sabato 30 agosto 2008

′Ndrangheta - Il riscatto della Locride guidato dalle donne




«Da dove nasce tanta violenza? - si chiede il narratore del documentario
-. Dov′è il luogo che genera questo potere che sembra invincibile?
"E′ a San Luca" - ci dicono - "Sull′Aspromonte".
Qui c′è l′epicentro mondiale della ′ndrangheta. Da qui partono gli ordini.

In queste case brutte e anonime ci sono uomini in grado di comunicare con i più lontani angoli del pianeta. In sperduti casolari nascosti dai boschi, dall′apparenza desolata, i boss si riuniscono per aggiustare dissidi, comporre fratture ed evitare guerre».
«San Luca - dice nel film Nicola Grattieri, sostituto procuratore della Direzione antimafia di Reggio Calabria - è la mamma della ′ndrangheta».
Perché di San Luca, questo paese di 4 mila anime, sono i clan dei Pelle-Vottari e Nirta-Strangio, che si combattono ferocemente, senza esclusioni di colpi, e che, nel ferragosto dello scorso anno, sono stati protagonisti della strage di Duisburg, assurta ai clamori delle cronache dei giornali di tutto il mondo.
Un errore, dal punto di vista mediatico.

Dopo le ripercussioni negative seguite agli omicidi dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nel 1992, le altre mafie italiane hanno scelto di mantenere un profilo basso.
«Quando c’è stata la strage di Duisburg - ha scritto Roberto Saviano in "Raccontare la realtà" (2008) -, la prima cosa che hanno fatto le grandi organizzazioni criminali – secondo quanto dichiarano i servizi segreti tedeschi – è stato organizzare una riunione a Lipsia dove a un certo punto le altre organizzazioni italiane, cioè la mafia e la camorra, hanno detto ai calabresi: “Adesso dovete risolvere il problema dell’attenzione che avete generato. Perché in Germania noi non esistevamo”». Ancora Saviano: «Antonino Caponnetto diceva sempre che per i mafiosi era meglio l’ergastolo dell’attenzione».

Per questo merita la massima attenzione la nascita di una nuova associazione non profit a San Luca.

Formata da sole donne, unite dai problemi comuni - la disoccupazione, i pregiudizi, l′omertà - si chiama Rosa Movimento delle donne di San Luca, è apartitica e apolitica e conta 400 iscritte, giovani e meno giovani, unitesi intorno a più progetti: una ludoteca, un consultorio familiare, vari laboratori artigianali che vendono i loro prodotti attraverso internet.

Promotrice del movimento è Rosy Canale, che ha alle spalle varie esperienze di volontariato ma che soprattutto è stata imprenditrice nel settore della ristorazione e dell’intrattenimento, costretta a chiudere e lasciare la sua terra qualche anno fa, dopo una lunga serie di problemi col territorio, una resistenza durata due anni e culminata con una terribile aggressione.
«C’è tanto da fare - dice Canale -, prima di tutto riportare la fiducia tra queste donne, tra questa gente, a cui troppe volte sono state promesse alternative mai realizzate. Perché, purtroppo, pare proprio che il mondo si ricordi di San Luca solo per le stragi, o durante il periodo elettorale. Invertiamo la tendenza. Oggi San Luca dà segno di voler uscire dai soliti luoghi comuni in cui è stato cristallizzato. E’ un segno importante che merita un plauso, ed il giusto risalto. Perché non è possibile che solo il sangue faccia notizia, e tutto il bene che c’è qui? Se nessuno ne parla, nessun altro lo saprà mai».

L′iniziativa sta intraprendendo la strada giusta. Hanno già assicurato il loro sostegno il Consorzio Goel e la Provincia di Reggio Calabria, con cui si sta progettando un ampliamento del movimento a tutta la Locride. E alla recente inaugurazione della sede sono volute intervenire tutte le autorità dello Stato: il sindaco Sebastiano Giorgi, il Vice Prefetto di Reggio Calabria e coordinatore del Progetto San Luca Giuseppe Priolo, numerosi sindaci della Locride, Giuseppe Agliano in rappresentanza dell′Amministrazione reggina, Mario Nasone del ministero di Grazia e Giustizia, il Capitano del Comando di Bianco Andrea Caputo ed il Comandante della stazione dei Carabinieri di San Luca Maurizio Venezia.

Si chiama "Casa dell′accoglienza" ed è stata consacrata da don Pino Strangio alla Madonna di Polsi. Nella loro preghiera, le donne di San Luca chiedono d′avere la forza di perdonare, per interrompere la catena dell’odio e costruire insieme un futuro migliore per tutti.
Consorzio Parsfal
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«Da dove nasce tanta violenza? - si chiede il narratore del documentario
-. Dov′è il luogo che genera questo potere che sembra invincibile?
"E′ a San Luca" - ci dicono - "Sull′Aspromonte".
Qui c′è l′epicentro mondiale della ′ndrangheta. Da qui partono gli ordini.

In queste case brutte e anonime ci sono uomini in grado di comunicare con i più lontani angoli del pianeta. In sperduti casolari nascosti dai boschi, dall′apparenza desolata, i boss si riuniscono per aggiustare dissidi, comporre fratture ed evitare guerre».
«San Luca - dice nel film Nicola Grattieri, sostituto procuratore della Direzione antimafia di Reggio Calabria - è la mamma della ′ndrangheta».
Perché di San Luca, questo paese di 4 mila anime, sono i clan dei Pelle-Vottari e Nirta-Strangio, che si combattono ferocemente, senza esclusioni di colpi, e che, nel ferragosto dello scorso anno, sono stati protagonisti della strage di Duisburg, assurta ai clamori delle cronache dei giornali di tutto il mondo.
Un errore, dal punto di vista mediatico.

Dopo le ripercussioni negative seguite agli omicidi dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nel 1992, le altre mafie italiane hanno scelto di mantenere un profilo basso.
«Quando c’è stata la strage di Duisburg - ha scritto Roberto Saviano in "Raccontare la realtà" (2008) -, la prima cosa che hanno fatto le grandi organizzazioni criminali – secondo quanto dichiarano i servizi segreti tedeschi – è stato organizzare una riunione a Lipsia dove a un certo punto le altre organizzazioni italiane, cioè la mafia e la camorra, hanno detto ai calabresi: “Adesso dovete risolvere il problema dell’attenzione che avete generato. Perché in Germania noi non esistevamo”». Ancora Saviano: «Antonino Caponnetto diceva sempre che per i mafiosi era meglio l’ergastolo dell’attenzione».

Per questo merita la massima attenzione la nascita di una nuova associazione non profit a San Luca.

Formata da sole donne, unite dai problemi comuni - la disoccupazione, i pregiudizi, l′omertà - si chiama Rosa Movimento delle donne di San Luca, è apartitica e apolitica e conta 400 iscritte, giovani e meno giovani, unitesi intorno a più progetti: una ludoteca, un consultorio familiare, vari laboratori artigianali che vendono i loro prodotti attraverso internet.

Promotrice del movimento è Rosy Canale, che ha alle spalle varie esperienze di volontariato ma che soprattutto è stata imprenditrice nel settore della ristorazione e dell’intrattenimento, costretta a chiudere e lasciare la sua terra qualche anno fa, dopo una lunga serie di problemi col territorio, una resistenza durata due anni e culminata con una terribile aggressione.
«C’è tanto da fare - dice Canale -, prima di tutto riportare la fiducia tra queste donne, tra questa gente, a cui troppe volte sono state promesse alternative mai realizzate. Perché, purtroppo, pare proprio che il mondo si ricordi di San Luca solo per le stragi, o durante il periodo elettorale. Invertiamo la tendenza. Oggi San Luca dà segno di voler uscire dai soliti luoghi comuni in cui è stato cristallizzato. E’ un segno importante che merita un plauso, ed il giusto risalto. Perché non è possibile che solo il sangue faccia notizia, e tutto il bene che c’è qui? Se nessuno ne parla, nessun altro lo saprà mai».

L′iniziativa sta intraprendendo la strada giusta. Hanno già assicurato il loro sostegno il Consorzio Goel e la Provincia di Reggio Calabria, con cui si sta progettando un ampliamento del movimento a tutta la Locride. E alla recente inaugurazione della sede sono volute intervenire tutte le autorità dello Stato: il sindaco Sebastiano Giorgi, il Vice Prefetto di Reggio Calabria e coordinatore del Progetto San Luca Giuseppe Priolo, numerosi sindaci della Locride, Giuseppe Agliano in rappresentanza dell′Amministrazione reggina, Mario Nasone del ministero di Grazia e Giustizia, il Capitano del Comando di Bianco Andrea Caputo ed il Comandante della stazione dei Carabinieri di San Luca Maurizio Venezia.

Si chiama "Casa dell′accoglienza" ed è stata consacrata da don Pino Strangio alla Madonna di Polsi. Nella loro preghiera, le donne di San Luca chiedono d′avere la forza di perdonare, per interrompere la catena dell’odio e costruire insieme un futuro migliore per tutti.
Consorzio Parsfal

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