sabato 19 ottobre 2013

Federalismo? Ma quale? Potrà mai essere mai solidale?

Di Bruno Pappalardo


Si dice sempre, tutti i giorni e su tutti i quotidiani la solita cosa!
“Senza Napoli ( primariamente) senza il Sud, ebbene l’Italia sarebbe più produttiva e ricca e avrebbe da tempo superato la crisi che perdura proprio per il peso che questo genera e che il Paese è costretto a  trascinarsi”
Potrà mai, questa locuzione mediatica, radice di un classico “luogo comune” essere annullata? Beh, la vedo difficile!  Ma mica hanno torto coloro che lo sostengono
Mi spiego,…non propriamente gli interpreti ma il principio. Si, il principio è giusto!
Se viene sottratta una perdita,(spesa) ad un commercio, avremo un maggiore introito  e dunque ricchezza!  
Come tutti i principi è facile applicarli ad altri fatti  contigui  Potremmo dire che se Napoli tagliasse netto alcuni quartieri come Scampia, la Sanità, Secondigliano, l’area della Stazione ferroviaria, parte del Centro Storico, ossia plaghe aggredite dalla povertà,ebbene la città sarebbe molto ma molto più ricca! E’ giusto?
Ne godrebbero Posillipo, il Vomero, le aree che s’affacciano sul mare, ...et cetera, e sarebbe la città più ricca!
Beh, perché non farlo?!!
Non sarebbe più Napoli. Sarebbe troppo piccola e, in quanto tale, produrrebbe meno e, al contrario diventerebbe anche un piccolo  mercato per gli altri e dunque improduttivo. Chissà quanta capacità di reggere i tempi avrebbe avuto il solo Ducato di Parma?
Se l’Italia avesse fallito l’Unità sarebbe stata  grande quanto la piccola Lituania ed è regola della Finanza che maggiore è la superficie di mercato,  maggiore sono le opportunità i scambio import/export. Basta vedere cosa è stata l’America  per 4 secoli.
Obiezioni;  ma allora la piccola Svizzera, la Repubblica Ceca ecc. Beh, vivono di altro e non di grandi e differenziate produzioni. Ma diciamo per concludere cosa ha dato il Sud e cosa ancora è capace di elargire:
Il Sud post-unitario ha regalato un forte gettito fiscale dovuto alla produzione agraria caricandosi il debito del Piemonte che venne sottratto al sud; ducati in oro come tutti sanno; lo sviluppo infrastrutturale in ferrovie, scuole, telegrafi; rimesse dell’enorme massa di emigranti finanziando il saldo della bilancia commerciale e a permettere, soprattutto, al nord, a industrializzarsi e acquisire per prima beni capitali e tecnologia, dunque, sacrificio da parte dei più poveri; Il Sud tra la fine degli anni ’60 ai ’90 e più, quello essenzialmente agricolo, sosteneva le spese per i grandi salvataggi industriali della Grande Recessione degli anni’70 incubata già in quella del ’29. La nascita dell’IRI nel ’33 crebbe grazie al Sud e fino alla fine degli anni ’60 ma decadde nel 2002. L'IRI (Istituto Ricostruzione Industriale) realizzava  grandissimi investimenti nel Sud Italia, come l’Italsider di Taranto, l’AlfaSud di Pomigliano e di Pratola Serra ma i capitali in attivo, non restavano a tesaurizzare le aziende ed il territorio del Sud. Soccorrevano invece banche ( Banca Roma, Credito Italiano, BNL)  e aziende private evitando crisi occupazionali come la Motta o i Cantieri Navali Rinaldo Piaggio  e acquisendo aziende alimentari  Montedison et cetera.
L’ IRI cresceva ma anche i debiti. Il Sud pagava. Il Sud sarà, durante il boom economico, il mercato interno, (come l’Italia per Marshall) ovvero come colonia estera oltre a procurare una grande riserva di manodopera nazionale da Sud a Nord-Ovest. Per diversi anni, la manodopera non mostrava tensioni salariali e conflitti che, poi, emergeranno, tra gli anni ’60 e ’70. Bello sfruttare il lavoratore!??
Non bisogna dimenticare che furono anche gli anni della nascita degli Enti Regione secondo il principio di organismo più vicino al territorio e preparare un ipotetico Federalismo. In breve,se lo Stato dava 100 alle Regioni, queste spendevano, per gli stessi servizi e beni, il doppio indebitando lo Stato. I grandi scandali regionali saranno ampiamente addebitabili a quelle centro-nordiche. Tuttavia per una banale legge dell’economia, le regioni più povere corrono molto di più di quelle più ricche come si sta dimostrando. Pare invece,senza verificare dati economici del Ministero delle Entrate e Istat che bizzarramente questo accada solo per il nostro Sud.

E’ possibile un Federalismo Solidale? Dal Sud e’ stato solo preso!  Bisogna riflettere sulla necessità di tenere in piedi gli Enti Regioni o di limitarne l’estensione delle sue attività. Bisogna  invece ri-progettare le grandi risorse proposte dai Comuni all’interno di una definizione geografica.                    

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Di Bruno Pappalardo


Si dice sempre, tutti i giorni e su tutti i quotidiani la solita cosa!
“Senza Napoli ( primariamente) senza il Sud, ebbene l’Italia sarebbe più produttiva e ricca e avrebbe da tempo superato la crisi che perdura proprio per il peso che questo genera e che il Paese è costretto a  trascinarsi”
Potrà mai, questa locuzione mediatica, radice di un classico “luogo comune” essere annullata? Beh, la vedo difficile!  Ma mica hanno torto coloro che lo sostengono
Mi spiego,…non propriamente gli interpreti ma il principio. Si, il principio è giusto!
Se viene sottratta una perdita,(spesa) ad un commercio, avremo un maggiore introito  e dunque ricchezza!  
Come tutti i principi è facile applicarli ad altri fatti  contigui  Potremmo dire che se Napoli tagliasse netto alcuni quartieri come Scampia, la Sanità, Secondigliano, l’area della Stazione ferroviaria, parte del Centro Storico, ossia plaghe aggredite dalla povertà,ebbene la città sarebbe molto ma molto più ricca! E’ giusto?
Ne godrebbero Posillipo, il Vomero, le aree che s’affacciano sul mare, ...et cetera, e sarebbe la città più ricca!
Beh, perché non farlo?!!
Non sarebbe più Napoli. Sarebbe troppo piccola e, in quanto tale, produrrebbe meno e, al contrario diventerebbe anche un piccolo  mercato per gli altri e dunque improduttivo. Chissà quanta capacità di reggere i tempi avrebbe avuto il solo Ducato di Parma?
Se l’Italia avesse fallito l’Unità sarebbe stata  grande quanto la piccola Lituania ed è regola della Finanza che maggiore è la superficie di mercato,  maggiore sono le opportunità i scambio import/export. Basta vedere cosa è stata l’America  per 4 secoli.
Obiezioni;  ma allora la piccola Svizzera, la Repubblica Ceca ecc. Beh, vivono di altro e non di grandi e differenziate produzioni. Ma diciamo per concludere cosa ha dato il Sud e cosa ancora è capace di elargire:
Il Sud post-unitario ha regalato un forte gettito fiscale dovuto alla produzione agraria caricandosi il debito del Piemonte che venne sottratto al sud; ducati in oro come tutti sanno; lo sviluppo infrastrutturale in ferrovie, scuole, telegrafi; rimesse dell’enorme massa di emigranti finanziando il saldo della bilancia commerciale e a permettere, soprattutto, al nord, a industrializzarsi e acquisire per prima beni capitali e tecnologia, dunque, sacrificio da parte dei più poveri; Il Sud tra la fine degli anni ’60 ai ’90 e più, quello essenzialmente agricolo, sosteneva le spese per i grandi salvataggi industriali della Grande Recessione degli anni’70 incubata già in quella del ’29. La nascita dell’IRI nel ’33 crebbe grazie al Sud e fino alla fine degli anni ’60 ma decadde nel 2002. L'IRI (Istituto Ricostruzione Industriale) realizzava  grandissimi investimenti nel Sud Italia, come l’Italsider di Taranto, l’AlfaSud di Pomigliano e di Pratola Serra ma i capitali in attivo, non restavano a tesaurizzare le aziende ed il territorio del Sud. Soccorrevano invece banche ( Banca Roma, Credito Italiano, BNL)  e aziende private evitando crisi occupazionali come la Motta o i Cantieri Navali Rinaldo Piaggio  e acquisendo aziende alimentari  Montedison et cetera.
L’ IRI cresceva ma anche i debiti. Il Sud pagava. Il Sud sarà, durante il boom economico, il mercato interno, (come l’Italia per Marshall) ovvero come colonia estera oltre a procurare una grande riserva di manodopera nazionale da Sud a Nord-Ovest. Per diversi anni, la manodopera non mostrava tensioni salariali e conflitti che, poi, emergeranno, tra gli anni ’60 e ’70. Bello sfruttare il lavoratore!??
Non bisogna dimenticare che furono anche gli anni della nascita degli Enti Regione secondo il principio di organismo più vicino al territorio e preparare un ipotetico Federalismo. In breve,se lo Stato dava 100 alle Regioni, queste spendevano, per gli stessi servizi e beni, il doppio indebitando lo Stato. I grandi scandali regionali saranno ampiamente addebitabili a quelle centro-nordiche. Tuttavia per una banale legge dell’economia, le regioni più povere corrono molto di più di quelle più ricche come si sta dimostrando. Pare invece,senza verificare dati economici del Ministero delle Entrate e Istat che bizzarramente questo accada solo per il nostro Sud.

E’ possibile un Federalismo Solidale? Dal Sud e’ stato solo preso!  Bisogna riflettere sulla necessità di tenere in piedi gli Enti Regioni o di limitarne l’estensione delle sue attività. Bisogna  invece ri-progettare le grandi risorse proposte dai Comuni all’interno di una definizione geografica.                    

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