venerdì 22 agosto 2008

Principi e rospi


Di Barbara Fois
Democrazialegalità


Dopo aver ammazzato un povero ragazzo a fucilate, essere entrato nella loggia massonica P2 col numero 1621 di tessera, essere finito in galera con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, al falso e allo sfruttamento della prostituzione, ci sembrava difficile che Vittorio Emanuele di Savoia avrebbe potuto cadere più in basso di così: ci sbagliavamo. In queste cose non c’è mai fine al peggio.
E così dopo aver giurato, per poter rientrare in Italia, di non avanzare mai nessuna pretesa nei confronti della Stato italiano, oggi invece si sveglia e chiede 260 milioni di euro (170 per sé e 90 per suo figlio Emanuele Filiberto), come risarcimento di tanti anni d’esilio.

Ci vuole davvero una faccia di tolla incredibile per chiedere dei soldi in risarcimento, in qualità di discendente di quello stesso re ignobile e vigliacco che nel 1938 firmòle leggi razziali contro gli ebrei e poi, dopo l’8 settembre del 1943, se la squagliò lasciando il suo paese nella disperazione e nel caos!

Bisogna davvero essere completamente privi di qualsiasi senso etico, di qualsiasi finezza e senso dello stato e della misura, bisogna essere ottusi, meschini e cinici in un modo vomitevole, per mettersi in una posizione del genere, senza accorgersi di quanto sia stupidamente impopolare e inattuabile e fuor di misura. Giustamente Moni Ovadia, riconosciuto tra i maggiori esponenti europei della cultura ebraica, ha annunciato: “Ora che c’è la class action proporrò a tutti gli ebrei di chiedere un risarcimento danni ai Savoia per 500 miliardi di euro, una cifra a titolo simbolico per tutte le nefandezze che hanno compiuto” e ha aggiunto:

”Quella dei Savoia è una delle più ridicole, vigliacche, traditrici monarchie della storia”.

Dato che nel 1943 la popolazione ebraica in Italia era di 43.118 cittadini, la cifra spettante pro capite sarebbe di soli 11.596.085 euro e rotti centesimi: dopo tutto una cifra modesta, considerando la spropositata richiesta del signor Savoia.

E non stiamo tenendo conto degli 8500 ebrei che sono finiti nelle camere a gas e nei campi di sterminio. Bastano 11 milioni emmezzo per tanto dolore, per tanta disperazione e per la morte di ciascuno di loro?

O dobbiamo credere che stare in residenze dorate in Svizzera sia più faticoso e doloroso?

Io credo che 500 miliardi siano ancora pochi e che veramente aveva ragione Montanelli quando diceva che i Savoia sono come le carote: la loro parte migliore sta sottoterra.
Tronfio come un tacchino, intanto, il rampollo Filiberto,sostiene che gli Italiani invece di indignarsi per la richiesta esagerata, volgare e ridicola fatta da lui e suo padre: “Dovrebbero ricordare la storia e tutto quello che la famiglia Savoia ha fatto, ha contribuito a fare l’Italia con la I maiuscola”. “E in ogni caso - conclude - le responsabilità dei bisnonni cadono sui nipoti?”.

Normalmente no, ma nel caso di una dinastia è proprio giusto che sia così.

E poi: se i successori avessero dato qualche prova o anche solo qualche segno di essere diversi dall’antenato, si potrebbe anche pensarla diversamente, ma in questo frangente è proprio il caso di dire che “buon sangue non mente”, blu o no che sia.

Ma poi chi sarebbero i Savoia che avrebbero fatto grande l’Italia?
Quell’indeciso di Carlo Alberto o quell’assatanato di Vittorio Emanuele II?
A leggere il libro di Lorenzo del Boca“Maledetti Savoia”, non si direbbe!
E nemmeno a leggere ”I Savoia e il massacro del sud” di Antonio Ciano.

Il Vittorio Emanuele II di del Boca era un uomo brutto, ignorante e volgare, al punto che D’Azeglio sosteneva che non sarebbe stato il vero figlio del re Carlo Alberto, ma il figlio di un macellaio, che avrebbe sostituito il regale pargolo, morto nel rogo della culla procurato da una nutrice sbadata….

Una bufala, quasi certamente, ma che la dice lunga sulla impossibilità, per un aristocratico vero, di riconoscere un individuo così basso come re. Quanto a Ciano, scrive: ““Appena insediatisi al potere, i liberali, fecero subito rimpiangere i Borbone: ruberie dappertutto, assassinii, fucilazioni, debiti nei Comuni, nelle Province, nello Stato. Milioni di debiti, arricchimenti facili.

I liberali distrussero in poco tempo l’economia del Meridione. Erano servi della borghesia del Nord e dello straniero.

In poco tempo fecero sparire tutto: i macchinari delle fabbriche, i beni religiosi, i beni demaniali, libri antichi e persino le rotaie dei binari ferroviari.”.

Nel libro di del Boca (con una ricca e puntuale appendice documentaria) si raccontano anche dei “gossip” d’epoca, e fra questi ce n’è uno molto illuminante sulla personalità del re: pare che Vittorio Emanuele II fosse andato a Parigi a incontrare Napoleone III non tanto per accordarsi per la guerra contro l’Austria, ma soprattutto perché gli avevano detto che le donne francesi non portavano le mutande e lui – da quel gran signore che era – la prima cosa che fece fu di chiederne conferma all’imperatrice Eugenia, precipitandola in un imbarazzo indicibile.

L’uomo,raffinato com’era, era solito tingersi i capelli bianchi con il lucido da scarpe, lasciando ovunque tracce del proprio passaggio, tanto che una volta capitò sotto un acquazzone e il lucido cominciò a sciogliersi, colandogli sulla camicia ( siamo sicuri che non ha parentela col cavaliere? Mah….).
Come se non bastasse era quello che poco elegantemente si definisce un puttaniere e si infilava in ogni letto e avventura possibili ….

Non sarà sicuro che fosse figlio del macellaio, ma è certo che è un antenato di Vittorio Emanuele, che dal canto suo dichiarava senza pudore di essere un sessomaniaco.

Anzi disse proprio “Sono sposato e sono contento; ma sono cacciatore e di tanto in tanto mi piace anche sparare. Così, basta, paga e chiuso. non ci sono amanti, non c’è niente”.

Che gli piaccia sparare è vero e non solo in senso figurato: ha ammazzato anche un ragazzo, così.

Eh sì, perché è vero che la giustizia francese lo ha assolto, ma è anche vero che quando V.E. era in galera si è vantato di aver “fregato” i giudici francesi, pur avendo torto.

Insomma: non si è fatto mancare nessuna bassezza.

Comprese offese personali nei confronti degli inquirenti italiani che lo hanno indagato per associazione a delinquere: “Sono dei poveretti - dice al telefono ad un conoscente il 28 luglio, dopo la liberazione - degli invidiosi, degli stronzi, pensa a quei coglioni che ci stanno ascoltando… sono dei morti di fame, non hanno un soldo, devono rimanere tutta la giornata ad ascoltare, mentre probabilmente la moglie gli fa le corna”.
Sono parole piene di meschinità e di cinismo, che non lasciano dubbi sul profilo morale dell’uomo.

Tanto che perfino le sue sorelle e i suoi familiari ne hanno preso le distanze. Lo fecero quando fu arrestato, l’anno scorso e lo hanno fatto, detto e scritto anche ora: “Come componenti della Casa reale di Savoia teniamo a significare che non aderiamo in alcun modo alla richiesta di danni avanzata contro l’Italia da nostro fratello e da suo figlio, Emanuele Filiberto.
Nostro padre, il re Umberto II, è morto dopo un interminabile e sofferto esilio avendo sempre cara l’immagine della patria lontana.

Italia innanzitutto fu il punto di riferimento di ogni suo pensiero” e ancora:”Vittorio e figlio, che ormai rappresentano solo se stessi, non sanno più chi convenire in giudizio - hanno proseguito le due sorelle - lo hanno fatto con noi sorelle, lo hanno fatto con nostra madre, lo stanno facendo con i cugini Amedeo e Aimone, con oltre una cinquantina di persone, se è vero quanto essi stessi dicono; ora non è rimasto a loro che convenire in giudizio la nazione italiana, quella che i nostri antenati hanno servito”. E per concludere hanno aggiunto: “il presenzialismo di Vittorio e figlio è una continua fonte di angustie e mortificazione per tutti noi” e hanno definito la loro iniziativa “impolitica e inopportuna”

Ma non basta: Vittorio Emanuele non avrebbe nemmeno il diritto di fare la richiesta che ha fatto, perchè ha perso la sua posizione di erede della casata Savoia.

Infatti ora il capo della Real Casa è Amedeo di Savoia Aosta, che ha tenuto a sottolineare che «le richieste di indennizzo nei confronti dello Stato italiano sono il frutto di una iniziativa specifica di due persone, Vittorio Emanuele di Savoia e del figlio, che secondo le leggi della Casa non fanno più parte della Casa reale, dal momento che l’ex Principe Ereditario è decaduto più volte: per un tentativo di estromettere il padre, il Re Umberto II, e successivamente per avere violato volontariamente la prerogativa di suo padre il re di dare o meno il consenso alle sue nozze. Ho il dovere di chiarire che nessuna delle iniziative ispirate al lucro materiale c’entra con Casa Savoia. Devo prendere le distanze dalla richiesta di danni nei confronti dell’Italia per l’ingiusto esilio: Re Umberto II mai pensò o parlò di chiedere risarcimenti dalla sua amata Patria. E dire che per Umberto II l’Esilio non fu un’occasione di una vacanza dorata all’estero».

Ma non si tratta solo di beghe familiari: anche i pochi monarchici si sono divisi e l’UMI ( l’Unione Monarchica Italiana) ha pubblicato su un quotidiano di Verona una lettera velenosa rivolta a V.E. e al figlio E.F.

“…..Commenti da ogni parte d’Italia che gettano fango sulla storia di Casa Savoia e sulla Monarchia in generale, partendo dal pretesto dell’ennesima assurdità propinata dai discendenti biologici dei Re d’Italia!

Bel colpo cari Vittorio Emanuele ed Emanuele Filiberto!

Come al solito, assecondando il vostro incomprensibile bisogno di denaro, vi dimostrate i più accaniti nemici della Causa monarchica garantendo la massima impopolarità!

Speravamo che, dopo l’arresto di Mariano Turrisi* per associazione mafiosa (evento che ha definitivamente scavato la fossa alle ambizioni politiche del “principino”), questi Savoia avessero la decenza di ritirarsi dalle scene.

Vana e pia illusione!”Ma c’è anche un gruppo fondato da E.F. “Valori e Futuro” e il gruppo del Partito di Alternativa Monarchica che difende “il gatto e la volpe “ di sangue blu e scrive un delirante comunicato: “.

La Famiglia Reale decide di fare causa allo Stato per il danno subìto con il sequestro dei beni personali e dall’esilio stesso e c’è chi interpreta ciò, non come una questione di diritto ma come se gli volessero togliere i soldi dal portafoglio. Purtroppo molti italiani non comprendono che in quasi tutti gli Stati civili, i cittadini, chiunque essi siano, hanno il Diritto di fare causa anche allo Stato, nel caso in cui questo eserciti un sopruso o una ingiustizia nei loro confronti.
Quindi l’azione dei Savoia ha un senso per tutti non solo per loro stessi, perché pone un inizio a una nuova e più elevata cultura.

Molti cittadini, con mentalità ristretta e cresciuta nel pregiudizio e nella polemica fine a se stessa, vedono solo la punta del loro naso, perché Emanuele Filiberto ha immediatamente detto che i soldi dell’eventuale risarcimento andrebbero in opere di beneficenza.

Il P.d.A.M. dichiara: ben vengano i Savoia che entrano nell’ottica di una battaglia di diritti anche contro lo Stato, perché la Repubblica Italiana ha fatto, grazie alla sua ‘classe’ politica e grazie a parte della magistratura che è politicizzata, del sopruso e del ‘tanto non succede niente’, il suo “modo di vita”.

Una repubblica nata tra brogli e colpo di Stato forse ritiene di poter continuare a ‘fregare’ i suoi cittadini in eterno ed è proprio perché i cittadini accettano questa situazione che le cose non cambiano. “

E così il regio “fatebenefratelli” vorrebbe i soldi solo per darli in beneficenza!
E come no!! E noi ci crediamo, infatti!
Ma che uomini pieni di cuore!!

Infatti VE disse la stessa cosa anche quando fu arrestato l’anno scorso “Sì ho preso dei soldi. E anche tanti soldi. Ma sempre a fini di beneficenza”.

Insomma: fu solo per fare della beneficenza che si infilò in quel bel giro di casinò e di lucciole. Ma certo: come non credergli? E comunque questa volta si sono organizzati meglio: hanno già preparato anche la fondazione che dovrà gestire i fondi.Già….

Beh, per una volta ha ragione Calderoli: facciamo un altro referendum e ricacciamoli fuori d’Italia per tutti i secoli dei secoli a venire.

Anche se forse sarebbe stato meglio che Calderoli si facesse venire questa idea nel 2002, quando era al governo e votò per il loro rientro.

E’ finita qui? Ma no! Perché non chiedono solo soldi: rivogliono anche palazzi, ville, opere d’arte e quant’altro. Ma se è vero quello che scrive del Boca: allora cosa c’era nei 18 treni stipati di oggetti ( perfino le coppette da gelato) che partirono verso la Svizzera? Sarebbe davvero interessante appurarlo.

Nel frattempo non c’è troppo da scalmanarsi: li si ricaccia da dove son venuti, come “migranti indesiderati”.

Noi siamo democratici: rimandiamo indietro nello stesso modo zingari e titolati..

Spesso nelle favole c’è sempre un principe tramutato in rospo da qualche crudele incantesimo. Mai saputo di rospi tramutati in principi. Fino ad ora.

---------------------------------------------------------------------------------------

* (’Made in Italy Group in partnership con Valori e Futuro’ News ITALIA PRESS N° 16 del 24 gennaio 2007). Fa dire al suo Ufficio stampa che “Il Presidente di Made in Italy Group -il gruppo che sta lavorando alla realizzazione dell’ambizioso progetto “Made In Italy”, a Las Vegas, un centro commerciale con più di mille negozi- Mariano Turrisi, si è intrattenuto con il principe Emanuele Filiberto di Savoia in un incontro teso a creare una sinergia tra Valori e Futuro.

I due leader, constatata l’affinità di valori e d’obiettivi che le due entità si prefiggono e che stanno portando avanti da tempo coraggiosamente e con spirito d’abnegazione, hanno gettato le basi per una collaborazione fattiva che vedrà lavorare fianco a fianco il principe ereditario di Casa Savoia ed il noto imprenditore italo-amercano”.E ancora: “Con la realizzazione di questa partnership il principe ereditario di Casa Savoia offrirà ora anche il suo apporto all’opera del presidente Turrisi. Questa nuova cooperazione, fondata su una fede comune nei valori tradizionali che hanno reso l’Italia molto apprezzata nell’ambito della comunità internazionale, verrà a consolidare le speranze degli operatori economici del Belpaese, garantendo una diffusione sempre più significativa ed incisiva dell’autentico made in Italy il quale, in questo modo, sarà messo al sicuro dalle insidie di una concorrenza sleale e finirà per diventare un punto di riferimento sicuro per l’eccellenza della sua qualità”.

--------------------------------------------------------------------------------------------

……………… Ieri le cronache hanno riferito che il gruppo legato a Mariano Turrisi stava “per realizzare un’operazione finanziaria internazionale ideata per riciclare 600 mln di dollari proventi da attività illecite”. L’operazione della Direzione investigativa antimafia di Roma e dalla Guardia di Finanza di Milano, condotta insieme con la polizia canadese, francese, svizzera e Fbi statunitense, ha bloccato l’attività del gruppo.Tra i diciannove colpiti dagli ordini di cattura il boss italo-canadese Vito Rizzuto oltre ad imprenditori, funzionari di banca e faccendieri. “Il centro operativo della Dia ha sequestrato in Italia e all’estero società, aziende, conti correnti e beni immobili per oltre 150 milioni di euro”.I termini dell’operazione del gruppo di Turrisi sono così sintetizzati: “un complicato sistema di società ‘ombra’ e ‘a conchiglia’ servivano per far viaggiare il denaro illecito attraverso molti Paesi europei e americani, per farlo poi confluire in due conti svizzeri che facevano capo al clan Rizzuto, appartenente alla storica famiglia di narco-trafficanti Contrera-Caruana. Il clan Rizzuto, nel 2004, aveva tra l’altro tentato di inserirsi nel mega appalto per la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina”.
http://partitodelsudgaeta.wordpress.com/
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Di Barbara Fois
Democrazialegalità


Dopo aver ammazzato un povero ragazzo a fucilate, essere entrato nella loggia massonica P2 col numero 1621 di tessera, essere finito in galera con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, al falso e allo sfruttamento della prostituzione, ci sembrava difficile che Vittorio Emanuele di Savoia avrebbe potuto cadere più in basso di così: ci sbagliavamo. In queste cose non c’è mai fine al peggio.
E così dopo aver giurato, per poter rientrare in Italia, di non avanzare mai nessuna pretesa nei confronti della Stato italiano, oggi invece si sveglia e chiede 260 milioni di euro (170 per sé e 90 per suo figlio Emanuele Filiberto), come risarcimento di tanti anni d’esilio.

Ci vuole davvero una faccia di tolla incredibile per chiedere dei soldi in risarcimento, in qualità di discendente di quello stesso re ignobile e vigliacco che nel 1938 firmòle leggi razziali contro gli ebrei e poi, dopo l’8 settembre del 1943, se la squagliò lasciando il suo paese nella disperazione e nel caos!

Bisogna davvero essere completamente privi di qualsiasi senso etico, di qualsiasi finezza e senso dello stato e della misura, bisogna essere ottusi, meschini e cinici in un modo vomitevole, per mettersi in una posizione del genere, senza accorgersi di quanto sia stupidamente impopolare e inattuabile e fuor di misura. Giustamente Moni Ovadia, riconosciuto tra i maggiori esponenti europei della cultura ebraica, ha annunciato: “Ora che c’è la class action proporrò a tutti gli ebrei di chiedere un risarcimento danni ai Savoia per 500 miliardi di euro, una cifra a titolo simbolico per tutte le nefandezze che hanno compiuto” e ha aggiunto:

”Quella dei Savoia è una delle più ridicole, vigliacche, traditrici monarchie della storia”.

Dato che nel 1943 la popolazione ebraica in Italia era di 43.118 cittadini, la cifra spettante pro capite sarebbe di soli 11.596.085 euro e rotti centesimi: dopo tutto una cifra modesta, considerando la spropositata richiesta del signor Savoia.

E non stiamo tenendo conto degli 8500 ebrei che sono finiti nelle camere a gas e nei campi di sterminio. Bastano 11 milioni emmezzo per tanto dolore, per tanta disperazione e per la morte di ciascuno di loro?

O dobbiamo credere che stare in residenze dorate in Svizzera sia più faticoso e doloroso?

Io credo che 500 miliardi siano ancora pochi e che veramente aveva ragione Montanelli quando diceva che i Savoia sono come le carote: la loro parte migliore sta sottoterra.
Tronfio come un tacchino, intanto, il rampollo Filiberto,sostiene che gli Italiani invece di indignarsi per la richiesta esagerata, volgare e ridicola fatta da lui e suo padre: “Dovrebbero ricordare la storia e tutto quello che la famiglia Savoia ha fatto, ha contribuito a fare l’Italia con la I maiuscola”. “E in ogni caso - conclude - le responsabilità dei bisnonni cadono sui nipoti?”.

Normalmente no, ma nel caso di una dinastia è proprio giusto che sia così.

E poi: se i successori avessero dato qualche prova o anche solo qualche segno di essere diversi dall’antenato, si potrebbe anche pensarla diversamente, ma in questo frangente è proprio il caso di dire che “buon sangue non mente”, blu o no che sia.

Ma poi chi sarebbero i Savoia che avrebbero fatto grande l’Italia?
Quell’indeciso di Carlo Alberto o quell’assatanato di Vittorio Emanuele II?
A leggere il libro di Lorenzo del Boca“Maledetti Savoia”, non si direbbe!
E nemmeno a leggere ”I Savoia e il massacro del sud” di Antonio Ciano.

Il Vittorio Emanuele II di del Boca era un uomo brutto, ignorante e volgare, al punto che D’Azeglio sosteneva che non sarebbe stato il vero figlio del re Carlo Alberto, ma il figlio di un macellaio, che avrebbe sostituito il regale pargolo, morto nel rogo della culla procurato da una nutrice sbadata….

Una bufala, quasi certamente, ma che la dice lunga sulla impossibilità, per un aristocratico vero, di riconoscere un individuo così basso come re. Quanto a Ciano, scrive: ““Appena insediatisi al potere, i liberali, fecero subito rimpiangere i Borbone: ruberie dappertutto, assassinii, fucilazioni, debiti nei Comuni, nelle Province, nello Stato. Milioni di debiti, arricchimenti facili.

I liberali distrussero in poco tempo l’economia del Meridione. Erano servi della borghesia del Nord e dello straniero.

In poco tempo fecero sparire tutto: i macchinari delle fabbriche, i beni religiosi, i beni demaniali, libri antichi e persino le rotaie dei binari ferroviari.”.

Nel libro di del Boca (con una ricca e puntuale appendice documentaria) si raccontano anche dei “gossip” d’epoca, e fra questi ce n’è uno molto illuminante sulla personalità del re: pare che Vittorio Emanuele II fosse andato a Parigi a incontrare Napoleone III non tanto per accordarsi per la guerra contro l’Austria, ma soprattutto perché gli avevano detto che le donne francesi non portavano le mutande e lui – da quel gran signore che era – la prima cosa che fece fu di chiederne conferma all’imperatrice Eugenia, precipitandola in un imbarazzo indicibile.

L’uomo,raffinato com’era, era solito tingersi i capelli bianchi con il lucido da scarpe, lasciando ovunque tracce del proprio passaggio, tanto che una volta capitò sotto un acquazzone e il lucido cominciò a sciogliersi, colandogli sulla camicia ( siamo sicuri che non ha parentela col cavaliere? Mah….).
Come se non bastasse era quello che poco elegantemente si definisce un puttaniere e si infilava in ogni letto e avventura possibili ….

Non sarà sicuro che fosse figlio del macellaio, ma è certo che è un antenato di Vittorio Emanuele, che dal canto suo dichiarava senza pudore di essere un sessomaniaco.

Anzi disse proprio “Sono sposato e sono contento; ma sono cacciatore e di tanto in tanto mi piace anche sparare. Così, basta, paga e chiuso. non ci sono amanti, non c’è niente”.

Che gli piaccia sparare è vero e non solo in senso figurato: ha ammazzato anche un ragazzo, così.

Eh sì, perché è vero che la giustizia francese lo ha assolto, ma è anche vero che quando V.E. era in galera si è vantato di aver “fregato” i giudici francesi, pur avendo torto.

Insomma: non si è fatto mancare nessuna bassezza.

Comprese offese personali nei confronti degli inquirenti italiani che lo hanno indagato per associazione a delinquere: “Sono dei poveretti - dice al telefono ad un conoscente il 28 luglio, dopo la liberazione - degli invidiosi, degli stronzi, pensa a quei coglioni che ci stanno ascoltando… sono dei morti di fame, non hanno un soldo, devono rimanere tutta la giornata ad ascoltare, mentre probabilmente la moglie gli fa le corna”.
Sono parole piene di meschinità e di cinismo, che non lasciano dubbi sul profilo morale dell’uomo.

Tanto che perfino le sue sorelle e i suoi familiari ne hanno preso le distanze. Lo fecero quando fu arrestato, l’anno scorso e lo hanno fatto, detto e scritto anche ora: “Come componenti della Casa reale di Savoia teniamo a significare che non aderiamo in alcun modo alla richiesta di danni avanzata contro l’Italia da nostro fratello e da suo figlio, Emanuele Filiberto.
Nostro padre, il re Umberto II, è morto dopo un interminabile e sofferto esilio avendo sempre cara l’immagine della patria lontana.

Italia innanzitutto fu il punto di riferimento di ogni suo pensiero” e ancora:”Vittorio e figlio, che ormai rappresentano solo se stessi, non sanno più chi convenire in giudizio - hanno proseguito le due sorelle - lo hanno fatto con noi sorelle, lo hanno fatto con nostra madre, lo stanno facendo con i cugini Amedeo e Aimone, con oltre una cinquantina di persone, se è vero quanto essi stessi dicono; ora non è rimasto a loro che convenire in giudizio la nazione italiana, quella che i nostri antenati hanno servito”. E per concludere hanno aggiunto: “il presenzialismo di Vittorio e figlio è una continua fonte di angustie e mortificazione per tutti noi” e hanno definito la loro iniziativa “impolitica e inopportuna”

Ma non basta: Vittorio Emanuele non avrebbe nemmeno il diritto di fare la richiesta che ha fatto, perchè ha perso la sua posizione di erede della casata Savoia.

Infatti ora il capo della Real Casa è Amedeo di Savoia Aosta, che ha tenuto a sottolineare che «le richieste di indennizzo nei confronti dello Stato italiano sono il frutto di una iniziativa specifica di due persone, Vittorio Emanuele di Savoia e del figlio, che secondo le leggi della Casa non fanno più parte della Casa reale, dal momento che l’ex Principe Ereditario è decaduto più volte: per un tentativo di estromettere il padre, il Re Umberto II, e successivamente per avere violato volontariamente la prerogativa di suo padre il re di dare o meno il consenso alle sue nozze. Ho il dovere di chiarire che nessuna delle iniziative ispirate al lucro materiale c’entra con Casa Savoia. Devo prendere le distanze dalla richiesta di danni nei confronti dell’Italia per l’ingiusto esilio: Re Umberto II mai pensò o parlò di chiedere risarcimenti dalla sua amata Patria. E dire che per Umberto II l’Esilio non fu un’occasione di una vacanza dorata all’estero».

Ma non si tratta solo di beghe familiari: anche i pochi monarchici si sono divisi e l’UMI ( l’Unione Monarchica Italiana) ha pubblicato su un quotidiano di Verona una lettera velenosa rivolta a V.E. e al figlio E.F.

“…..Commenti da ogni parte d’Italia che gettano fango sulla storia di Casa Savoia e sulla Monarchia in generale, partendo dal pretesto dell’ennesima assurdità propinata dai discendenti biologici dei Re d’Italia!

Bel colpo cari Vittorio Emanuele ed Emanuele Filiberto!

Come al solito, assecondando il vostro incomprensibile bisogno di denaro, vi dimostrate i più accaniti nemici della Causa monarchica garantendo la massima impopolarità!

Speravamo che, dopo l’arresto di Mariano Turrisi* per associazione mafiosa (evento che ha definitivamente scavato la fossa alle ambizioni politiche del “principino”), questi Savoia avessero la decenza di ritirarsi dalle scene.

Vana e pia illusione!”Ma c’è anche un gruppo fondato da E.F. “Valori e Futuro” e il gruppo del Partito di Alternativa Monarchica che difende “il gatto e la volpe “ di sangue blu e scrive un delirante comunicato: “.

La Famiglia Reale decide di fare causa allo Stato per il danno subìto con il sequestro dei beni personali e dall’esilio stesso e c’è chi interpreta ciò, non come una questione di diritto ma come se gli volessero togliere i soldi dal portafoglio. Purtroppo molti italiani non comprendono che in quasi tutti gli Stati civili, i cittadini, chiunque essi siano, hanno il Diritto di fare causa anche allo Stato, nel caso in cui questo eserciti un sopruso o una ingiustizia nei loro confronti.
Quindi l’azione dei Savoia ha un senso per tutti non solo per loro stessi, perché pone un inizio a una nuova e più elevata cultura.

Molti cittadini, con mentalità ristretta e cresciuta nel pregiudizio e nella polemica fine a se stessa, vedono solo la punta del loro naso, perché Emanuele Filiberto ha immediatamente detto che i soldi dell’eventuale risarcimento andrebbero in opere di beneficenza.

Il P.d.A.M. dichiara: ben vengano i Savoia che entrano nell’ottica di una battaglia di diritti anche contro lo Stato, perché la Repubblica Italiana ha fatto, grazie alla sua ‘classe’ politica e grazie a parte della magistratura che è politicizzata, del sopruso e del ‘tanto non succede niente’, il suo “modo di vita”.

Una repubblica nata tra brogli e colpo di Stato forse ritiene di poter continuare a ‘fregare’ i suoi cittadini in eterno ed è proprio perché i cittadini accettano questa situazione che le cose non cambiano. “

E così il regio “fatebenefratelli” vorrebbe i soldi solo per darli in beneficenza!
E come no!! E noi ci crediamo, infatti!
Ma che uomini pieni di cuore!!

Infatti VE disse la stessa cosa anche quando fu arrestato l’anno scorso “Sì ho preso dei soldi. E anche tanti soldi. Ma sempre a fini di beneficenza”.

Insomma: fu solo per fare della beneficenza che si infilò in quel bel giro di casinò e di lucciole. Ma certo: come non credergli? E comunque questa volta si sono organizzati meglio: hanno già preparato anche la fondazione che dovrà gestire i fondi.Già….

Beh, per una volta ha ragione Calderoli: facciamo un altro referendum e ricacciamoli fuori d’Italia per tutti i secoli dei secoli a venire.

Anche se forse sarebbe stato meglio che Calderoli si facesse venire questa idea nel 2002, quando era al governo e votò per il loro rientro.

E’ finita qui? Ma no! Perché non chiedono solo soldi: rivogliono anche palazzi, ville, opere d’arte e quant’altro. Ma se è vero quello che scrive del Boca: allora cosa c’era nei 18 treni stipati di oggetti ( perfino le coppette da gelato) che partirono verso la Svizzera? Sarebbe davvero interessante appurarlo.

Nel frattempo non c’è troppo da scalmanarsi: li si ricaccia da dove son venuti, come “migranti indesiderati”.

Noi siamo democratici: rimandiamo indietro nello stesso modo zingari e titolati..

Spesso nelle favole c’è sempre un principe tramutato in rospo da qualche crudele incantesimo. Mai saputo di rospi tramutati in principi. Fino ad ora.

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* (’Made in Italy Group in partnership con Valori e Futuro’ News ITALIA PRESS N° 16 del 24 gennaio 2007). Fa dire al suo Ufficio stampa che “Il Presidente di Made in Italy Group -il gruppo che sta lavorando alla realizzazione dell’ambizioso progetto “Made In Italy”, a Las Vegas, un centro commerciale con più di mille negozi- Mariano Turrisi, si è intrattenuto con il principe Emanuele Filiberto di Savoia in un incontro teso a creare una sinergia tra Valori e Futuro.

I due leader, constatata l’affinità di valori e d’obiettivi che le due entità si prefiggono e che stanno portando avanti da tempo coraggiosamente e con spirito d’abnegazione, hanno gettato le basi per una collaborazione fattiva che vedrà lavorare fianco a fianco il principe ereditario di Casa Savoia ed il noto imprenditore italo-amercano”.E ancora: “Con la realizzazione di questa partnership il principe ereditario di Casa Savoia offrirà ora anche il suo apporto all’opera del presidente Turrisi. Questa nuova cooperazione, fondata su una fede comune nei valori tradizionali che hanno reso l’Italia molto apprezzata nell’ambito della comunità internazionale, verrà a consolidare le speranze degli operatori economici del Belpaese, garantendo una diffusione sempre più significativa ed incisiva dell’autentico made in Italy il quale, in questo modo, sarà messo al sicuro dalle insidie di una concorrenza sleale e finirà per diventare un punto di riferimento sicuro per l’eccellenza della sua qualità”.

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……………… Ieri le cronache hanno riferito che il gruppo legato a Mariano Turrisi stava “per realizzare un’operazione finanziaria internazionale ideata per riciclare 600 mln di dollari proventi da attività illecite”. L’operazione della Direzione investigativa antimafia di Roma e dalla Guardia di Finanza di Milano, condotta insieme con la polizia canadese, francese, svizzera e Fbi statunitense, ha bloccato l’attività del gruppo.Tra i diciannove colpiti dagli ordini di cattura il boss italo-canadese Vito Rizzuto oltre ad imprenditori, funzionari di banca e faccendieri. “Il centro operativo della Dia ha sequestrato in Italia e all’estero società, aziende, conti correnti e beni immobili per oltre 150 milioni di euro”.I termini dell’operazione del gruppo di Turrisi sono così sintetizzati: “un complicato sistema di società ‘ombra’ e ‘a conchiglia’ servivano per far viaggiare il denaro illecito attraverso molti Paesi europei e americani, per farlo poi confluire in due conti svizzeri che facevano capo al clan Rizzuto, appartenente alla storica famiglia di narco-trafficanti Contrera-Caruana. Il clan Rizzuto, nel 2004, aveva tra l’altro tentato di inserirsi nel mega appalto per la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina”.
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