martedì 12 agosto 2008

Cappotto di legno


Di Emanuela Rullo

Promesse mantenute, Napoli libera dai rifiuti, se non ci credi vieni a vedere, ma non ti fare troppe domande, tanto a che serve, non farti domande su dove scaricano o da dove arrivano i tir carichi di rifiuti tossici, radioattivi, utilizzano solo l’ofantina per andare altrove, ma sicuramente, mica scaricheranno in provincia, non chiederti come sono state pulite le strade, non chiederti come è stato risolto il problema rifiuti, non chiederti come lo stato sta occupandosi del problema dell’occupazione, del rilancio del Mezzogiorno, dell’emigrazione giovanile, hai votato qualcuno o qualcuno lo ha fatto per te, ora puoi disinteressartene, puoi occuparti dei tuoi problemi quotidiani, non devi seguire i loro movimenti, c’è la TV che ti tiene informato, non navigare su internet, non acquistare i giornali, la TV è libera informazione e poi è estate, culi e tette in libertà abbondano in programmi di svago, non puoi stare sempre a preoccuparti del pianeta che muore, dei tuoi figli che non hanno futuro, non puoi fare nulla d’altronde, sei solo una pedina, non sei seduto al tavolo e non stai giocando, ma questo ti dice una cosa però: sicuramente non stai vincendo.


E allora così giusto per passare un po’ di tempo mica per pensare, mica per riflettere, senza nessuna pretesa di giungere ad alcuna logica conclusione finale, mettiamo solo parole l’una dietro all’altra, in un trenino lento lento, su un solo binario come quelli del nostro sud tanto efficienti, così giusto per raggiungere quella stazione in mezzo al deserto senza capostazione e senza fermata di cui qualcuno sicuramente aveva tanto bisogno.
Prendiamo allora una parola, una a caso, che tanto si sente, ah sì la parola Stato, parola perché solo di parola si tratta, così giusto per dare importanza all’articolo, non per altro.
La parola Stato ebbene indica un ordinamento giuridico (insieme di norme), sì, che si propone di conseguire delle finalità generali, cioè quei fini di carattere generale che, in un dato momento storico, una certa collettività si pone per una pacifica convivenza ed uno sviluppo sociale. Di tutti quindi, bene, e il nostro Stato?
Il nostro Stato qualificandosi come democratico-sociale si caratterizza per il principio di costituzionalità per cui i principi ed i valori condivisi in una società formata da varie classi sociali vengono formalizzati ed enunciati in una Carta Costituzionale, a garanzia e tutela di tutti si intende, per il riconoscimento e la promozione dell'autonomia delle formazioni sociali che si trovano a metà tra l'individuo e lo stato come i partiti, le comunità territoriali, le associazioni di categoria etc., per la creazione di un'economia mista dove l'iniziativa pubblica si accompagna a quella privata, per lo sviluppo di una legislazione per la tutela del lavoro e della sicurezza sociale nonché per una maggior attenzione per la materia economico–sociale, ah e sì, anche per l'affermazione del principio democratico della sovranità popolare.
Ma era ovvio.
Ecco, ed ora? Mah, giusto per svagarsi un po’ per divertirsi a questo bel quadretto potremmo aggiungere uno squarcio, sì ma fatto come si deve, come quelli di Fontana, darebbe proprio un tocco di modernità, e nessuno noterebbe la differenza, se fatto bene ovviamente, se fatto a regola d’arte, mica uno squarcio qualsiasi.

Allora diamo sfogo alla nostra immaginazione, il punto di partenza di questo squarcio potrebbe essere la conquista di una parte significativa dei media, inizialmente gestiti in modo apparentemente neutrale tramite indovinate trasmissioni di puro intrattenimento e notiziari ben costruiti, che ti danno le notizie, quelle vere, che accendono i faretti sui segreti italici e le pecche di questo stato, per attirare la massa degli spettatori e degli elettori … no degli elettori e degli spettatori…ma in fondo è uguale no?
Si procederebbe quindi a manipolare gradualmente quei programmi dedicati all'informazione ed allontanare gli spettatori da qualsiasi valore e ideologia, e poi all'assunzione di adeguati personaggi che pian piano preparino il terreno ad un leader politico che, anche senza esprimere alcuna ideologia con martellante continuità riuscisse a portare dalla sua parte l'elettorato.
Il nuovo leader circondandosi orsù dunque di un gruppo di uomini politici particolarmente fedeli e controllabili, senza mutare l'aspetto esteriore del preesistente sistema, quello del quadretto fatto sopra per intenderci, di fatto lo svuoterebbe di ogni caratteristica democratica, per sostituirlo con un nuovo modello autocratico fondato e sostenuto sulla videocrazia.
Fantascienza! Questo sì che sarebbe uno squarcio fatto a regola d’arte!
Lo spettatore-elettore, gradatamente allontanato dallo scenario reale, perderebbe di vista il mutato quadro di gestione del potere politico, i propri diritti e i doveri di quelle autonomie alle quali viene delegato l’esercizio del suo potere sovrano, comincerebbe a confondere il concetto di popolo con il sistema della tifoseria calcistica, dove puoi essere tifoso ma non devi necessariamente andare a fare baldoria in curva sud, puoi guardarti la partita anche tranquillamente dalla curva nord oppure da casa alla TV comodamente affondato nel tuo divano.
E si potrebbe osare anche un perfetto parallelismo tra esercito contro liberi cittadini che manifestano e poliziotti contro tifosi violenti!
Alla fine, allora, stanco ed eccitato l’elettore-spettatore smetterebbe di pensare, affidandosi consciamente a quei grandi uomini che hanno avuto la capacità di fare tanto e bene e che quindi sicuramente si prodigheranno per il suo benessere.
Eh sì, uno squarcio degno di Fontana, non c’è che dire.

Eppure qualcosa ancora mi sfugge, e alla fine di questo mio discorso estivo assolutamente disarticolato e sconclusionato voglio porvi una domanda, sì una specie di quiz estivo, un rebus come quello della settimana enigmistica, così potete portarvi il giornale in spiaggia e trovare la soluzione al mio rebus nel trenino di parole su delineato.
Ebbene ciò che non comprendo, che non è a me molto chiaro, alla fine dei giochi, e io parlo da pedina ovviamente, è: in questo intoccabile stato democratico–sociale questo cappotto di legno che vedo costruire con tanta cura attorno al mio quadretto senza squarcio, attorno alla mia Terra forte e fiera, attorno al mio popolo tranquillo e spensierato… a che servirà mai? mah!
Ma ho pensato troppo per oggi, nel prossimo numero, nel prossimo numero la soluzione!
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Di Emanuela Rullo

Promesse mantenute, Napoli libera dai rifiuti, se non ci credi vieni a vedere, ma non ti fare troppe domande, tanto a che serve, non farti domande su dove scaricano o da dove arrivano i tir carichi di rifiuti tossici, radioattivi, utilizzano solo l’ofantina per andare altrove, ma sicuramente, mica scaricheranno in provincia, non chiederti come sono state pulite le strade, non chiederti come è stato risolto il problema rifiuti, non chiederti come lo stato sta occupandosi del problema dell’occupazione, del rilancio del Mezzogiorno, dell’emigrazione giovanile, hai votato qualcuno o qualcuno lo ha fatto per te, ora puoi disinteressartene, puoi occuparti dei tuoi problemi quotidiani, non devi seguire i loro movimenti, c’è la TV che ti tiene informato, non navigare su internet, non acquistare i giornali, la TV è libera informazione e poi è estate, culi e tette in libertà abbondano in programmi di svago, non puoi stare sempre a preoccuparti del pianeta che muore, dei tuoi figli che non hanno futuro, non puoi fare nulla d’altronde, sei solo una pedina, non sei seduto al tavolo e non stai giocando, ma questo ti dice una cosa però: sicuramente non stai vincendo.


E allora così giusto per passare un po’ di tempo mica per pensare, mica per riflettere, senza nessuna pretesa di giungere ad alcuna logica conclusione finale, mettiamo solo parole l’una dietro all’altra, in un trenino lento lento, su un solo binario come quelli del nostro sud tanto efficienti, così giusto per raggiungere quella stazione in mezzo al deserto senza capostazione e senza fermata di cui qualcuno sicuramente aveva tanto bisogno.
Prendiamo allora una parola, una a caso, che tanto si sente, ah sì la parola Stato, parola perché solo di parola si tratta, così giusto per dare importanza all’articolo, non per altro.
La parola Stato ebbene indica un ordinamento giuridico (insieme di norme), sì, che si propone di conseguire delle finalità generali, cioè quei fini di carattere generale che, in un dato momento storico, una certa collettività si pone per una pacifica convivenza ed uno sviluppo sociale. Di tutti quindi, bene, e il nostro Stato?
Il nostro Stato qualificandosi come democratico-sociale si caratterizza per il principio di costituzionalità per cui i principi ed i valori condivisi in una società formata da varie classi sociali vengono formalizzati ed enunciati in una Carta Costituzionale, a garanzia e tutela di tutti si intende, per il riconoscimento e la promozione dell'autonomia delle formazioni sociali che si trovano a metà tra l'individuo e lo stato come i partiti, le comunità territoriali, le associazioni di categoria etc., per la creazione di un'economia mista dove l'iniziativa pubblica si accompagna a quella privata, per lo sviluppo di una legislazione per la tutela del lavoro e della sicurezza sociale nonché per una maggior attenzione per la materia economico–sociale, ah e sì, anche per l'affermazione del principio democratico della sovranità popolare.
Ma era ovvio.
Ecco, ed ora? Mah, giusto per svagarsi un po’ per divertirsi a questo bel quadretto potremmo aggiungere uno squarcio, sì ma fatto come si deve, come quelli di Fontana, darebbe proprio un tocco di modernità, e nessuno noterebbe la differenza, se fatto bene ovviamente, se fatto a regola d’arte, mica uno squarcio qualsiasi.

Allora diamo sfogo alla nostra immaginazione, il punto di partenza di questo squarcio potrebbe essere la conquista di una parte significativa dei media, inizialmente gestiti in modo apparentemente neutrale tramite indovinate trasmissioni di puro intrattenimento e notiziari ben costruiti, che ti danno le notizie, quelle vere, che accendono i faretti sui segreti italici e le pecche di questo stato, per attirare la massa degli spettatori e degli elettori … no degli elettori e degli spettatori…ma in fondo è uguale no?
Si procederebbe quindi a manipolare gradualmente quei programmi dedicati all'informazione ed allontanare gli spettatori da qualsiasi valore e ideologia, e poi all'assunzione di adeguati personaggi che pian piano preparino il terreno ad un leader politico che, anche senza esprimere alcuna ideologia con martellante continuità riuscisse a portare dalla sua parte l'elettorato.
Il nuovo leader circondandosi orsù dunque di un gruppo di uomini politici particolarmente fedeli e controllabili, senza mutare l'aspetto esteriore del preesistente sistema, quello del quadretto fatto sopra per intenderci, di fatto lo svuoterebbe di ogni caratteristica democratica, per sostituirlo con un nuovo modello autocratico fondato e sostenuto sulla videocrazia.
Fantascienza! Questo sì che sarebbe uno squarcio fatto a regola d’arte!
Lo spettatore-elettore, gradatamente allontanato dallo scenario reale, perderebbe di vista il mutato quadro di gestione del potere politico, i propri diritti e i doveri di quelle autonomie alle quali viene delegato l’esercizio del suo potere sovrano, comincerebbe a confondere il concetto di popolo con il sistema della tifoseria calcistica, dove puoi essere tifoso ma non devi necessariamente andare a fare baldoria in curva sud, puoi guardarti la partita anche tranquillamente dalla curva nord oppure da casa alla TV comodamente affondato nel tuo divano.
E si potrebbe osare anche un perfetto parallelismo tra esercito contro liberi cittadini che manifestano e poliziotti contro tifosi violenti!
Alla fine, allora, stanco ed eccitato l’elettore-spettatore smetterebbe di pensare, affidandosi consciamente a quei grandi uomini che hanno avuto la capacità di fare tanto e bene e che quindi sicuramente si prodigheranno per il suo benessere.
Eh sì, uno squarcio degno di Fontana, non c’è che dire.

Eppure qualcosa ancora mi sfugge, e alla fine di questo mio discorso estivo assolutamente disarticolato e sconclusionato voglio porvi una domanda, sì una specie di quiz estivo, un rebus come quello della settimana enigmistica, così potete portarvi il giornale in spiaggia e trovare la soluzione al mio rebus nel trenino di parole su delineato.
Ebbene ciò che non comprendo, che non è a me molto chiaro, alla fine dei giochi, e io parlo da pedina ovviamente, è: in questo intoccabile stato democratico–sociale questo cappotto di legno che vedo costruire con tanta cura attorno al mio quadretto senza squarcio, attorno alla mia Terra forte e fiera, attorno al mio popolo tranquillo e spensierato… a che servirà mai? mah!
Ma ho pensato troppo per oggi, nel prossimo numero, nel prossimo numero la soluzione!

sabato 14 giugno 2008

La vita con occhi da emigrante.Cosa uccide il Mezzogiorno




Di Emanuela Rullo



Un viaggio Roma-Avellino con tante riflessioni
Il Brigante
mese di maggio 2008




Roma - Avellino, 300 Km di asfalto che si dipanano tra camion,capannoni e pullmann. Stradaverso casa, a ritrovare l'abbraccio della famiglia, a ritrovare la Terra, le mie montagne, a sentirmi di nuovo a casa, finchè è possibile,finchè non sarà passato troppo tempo e non saranno svaniti i ricordi senza che ad essi se ne siano aggiunti di nuovi, finchè casa non sarà più casa, e la strada del ritorno sarà dimenticata e con essa la lotta quotidiana di un popolo ormai rinnegato.Ma oggi è ancora casa, oggi fa ancora male.Eccola la dolce irpinia, verde,possente, maestosa, eccola la mia Terra madre, stuprata, beffata,umiliata. Occhi di emigrante.Occhi di chi è assente, lontano,ove la distanza è incarnata nel tempo e riempie lo spazio tra te e il tuo mondo, di chi vive a mezza strada una esistenza incompleta,privato del calore del proprio sistema sociale, incapace di accettare una sorte che eppur si presenta tanto amara quanto inevitabile.Occhi testardi, di chi ama questaTerra ingrata eppur non dimentica i morti ammazzati, i morti per errore, gli occhi fulgidi di Annalisa, di chi aveva diritto di vivere, di sognare una vita normale,in una città normale, di credere in un popolo straordinario.Il Sud, il mio Sud sta morendo. E non è il perpetrare di uno stato di arretratezza economica, non è il gozzovigliare di malavita organizzata,nè la perdurante assenza dello Stato e dei suoi rappresentanti a svilire e progressivamente uccidere la mia Terra: ciò che davvero va uccidendo il Mezzogiorno è la morte della speranza,è la rassegnazione, è l'assuefazione allo stato attuale delle cose, è il suo popolo che si arrende e, progressivamente, muore.Il deflusso continuo, costante,silenzioso, invisibile che ogni giorno produce un nuovo emigrato,il figlio di qualcuno, l'amico di qualcun altro, che ogni anno svuota una intera città , svilisce questa Terra, privandola non solo della sua forza lavoro, del suo capitale umano, ma privandola della sua forza vitale, dellavolontà di reagire, e alimentando una progressiva distruzione della sua identità .Io sono meridionale, e in quanto tale sono cosciente di appartenere ad una zona arretrata di un paese sviluppato. Se questo Io posso accettarlo ciò che non posso accettare è che il mio Paese si limiti a riconoscere in sporadiche occasioni l'esistenza di siffatto stato di arretramento eabbandono, e che l'attuale situazione sia presentata come un qualcosa di intrinseco "al corsodelle cose" e non come il frutto di decisioni sbagliate o miopi.E' ormai tangibile nel Mezzogiorno l'assuefazione all'ingiustizia sociale, alla disuguaglianza,allo sfruttamento dell'indigenza,alla illegalità . Siamo i nuovi poveri, siamo disoccupati,veniamo derubati delle nostre risorse, del nostro capitale umano, delle nostre potenzialità e possibilità di sviluppo. Povertà ,disoccupazione ed esclusione sociale sono tre facce di un unico fenomeno : l'ineguaglianza nell' accesso
alle opportunità . E' il difetto
di partecipazione che accomuna,
alla radice, i diversi squilibri. Un
difetto che non è frutto del caso,
ma connesso al modo di essere e
al funzionamento dei modelli di
sviluppo correnti.
Il modello di sviluppo italiano è
più di ogni altro lontano da un
modello di sviluppo socialmente
sostenibile.
Se il conflitto tra Nord e Sud del
pianeta esprime l'egoismo di una
generazione ricca che non vuol
condividere la sua opulenza, il
conflitto tra Nord e Centro-Sud
d'Italia esprime la stupidità e la
cecità di un popolo che non valorizza
le proprie risorse perchè
sebbene geograficamente unito
esso è ancora fortemente frammentato
al suo interno tanto da
non riconoscersi come appartenete
ad un unico sistema chiamato
a perseguire il medesimo fine e
a condividere la medesima sorte.
Ed ecco allora che questo paese
trova opportuno discutere della
Questione Settentrionale, della
sua locomotiva dello sviluppo
censurando nell'oblio il capitale
umano che riempie e guida quella
stessa locomotiva, ignorando il
treno sociale del Sud, e asservendo
lo sviluppo economico dell'intero
"Sistema Paese" all'interesse
meschino dei singoli.
La mancata partecipazione del
Mezzogiorno allo sviluppo del
sistema Italia deve essere vista
non solo come la violazione di un
diritto e un difetto dei processi
democratici, ma anche come
mancata utilizzazione di grandi
potenzialità per lo sviluppo. La
nostra povertà, che si rende visibile
attraverso le persone che ne
soffrono, è in realtà un limite complessivo
per lo sviluppo di tutti.
Ebbene laddove ad oggi questo
paese non manifesta alcuna seria
volontà di intraprendere una strategia
di sviluppo che adottando
opportuni strumenti di redistrire distribuzione della ricchezza, di controllo delle iniziative economiche,di revisione dei criteri di sovvenzione alle varie attività produttive,sia validamente orientata al superamento dello stato di sottosviluppo del Mezzogiorno, e laddove la principale soluzione propinata per il rilancio dell'economia del paese è il rilancio del nord dello stesso sì da trainare anche il fanalino di coda di questa Italia alla deriva, è quanto mai vitale lo sviluppo di una coscienza meridionale, attraverso gli esponenti della cultura e della politica ma anche e soprattuttoattraverso l'acquisizione da parte di ognuno di noi della consapevolezza di essere parte di un popolo,attraverso la denuncia, il dibattito, la condivisione delle proprie esperienze, della propria rabbia e del proprio rimpianto e l'emergere di una voce collettiva che dica <>..A noi meridionali non manca il capitale umano per lo sviluppo del Sud, e non mancano le opportunità ,e non manca il coraggio. Il riscatto della nostra Terra non può e non deve considerarsi soltantoun sogno o un'utopia e non può essere affidato ad altri che al suo popolo perchè i problemi di una Terra possono essere affrontati solo se il suo popolo fa sentire la propria voce e trova il coraggio di agire.Perchè nessuno mai più possa far propria l'arroganza e il disprezzo e dire senza vergogna dinanzi al mondo "noi non siamo Napoli", e perchè nessuno mai più possa far proprio lo sconforto e la sfiducia e dire col cuore stretto in una morsa di lacrime e rabbia al proprio sangue "va e non ti permettere di tornare. QuestaTerra è morta.Qui non cambierà mai nulla!",ebbene
Io sono Napoli e non me ne vergogno, e questa Terra non è morta e le cose non cambieranno mai soltanto se noi ci lasciamo convincere che nulla potrà mai cambiare!Credete nel riscatto di questa Terra e credete nel Vostro popolo.
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Di Emanuela Rullo



Un viaggio Roma-Avellino con tante riflessioni
Il Brigante
mese di maggio 2008




Roma - Avellino, 300 Km di asfalto che si dipanano tra camion,capannoni e pullmann. Stradaverso casa, a ritrovare l'abbraccio della famiglia, a ritrovare la Terra, le mie montagne, a sentirmi di nuovo a casa, finchè è possibile,finchè non sarà passato troppo tempo e non saranno svaniti i ricordi senza che ad essi se ne siano aggiunti di nuovi, finchè casa non sarà più casa, e la strada del ritorno sarà dimenticata e con essa la lotta quotidiana di un popolo ormai rinnegato.Ma oggi è ancora casa, oggi fa ancora male.Eccola la dolce irpinia, verde,possente, maestosa, eccola la mia Terra madre, stuprata, beffata,umiliata. Occhi di emigrante.Occhi di chi è assente, lontano,ove la distanza è incarnata nel tempo e riempie lo spazio tra te e il tuo mondo, di chi vive a mezza strada una esistenza incompleta,privato del calore del proprio sistema sociale, incapace di accettare una sorte che eppur si presenta tanto amara quanto inevitabile.Occhi testardi, di chi ama questaTerra ingrata eppur non dimentica i morti ammazzati, i morti per errore, gli occhi fulgidi di Annalisa, di chi aveva diritto di vivere, di sognare una vita normale,in una città normale, di credere in un popolo straordinario.Il Sud, il mio Sud sta morendo. E non è il perpetrare di uno stato di arretratezza economica, non è il gozzovigliare di malavita organizzata,nè la perdurante assenza dello Stato e dei suoi rappresentanti a svilire e progressivamente uccidere la mia Terra: ciò che davvero va uccidendo il Mezzogiorno è la morte della speranza,è la rassegnazione, è l'assuefazione allo stato attuale delle cose, è il suo popolo che si arrende e, progressivamente, muore.Il deflusso continuo, costante,silenzioso, invisibile che ogni giorno produce un nuovo emigrato,il figlio di qualcuno, l'amico di qualcun altro, che ogni anno svuota una intera città , svilisce questa Terra, privandola non solo della sua forza lavoro, del suo capitale umano, ma privandola della sua forza vitale, dellavolontà di reagire, e alimentando una progressiva distruzione della sua identità .Io sono meridionale, e in quanto tale sono cosciente di appartenere ad una zona arretrata di un paese sviluppato. Se questo Io posso accettarlo ciò che non posso accettare è che il mio Paese si limiti a riconoscere in sporadiche occasioni l'esistenza di siffatto stato di arretramento eabbandono, e che l'attuale situazione sia presentata come un qualcosa di intrinseco "al corsodelle cose" e non come il frutto di decisioni sbagliate o miopi.E' ormai tangibile nel Mezzogiorno l'assuefazione all'ingiustizia sociale, alla disuguaglianza,allo sfruttamento dell'indigenza,alla illegalità . Siamo i nuovi poveri, siamo disoccupati,veniamo derubati delle nostre risorse, del nostro capitale umano, delle nostre potenzialità e possibilità di sviluppo. Povertà ,disoccupazione ed esclusione sociale sono tre facce di un unico fenomeno : l'ineguaglianza nell' accesso
alle opportunità . E' il difetto
di partecipazione che accomuna,
alla radice, i diversi squilibri. Un
difetto che non è frutto del caso,
ma connesso al modo di essere e
al funzionamento dei modelli di
sviluppo correnti.
Il modello di sviluppo italiano è
più di ogni altro lontano da un
modello di sviluppo socialmente
sostenibile.
Se il conflitto tra Nord e Sud del
pianeta esprime l'egoismo di una
generazione ricca che non vuol
condividere la sua opulenza, il
conflitto tra Nord e Centro-Sud
d'Italia esprime la stupidità e la
cecità di un popolo che non valorizza
le proprie risorse perchè
sebbene geograficamente unito
esso è ancora fortemente frammentato
al suo interno tanto da
non riconoscersi come appartenete
ad un unico sistema chiamato
a perseguire il medesimo fine e
a condividere la medesima sorte.
Ed ecco allora che questo paese
trova opportuno discutere della
Questione Settentrionale, della
sua locomotiva dello sviluppo
censurando nell'oblio il capitale
umano che riempie e guida quella
stessa locomotiva, ignorando il
treno sociale del Sud, e asservendo
lo sviluppo economico dell'intero
"Sistema Paese" all'interesse
meschino dei singoli.
La mancata partecipazione del
Mezzogiorno allo sviluppo del
sistema Italia deve essere vista
non solo come la violazione di un
diritto e un difetto dei processi
democratici, ma anche come
mancata utilizzazione di grandi
potenzialità per lo sviluppo. La
nostra povertà, che si rende visibile
attraverso le persone che ne
soffrono, è in realtà un limite complessivo
per lo sviluppo di tutti.
Ebbene laddove ad oggi questo
paese non manifesta alcuna seria
volontà di intraprendere una strategia
di sviluppo che adottando
opportuni strumenti di redistrire distribuzione della ricchezza, di controllo delle iniziative economiche,di revisione dei criteri di sovvenzione alle varie attività produttive,sia validamente orientata al superamento dello stato di sottosviluppo del Mezzogiorno, e laddove la principale soluzione propinata per il rilancio dell'economia del paese è il rilancio del nord dello stesso sì da trainare anche il fanalino di coda di questa Italia alla deriva, è quanto mai vitale lo sviluppo di una coscienza meridionale, attraverso gli esponenti della cultura e della politica ma anche e soprattuttoattraverso l'acquisizione da parte di ognuno di noi della consapevolezza di essere parte di un popolo,attraverso la denuncia, il dibattito, la condivisione delle proprie esperienze, della propria rabbia e del proprio rimpianto e l'emergere di una voce collettiva che dica <>..A noi meridionali non manca il capitale umano per lo sviluppo del Sud, e non mancano le opportunità ,e non manca il coraggio. Il riscatto della nostra Terra non può e non deve considerarsi soltantoun sogno o un'utopia e non può essere affidato ad altri che al suo popolo perchè i problemi di una Terra possono essere affrontati solo se il suo popolo fa sentire la propria voce e trova il coraggio di agire.Perchè nessuno mai più possa far propria l'arroganza e il disprezzo e dire senza vergogna dinanzi al mondo "noi non siamo Napoli", e perchè nessuno mai più possa far proprio lo sconforto e la sfiducia e dire col cuore stretto in una morsa di lacrime e rabbia al proprio sangue "va e non ti permettere di tornare. QuestaTerra è morta.Qui non cambierà mai nulla!",ebbene
Io sono Napoli e non me ne vergogno, e questa Terra non è morta e le cose non cambieranno mai soltanto se noi ci lasciamo convincere che nulla potrà mai cambiare!Credete nel riscatto di questa Terra e credete nel Vostro popolo.

martedì 10 giugno 2008

La lezione di Obama


Ringraziamo per la preziosa segnalazione la scrittrice Emanuela Rullo.


Credo che da quanto affermato in questo articolo,i nostri Partiti/Movimenti possano trarre preziosi suggerimenti...



Consulente di comunicazione. Laureata in scienze della comunicazione presso l’Università di Bologna con una tesi sull’impatto sociale dei blog ed è stata research fellow presso il Vassar College di New York. È tra i soci fondatori di Micromacchina, associazione che realizza progetti di comunicazione legati alla partecipazione e alla cittadinanza attiva. Collabora con il blog collettivo SpinDoc, dove scrive di tecnologia e comunicazione politica. Nel 2007 è stata promotrice del CitizenCamp e del CreativeCamp, due barcamp dedicati rispettivamente ai temi della partecipazione civica e della creatività che si sono tenuti a Casalecchio di Reno (BO).



Carisma e uso intelligente della Rete:
il neo candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti ha scommesso su un network di attivisti che lo ha sostenuto in modo creativo in ogni possibile canale. E a suon di folle e finanziamenti record, l'outsider ha conquistato la scena anche sui mass media.

Inevitabile. Era la parola che fin dal 2007 veniva usata per definire la nomination di Hillary Clinton. Tempo di arrivare alla primavera del 2008 e lo stesso giudizio era più spesso utilizzato a favore del suo principale avversario, Barack Obama. Ora che il senatore afroamericano ha in mano la nomination democratica per le elezioni americane di novembre, è tempo di ragionare su quanto Internet sia un fattore del suo successo inaspettato.I candidati non hanno più il controllo esclusivo dei messaggi che inviano al pubblico di potenziali elettori: con la diffusione della Rete, chiunque può produrre e diffondere contenuti, erodendo l’esclusiva delle fonti tradizionali. Questo passaggio epocale per la comunicazione politica era in qualche modo dato per acquisito nel messaggio cardine della campagna elettorale di Obama: il cambiamento passa per la possibilità di ciascuno di agire e avere un impatto, confidando nella collaborazione tra le persone. David Plouffe, responsabile della campagna elettorale, ha saputo tradurre questo concetto in una efficace gestione della presenza online del candidato, il cui network permetteva a chiunque di creare un profilo personale (http://my.barackobama.com/page/user/login?successurl=L3BhZ2UvZGFzaGJvYXJkL3ByaXZhdGU=) , gestire un blog, organizzare attività di sostegno alla campagna e promuovere la raccolta di fondi nella propria rete sociale. Lo staff di Obama ha presidiato tutti i social network più popolari, ma soprattutto ha favorito l’uso degli stessi da parte dei suoi sostenitori.Nel raccontare le primarie, i mass media hanno dato particolare risalto alla straordinaria quantità di donazioni raccolte online da Barack Obama e alla scelta di puntare molto sulla raccolta di offerte di piccola entità. Piuttosto che organizzare pochi appuntamenti con sostenitori molto facoltosi, lo staff di Obama ha puntato su una miriade di eventi e occasioni di incontro in grado di motivare e dare spazio ai tanti piccoli finanziatori disposti a credere nel candidato outsider. L’ampliamento della base ha portato risultati che sono sotto gli occhi di tutti: 270 milioni di dollari raccolti, una cifra senza precedenti.
I sostenitori diventano la notizia
Grassroots, l’azione collettiva che parte dal basso, è una parola che ha una storia importante negli Stati Uniti. Risale alla fine del diciannovesimo secolo, ben prima della nascita di Internet, e ha una connotazione di autenticità, che lo distingue dalle dinamiche gerarchiche istituzionali e di partito. Presuppone un rapporto diverso tra il candidato e il suo sostenitore: il primo è in qualche modo espressione del secondo e vi fa appello per la sua partecipazione attiva in favore della campagna. «La parola grassroots esprime una speranza e pone una domanda. Ritaglia uno spazio per parlare delle persone come attori politici in una comunità, anche se non spiega esattamente come ciò debba accadere», scrive Zephyr Teachout, già consulente per la campagna di Howard Dean, nel 2004.Questo elemento di potenziale indeterminatezza diventa un fattore chiave di successo in un contesto in cui la Rete mette a disposizione la possibilità di miscelare, reinventare, adattare dati e informazioni. Il materiale è nelle mani del singolo individuo, che può utilizzarlo nel modo in cui crede producendo output originali e spesso imprevedibili. Che si tratti di un manifesto (http://store.barackobama.com/product_p/PO26951.htm) o di un video in cui si fa remix tra un discorso di Obama e alcuni spezzoni di un film di Bollywood, la strategia di lasciare libera iniziativa ai sostenitori del candidato è stata un fattore chiave per far circolare la figura di Obama e il suo messaggio, rendendoli popolari.«Le campagne di successo provocano molto rumore da parte dei sostenitori che parlano del candidato. Questa diventa “la storia” per i mass media», sostiene (http://www.thenextright.com/patrick-ruffini/how-mccains-website-can-beat-obama-by-becoming-a-platform) Patrick Ruffini, consulente repubblicano. Spesso infatti è stata la folla che circondava Obama, negli eventi dal vivo ma anche in Rete, a diventare la notizia per le grandi testate giornalistiche che hanno seguito e raccontato le primarie, più ancora dei suoi contenuti. Una differenza importante, se si considera che il programma di Obama e quello della senatrice Clinton non erano poi molto diversi tra loro.
Il ruolo di YouTube
Da un paio d'anni esiste una categoria di gaffe di politici che prende il nome di macaca moment. Trae spunto da un episodio che vide protagonista George Allen nel 2006: il candidato repubblicano al Senato per lo stato della Virginia definì macaco un videomaker indiano che stava riprendendo un comizio per conto del suo avversario. Il video, inserito su YouTube, scatenò molte proteste per l'appellativo implicitamente razzista. Allen si scusò e affermò di non conoscere il significato della parola, ma l'episodio gli costò tutta la credibilità acquisita come ex governatore dello stato e gli fece perdere un'elezione per cui sembrava il favorito. La sovraesposizione mediatica dei candidati e la possibilità di immortalare momenti potenzialmente imbarazzanti e condividerli in Rete è un pericolo a cui gli staff dei candidati sono molto attenti, specie in competizioni di questa rilevanza.Ma al di là della capacità di denuncia di episodi sgradevoli, di strumenti come YouTube si trascura spesso il ruolo positivo, ovvero la possibilità di fornire un punto di vista che l’informazione mainstream non è in grado di passare per peculiarità del formato, per mancanza di tempo o per valutazioni legate alla notiziabilità. Un esempio interessante viene da un discorso tenuto da Obama in una sinagoga della Florida: l’incontro ebbe una modesta copertura mediatica e dal racconto che ne fece il New York Times emergeva l’impressione di un’accoglienza tiepida. Un’impressione confutata in breve dai video pubblicati dai sostenitori presenti all’incontro, che testimoniavano di un intervento attento e rilassato, sostenuto da applausi fragorosi, come racconta Micah Sifry, consulente politico e attento osservatore della campagna elettorale 2008, sul blog TechPresident. Quello che ieri non si poteva fare, pubblicare contributi importanti pur nel disinteresse dei mass media, oggi si fa e diventa un elemento di forza non banale nel corso di una campagna intensa e frenetica com'è stata quella per aggiudicarsi la nomination democratica.Un altro esempio: in marzo Obama ha tenuto un importante discorso sulla razza, intitolato A more perfect union. I 37 minuti del video integrale sono stati pubblicati su YouTube e visti più di un milione e mezzo di volte nel corso del solo primo giorno di presenza online. Spiega il giornalista Paolo Ferrandi: «Una volta di più l’innegabile maestria retorica di Obama è stata amplificata dalla distribuzione asincrona della Rete. Senza l’aiuto di YouTube i discorsi di Obama sarebbero ridotti a sound bites e, visto che sono dannatamente complessi, perderebbero buona parte della loro potenza persuasiva». È un’altra testimonianza della innovativa gestione della presenza online del senatore dell’Illinois: i suoi interventi sono pubblicati in versione integrale e sono consultati centinaia di migliaia di volte, un fenomeno in controtendenza se si considera che la stessa Clinton ha inserito video piuttosto brevi, non oltre i tre minuti.Questo diverso atteggiamento di Obama ha avuto un effetto traino molto positivo: «Oggettivamente impressionante l’ondata di reazioni: in termini di estensione, diversificazione e creatività dei contenuti prodotti - quando un tema intercetta il giusto e spesso bizzarro mood della Rete interconnessa è come una valanga che travolge tutto ciò che incontra, inclusiva e apparentemente irresistibile», racconta Antonio Sofi su SpinDoc.
Che cosa resta delle primarie
Barack Obama è stato finora il candidato che ha raccolto meglio e in modo più genuino l'eredità della campagna elettorale di Howard Dean nel 2004, la prima in cui Internet aveva mostrato il suo potenziale facendo diventare uno sconosciuto il più accreditato candidato alla nomination. Dean non riuscì nel suo intento, ma la capacità di capire le dinamiche della Rete e di organizzare coerentemente la sua campagna– il suo slogan, You have the power, ne era il simbolo – hanno tracciato una strada per consulenti politici e attivisti.Obama ha saputo stimolare i suoi sostenitori a mettersi in gioco in prima persona e a fare rete tra loro: non è stata Internet a rendere la campagna innovativa, ma la creatività dei sostenitori nell’adottare e nell’esprimersi con naturalezza utilizzando tutti gli strumenti forniti dalla Rete. Il carisma e il maggior spessore di Obama hanno permesso che la sua figura non venisse etichettata come quella del candidato di Internet, come successe a Dean quattro anni fa.Ora comincia la campagna elettorale, quella vera. Ci sarà tempo di qui a novembre per capire se Barack Obama potrà diventare il primo presidente degli Stati Uniti portato alla ribalta dalla Rete. Sarebbe, per dirla col suo slogan, un vero cambiamento.
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Ringraziamo per la preziosa segnalazione la scrittrice Emanuela Rullo.


Credo che da quanto affermato in questo articolo,i nostri Partiti/Movimenti possano trarre preziosi suggerimenti...



Consulente di comunicazione. Laureata in scienze della comunicazione presso l’Università di Bologna con una tesi sull’impatto sociale dei blog ed è stata research fellow presso il Vassar College di New York. È tra i soci fondatori di Micromacchina, associazione che realizza progetti di comunicazione legati alla partecipazione e alla cittadinanza attiva. Collabora con il blog collettivo SpinDoc, dove scrive di tecnologia e comunicazione politica. Nel 2007 è stata promotrice del CitizenCamp e del CreativeCamp, due barcamp dedicati rispettivamente ai temi della partecipazione civica e della creatività che si sono tenuti a Casalecchio di Reno (BO).



Carisma e uso intelligente della Rete:
il neo candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti ha scommesso su un network di attivisti che lo ha sostenuto in modo creativo in ogni possibile canale. E a suon di folle e finanziamenti record, l'outsider ha conquistato la scena anche sui mass media.

Inevitabile. Era la parola che fin dal 2007 veniva usata per definire la nomination di Hillary Clinton. Tempo di arrivare alla primavera del 2008 e lo stesso giudizio era più spesso utilizzato a favore del suo principale avversario, Barack Obama. Ora che il senatore afroamericano ha in mano la nomination democratica per le elezioni americane di novembre, è tempo di ragionare su quanto Internet sia un fattore del suo successo inaspettato.I candidati non hanno più il controllo esclusivo dei messaggi che inviano al pubblico di potenziali elettori: con la diffusione della Rete, chiunque può produrre e diffondere contenuti, erodendo l’esclusiva delle fonti tradizionali. Questo passaggio epocale per la comunicazione politica era in qualche modo dato per acquisito nel messaggio cardine della campagna elettorale di Obama: il cambiamento passa per la possibilità di ciascuno di agire e avere un impatto, confidando nella collaborazione tra le persone. David Plouffe, responsabile della campagna elettorale, ha saputo tradurre questo concetto in una efficace gestione della presenza online del candidato, il cui network permetteva a chiunque di creare un profilo personale (http://my.barackobama.com/page/user/login?successurl=L3BhZ2UvZGFzaGJvYXJkL3ByaXZhdGU=) , gestire un blog, organizzare attività di sostegno alla campagna e promuovere la raccolta di fondi nella propria rete sociale. Lo staff di Obama ha presidiato tutti i social network più popolari, ma soprattutto ha favorito l’uso degli stessi da parte dei suoi sostenitori.Nel raccontare le primarie, i mass media hanno dato particolare risalto alla straordinaria quantità di donazioni raccolte online da Barack Obama e alla scelta di puntare molto sulla raccolta di offerte di piccola entità. Piuttosto che organizzare pochi appuntamenti con sostenitori molto facoltosi, lo staff di Obama ha puntato su una miriade di eventi e occasioni di incontro in grado di motivare e dare spazio ai tanti piccoli finanziatori disposti a credere nel candidato outsider. L’ampliamento della base ha portato risultati che sono sotto gli occhi di tutti: 270 milioni di dollari raccolti, una cifra senza precedenti.
I sostenitori diventano la notizia
Grassroots, l’azione collettiva che parte dal basso, è una parola che ha una storia importante negli Stati Uniti. Risale alla fine del diciannovesimo secolo, ben prima della nascita di Internet, e ha una connotazione di autenticità, che lo distingue dalle dinamiche gerarchiche istituzionali e di partito. Presuppone un rapporto diverso tra il candidato e il suo sostenitore: il primo è in qualche modo espressione del secondo e vi fa appello per la sua partecipazione attiva in favore della campagna. «La parola grassroots esprime una speranza e pone una domanda. Ritaglia uno spazio per parlare delle persone come attori politici in una comunità, anche se non spiega esattamente come ciò debba accadere», scrive Zephyr Teachout, già consulente per la campagna di Howard Dean, nel 2004.Questo elemento di potenziale indeterminatezza diventa un fattore chiave di successo in un contesto in cui la Rete mette a disposizione la possibilità di miscelare, reinventare, adattare dati e informazioni. Il materiale è nelle mani del singolo individuo, che può utilizzarlo nel modo in cui crede producendo output originali e spesso imprevedibili. Che si tratti di un manifesto (http://store.barackobama.com/product_p/PO26951.htm) o di un video in cui si fa remix tra un discorso di Obama e alcuni spezzoni di un film di Bollywood, la strategia di lasciare libera iniziativa ai sostenitori del candidato è stata un fattore chiave per far circolare la figura di Obama e il suo messaggio, rendendoli popolari.«Le campagne di successo provocano molto rumore da parte dei sostenitori che parlano del candidato. Questa diventa “la storia” per i mass media», sostiene (http://www.thenextright.com/patrick-ruffini/how-mccains-website-can-beat-obama-by-becoming-a-platform) Patrick Ruffini, consulente repubblicano. Spesso infatti è stata la folla che circondava Obama, negli eventi dal vivo ma anche in Rete, a diventare la notizia per le grandi testate giornalistiche che hanno seguito e raccontato le primarie, più ancora dei suoi contenuti. Una differenza importante, se si considera che il programma di Obama e quello della senatrice Clinton non erano poi molto diversi tra loro.
Il ruolo di YouTube
Da un paio d'anni esiste una categoria di gaffe di politici che prende il nome di macaca moment. Trae spunto da un episodio che vide protagonista George Allen nel 2006: il candidato repubblicano al Senato per lo stato della Virginia definì macaco un videomaker indiano che stava riprendendo un comizio per conto del suo avversario. Il video, inserito su YouTube, scatenò molte proteste per l'appellativo implicitamente razzista. Allen si scusò e affermò di non conoscere il significato della parola, ma l'episodio gli costò tutta la credibilità acquisita come ex governatore dello stato e gli fece perdere un'elezione per cui sembrava il favorito. La sovraesposizione mediatica dei candidati e la possibilità di immortalare momenti potenzialmente imbarazzanti e condividerli in Rete è un pericolo a cui gli staff dei candidati sono molto attenti, specie in competizioni di questa rilevanza.Ma al di là della capacità di denuncia di episodi sgradevoli, di strumenti come YouTube si trascura spesso il ruolo positivo, ovvero la possibilità di fornire un punto di vista che l’informazione mainstream non è in grado di passare per peculiarità del formato, per mancanza di tempo o per valutazioni legate alla notiziabilità. Un esempio interessante viene da un discorso tenuto da Obama in una sinagoga della Florida: l’incontro ebbe una modesta copertura mediatica e dal racconto che ne fece il New York Times emergeva l’impressione di un’accoglienza tiepida. Un’impressione confutata in breve dai video pubblicati dai sostenitori presenti all’incontro, che testimoniavano di un intervento attento e rilassato, sostenuto da applausi fragorosi, come racconta Micah Sifry, consulente politico e attento osservatore della campagna elettorale 2008, sul blog TechPresident. Quello che ieri non si poteva fare, pubblicare contributi importanti pur nel disinteresse dei mass media, oggi si fa e diventa un elemento di forza non banale nel corso di una campagna intensa e frenetica com'è stata quella per aggiudicarsi la nomination democratica.Un altro esempio: in marzo Obama ha tenuto un importante discorso sulla razza, intitolato A more perfect union. I 37 minuti del video integrale sono stati pubblicati su YouTube e visti più di un milione e mezzo di volte nel corso del solo primo giorno di presenza online. Spiega il giornalista Paolo Ferrandi: «Una volta di più l’innegabile maestria retorica di Obama è stata amplificata dalla distribuzione asincrona della Rete. Senza l’aiuto di YouTube i discorsi di Obama sarebbero ridotti a sound bites e, visto che sono dannatamente complessi, perderebbero buona parte della loro potenza persuasiva». È un’altra testimonianza della innovativa gestione della presenza online del senatore dell’Illinois: i suoi interventi sono pubblicati in versione integrale e sono consultati centinaia di migliaia di volte, un fenomeno in controtendenza se si considera che la stessa Clinton ha inserito video piuttosto brevi, non oltre i tre minuti.Questo diverso atteggiamento di Obama ha avuto un effetto traino molto positivo: «Oggettivamente impressionante l’ondata di reazioni: in termini di estensione, diversificazione e creatività dei contenuti prodotti - quando un tema intercetta il giusto e spesso bizzarro mood della Rete interconnessa è come una valanga che travolge tutto ciò che incontra, inclusiva e apparentemente irresistibile», racconta Antonio Sofi su SpinDoc.
Che cosa resta delle primarie
Barack Obama è stato finora il candidato che ha raccolto meglio e in modo più genuino l'eredità della campagna elettorale di Howard Dean nel 2004, la prima in cui Internet aveva mostrato il suo potenziale facendo diventare uno sconosciuto il più accreditato candidato alla nomination. Dean non riuscì nel suo intento, ma la capacità di capire le dinamiche della Rete e di organizzare coerentemente la sua campagna– il suo slogan, You have the power, ne era il simbolo – hanno tracciato una strada per consulenti politici e attivisti.Obama ha saputo stimolare i suoi sostenitori a mettersi in gioco in prima persona e a fare rete tra loro: non è stata Internet a rendere la campagna innovativa, ma la creatività dei sostenitori nell’adottare e nell’esprimersi con naturalezza utilizzando tutti gli strumenti forniti dalla Rete. Il carisma e il maggior spessore di Obama hanno permesso che la sua figura non venisse etichettata come quella del candidato di Internet, come successe a Dean quattro anni fa.Ora comincia la campagna elettorale, quella vera. Ci sarà tempo di qui a novembre per capire se Barack Obama potrà diventare il primo presidente degli Stati Uniti portato alla ribalta dalla Rete. Sarebbe, per dirla col suo slogan, un vero cambiamento.

giovedì 5 giugno 2008

Alla Sala Pablo Neruda una giovane scrittrice e… “IL COLIBRÍ”

Di Arigoni Monica


Civita Castellana 04/06/2008
L’emigrazione dall’Italia del sud torna ai livelli degli anni 60. A muoversi oggi, come in quegli anni, sono soprattutto i giovani tra i 20 ed i 35 anni, delusi dalla lunga e inutile attesa di un posto di lavoro, ma soprattutto dal cattivo funzionamento del mercato del lavoro nel sud. Ma, a differenza degli anni 60, a muoversi oggi non sono più i derelitti, i “senza arte ne parte”, ma sono i lavoratori qualificati, i diplomati e i laureati. Giovani, quindi, che hanno acquisito una specificità, hanno studiato e possono mettere in gioco professionalità e preparazione.
Ma il fenomeno dell’emigrazione giovanile meridionale verso l’Italia settentrionale, mentre arricchisce quest’ultima, alimenta il progressivo impoverimento del Mezzogiorno d’Italia, esautorando lo stesso dalla possibilità di migliorare la propria condizione economica.
Sul tema del fenomeno dell’emigrazione giovanile meridionale è incentrato il libro di Emanuela Rullo “Il Colibrì”. È il diario di viaggio dei tanti giovani che, terminati gli studi universitari, emigrano dal sud in cerca di occupazione. La stessa autrice, del resto, è una di loro.
Emanuela Rullo, nata ad Avellino il 10 ottobre del 1977 e laureata in economia aziendale, vive a Roma da cinque anni, dove collabora con “Nazione Metropolitana” e “La voce di Megaride”. La sua storia è molto simile a quella di tanti coetanei che vivono in località lontane dalla propria terra.
Il libro di Emanuela Rullo “Il Colibrì” verrà presentato sabato 7 giugno 2008 alle ore 18:00 presso la Sala Pablo Neruda, in corso Bruno Buozzi 21, di Civita Castellana. Interverranno alla presentazione lo storico meridionalista Antonio Ciano, l’Ingegner Enzo Riccio e la stessa autrice Emanuela Rullo.
L’autrice dedica questo libro alla sua terra e al suo popolo conferendogli la forza di riscattare se stesso.
Con questo testo, Emanuela Rullo vuole esprimere la sua rabbia, la sua personale denuncia dinanzi al progressivo declino della sua terra, spinta dalla “necessità di dire delle cose vere, di esprimere dei sentimenti veri di uomini veri, di una terra forte e viva, la testimonianza chiara e sincera di un’esperienza di vita, come un libro di storia accaduta, un libro di denuncia di un fenomeno, l’emigrazione giovanile meridionale, di cui nessuno parla, come fosse nel corso normale delle cose, e che invece è ormai una valvola di sfogo fuori controllo che svilisce quella terra e incatena il futuro del suo popolo”.



http://www.civitacastellana.com/applicazioni/news.asp?id=6240



SABATO 7 GIUGNO 2008 - ORE 18,00
Presso la Sala Pablo Neruda

- Corso Bruno Buozzi 21
- Civita Castellana (VT)

Presentazione del libro
Il colibrì
di Rullo Emanuela
a cura di www.iocolibri.it
Interverranno:
L'autrice Emanuela
Rullo
Lo storico Antonio Ciano,

segr. nazionale del Partito del Sud e
assessore al Comune di Gaeta (LT)
L’ing. Enzo Riccio,

segr. regionale Partito del Sud


“Per amore di una Terra e dei suoi uomini,
per la necessità di dire delle cose vere, di
esprimere dei sentimenti veri di uomini
veri, di una Terra forte e viva, la testimonianza
chiara e sincera di una esperienza
di vita, come un libro di storia accaduta,
un libro di denuncia di un fenomeno,
l'emigrazione giovanile meridionale, di cui
nessuno parla, come fosse nel corso normale
delle cose, e che invece è ormai una valvola
di sfogo fuori controllo che svilisce quella
Terra e incatena il futuro del suo popolo.”
Ti aspetto!
Leggi tutto »
Di Arigoni Monica


Civita Castellana 04/06/2008
L’emigrazione dall’Italia del sud torna ai livelli degli anni 60. A muoversi oggi, come in quegli anni, sono soprattutto i giovani tra i 20 ed i 35 anni, delusi dalla lunga e inutile attesa di un posto di lavoro, ma soprattutto dal cattivo funzionamento del mercato del lavoro nel sud. Ma, a differenza degli anni 60, a muoversi oggi non sono più i derelitti, i “senza arte ne parte”, ma sono i lavoratori qualificati, i diplomati e i laureati. Giovani, quindi, che hanno acquisito una specificità, hanno studiato e possono mettere in gioco professionalità e preparazione.
Ma il fenomeno dell’emigrazione giovanile meridionale verso l’Italia settentrionale, mentre arricchisce quest’ultima, alimenta il progressivo impoverimento del Mezzogiorno d’Italia, esautorando lo stesso dalla possibilità di migliorare la propria condizione economica.
Sul tema del fenomeno dell’emigrazione giovanile meridionale è incentrato il libro di Emanuela Rullo “Il Colibrì”. È il diario di viaggio dei tanti giovani che, terminati gli studi universitari, emigrano dal sud in cerca di occupazione. La stessa autrice, del resto, è una di loro.
Emanuela Rullo, nata ad Avellino il 10 ottobre del 1977 e laureata in economia aziendale, vive a Roma da cinque anni, dove collabora con “Nazione Metropolitana” e “La voce di Megaride”. La sua storia è molto simile a quella di tanti coetanei che vivono in località lontane dalla propria terra.
Il libro di Emanuela Rullo “Il Colibrì” verrà presentato sabato 7 giugno 2008 alle ore 18:00 presso la Sala Pablo Neruda, in corso Bruno Buozzi 21, di Civita Castellana. Interverranno alla presentazione lo storico meridionalista Antonio Ciano, l’Ingegner Enzo Riccio e la stessa autrice Emanuela Rullo.
L’autrice dedica questo libro alla sua terra e al suo popolo conferendogli la forza di riscattare se stesso.
Con questo testo, Emanuela Rullo vuole esprimere la sua rabbia, la sua personale denuncia dinanzi al progressivo declino della sua terra, spinta dalla “necessità di dire delle cose vere, di esprimere dei sentimenti veri di uomini veri, di una terra forte e viva, la testimonianza chiara e sincera di un’esperienza di vita, come un libro di storia accaduta, un libro di denuncia di un fenomeno, l’emigrazione giovanile meridionale, di cui nessuno parla, come fosse nel corso normale delle cose, e che invece è ormai una valvola di sfogo fuori controllo che svilisce quella terra e incatena il futuro del suo popolo”.



http://www.civitacastellana.com/applicazioni/news.asp?id=6240



SABATO 7 GIUGNO 2008 - ORE 18,00
Presso la Sala Pablo Neruda

- Corso Bruno Buozzi 21
- Civita Castellana (VT)

Presentazione del libro
Il colibrì
di Rullo Emanuela
a cura di www.iocolibri.it
Interverranno:
L'autrice Emanuela
Rullo
Lo storico Antonio Ciano,

segr. nazionale del Partito del Sud e
assessore al Comune di Gaeta (LT)
L’ing. Enzo Riccio,

segr. regionale Partito del Sud


“Per amore di una Terra e dei suoi uomini,
per la necessità di dire delle cose vere, di
esprimere dei sentimenti veri di uomini
veri, di una Terra forte e viva, la testimonianza
chiara e sincera di una esperienza
di vita, come un libro di storia accaduta,
un libro di denuncia di un fenomeno,
l'emigrazione giovanile meridionale, di cui
nessuno parla, come fosse nel corso normale
delle cose, e che invece è ormai una valvola
di sfogo fuori controllo che svilisce quella
Terra e incatena il futuro del suo popolo.”
Ti aspetto!

martedì 3 giugno 2008

IMPORTANTE INCONTRO-SABATO 7/06/08 - CIVITA CASTELLANA (VT)


Sabato 7 giugno 2008 ore 18:00
Presso la Sala Pablo Neruda in corso Bruno Buozzi 21

Civita Castellana (VT)

Presentazione del libro

IL COLIBRI'
di Rullo Emanuela
a cura di
http://www.iocolibri.it/


Interverranno:
Lo storico Antonio Ciano,
l’ing. Enzo Riccio,
l'autrice Emanuela Rullo

Rullo Emanuela
Per amore di una Terra e dei suoi uomini, per la necessità di dire delle cose vere, di esprimere dei sentimenti veri di uomini veri, di una Terra forte e viva, la testimonianza chiara e sincera di una esperienza di vita, come un libro di storia accaduta, un libro di denuncia di un fenomeno, l'emigrazione giovanile meridionale, di cui nessuno parla, come fosse nel corso normale delle cose, e che invece è ormai una valvola di sfogo fuori controllo che svilisce quella Terra e incatena il futuro del suo popolo.
Ti aspetto!
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Sabato 7 giugno 2008 ore 18:00
Presso la Sala Pablo Neruda in corso Bruno Buozzi 21

Civita Castellana (VT)

Presentazione del libro

IL COLIBRI'
di Rullo Emanuela
a cura di
http://www.iocolibri.it/


Interverranno:
Lo storico Antonio Ciano,
l’ing. Enzo Riccio,
l'autrice Emanuela Rullo

Rullo Emanuela
Per amore di una Terra e dei suoi uomini, per la necessità di dire delle cose vere, di esprimere dei sentimenti veri di uomini veri, di una Terra forte e viva, la testimonianza chiara e sincera di una esperienza di vita, come un libro di storia accaduta, un libro di denuncia di un fenomeno, l'emigrazione giovanile meridionale, di cui nessuno parla, come fosse nel corso normale delle cose, e che invece è ormai una valvola di sfogo fuori controllo che svilisce quella Terra e incatena il futuro del suo popolo.
Ti aspetto!

venerdì 28 marzo 2008

Per conoscere Emanuela Rullo


Ricevo e posto:






28 - 31 marzo 2008:
Torna Galassia Gutenberg, XIX edizione.

Anche quest'anno le case editrici del Gruppo Cominvest

- Michele Di Salvo Editore
- Name Edizioni
- Traccediverse Edizioni
- Mangrovie Edizioni

saranno presenti in Fiera con il proprio stand.


La collocazione è la stessa dell'anno scorso:
potrete trovarci agli espositori contrassegnati dai numeri 52 - 54 - 56
(come indicato nella cartina)

Venendoci a trovare nella giornata di sabato avrete l'occasione di incontrare
e conoscere alcuni dei nostri Autori:

- Emanuela Rullo, Il Colibrì, Traccediverse Edizioni
- Giorgio D'Amato, Sonata per i porci, Michele di Salvo Editore
- Rosa Maria Massari, Melone ragnorosposerpente, Traccediverse Edizioni
...e
di partecipare all'evento:

Conversazione sull’ultimo libro dello psicoterapeuta
Michele Rossena

Napoletani sul lettino
Michele Di Salvo Editore

Partecipano:
Cristina Donadio, attrice
Gabriella Favetti, coreografa
Sergio Piro, psichiatra
Daniele Sepe, musicista
Sarà presente l’autore
Sala Teti - Ore 17,00
Sabato 29 marzo 2008

Presso
Stazione Marittima
Expo – Palazzo dei Congressi
Molo Angioino – Piazza Municipio
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Ricevo e posto:






28 - 31 marzo 2008:
Torna Galassia Gutenberg, XIX edizione.

Anche quest'anno le case editrici del Gruppo Cominvest

- Michele Di Salvo Editore
- Name Edizioni
- Traccediverse Edizioni
- Mangrovie Edizioni

saranno presenti in Fiera con il proprio stand.


La collocazione è la stessa dell'anno scorso:
potrete trovarci agli espositori contrassegnati dai numeri 52 - 54 - 56
(come indicato nella cartina)

Venendoci a trovare nella giornata di sabato avrete l'occasione di incontrare
e conoscere alcuni dei nostri Autori:

- Emanuela Rullo, Il Colibrì, Traccediverse Edizioni
- Giorgio D'Amato, Sonata per i porci, Michele di Salvo Editore
- Rosa Maria Massari, Melone ragnorosposerpente, Traccediverse Edizioni
...e
di partecipare all'evento:

Conversazione sull’ultimo libro dello psicoterapeuta
Michele Rossena

Napoletani sul lettino
Michele Di Salvo Editore

Partecipano:
Cristina Donadio, attrice
Gabriella Favetti, coreografa
Sergio Piro, psichiatra
Daniele Sepe, musicista
Sarà presente l’autore
Sala Teti - Ore 17,00
Sabato 29 marzo 2008

Presso
Stazione Marittima
Expo – Palazzo dei Congressi
Molo Angioino – Piazza Municipio

 
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