sabato 14 giugno 2008

La vita con occhi da emigrante.Cosa uccide il Mezzogiorno




Di Emanuela Rullo



Un viaggio Roma-Avellino con tante riflessioni
Il Brigante
mese di maggio 2008




Roma - Avellino, 300 Km di asfalto che si dipanano tra camion,capannoni e pullmann. Stradaverso casa, a ritrovare l'abbraccio della famiglia, a ritrovare la Terra, le mie montagne, a sentirmi di nuovo a casa, finchè è possibile,finchè non sarà passato troppo tempo e non saranno svaniti i ricordi senza che ad essi se ne siano aggiunti di nuovi, finchè casa non sarà più casa, e la strada del ritorno sarà dimenticata e con essa la lotta quotidiana di un popolo ormai rinnegato.Ma oggi è ancora casa, oggi fa ancora male.Eccola la dolce irpinia, verde,possente, maestosa, eccola la mia Terra madre, stuprata, beffata,umiliata. Occhi di emigrante.Occhi di chi è assente, lontano,ove la distanza è incarnata nel tempo e riempie lo spazio tra te e il tuo mondo, di chi vive a mezza strada una esistenza incompleta,privato del calore del proprio sistema sociale, incapace di accettare una sorte che eppur si presenta tanto amara quanto inevitabile.Occhi testardi, di chi ama questaTerra ingrata eppur non dimentica i morti ammazzati, i morti per errore, gli occhi fulgidi di Annalisa, di chi aveva diritto di vivere, di sognare una vita normale,in una città normale, di credere in un popolo straordinario.Il Sud, il mio Sud sta morendo. E non è il perpetrare di uno stato di arretratezza economica, non è il gozzovigliare di malavita organizzata,nè la perdurante assenza dello Stato e dei suoi rappresentanti a svilire e progressivamente uccidere la mia Terra: ciò che davvero va uccidendo il Mezzogiorno è la morte della speranza,è la rassegnazione, è l'assuefazione allo stato attuale delle cose, è il suo popolo che si arrende e, progressivamente, muore.Il deflusso continuo, costante,silenzioso, invisibile che ogni giorno produce un nuovo emigrato,il figlio di qualcuno, l'amico di qualcun altro, che ogni anno svuota una intera città , svilisce questa Terra, privandola non solo della sua forza lavoro, del suo capitale umano, ma privandola della sua forza vitale, dellavolontà di reagire, e alimentando una progressiva distruzione della sua identità .Io sono meridionale, e in quanto tale sono cosciente di appartenere ad una zona arretrata di un paese sviluppato. Se questo Io posso accettarlo ciò che non posso accettare è che il mio Paese si limiti a riconoscere in sporadiche occasioni l'esistenza di siffatto stato di arretramento eabbandono, e che l'attuale situazione sia presentata come un qualcosa di intrinseco "al corsodelle cose" e non come il frutto di decisioni sbagliate o miopi.E' ormai tangibile nel Mezzogiorno l'assuefazione all'ingiustizia sociale, alla disuguaglianza,allo sfruttamento dell'indigenza,alla illegalità . Siamo i nuovi poveri, siamo disoccupati,veniamo derubati delle nostre risorse, del nostro capitale umano, delle nostre potenzialità e possibilità di sviluppo. Povertà ,disoccupazione ed esclusione sociale sono tre facce di un unico fenomeno : l'ineguaglianza nell' accesso
alle opportunità . E' il difetto
di partecipazione che accomuna,
alla radice, i diversi squilibri. Un
difetto che non è frutto del caso,
ma connesso al modo di essere e
al funzionamento dei modelli di
sviluppo correnti.
Il modello di sviluppo italiano è
più di ogni altro lontano da un
modello di sviluppo socialmente
sostenibile.
Se il conflitto tra Nord e Sud del
pianeta esprime l'egoismo di una
generazione ricca che non vuol
condividere la sua opulenza, il
conflitto tra Nord e Centro-Sud
d'Italia esprime la stupidità e la
cecità di un popolo che non valorizza
le proprie risorse perchè
sebbene geograficamente unito
esso è ancora fortemente frammentato
al suo interno tanto da
non riconoscersi come appartenete
ad un unico sistema chiamato
a perseguire il medesimo fine e
a condividere la medesima sorte.
Ed ecco allora che questo paese
trova opportuno discutere della
Questione Settentrionale, della
sua locomotiva dello sviluppo
censurando nell'oblio il capitale
umano che riempie e guida quella
stessa locomotiva, ignorando il
treno sociale del Sud, e asservendo
lo sviluppo economico dell'intero
"Sistema Paese" all'interesse
meschino dei singoli.
La mancata partecipazione del
Mezzogiorno allo sviluppo del
sistema Italia deve essere vista
non solo come la violazione di un
diritto e un difetto dei processi
democratici, ma anche come
mancata utilizzazione di grandi
potenzialità per lo sviluppo. La
nostra povertà, che si rende visibile
attraverso le persone che ne
soffrono, è in realtà un limite complessivo
per lo sviluppo di tutti.
Ebbene laddove ad oggi questo
paese non manifesta alcuna seria
volontà di intraprendere una strategia
di sviluppo che adottando
opportuni strumenti di redistrire distribuzione della ricchezza, di controllo delle iniziative economiche,di revisione dei criteri di sovvenzione alle varie attività produttive,sia validamente orientata al superamento dello stato di sottosviluppo del Mezzogiorno, e laddove la principale soluzione propinata per il rilancio dell'economia del paese è il rilancio del nord dello stesso sì da trainare anche il fanalino di coda di questa Italia alla deriva, è quanto mai vitale lo sviluppo di una coscienza meridionale, attraverso gli esponenti della cultura e della politica ma anche e soprattuttoattraverso l'acquisizione da parte di ognuno di noi della consapevolezza di essere parte di un popolo,attraverso la denuncia, il dibattito, la condivisione delle proprie esperienze, della propria rabbia e del proprio rimpianto e l'emergere di una voce collettiva che dica <>..A noi meridionali non manca il capitale umano per lo sviluppo del Sud, e non mancano le opportunità ,e non manca il coraggio. Il riscatto della nostra Terra non può e non deve considerarsi soltantoun sogno o un'utopia e non può essere affidato ad altri che al suo popolo perchè i problemi di una Terra possono essere affrontati solo se il suo popolo fa sentire la propria voce e trova il coraggio di agire.Perchè nessuno mai più possa far propria l'arroganza e il disprezzo e dire senza vergogna dinanzi al mondo "noi non siamo Napoli", e perchè nessuno mai più possa far proprio lo sconforto e la sfiducia e dire col cuore stretto in una morsa di lacrime e rabbia al proprio sangue "va e non ti permettere di tornare. QuestaTerra è morta.Qui non cambierà mai nulla!",ebbene
Io sono Napoli e non me ne vergogno, e questa Terra non è morta e le cose non cambieranno mai soltanto se noi ci lasciamo convincere che nulla potrà mai cambiare!Credete nel riscatto di questa Terra e credete nel Vostro popolo.
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Di Emanuela Rullo



Un viaggio Roma-Avellino con tante riflessioni
Il Brigante
mese di maggio 2008




Roma - Avellino, 300 Km di asfalto che si dipanano tra camion,capannoni e pullmann. Stradaverso casa, a ritrovare l'abbraccio della famiglia, a ritrovare la Terra, le mie montagne, a sentirmi di nuovo a casa, finchè è possibile,finchè non sarà passato troppo tempo e non saranno svaniti i ricordi senza che ad essi se ne siano aggiunti di nuovi, finchè casa non sarà più casa, e la strada del ritorno sarà dimenticata e con essa la lotta quotidiana di un popolo ormai rinnegato.Ma oggi è ancora casa, oggi fa ancora male.Eccola la dolce irpinia, verde,possente, maestosa, eccola la mia Terra madre, stuprata, beffata,umiliata. Occhi di emigrante.Occhi di chi è assente, lontano,ove la distanza è incarnata nel tempo e riempie lo spazio tra te e il tuo mondo, di chi vive a mezza strada una esistenza incompleta,privato del calore del proprio sistema sociale, incapace di accettare una sorte che eppur si presenta tanto amara quanto inevitabile.Occhi testardi, di chi ama questaTerra ingrata eppur non dimentica i morti ammazzati, i morti per errore, gli occhi fulgidi di Annalisa, di chi aveva diritto di vivere, di sognare una vita normale,in una città normale, di credere in un popolo straordinario.Il Sud, il mio Sud sta morendo. E non è il perpetrare di uno stato di arretratezza economica, non è il gozzovigliare di malavita organizzata,nè la perdurante assenza dello Stato e dei suoi rappresentanti a svilire e progressivamente uccidere la mia Terra: ciò che davvero va uccidendo il Mezzogiorno è la morte della speranza,è la rassegnazione, è l'assuefazione allo stato attuale delle cose, è il suo popolo che si arrende e, progressivamente, muore.Il deflusso continuo, costante,silenzioso, invisibile che ogni giorno produce un nuovo emigrato,il figlio di qualcuno, l'amico di qualcun altro, che ogni anno svuota una intera città , svilisce questa Terra, privandola non solo della sua forza lavoro, del suo capitale umano, ma privandola della sua forza vitale, dellavolontà di reagire, e alimentando una progressiva distruzione della sua identità .Io sono meridionale, e in quanto tale sono cosciente di appartenere ad una zona arretrata di un paese sviluppato. Se questo Io posso accettarlo ciò che non posso accettare è che il mio Paese si limiti a riconoscere in sporadiche occasioni l'esistenza di siffatto stato di arretramento eabbandono, e che l'attuale situazione sia presentata come un qualcosa di intrinseco "al corsodelle cose" e non come il frutto di decisioni sbagliate o miopi.E' ormai tangibile nel Mezzogiorno l'assuefazione all'ingiustizia sociale, alla disuguaglianza,allo sfruttamento dell'indigenza,alla illegalità . Siamo i nuovi poveri, siamo disoccupati,veniamo derubati delle nostre risorse, del nostro capitale umano, delle nostre potenzialità e possibilità di sviluppo. Povertà ,disoccupazione ed esclusione sociale sono tre facce di un unico fenomeno : l'ineguaglianza nell' accesso
alle opportunità . E' il difetto
di partecipazione che accomuna,
alla radice, i diversi squilibri. Un
difetto che non è frutto del caso,
ma connesso al modo di essere e
al funzionamento dei modelli di
sviluppo correnti.
Il modello di sviluppo italiano è
più di ogni altro lontano da un
modello di sviluppo socialmente
sostenibile.
Se il conflitto tra Nord e Sud del
pianeta esprime l'egoismo di una
generazione ricca che non vuol
condividere la sua opulenza, il
conflitto tra Nord e Centro-Sud
d'Italia esprime la stupidità e la
cecità di un popolo che non valorizza
le proprie risorse perchè
sebbene geograficamente unito
esso è ancora fortemente frammentato
al suo interno tanto da
non riconoscersi come appartenete
ad un unico sistema chiamato
a perseguire il medesimo fine e
a condividere la medesima sorte.
Ed ecco allora che questo paese
trova opportuno discutere della
Questione Settentrionale, della
sua locomotiva dello sviluppo
censurando nell'oblio il capitale
umano che riempie e guida quella
stessa locomotiva, ignorando il
treno sociale del Sud, e asservendo
lo sviluppo economico dell'intero
"Sistema Paese" all'interesse
meschino dei singoli.
La mancata partecipazione del
Mezzogiorno allo sviluppo del
sistema Italia deve essere vista
non solo come la violazione di un
diritto e un difetto dei processi
democratici, ma anche come
mancata utilizzazione di grandi
potenzialità per lo sviluppo. La
nostra povertà, che si rende visibile
attraverso le persone che ne
soffrono, è in realtà un limite complessivo
per lo sviluppo di tutti.
Ebbene laddove ad oggi questo
paese non manifesta alcuna seria
volontà di intraprendere una strategia
di sviluppo che adottando
opportuni strumenti di redistrire distribuzione della ricchezza, di controllo delle iniziative economiche,di revisione dei criteri di sovvenzione alle varie attività produttive,sia validamente orientata al superamento dello stato di sottosviluppo del Mezzogiorno, e laddove la principale soluzione propinata per il rilancio dell'economia del paese è il rilancio del nord dello stesso sì da trainare anche il fanalino di coda di questa Italia alla deriva, è quanto mai vitale lo sviluppo di una coscienza meridionale, attraverso gli esponenti della cultura e della politica ma anche e soprattuttoattraverso l'acquisizione da parte di ognuno di noi della consapevolezza di essere parte di un popolo,attraverso la denuncia, il dibattito, la condivisione delle proprie esperienze, della propria rabbia e del proprio rimpianto e l'emergere di una voce collettiva che dica <>..A noi meridionali non manca il capitale umano per lo sviluppo del Sud, e non mancano le opportunità ,e non manca il coraggio. Il riscatto della nostra Terra non può e non deve considerarsi soltantoun sogno o un'utopia e non può essere affidato ad altri che al suo popolo perchè i problemi di una Terra possono essere affrontati solo se il suo popolo fa sentire la propria voce e trova il coraggio di agire.Perchè nessuno mai più possa far propria l'arroganza e il disprezzo e dire senza vergogna dinanzi al mondo "noi non siamo Napoli", e perchè nessuno mai più possa far proprio lo sconforto e la sfiducia e dire col cuore stretto in una morsa di lacrime e rabbia al proprio sangue "va e non ti permettere di tornare. QuestaTerra è morta.Qui non cambierà mai nulla!",ebbene
Io sono Napoli e non me ne vergogno, e questa Terra non è morta e le cose non cambieranno mai soltanto se noi ci lasciamo convincere che nulla potrà mai cambiare!Credete nel riscatto di questa Terra e credete nel Vostro popolo.

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