mercoledì 26 aprile 2023

LA TRUFFA DEL PNRR (16) ”…i nodi iniziano a venire al pettine…"

 




di Natale Cuccurese (*)


"Dovremo rinunciare a metà dei fondi". "Ritardi incolmabili, bisogna rinunciare a 100mld". Il problema è il sistema Italia che non è in grado di assorbire quel volume di investimenti”.
Così, in scioltezza, le dichiarazioni di un ministro del governo Meloni. Ora il governo sovranista è inginocchiato ai piedi dei banchieri Ue e sta implorando per avere una proroga sui tempi di realizzazione del Pnrr.
I nodi del Pnrr stanno venendo al pettine. Ed è solo l'inizio. L’obiettivo non era risollevare l'economia: era affermare un controllo sovranazionale minuzioso e irreversibile sui Paesi, a partire da quelli più deboli, come l'Italia.
Adesso forse inizia ad essere più chiaro perchè questa vicenda del Pnrr è solo una truffa per tutto il Paese e una doppia truffa per il Mezzogiorno?
Se pensiamo che con la semplice emissione di BTP l’Italia potrebbe ottenere fondi senza condizioni, governi dei “migliori” o dei “pronti”, cabine di regia, segreteria tecnica, report alla Commissione, "riforme" dettate dall'Europa in tempi stringenti, valutazioni semestrali della Commissione europea, commissariamento nei fatti del Parlamento e conseguente cessione di sovranità, mentre il MES già bussa alla porta...Perche non si è scelta questa strada semplice, efficace, democratica?!

L'Italia nel suo insieme dopo un decennio di tagli e spendig review (il tutto sempre imposto dalla Ue), come più volte ho ribadito negli ultimi due anni, ha amministrazioni pubbliche irrimediabilmente dissestate, soprattutto nel Mezzogiorno, ed era impossibile rispettare i tempi imposti, ma la cosa era risaputa.
Qui non è questione di scendere dal carro e “mettersi alla stanga” a tirare accanto ai buoi. Non c’è stanga che tenga, quando i piedi sono spezzati e in più affondano nel fango.
I politicanti di centrosinistradestra del “ce lo chiede l’Europa” lo sapevano benissimo ma hanno tentato l'azzardo, speranzosi in un futuro accomodamento con la Commissione (cioè un ulteriore "incaprettamento" fatto di sacrifici ai danni sempre e solo noi di cittadini), ma presi dall'ansia di accaparrare più denaro possibile non se ne sono preoccupati. Ora questi sono i risultati: fondi bloccati e trattativa con il cappello in mano da parte del governo. Complimenti!

RESTA LA SEGUENTE DOMANDA: data la situazione, che si denuncia da due anni, con i Comuni ed enti del Sud volutamente impoveriti (da anni) di tecnici data la riduzione del personale causata dalla spending review, in misura molto maggiore rispetto al Centro-Nord visto i minori trasferimenti di fondi statali ai territori, così da non essere in grado di presentare progetti adeguati in quantità tale da garantire l’utilizzo dei fondi Pnrr, come infatti è ora regolarmente avvenuto, e dati i minori fondi per ben 100 miliardi, a detta dell’anonimo ministro del governo di destra, i restanti 91,5 miliardi del PNRR finiranno al Sud o al Nord ?!
E’ presumibile…

Inoltre i ritardi del governo sul PNRR mettono in luce la follia del progressivo processo di distruzione dello stato durante l'era neoliberista. Dopo un quindicennio di tagli, imposti dalla Ue, ora tutti ammettono che per crescere servono investimenti pubblici. Solo che manca il personale minimo, con una retribuzione adeguata, per gestire piani così abnormi.
L'Italia è uno dei paesi europei con il numero minore di dipendenti pubblici ogni 1.000 abitanti. La Macroregione del Mezzogiorno, malgrado le idiozie propagandistiche della Lega, è quella più colpita fra i Paesi OCSE. A causa dell'austerità e della spending review imposta a partire dal 2010 e alle politiche di blocco del turnover, il pubblico impiego oggi non solo è ridotto numericamente, ma è anche più anziano e meno preparato.
Invece di pensare a porre rimedio adesso c'è chi spera che i piani del PNRR possano essere stravolti con la scusa dei ritardi, mandando i fondi al Nord, come richiesto a gran voce da Zaia, Sala, Toti, e il PNRR trasformato in una ennesima regalia per le imprese, con sussidi senza alcuna condizione per i soliti amici. Anche la regionalizzazione fatta nel 2001, con la riforma del Titolo V, ha contribuito non poco ad indebolire lo Stato.

Non sono ostacoli piovuti dal cielo quelli che frenano il Pnrr, ma sono evidenze che erano facilmente prevedibili sin dalla nascita del piano.
Gli ostacoli erano insiti nel Piano.
Solo chi era accecato dalla frenesia della “pioggia di miliardi gratis” dalla Ue (altra colossale idiozia) non li vedeva.
Nessuno ovviamente ricorda che I fondi del Pnrr dovevano servivano a colmare il divario economico ed infrastrutturale tra le 2 Italie, Nord/Sud.
Per iniziare a colmare questa vergogna la Ue aveva concesso all’Italia la più alta somma di prestiti fra tutti i Paesi Ue.
Ma come da prassi italiana si è preferito sottrarre i soldi ai territori del Mezzogiorno per destinarli, ad esempio, alla ristrutturazione dello stadio di Firenze (o di Venezia). Peccato però che la Commissione Ue ha giudicato «L'area del Franchi non degradata» e negato i relativi fondi. La cosa più ridicola è che Comisso (presidente della Fiorentina) voleva già da tempo fare a sue spese uno stadio nuovo, ma gli è stato impedito dal Comune di Firenze che preferisce un restyling del vecchio stadio Franchi. Invece di consentire ai privati di investire soldi si preferisce dilapidare soldi pubblici. Giustamente la UE ha detto no. Una vicenda ridicola. Ora almeno 100 miliardi del PNRR sono a rischio e non è certo colpa del destino cinico e baro, ma di una classe politica in larga parte ingorda e incompetente…

Intanto il sindaco protoleghista di Milano, Beppe Sala, reduce, negli anni, da diverse magre figure nei confronti del Sud Italia, è tornato a rendersi protagonista di un’altra infelice proposta, questa volta a margine di un incontro coi giornalisti al Parlamento europeo, a discapito delle Regioni meridionali italiane. Vuole possibilmente tutti i fondi del Pnrr per Milano, perché lui li sa investire. Non ci sarebbe neanche tanto da stupirsi, dato che in passato, il primo cittadino del capoluogo lombardo si era già fatto promotore di un ritorno alle gabbie salariali, sottolineando come non fosse corretto che “un lavoratore percepisse lo stesso stipendio a Milano ed a Reggio Calabria“.
Evidentemente per Sala in Italia non siamo tutti cittadini con stessi diritti doveri e opportunità, così come recita la Costituzione. Per Sala, splendido esempio di disinteressato “altruismo”, viene sempre e solo “Prima il Nord”, come un leghista qualsiasi, ennesima dimostrazione di quanto sua inutile il voto utile e ora preme per portare più soldi nelle proprie casse.
I soldi ? "Dateli a chi li sa investire", dateli A NOI !!
Peccato che Beppe Sala, che proprio in questi stessi giorni Milano ha “perso” 12 milioni del Pnrr perché non sa dove mettere i 300mila alberi che si era impegnato piantare...

“Secondo lo studio Svimez “I Comuni alla prova Pnrr” l’occasione è stata colta dalle amministrazioni comunali che hanno partecipato in massa ai bandi ministeriali (con tassi di adesione anche superiori nel Mezzogiorno tra i Comuni con meno di 30.000 abitanti), nonostante procedure giudicate troppo complesse dal 63% dei Comuni del Sud (57% al Centro-Nord). I tempi di realizzazione delle opere osservati nell’ultimo decennio evidenziano che i Comuni del Mezzogiorno impiegano quasi tre anni per completare un’infrastruttura sociale, nove mesi in più della media nazionale. Un gap di capacità realizzativa che si determina già nelle prime fasi di avvio dei lavori, rallentate dalle carenze di competenze tecniche e dirigenziali interne alle amministrazioni”. Va però detto che anche in Emilia-Romagna il Pnrr "non ha molte chance di essere concluso nei tempi previsti". Questo è l'allarme lanciato ui giornali del 30 marzo dal dirigente della Regione, Francesco Frieri, che ha messo l'accento sulla difficoltà dei Comuni, in particolare più piccoli, a gestire grandi cantieri e progetti con il personale a disposizione. Un rilievo che viale Aldo Moro muove da tempo, confermato dalla relazione della Corte dei Conti che è stata presentata in Senato.

Di fronte ai preoccupanti segnali di rallentamento del Pnrr, il Governo è davanti a un bivio”, così come detto dal Ministro Fitto: "alcuni interventi da qui a giugno del 2026 non possono essere realizzati...è matematico, è scientifico, dobbiamo dirlo con chiarezza" …bisogna avere il coraggio di dire che ERA SOLO UNA GRANDE TRUFFA...

Nel frattempo gli ultimi governi italiani hanno utilizzato i fondi di coesione e quelli europei destinati alle arre svantaggiate per fare cassa, impegnandosi a ricostituirli con i fondi del Pnrr che però ora probabilmente non arriveranno più.
Un film già visto decine di volte, una truffa appunto, sempre e solo ai danni del Mezzogiorno, una notte che sembra non finire mai...

(*) Presidente del Partito del Sud



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di Natale Cuccurese (*)


"Dovremo rinunciare a metà dei fondi". "Ritardi incolmabili, bisogna rinunciare a 100mld". Il problema è il sistema Italia che non è in grado di assorbire quel volume di investimenti”.
Così, in scioltezza, le dichiarazioni di un ministro del governo Meloni. Ora il governo sovranista è inginocchiato ai piedi dei banchieri Ue e sta implorando per avere una proroga sui tempi di realizzazione del Pnrr.
I nodi del Pnrr stanno venendo al pettine. Ed è solo l'inizio. L’obiettivo non era risollevare l'economia: era affermare un controllo sovranazionale minuzioso e irreversibile sui Paesi, a partire da quelli più deboli, come l'Italia.
Adesso forse inizia ad essere più chiaro perchè questa vicenda del Pnrr è solo una truffa per tutto il Paese e una doppia truffa per il Mezzogiorno?
Se pensiamo che con la semplice emissione di BTP l’Italia potrebbe ottenere fondi senza condizioni, governi dei “migliori” o dei “pronti”, cabine di regia, segreteria tecnica, report alla Commissione, "riforme" dettate dall'Europa in tempi stringenti, valutazioni semestrali della Commissione europea, commissariamento nei fatti del Parlamento e conseguente cessione di sovranità, mentre il MES già bussa alla porta...Perche non si è scelta questa strada semplice, efficace, democratica?!

L'Italia nel suo insieme dopo un decennio di tagli e spendig review (il tutto sempre imposto dalla Ue), come più volte ho ribadito negli ultimi due anni, ha amministrazioni pubbliche irrimediabilmente dissestate, soprattutto nel Mezzogiorno, ed era impossibile rispettare i tempi imposti, ma la cosa era risaputa.
Qui non è questione di scendere dal carro e “mettersi alla stanga” a tirare accanto ai buoi. Non c’è stanga che tenga, quando i piedi sono spezzati e in più affondano nel fango.
I politicanti di centrosinistradestra del “ce lo chiede l’Europa” lo sapevano benissimo ma hanno tentato l'azzardo, speranzosi in un futuro accomodamento con la Commissione (cioè un ulteriore "incaprettamento" fatto di sacrifici ai danni sempre e solo noi di cittadini), ma presi dall'ansia di accaparrare più denaro possibile non se ne sono preoccupati. Ora questi sono i risultati: fondi bloccati e trattativa con il cappello in mano da parte del governo. Complimenti!

RESTA LA SEGUENTE DOMANDA: data la situazione, che si denuncia da due anni, con i Comuni ed enti del Sud volutamente impoveriti (da anni) di tecnici data la riduzione del personale causata dalla spending review, in misura molto maggiore rispetto al Centro-Nord visto i minori trasferimenti di fondi statali ai territori, così da non essere in grado di presentare progetti adeguati in quantità tale da garantire l’utilizzo dei fondi Pnrr, come infatti è ora regolarmente avvenuto, e dati i minori fondi per ben 100 miliardi, a detta dell’anonimo ministro del governo di destra, i restanti 91,5 miliardi del PNRR finiranno al Sud o al Nord ?!
E’ presumibile…

Inoltre i ritardi del governo sul PNRR mettono in luce la follia del progressivo processo di distruzione dello stato durante l'era neoliberista. Dopo un quindicennio di tagli, imposti dalla Ue, ora tutti ammettono che per crescere servono investimenti pubblici. Solo che manca il personale minimo, con una retribuzione adeguata, per gestire piani così abnormi.
L'Italia è uno dei paesi europei con il numero minore di dipendenti pubblici ogni 1.000 abitanti. La Macroregione del Mezzogiorno, malgrado le idiozie propagandistiche della Lega, è quella più colpita fra i Paesi OCSE. A causa dell'austerità e della spending review imposta a partire dal 2010 e alle politiche di blocco del turnover, il pubblico impiego oggi non solo è ridotto numericamente, ma è anche più anziano e meno preparato.
Invece di pensare a porre rimedio adesso c'è chi spera che i piani del PNRR possano essere stravolti con la scusa dei ritardi, mandando i fondi al Nord, come richiesto a gran voce da Zaia, Sala, Toti, e il PNRR trasformato in una ennesima regalia per le imprese, con sussidi senza alcuna condizione per i soliti amici. Anche la regionalizzazione fatta nel 2001, con la riforma del Titolo V, ha contribuito non poco ad indebolire lo Stato.

Non sono ostacoli piovuti dal cielo quelli che frenano il Pnrr, ma sono evidenze che erano facilmente prevedibili sin dalla nascita del piano.
Gli ostacoli erano insiti nel Piano.
Solo chi era accecato dalla frenesia della “pioggia di miliardi gratis” dalla Ue (altra colossale idiozia) non li vedeva.
Nessuno ovviamente ricorda che I fondi del Pnrr dovevano servivano a colmare il divario economico ed infrastrutturale tra le 2 Italie, Nord/Sud.
Per iniziare a colmare questa vergogna la Ue aveva concesso all’Italia la più alta somma di prestiti fra tutti i Paesi Ue.
Ma come da prassi italiana si è preferito sottrarre i soldi ai territori del Mezzogiorno per destinarli, ad esempio, alla ristrutturazione dello stadio di Firenze (o di Venezia). Peccato però che la Commissione Ue ha giudicato «L'area del Franchi non degradata» e negato i relativi fondi. La cosa più ridicola è che Comisso (presidente della Fiorentina) voleva già da tempo fare a sue spese uno stadio nuovo, ma gli è stato impedito dal Comune di Firenze che preferisce un restyling del vecchio stadio Franchi. Invece di consentire ai privati di investire soldi si preferisce dilapidare soldi pubblici. Giustamente la UE ha detto no. Una vicenda ridicola. Ora almeno 100 miliardi del PNRR sono a rischio e non è certo colpa del destino cinico e baro, ma di una classe politica in larga parte ingorda e incompetente…

Intanto il sindaco protoleghista di Milano, Beppe Sala, reduce, negli anni, da diverse magre figure nei confronti del Sud Italia, è tornato a rendersi protagonista di un’altra infelice proposta, questa volta a margine di un incontro coi giornalisti al Parlamento europeo, a discapito delle Regioni meridionali italiane. Vuole possibilmente tutti i fondi del Pnrr per Milano, perché lui li sa investire. Non ci sarebbe neanche tanto da stupirsi, dato che in passato, il primo cittadino del capoluogo lombardo si era già fatto promotore di un ritorno alle gabbie salariali, sottolineando come non fosse corretto che “un lavoratore percepisse lo stesso stipendio a Milano ed a Reggio Calabria“.
Evidentemente per Sala in Italia non siamo tutti cittadini con stessi diritti doveri e opportunità, così come recita la Costituzione. Per Sala, splendido esempio di disinteressato “altruismo”, viene sempre e solo “Prima il Nord”, come un leghista qualsiasi, ennesima dimostrazione di quanto sua inutile il voto utile e ora preme per portare più soldi nelle proprie casse.
I soldi ? "Dateli a chi li sa investire", dateli A NOI !!
Peccato che Beppe Sala, che proprio in questi stessi giorni Milano ha “perso” 12 milioni del Pnrr perché non sa dove mettere i 300mila alberi che si era impegnato piantare...

“Secondo lo studio Svimez “I Comuni alla prova Pnrr” l’occasione è stata colta dalle amministrazioni comunali che hanno partecipato in massa ai bandi ministeriali (con tassi di adesione anche superiori nel Mezzogiorno tra i Comuni con meno di 30.000 abitanti), nonostante procedure giudicate troppo complesse dal 63% dei Comuni del Sud (57% al Centro-Nord). I tempi di realizzazione delle opere osservati nell’ultimo decennio evidenziano che i Comuni del Mezzogiorno impiegano quasi tre anni per completare un’infrastruttura sociale, nove mesi in più della media nazionale. Un gap di capacità realizzativa che si determina già nelle prime fasi di avvio dei lavori, rallentate dalle carenze di competenze tecniche e dirigenziali interne alle amministrazioni”. Va però detto che anche in Emilia-Romagna il Pnrr "non ha molte chance di essere concluso nei tempi previsti". Questo è l'allarme lanciato ui giornali del 30 marzo dal dirigente della Regione, Francesco Frieri, che ha messo l'accento sulla difficoltà dei Comuni, in particolare più piccoli, a gestire grandi cantieri e progetti con il personale a disposizione. Un rilievo che viale Aldo Moro muove da tempo, confermato dalla relazione della Corte dei Conti che è stata presentata in Senato.

Di fronte ai preoccupanti segnali di rallentamento del Pnrr, il Governo è davanti a un bivio”, così come detto dal Ministro Fitto: "alcuni interventi da qui a giugno del 2026 non possono essere realizzati...è matematico, è scientifico, dobbiamo dirlo con chiarezza" …bisogna avere il coraggio di dire che ERA SOLO UNA GRANDE TRUFFA...

Nel frattempo gli ultimi governi italiani hanno utilizzato i fondi di coesione e quelli europei destinati alle arre svantaggiate per fare cassa, impegnandosi a ricostituirli con i fondi del Pnrr che però ora probabilmente non arriveranno più.
Un film già visto decine di volte, una truffa appunto, sempre e solo ai danni del Mezzogiorno, una notte che sembra non finire mai...

(*) Presidente del Partito del Sud



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