sabato 29 novembre 2008
E tu,vieni a ballare all'ILVA? ..
E' inutile. E' l'effetto Nimby,non lo puoi scollare dai geni umani. Si fa presto a difendere a spada tratta la causa dello sviluppo economico appellandosi al "ricatto occupazionale",è sin troppo semplice quando ciò che si sostiene non è di certo nel giardino della propria dimora.
Gli operai dell'ILVA di Taranto sono 13.630, di cui circa la metà tarantini;
l'ILVA è il più grosso stabilimento siderurgico in tutta Europa e rappresenta il motore dell'economia tarantina.
Pensare di chiudere l'ILVA sarebbe dunque follia (se follia è definibile il pensiero di chi pospone le ragioni dell'occupazione a quelle della salute di un'intera città),ma forse lo è ancor più credere che questo colosso industriale possa ricondurre i propri standard di emissione di sostanze inquinanti a quelli europei. Sì,perchè in materia legislativa i limiti imposti dalla legge italiana (legge 152/06 ,si approfondisca qui:http://www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/22183.html ) sono molto poco restrittivi rispetto alle normative europee:10000 nanogrammi di concentrazione totale delle diossine per la legge 152/06 contro i 0,4 nanogrammi di tossicità equivalente imposta da Bruxelles;
inoltre,l’ILVA non ha ancora ottenuto da Bruxelles l’autorizzazione integrata (AIA) conforme alla direttiva IPPC secondo cui gli impianti già in servizio prima del 30 Ottobre 1999 dovevano essere messi in conformità ai requisiti della direttiva IPPC entro il 30 Ottobre 2007 (http://www.agoravox.it/ILVA-Taranto-e-Diossina-Da.html e per approfondimenti su IPPC e AIA:http://www.arpa.fvg.it/index.php?id=270 ).
Dunque,la follia pare proprio,a questo punto,sperare che le cose cambino e che l'ILVA si decida ad attenuare drasticamente le proprie emissioni attraverso un processo di ammodernamento dell'impianto.
L'importanza strategica di tale impianto non viene messa in discussione dalla sottoscritta,poichè non è mia intenzione fare della retorica moralistica fine a se stessa. Il punto è che,evidentemente,chi si limita a giustificare il disastro ecologico-umano prodotto dall'ILVA ricorrendo ad argomentazioni di natura economica o sociale in riferimento al numero di operai a cui tale complesso dà il lavoro pecca di scarsa informazione e flebile lungimiranza,oltre che di un cinismo tipico di chi,per l'appunto ritornando all'introduzione del post,è a favore di queste mostruosità della macchina economica evidentemente lontane da casa propria. Perchè parlo di scarsa informazione?
Perchè basta spostarsi al Nord e verificare come le cose funzionino già diversamente:
"Se il camino dell’impianto di agglomerazione dell’Ilva fosse in Friuli Venezia Giulia si applicherebbe una normativa regionale che recepisce i limiti europei (espressi non in "concentrazione totale" ma in "indice di tossicità equivalente"): il limite sarebbe 0,4 nanogrammi a metro cubo. In questo caso vi sarebbe un superamento di oltre 27 volte del limite previsto.
"In caso di superamento del suddetto limite, l’impianto di sintetizzazione dell’agglomerato dovrà essere immediatamente fermato", recita il decreto della Regione Friuli Venezia Giulia.”"(tratto da http://www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/22205.html ).
Ovviamente questo è solo un esempio,ma ce ne son tanti (un altro potrebbe essere quello delle acciaierie «Lucchini» a Servola, Trieste).
Dunque,chi invoca un'industrializzazione prudente ed il più possibile rispettosa dei diritti dei cittadini (primo fra tutti il diritto alla salute) non è qualche pazzo delirante moralista,ma la LEGGE. La santa,cara LEGGE. Se poi ci si sposta in Europa,come si è già avuto modo di dire,le cose vanno ancora meglio.
Dunque,è davvero poco intelligente appellarsi alla causa della supremazia dell'economia,perchè altrove le cose funzionano diversamente:altrove è la legge ad avere la supremazia.
Perchè parlo di cinismo?
Perchè chi sostiene questa posizione compie l'imperdonabile errore di sottovalutare le conseguenze gravissime sulla popolazione delle emissioni nocive dell'ILVA.
Oltre al gruppo siderurgico del sig.Riva, la città pugliese ospita altri otto impianti industriali, che hanno fatto inserire a buon diritto la città tra le “aree ad elevato rischio di crisi ambientale” con Decreto del Presidente della Repubblica del novembre 1990.
Taranto ha infatti il primato italiano nelle emissioni in atmosfera di Idrocarburi Policiclici Aromatici (Ipa), di diossina, di piombo, di mercurio, di benzene, emissioni quasi tutte concentrate nell'impianto Ilva.
"In dieci anni — dice Mazza (primario di ematologia all'ospedale «Moscati» di Taranto) — leucemie, mielomi e linfomi sono aumentati del 30-40%."
"Tre mamme il cui latte risulta contaminato dalla diossina, cinque adulti che scoprono di avere il livello di contaminazione da diossina più alto del mondo, 1.200 pecore e capre di cui la Regione Puglia ordina l'abbattimento, forti sospetti di contaminazione nel raggio di 10 chilometri dal polo industriale (con i monitoraggi sospesi perché sempre «positivi ») sono, più che un allarme, una emergenza nazionale. La diossina si accumula nel tempo e a Taranto ce n'è per 9 chili, il triplo di Seveso (la città contaminata nel 1976). Ma sono sette le sostanze cancerogene e teratogene che, con la diossina, colpiscono Taranto come sette piaghe bibliche."(http://www.corriere.it/cronache/08_ottobre_21/fumo_diossina_3e4495ce-9f40-11dd-b0d4-00144f02aabc.shtml).
Ed ancora:
" Tre anni fa, S. aveva 10 anni. E senza aver mai fumato una sigaretta in vita sua era già conciato come un fumatore incallito.Mazza temeva di avere sbagliato diagnosi. Invece no. Quel bimbo aveva proprio un cancro da fumatore: adenocarcinoma del rinofaringe. Come tanti altri tarantini, specie quelli del Tamburi, "il quartiere dei morti viventi"".
Non parlerò con voce accorata dei morti dell'ILVA,nè vestirò i panni di una prefica. Credo che in questi casi le parole valgano poco. Indosserò,invece,la maschera del cinico calcolatore per rivolgermi ancora una volta a chi dinanzi a questa tragedia pensa che tutto ciò sia ineludibile perchè è in gioco il maggior impianto siderurgico dell'Europa e dimostrerò la scarsa lungimiranza di costoro:ebbene,badando al lato economico della faccenda,mi chiedo (e chiedo a costoro) a quanto ammontano le spese per curare tutti coloro che si sono ammalati di tumore a causa dei fumi dell'ILVA;
a quanto ammonterebbero le sanzioni che la Commissione Europea potrebbe imporre e cosa accadrebbe qualora da Bruxelles arrivasse l'ordine di chiudere l'impianto;a quanto ammontano i danni sull'agricoltura e sull'allevamento nelle zone limitrofe all'impianto;mi chiedo infine quanto denaro sarebbe necessario per risarcire,per es.,i cittadini qualora venissero accertate le responsabilità dell'ILVA (diversi sono i casi come questo:http://www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/26025.htmlo questo:http://www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/21066.html).
Non è un buon rendere,a conti fatti. E' una tragedia anche dal punto di vista economica,a lungo andare.
Ma voi..voi ci venite a ballare all'ILVA?
Fonte: Riflessioni
E' inutile. E' l'effetto Nimby,non lo puoi scollare dai geni umani. Si fa presto a difendere a spada tratta la causa dello sviluppo economico appellandosi al "ricatto occupazionale",è sin troppo semplice quando ciò che si sostiene non è di certo nel giardino della propria dimora.
Gli operai dell'ILVA di Taranto sono 13.630, di cui circa la metà tarantini;
l'ILVA è il più grosso stabilimento siderurgico in tutta Europa e rappresenta il motore dell'economia tarantina.
Pensare di chiudere l'ILVA sarebbe dunque follia (se follia è definibile il pensiero di chi pospone le ragioni dell'occupazione a quelle della salute di un'intera città),ma forse lo è ancor più credere che questo colosso industriale possa ricondurre i propri standard di emissione di sostanze inquinanti a quelli europei. Sì,perchè in materia legislativa i limiti imposti dalla legge italiana (legge 152/06 ,si approfondisca qui:http://www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/22183.html ) sono molto poco restrittivi rispetto alle normative europee:10000 nanogrammi di concentrazione totale delle diossine per la legge 152/06 contro i 0,4 nanogrammi di tossicità equivalente imposta da Bruxelles;
inoltre,l’ILVA non ha ancora ottenuto da Bruxelles l’autorizzazione integrata (AIA) conforme alla direttiva IPPC secondo cui gli impianti già in servizio prima del 30 Ottobre 1999 dovevano essere messi in conformità ai requisiti della direttiva IPPC entro il 30 Ottobre 2007 (http://www.agoravox.it/ILVA-Taranto-e-Diossina-Da.html e per approfondimenti su IPPC e AIA:http://www.arpa.fvg.it/index.php?id=270 ).
Dunque,la follia pare proprio,a questo punto,sperare che le cose cambino e che l'ILVA si decida ad attenuare drasticamente le proprie emissioni attraverso un processo di ammodernamento dell'impianto.
L'importanza strategica di tale impianto non viene messa in discussione dalla sottoscritta,poichè non è mia intenzione fare della retorica moralistica fine a se stessa. Il punto è che,evidentemente,chi si limita a giustificare il disastro ecologico-umano prodotto dall'ILVA ricorrendo ad argomentazioni di natura economica o sociale in riferimento al numero di operai a cui tale complesso dà il lavoro pecca di scarsa informazione e flebile lungimiranza,oltre che di un cinismo tipico di chi,per l'appunto ritornando all'introduzione del post,è a favore di queste mostruosità della macchina economica evidentemente lontane da casa propria. Perchè parlo di scarsa informazione?
Perchè basta spostarsi al Nord e verificare come le cose funzionino già diversamente:
"Se il camino dell’impianto di agglomerazione dell’Ilva fosse in Friuli Venezia Giulia si applicherebbe una normativa regionale che recepisce i limiti europei (espressi non in "concentrazione totale" ma in "indice di tossicità equivalente"): il limite sarebbe 0,4 nanogrammi a metro cubo. In questo caso vi sarebbe un superamento di oltre 27 volte del limite previsto.
"In caso di superamento del suddetto limite, l’impianto di sintetizzazione dell’agglomerato dovrà essere immediatamente fermato", recita il decreto della Regione Friuli Venezia Giulia.”"(tratto da http://www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/22205.html ).
Ovviamente questo è solo un esempio,ma ce ne son tanti (un altro potrebbe essere quello delle acciaierie «Lucchini» a Servola, Trieste).
Dunque,chi invoca un'industrializzazione prudente ed il più possibile rispettosa dei diritti dei cittadini (primo fra tutti il diritto alla salute) non è qualche pazzo delirante moralista,ma la LEGGE. La santa,cara LEGGE. Se poi ci si sposta in Europa,come si è già avuto modo di dire,le cose vanno ancora meglio.
Dunque,è davvero poco intelligente appellarsi alla causa della supremazia dell'economia,perchè altrove le cose funzionano diversamente:altrove è la legge ad avere la supremazia.
Perchè parlo di cinismo?
Perchè chi sostiene questa posizione compie l'imperdonabile errore di sottovalutare le conseguenze gravissime sulla popolazione delle emissioni nocive dell'ILVA.
Oltre al gruppo siderurgico del sig.Riva, la città pugliese ospita altri otto impianti industriali, che hanno fatto inserire a buon diritto la città tra le “aree ad elevato rischio di crisi ambientale” con Decreto del Presidente della Repubblica del novembre 1990.
Taranto ha infatti il primato italiano nelle emissioni in atmosfera di Idrocarburi Policiclici Aromatici (Ipa), di diossina, di piombo, di mercurio, di benzene, emissioni quasi tutte concentrate nell'impianto Ilva.
"In dieci anni — dice Mazza (primario di ematologia all'ospedale «Moscati» di Taranto) — leucemie, mielomi e linfomi sono aumentati del 30-40%."
"Tre mamme il cui latte risulta contaminato dalla diossina, cinque adulti che scoprono di avere il livello di contaminazione da diossina più alto del mondo, 1.200 pecore e capre di cui la Regione Puglia ordina l'abbattimento, forti sospetti di contaminazione nel raggio di 10 chilometri dal polo industriale (con i monitoraggi sospesi perché sempre «positivi ») sono, più che un allarme, una emergenza nazionale. La diossina si accumula nel tempo e a Taranto ce n'è per 9 chili, il triplo di Seveso (la città contaminata nel 1976). Ma sono sette le sostanze cancerogene e teratogene che, con la diossina, colpiscono Taranto come sette piaghe bibliche."(http://www.corriere.it/cronache/08_ottobre_21/fumo_diossina_3e4495ce-9f40-11dd-b0d4-00144f02aabc.shtml).
Ed ancora:
" Tre anni fa, S. aveva 10 anni. E senza aver mai fumato una sigaretta in vita sua era già conciato come un fumatore incallito.Mazza temeva di avere sbagliato diagnosi. Invece no. Quel bimbo aveva proprio un cancro da fumatore: adenocarcinoma del rinofaringe. Come tanti altri tarantini, specie quelli del Tamburi, "il quartiere dei morti viventi"".
Non parlerò con voce accorata dei morti dell'ILVA,nè vestirò i panni di una prefica. Credo che in questi casi le parole valgano poco. Indosserò,invece,la maschera del cinico calcolatore per rivolgermi ancora una volta a chi dinanzi a questa tragedia pensa che tutto ciò sia ineludibile perchè è in gioco il maggior impianto siderurgico dell'Europa e dimostrerò la scarsa lungimiranza di costoro:ebbene,badando al lato economico della faccenda,mi chiedo (e chiedo a costoro) a quanto ammontano le spese per curare tutti coloro che si sono ammalati di tumore a causa dei fumi dell'ILVA;
a quanto ammonterebbero le sanzioni che la Commissione Europea potrebbe imporre e cosa accadrebbe qualora da Bruxelles arrivasse l'ordine di chiudere l'impianto;a quanto ammontano i danni sull'agricoltura e sull'allevamento nelle zone limitrofe all'impianto;mi chiedo infine quanto denaro sarebbe necessario per risarcire,per es.,i cittadini qualora venissero accertate le responsabilità dell'ILVA (diversi sono i casi come questo:http://www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/26025.htmlo questo:http://www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/21066.html).
Non è un buon rendere,a conti fatti. E' una tragedia anche dal punto di vista economica,a lungo andare.
Ma voi..voi ci venite a ballare all'ILVA?
Fonte: Riflessioni
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