sia “cambiato”).

La principale difficoltà che incontro nel dialogare a proposito di certi avvenimenti, è che non so mai, non riesco a decidermi, se riferirmi a quest’ultimi come eventi passati e, per certi versi, risolti.…

Esiste ancora un interesse di livello globale nelle mani di pochi che riescono in un modo o nell’altro a smuovere le sorti dell’umanità grazie alla loro logica imperialistica, ma d’altro canto il denaro può comprare tutto.
E dato che la madre degli imbecilli è sempre incinta, non è poi così straordinario che sempre nuovi personaggi si propongano ad aggiungersi a questo ridicolo carosello messo in scena dai capi banchieri, dai finanzieri, da chiunque possa e riesca a detenere il monopolio economico di una sicura fetta di territorio.
Inutile poi ribadire come la politica in fondo sia solo una derivazione di questo sporco idillio dei potenti: c’è sempre il danaro a muovere i popoli, e serve quindi una guida….il capobanda, il fantoccio di turno, e nascono così i capi di governo, gli imperatori e i presidenti, incuranti della loro radicata ingenuità.
L’Italia poi alla fine è solo uno dei più evidenti errori della storia dell’Ottocento: leggendo le documentazioni storiche di letterati, giornalisti e filosofi che hanno trattato l’argomento con accuratezza nei loro scritti, fatico a rendermi conto come pagliacci del calibro di Vittorio Emanuele II, o Napoleone III ( conquistato dalla famigerata “vulva d’ oro” ), o anche nel loro piccolo individui come il colonnello Amadei, tronfi nella propria mediocrità, siano riusciti a “guidare” una guerra di conquista.
Invece, per quel che riguarda l’inammissibile crudeltà dell’animo umano, non c’è bisogno credo di nominare il generale Cialdini per poter rendere esempio di come carnefici del suo calibro siano da sempre stati considerati perfetto capro espiatorio, davanti poi al giudizio finale, una volta terminata la battaglia….
C’è sempre bisogno di qualcuno capace di decimare i suddetti nemici senza che si faccia troppe domande, e su cui poi ,nell’eventualità, scaricare la colpa al momento opportuno. È stata una strage, nient’altro, di un popolo ferito davanti alla minaccia venuta dal nord.
Non penso che in una guerra si possa parlare di giustificazioni di sorta, nei confronti di nessuno, ma non biasimo il brigante che vedendosi sterminare la propria famiglia senza neanche avere il tempo di poterla salutare un’ultima volta, la mattina seguente imbracci il fucile e decida di vendicare il torto subito. Credo che al suo posto avrei fatto la stessa cosa.
Non perché io sia una criminale, un individuo mentalmente instabile o desiderosa di rivolta nei confronti di uno stato fondato, eretto sullo stesso marciume lasciato dai suoi passati regnanti. Ma solo perché credo che la libertà sia un bene irrinunciabile, che debba oltremodo tenere conto anche della collettività che ci circonda.

Ma dal momento che la violi solamente per tornaconto personale, allora non mi si dica che sono io il criminale. Hanno ucciso migliaia di persone inneggiando il nome di un re ladro, manipolato da un abile statista quale era Camillo Benso di Cavour, a sua volta , inconsapevolmente, manovrato da uomini più in alto di lui.
E’ così semplice, e per certi versi così ridicolo, da sembrare irreale, quasi un immenso cabaret, con cavalieri inesistenti e generali fantasmagorici, tutti, guarda caso, estremamente coraggiosi, sprezzanti del pericolo, ritratti a cavallo nel furore della battaglia ma storicamente lontani miglia dal luogo dello scontro. Insomma, parliamoci chiaro: i conti non tornano.
Sia come sia, il Risorgimento italiano ci è sempre stato presentato come momento di spicco nella storia di questo paese da ripetere ai nostri figli, da diffondere, di cui andare fieri, quando invece il primo condottiero, l’eroe dei due mondi, era stato nominato trentesimo o trentatreesimo grado di massoneria.
La spedizione dei mille?
Un branco di reietti, che scappavano dai debiti, dalle mogli, dalle fidanzate, dalle famiglie, oppure in cerca dell’avventura, in un romantico tentativo di ricerca della gloria dietro le file dei principi piemontesi. Uno di questi poi portava anche il mio cognome. Pensa un po’ te che fortuna.
Poi scavando via via più in profondità, ci si rende conto di quanto la situazione li stesse davvero “trascinando verso il fondo”, dovendo ricorrere a certi personaggi per poter portare a compimento i propri progetti.
Garibaldi, diviso tra l’artrite e l’amore per la patria, accolto con entusiasmo nel sud solo da chi in tutta questa storia ci avrebbe notevolmente guadagnato, come la mafia in Sicilia e la camorra in Campania…e poi tutt’oggi esiste ancora gente che non fa che lamentarsi del sud e dei meridionali, quando è stato proprio grazie all’intervento dei propri antenati che certe organizzazioni sono riuscite a farsi forti nel successo degli altri e del massacro altrui. Oltremodo curioso. Come scrisse Del Boca nel suo “Indietro Savoia” : “Guardiani della malavita, padrini dell’Unità d’Italia.”
E per una volta tanto nella storia, la chiesa fu vittima di soprusi e non responsabile. Mentre il papa tentava inutilmente di indurre i nemici alla resa mediante la scomunica dei loro comandanti, il piccolo clero veniva decimato dall’avanzata nel sud delle truppe savoiarde che facevano strage di questi “mandanti di Dio”, saccheggiando quanti reliquiari possibili.

Le rappresaglie erano all’ordine del giorno, prima nel rincorrere i “banditi”, i briganti e poi nel trovare sfogo sulla popolazione, basti solo considerare esempi come quelli di Civitella o di Messina.
E mentre i veri eroi morivano ammassati in celle falcidiati dalle malattie infettive, o costretti al logorio in quelli che sotto un occhio attento non erano altro che una sorta di campi di concentramento, i generalissimi, o voltagabbana,
i traditori dei Borbone, i disertori, diretti ai gradi più alti dell’esercito, ad ingrassare le fila dei pagliacci dei Savoia. Per chi ritenne sempre meritevole la propria parola, o l’esilio, o l’estradizione.
A volte ci dimentichiamo che la storia ha sempre delle radici, segue un suo percorso, una sua evoluzione. Inutile quindi meravigliarci di come nel passato simili angherie fossero permesse, accettate, e a volte pure appoggiate nei confronti di individui considerati inferiori o semplicemente non alla propria altezza. Per i nazisti gli ebrei, per i “nordisti” i terroni.
Solo una premessa per eventi futuri.

“Se invitate un ladro a essere un galantuomo, e che ve lo prometta, potrete dubitare che mantenga. Ma invitate un ladro a rubare, e aver paura che vi manchi di parola, non ne vedo perché.”. In sé e per sé questa è una frase estremamente semplice. Ma soprattutto chiarificatrice.

Come si fosse potuto pensare che una casa regnante come quella savoiarda potesse realizzare l’unità d’Italia, non riesco proprio a spiegarmelo.
Una congrega di ladri in particolar modo, ancora meno. L’economia diventa matrice del desiderio. Il Regno delle due Sicilie, agli occhi della massoneria, non era altro che un’immensa miniera d’oro pronta per essere saccheggiata.
Il banco di Napoli vantava di oltre cinque milioni di piastre, se non erro, e le casse del nord erano vuote. Era necessaria una semplice operazione matematica quindi. Gli italiani mai impararono ( e imparano ) a diffidare di chi andava predicandosi eroe della patria,e questa mancanza causò ( e ribadisco che ancor oggi è ragione ) numerosi guai.
Tendiamo a fare affidamento su un’unità nazionale che esiste formalmente, ma concretamente non ve n’è ombra. Ancor oggi la discriminazione domina quella che è la realtà dinamica dell’uomo medio, ma dobbiamo renderci conto che non sono altro che specchi per le allodole, inutili preconcetti!
La nostra ignoranza ci rende colpevoli davanti a popoli che nel corso dei secoli non sono stati altro che merce di scambio a moti politici, territoriali ( e automaticamente monetari ) di altri popoli che con la ragione (la loro)o con la violenza e la prepotenza militare( molto più spesso quest’ultima ) si sono impadroniti dell’esistenza, della libertà e della dignità di migliaia, milioni di esseri umani.
Quando ci decideremo a prenderci le nostre responsabilità invece di adottare la preclusione?Gli esempi sono innumerevoli, ma solo il fatto che il Regno delle due Sicilie detenesse tanti pregi e primati a livello europeo, non sono forse spia delle menzogne che i libri di storia ci propongono?
Cito: “1852, primo telegrafo elettrico, prima illuminazione stradale, primo faro lenticolare italiano, più di 5000 fabbriche , il museo archeologico nazionale più importante d’Europa, “,( argomento a me caro, visto e considerato che frequento un liceo sperimentale grafico e beni culturali ),”il San Carlo (costruito 40 anni prima della Scala e in soli 270 giorni ) primo teatro lirico d’Italia, il primo osservatorio sismologico al mondo, l’orto botanico, la seconda flotta del mondo ( dopo quella inglese ), il primo battello a vapore, 32 conservatori, 761 istituti di beneficenza, il più basso tasso di mortalità infantile, i primi assegni bancari, più operai che al nord con solo otto ore lavorative, più lavoro femminile che al nord, creazione del sistema pensionistico, prima linea ferroviaria Italiana, nel 1856 fu assegnato il premio come terzo paese al mondo per lo sviluppo industriale…(…).”
Un paese all’avanguardia, promotore delle belle arti, della musica, dello sviluppo siderurgico e tessile, quindi di assoluta autosufficienza economica, attento alle necessità ambientali e territoriali..
Insomma, non credo ci voglia un storico perché sorga spontanea una domanda: che se ne faceva il Regno delle due Sicilie di quello sputo di staterello che era il Piemonte?
La risposta è altrettanto concisa : nulla.
Ma il Piemonte al contrario se ne faceva molto del denaro di Francesco II.
E la repressione è metodologia perfetta per l’imposizione di un’unità da parte di conquistatori spietati. Ma il problema rimane.
E ora come ora io non saprei quale potrebbe essere la soluzione.
Stiamo parlando di un tale sfruttamento che ha portato all’impoverimento generale e cronico di un paese, anche se il federalismo economico non mi sembra altro che un ulteriore raggiro per poter evitare di affrontare apertamente l’incognita. Il popolo del sud non voleva l unità d’Italia. Non ne aveva bisogno!
L’uomo industrioso non ha bisogno dello sfruttatore, l’uomo libero non chiede carnefici. E quindi che rimane?
La rabbia, l’indignazione di chi non si è rassegnato a riconoscere il tempo per la lotta di riscatto finita, che ritiene sia necessario far conoscere la vera voce del Risorgimento italiano al suo popolo.
Non dobbiamo dimenticare chi siamo stati, perché solo allora saremo sopraffatti da chi vuole vederci scomparire nella folla, immemori.
La coscienza di popolo deve aiutarci a progredire verso livelli più alti di consapevolezza come cittadini del mondo, questo non accadrà se persino i nostri rispettivi governi sono dediti alla corruzione e alla menzogna!
Tutte le dittature e i loro artefici sono state riconosciuti e condannati dei loro crimini efferati dall’uomo razionale. È quindi necessario che tra questi vengano inclusi i mandanti e le marionette del Risorgimento italiano.
Non dobbiamo dimenticare la verità.

( per il seguente scritto ho fatto riferimento a testi di Antonio Ciano, Lorenzo Del Boca e Nando Dicè.)

4 commenti:

Orazio Vasta ha detto...

http://rarika-radice.blogspot.com/2008/11/alziamo-il-velo-sugli-stupri-etnici.html

Auriga ha detto...

Sicuramente una ragazza fuori dal comune.

Valerio Sudrio ha detto...

Bravissima, complimenti. Contattami se ti va di discutere. Uno studente come te.

NON MI ARRENDO ha detto...

inoltro ad A. B. per eventuale contatto diretto.

 
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