giovedì 21 agosto 2008

Il costo del nucleare e lo scandalo italiano


Di Marco Mancini
Ecologiae


Legambiente ha appena presentato un dossier, passato ovviamente sotto silenzio tra i media italiani, in cui denuncia l’incredibile scandalo del nucleare italiano, dei suoi costi e dell’inutilità della sua costruzione, oltre che alcuni eventi tipicamente italiani che riguardano fondi di svariati milioni di euro scomparsi per poi riapparire dove non dovrebbero.

La ricerca è partita osservando l’esperienza delle altre nazioni in cui il nucleare esiste già, che va in controtendenza con le politiche italiane. L’esempio più eclatante è quello della centrale finlandese di Olkiluoto-3, che sarà la più grande centrale nucleare al mondo, quando sarà terminata.
La sua costruzione è iniziata nel 2005 con un budget di 3,2 miliardi di euro.
Pochi, se pensiamo ai 3-3,5 stimati dall’Italia.
La sua ultimazione era prevista per il 2009, ma ritardi dovuti ad aspetti tecnici, che a guardare le altre centrali sono normali, hanno spostato l’inaugurazione della centrale al 2011 con altri due miliardi aggiuntivi di costi base.
Se non dovessero esserci altri rinvii tra 3 anni la Finlandia avrà una nuova centrale nucleare che sarà costata 5,2 miliardi di euro.
E adesso vediamo l’Italia.
Il costo di ogni centrale nucleare prevista dal Governo Berlusconi è di 3 miliardi, massimo 3,5.
La prima pietra per la loro costruzione sarà posta nel 2013.
Se andiamo a calcolare il tasso di inflazione degli ultimi anni, sperando che non aumenti, anche se le stime sono paurose, dovremmo già rivedere questo budget iniziale al rialzo, e nemmeno di poco.
Dopodichè bisogna valutare i costi iniziali che le centrali come quella finlandese o quelle di altre nazioni che il nucleare ce l’hanno da anni non sostengono (individuazione dei siti e inizio dei lavori di adattamento, fabbricazione del combustibile, acquisto delle barre di uranio e riprocessamento delle stesse) che porterebbero ancora a lievitare il costo base.
A questi bisogna aggiungere eventuali ritardi che, conoscendo i metodi di lavoro “all’italiana” (con eventuali, purtroppo, caduti sul lavoro), non possiamo sperare che siano inferiori ai due anni finlandesi e ai 2 miliardi in più, potreste capire che i 3 miliardi stimati dall’Enel e dal Ministro Scajola sono molto più che ottimistici.
In soldoni possiamo stimare che come costo di base per ogni centrale nucleare non dovremmo scendere sotto le stime della tedesca E.On e dell’americana Moody’s, che non possono stimare le centrali progettate in Italia con un costo inferiore ai 6 miliardi di euro, il doppio.
Se poi ci aggiungiamo anche l’inflazione ed eventuali ritardi, non ci sembra assurdo prevedere un costo di 8-10 miliardi di euro, il triplo di quello che il Governo prevede nel 2008.

Un altro scandalo tutto italiano è che, nonostante siano 20 anni che in Italia è vietato il nucleare, la maggior parte dei fondi per la ricerca sono destinati al nucleare e solo una piccola parte alle energie rinnovabili.
E’ stato stimato che in Europa circa il 48% dei fondi destinati alla ricerca prendano la strade del nucleare.
In Italia, che c’è il divieto, essi sono il 53%, contro il 10% verso le rinnovabili. Un piccolo miglioramento c’è stato nel 2006 con le rinnovabili al 13% e il nucleare al 24,8%.
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Di Marco Mancini
Ecologiae


Legambiente ha appena presentato un dossier, passato ovviamente sotto silenzio tra i media italiani, in cui denuncia l’incredibile scandalo del nucleare italiano, dei suoi costi e dell’inutilità della sua costruzione, oltre che alcuni eventi tipicamente italiani che riguardano fondi di svariati milioni di euro scomparsi per poi riapparire dove non dovrebbero.

La ricerca è partita osservando l’esperienza delle altre nazioni in cui il nucleare esiste già, che va in controtendenza con le politiche italiane. L’esempio più eclatante è quello della centrale finlandese di Olkiluoto-3, che sarà la più grande centrale nucleare al mondo, quando sarà terminata.
La sua costruzione è iniziata nel 2005 con un budget di 3,2 miliardi di euro.
Pochi, se pensiamo ai 3-3,5 stimati dall’Italia.
La sua ultimazione era prevista per il 2009, ma ritardi dovuti ad aspetti tecnici, che a guardare le altre centrali sono normali, hanno spostato l’inaugurazione della centrale al 2011 con altri due miliardi aggiuntivi di costi base.
Se non dovessero esserci altri rinvii tra 3 anni la Finlandia avrà una nuova centrale nucleare che sarà costata 5,2 miliardi di euro.
E adesso vediamo l’Italia.
Il costo di ogni centrale nucleare prevista dal Governo Berlusconi è di 3 miliardi, massimo 3,5.
La prima pietra per la loro costruzione sarà posta nel 2013.
Se andiamo a calcolare il tasso di inflazione degli ultimi anni, sperando che non aumenti, anche se le stime sono paurose, dovremmo già rivedere questo budget iniziale al rialzo, e nemmeno di poco.
Dopodichè bisogna valutare i costi iniziali che le centrali come quella finlandese o quelle di altre nazioni che il nucleare ce l’hanno da anni non sostengono (individuazione dei siti e inizio dei lavori di adattamento, fabbricazione del combustibile, acquisto delle barre di uranio e riprocessamento delle stesse) che porterebbero ancora a lievitare il costo base.
A questi bisogna aggiungere eventuali ritardi che, conoscendo i metodi di lavoro “all’italiana” (con eventuali, purtroppo, caduti sul lavoro), non possiamo sperare che siano inferiori ai due anni finlandesi e ai 2 miliardi in più, potreste capire che i 3 miliardi stimati dall’Enel e dal Ministro Scajola sono molto più che ottimistici.
In soldoni possiamo stimare che come costo di base per ogni centrale nucleare non dovremmo scendere sotto le stime della tedesca E.On e dell’americana Moody’s, che non possono stimare le centrali progettate in Italia con un costo inferiore ai 6 miliardi di euro, il doppio.
Se poi ci aggiungiamo anche l’inflazione ed eventuali ritardi, non ci sembra assurdo prevedere un costo di 8-10 miliardi di euro, il triplo di quello che il Governo prevede nel 2008.

Un altro scandalo tutto italiano è che, nonostante siano 20 anni che in Italia è vietato il nucleare, la maggior parte dei fondi per la ricerca sono destinati al nucleare e solo una piccola parte alle energie rinnovabili.
E’ stato stimato che in Europa circa il 48% dei fondi destinati alla ricerca prendano la strade del nucleare.
In Italia, che c’è il divieto, essi sono il 53%, contro il 10% verso le rinnovabili. Un piccolo miglioramento c’è stato nel 2006 con le rinnovabili al 13% e il nucleare al 24,8%.

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