martedì 7 febbraio 2023

LA TRUFFA DEL PNRR (7) ”dalla Flat Tax al consociativismo antimeridionale”

 


Di Natale Cuccurese*

Così come visto nella puntata precedente di questo viaggio nella vicenda Kafkiana della “truffa del Pnrr”, il governo, mentre i diritti delle famiglie e i sudati risparmi vanno lentamente in fumo, avanza con le sole parole d'ordine della competitività e delle privatizzazioni, sempre a favore di potentati e multinazionali.
La domanda che dobbiamo farci è: dove si trovano le maggiori sacche di povertà in Italia? Ovviamente al Sud!

Campania e Sicilia sono infatti secondo i dati Eurostat le Regioni più povere non solo d'Italia, ma addirittura d'Europa. Ecco che tutto torna e il quadro generale si ricompone in attesa della prossima fine dell'unità nazionale: spolpare il Sud mandandogli meno fondi possibile e impoverirlo prima dei saluti finali.
In questo quadro, come in un gioco di scatole cinesi, si innesta non a caso il programma economico della destra volto, tramite la Flat Tax, a sottrarre ulteriori risorse alle classi più deboli a livello nazionale, a partire appunto dai cittadini del Mezzogiorno, a favore delle classi più ricche che si trovano principalmente al Nord del Paese.
Infatti l’aliquota proposta dalla Lega del 23% già si applica a a 18,3 milioni di contribuenti italiani con reddito fino a 15.000€. Ovviamente questi non avranno alcun beneficio da una riforma fiscale così concepita. I circa 6 milioni di contribuenti con reddito fra 29 e 50mila € avrebbero un beneficio medio di circa 2.500€, mentre i circa 2 milioni di contribuenti con reddito oltre i 50mila €, i più ricchi, otterrebbero un risparmio di ben 13mila €. Quindi solo il 20% dei contribuenti e dell’elettorato, i più ricchi, avrebbero un grande vantaggio da questa riforma.
Come detto questo segmento si trova in larghissima parte ad avere residenza al Nord. Dunque la Flat Tax redistribuisce le risorse a favore dei più ricchi, del Nord, a danno dei più poveri, concentrati al Sud. Infatti è stato calcolato che questa riforma trasferirebbe dal Sud (poveri) al Nord (ricchi) 50 Miliardi di €.
Ovviamente in questa guerra alle classi popolari la simulazione è possibile farla anche all’interno dei territori del Nord, non trattandosi esclusivamente di una lotta imposta dal razzismo di Stato contro il Sud, ma anche di una lotta di classe a livello nazionale da parte delle classi “digerenti” della destra liberale e della “sinistra” 
riformista (protoleghista).

Secondo l’Istat, infatti il reddito medio in Italia è pari a 21.570 euro all’anno e la città di Milano ha un reddito medio pro capite di quasi 34mila euro all'anno. Ma, secondo la CGIL e basandosi sui numeri dell'Agenzia delle Entrate, il 27,7% del reddito prodotto è nelle mani del solo 2,4% della popolazione. Alla voce "deboli", secondo la CIGL, ci sono i lavoratori part time, sia a tempo determinato che indeterminato, cioè operai e impiegati che guadagnano poco più di 12 mila euro all’anno. A questi si aggiungono tutti i lavoratori a chiamata: il loro reddito medio annuo si attesta sotto gli 8 mila euro.

A queste fasce si aggiunge quella fetta pari a circa il 40-50% dei 23mila nuclei famigliari che percepiscono il Reddito di Cittadinanza a Milano. Secondo il Comune questa parte di percettori sono lavoratori che percepiscono in media 500 euro al mese, quindi 6 mila euro all’anno.
In questa guerra ai poveri non è quindi un caso che Meloni, Renzi, Calenda, Salvini ecc., abbiano dichiarato guerra al Reddito di Cittadinanza, così come richiedono da tempo quei prenditori, del Nord come del Sud, che han più difficoltà a trovare salariati da sfruttare. Il Reddito di Cittadinanza, per la prima volta in Italia, ha determinato un diritto dei poveri al welfare, senza obbligarli a chiedere un favore clientelare ai potenti di turno. Forse è questa anomalia che alcuni politici hanno voluto cancellare.

L'agenda neoliberista (agenda Ue) serve esattamente a questo scopo: dividere i tantissimi sommersi dai pochissimi salvati.
E’l’agenda del partito consociativo della guerra, delle privatizzazioni, della precarizzazione del lavoro e dell’Autonomia differenziata. Lo schema seguito, visto che l’Italia è un grande boccone, è stato dapprima quello di trasferire e concentrare la ricchezza al Nord (Teoria della Locomotiva), per poi apprestarsi, ora, al passaggio di questa ricchezza dal Nord Italia a chi gestisce la grande finanza internazionale, soprattutto del Nord Europa, e ai quei pochissimi oligarchi italiani che reggono da sempre il gioco ai potentati internazionali. Il tutto ovviamente in barba alla Costituzione. Una vicenda questa che pochi anni fa, su scala più piccola, si è già vista in Grecia, anche lì, guarda caso, gestita in prima persona da Draghi quando era Presidente BCE.

L'Italia è così un Paese sempre più disuguale e povero e sarebbe ora che le classi popolari riuscissero a far blocco esprimendo una propria rappresentanza politica nazionale, per impedire e contrastare, entrando in Parlamento, l’attacco portato dalla destra liberale che ha nell’ultimo trentennio quasi sempre fatto sponda con il cosiddetto centrosinistra del “voto utile”. Un voto che è poi sempre stato utilizzato contro gli interessi delle classi popolari, dimostrandosi così un voto del tutto inutile.
La sinistra non deve avere paura di ricordare che meno tasse, e soprattutto meno tasse per i ricchi (la flat tax appunto), unite ad una evasione fiscale che non ha eguali in Europa, significano una scuola peggiore, un sistema sanitario peggiore, trasporti peggiori, maggiori diseguaglianze territoriali. Bisogna poi interrogarsi se chi dichiara da “sinistra” di voler continuare a seguire l’Agenda Draghi possa ancora continuare a definirsi di “sinistra” o se, come appare da tempo evidente, è semplicemente il più pericoloso e insidioso nemico delle classi popolari. Basta rileggere il Gramsci dei Quaderni dal carcere per chiarirsi subito le idee: «La formula del male minore, del meno peggio, non è altro dunque che la forma che assume il processo di adattamento a un movimento storicamente regressivo, movimento di cui una forza audacemente efficiente guida lo svolgimento, mentre le forze antagonistiche (o meglio i capi di esse) sono decise a capitolare progressivamente, a piccole tappe e non di un solo colpo (ciò che avrebbe ben altro significato, per l’effetto psicologico condensato, e potrebbe far nascere una forza concorrente attiva a quella che passivamente si adatta alla «fatalità», o rafforzarla se già esiste)».

Anche per porre fine a questo infingimento da parte di quella “sinistra” (protoleghista) che da un trentennio ci ammorba con il racconto della Lega “costola della sinistra” e che non a caso vede il Pd emiliano pronto a far da sponda alla richiesta di autonomia differenziata presentate dalle regioni leghiste, che si è recentemente formato il Fronte Meridionalista- La riscossa del Sud!

(*) Presidente del Partito del Sud, Aderente Carta di Venosa


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Di Natale Cuccurese*

Così come visto nella puntata precedente di questo viaggio nella vicenda Kafkiana della “truffa del Pnrr”, il governo, mentre i diritti delle famiglie e i sudati risparmi vanno lentamente in fumo, avanza con le sole parole d'ordine della competitività e delle privatizzazioni, sempre a favore di potentati e multinazionali.
La domanda che dobbiamo farci è: dove si trovano le maggiori sacche di povertà in Italia? Ovviamente al Sud!

Campania e Sicilia sono infatti secondo i dati Eurostat le Regioni più povere non solo d'Italia, ma addirittura d'Europa. Ecco che tutto torna e il quadro generale si ricompone in attesa della prossima fine dell'unità nazionale: spolpare il Sud mandandogli meno fondi possibile e impoverirlo prima dei saluti finali.
In questo quadro, come in un gioco di scatole cinesi, si innesta non a caso il programma economico della destra volto, tramite la Flat Tax, a sottrarre ulteriori risorse alle classi più deboli a livello nazionale, a partire appunto dai cittadini del Mezzogiorno, a favore delle classi più ricche che si trovano principalmente al Nord del Paese.
Infatti l’aliquota proposta dalla Lega del 23% già si applica a a 18,3 milioni di contribuenti italiani con reddito fino a 15.000€. Ovviamente questi non avranno alcun beneficio da una riforma fiscale così concepita. I circa 6 milioni di contribuenti con reddito fra 29 e 50mila € avrebbero un beneficio medio di circa 2.500€, mentre i circa 2 milioni di contribuenti con reddito oltre i 50mila €, i più ricchi, otterrebbero un risparmio di ben 13mila €. Quindi solo il 20% dei contribuenti e dell’elettorato, i più ricchi, avrebbero un grande vantaggio da questa riforma.
Come detto questo segmento si trova in larghissima parte ad avere residenza al Nord. Dunque la Flat Tax redistribuisce le risorse a favore dei più ricchi, del Nord, a danno dei più poveri, concentrati al Sud. Infatti è stato calcolato che questa riforma trasferirebbe dal Sud (poveri) al Nord (ricchi) 50 Miliardi di €.
Ovviamente in questa guerra alle classi popolari la simulazione è possibile farla anche all’interno dei territori del Nord, non trattandosi esclusivamente di una lotta imposta dal razzismo di Stato contro il Sud, ma anche di una lotta di classe a livello nazionale da parte delle classi “digerenti” della destra liberale e della “sinistra” 
riformista (protoleghista).

Secondo l’Istat, infatti il reddito medio in Italia è pari a 21.570 euro all’anno e la città di Milano ha un reddito medio pro capite di quasi 34mila euro all'anno. Ma, secondo la CGIL e basandosi sui numeri dell'Agenzia delle Entrate, il 27,7% del reddito prodotto è nelle mani del solo 2,4% della popolazione. Alla voce "deboli", secondo la CIGL, ci sono i lavoratori part time, sia a tempo determinato che indeterminato, cioè operai e impiegati che guadagnano poco più di 12 mila euro all’anno. A questi si aggiungono tutti i lavoratori a chiamata: il loro reddito medio annuo si attesta sotto gli 8 mila euro.

A queste fasce si aggiunge quella fetta pari a circa il 40-50% dei 23mila nuclei famigliari che percepiscono il Reddito di Cittadinanza a Milano. Secondo il Comune questa parte di percettori sono lavoratori che percepiscono in media 500 euro al mese, quindi 6 mila euro all’anno.
In questa guerra ai poveri non è quindi un caso che Meloni, Renzi, Calenda, Salvini ecc., abbiano dichiarato guerra al Reddito di Cittadinanza, così come richiedono da tempo quei prenditori, del Nord come del Sud, che han più difficoltà a trovare salariati da sfruttare. Il Reddito di Cittadinanza, per la prima volta in Italia, ha determinato un diritto dei poveri al welfare, senza obbligarli a chiedere un favore clientelare ai potenti di turno. Forse è questa anomalia che alcuni politici hanno voluto cancellare.

L'agenda neoliberista (agenda Ue) serve esattamente a questo scopo: dividere i tantissimi sommersi dai pochissimi salvati.
E’l’agenda del partito consociativo della guerra, delle privatizzazioni, della precarizzazione del lavoro e dell’Autonomia differenziata. Lo schema seguito, visto che l’Italia è un grande boccone, è stato dapprima quello di trasferire e concentrare la ricchezza al Nord (Teoria della Locomotiva), per poi apprestarsi, ora, al passaggio di questa ricchezza dal Nord Italia a chi gestisce la grande finanza internazionale, soprattutto del Nord Europa, e ai quei pochissimi oligarchi italiani che reggono da sempre il gioco ai potentati internazionali. Il tutto ovviamente in barba alla Costituzione. Una vicenda questa che pochi anni fa, su scala più piccola, si è già vista in Grecia, anche lì, guarda caso, gestita in prima persona da Draghi quando era Presidente BCE.

L'Italia è così un Paese sempre più disuguale e povero e sarebbe ora che le classi popolari riuscissero a far blocco esprimendo una propria rappresentanza politica nazionale, per impedire e contrastare, entrando in Parlamento, l’attacco portato dalla destra liberale che ha nell’ultimo trentennio quasi sempre fatto sponda con il cosiddetto centrosinistra del “voto utile”. Un voto che è poi sempre stato utilizzato contro gli interessi delle classi popolari, dimostrandosi così un voto del tutto inutile.
La sinistra non deve avere paura di ricordare che meno tasse, e soprattutto meno tasse per i ricchi (la flat tax appunto), unite ad una evasione fiscale che non ha eguali in Europa, significano una scuola peggiore, un sistema sanitario peggiore, trasporti peggiori, maggiori diseguaglianze territoriali. Bisogna poi interrogarsi se chi dichiara da “sinistra” di voler continuare a seguire l’Agenda Draghi possa ancora continuare a definirsi di “sinistra” o se, come appare da tempo evidente, è semplicemente il più pericoloso e insidioso nemico delle classi popolari. Basta rileggere il Gramsci dei Quaderni dal carcere per chiarirsi subito le idee: «La formula del male minore, del meno peggio, non è altro dunque che la forma che assume il processo di adattamento a un movimento storicamente regressivo, movimento di cui una forza audacemente efficiente guida lo svolgimento, mentre le forze antagonistiche (o meglio i capi di esse) sono decise a capitolare progressivamente, a piccole tappe e non di un solo colpo (ciò che avrebbe ben altro significato, per l’effetto psicologico condensato, e potrebbe far nascere una forza concorrente attiva a quella che passivamente si adatta alla «fatalità», o rafforzarla se già esiste)».

Anche per porre fine a questo infingimento da parte di quella “sinistra” (protoleghista) che da un trentennio ci ammorba con il racconto della Lega “costola della sinistra” e che non a caso vede il Pd emiliano pronto a far da sponda alla richiesta di autonomia differenziata presentate dalle regioni leghiste, che si è recentemente formato il Fronte Meridionalista- La riscossa del Sud!

(*) Presidente del Partito del Sud, Aderente Carta di Venosa


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