domenica 8 settembre 2013

8 SETTEMBRE 1943, … il palco di una vergognosa commedia.

Di Bruno Pappalardo. 8. Settembre 2013

E’ l’8 settembre del ’43 quando il Maresciallo Badoglio annuncia alla radio italiana, alle ore 19.45, che il governo italiano chiede l’armistizio al generale Eisenhower, e che costui, comandante in capo delle forze alleate, ne accettava la richiesta. L’8 Settembre di quell’anno inizia il dramma dell’esercito italiano, una vera tragedia per migliaia e migliaia di soldati abbandonati a se stessi, ovverossia circa 2 milioni di uomini in divisa, sparsi per la penisola, dal nord al Sud alle isole e 900 mila all’estero. Una sovrastante forza militare italiana contro solo circa 400.000 soldati delle unità tedesche. Incredibile!
La differenza stava che, quest’ultime erano assolutamente funzionanti ben armate e approvvigionate e che
all’inaffidabile enorme esercito italiano si aggiungeva anche l’assoluta assenza di ordini, da Badoglio al gen. Ambrosio, dal generale Roatta all’ultimo ufficiale di brigata.
Non viene calcolato ( certamente si dal re e da Badoglio) la reazione alle firme dell’armistizio del comando generale nazista. I comandanti nei propri reparti erano senza ordini. Nonostante mille atti di eroismo contro il nuovo nemico, tutto fu inutile e mezzo milione di prigionieri italiani venne deportato nei campi lager in Germania. Incalcolabili i morti soprattutto tra le forze della Marina italiana che continuerà, poi, la guerra accanto agli alleati. Intanto “Dal 10 giugno del 1940 l’Italia ha perduto (nel Mediterraneo) circa 3 milioni di naviglio mercantile (vale a dire più dell’80 per cento di tutta la flotta mercantile) e quasi 300 mila tonnellate di naviglio da guerra con 28.937 marinai”
Ma perché?
Perché, immaginando la reazione tedesca i capo in testa, ovvero il re, il principe Umberto, Badoglio, Ambrosio, Roatta, sono tutti in fuga, tutti insieme coraggiosamente verso Pescara.

Gi italiani vennero letteralmente abbandonati alla vendetta dei primi alleati. Fu una patetica, penosa grande allucinazione collettiva ( mentre l’alto comando militare italiano già aveva prefigurato tutto) di quel desiderio di pace e di recupero della dignità smarrita che si conquista solo con la libertà.
All’annuncio dell’armistizio la gente volle invadere le piazze e divenne uno tsunami.
Le case si illuminarono, si rincontrarono i sorrisi di giovani denti scuri ma che quel giorno brillarono.
L'euforia, purtroppo, si trasformò, già dal giorno dopo, in una smorfia dolorosa. Gli italiani vennero puntati dalle armi tedesche. Iniziò una infame rappresaglia di sangue in ogni luogo della penisola.
Ebbero ordine di colpire ogni cosa si muovesse. Hitler ci definì un "popolo di zingari".
L’Italia era ormai sfaldata e la sua ’umanità tra borghesi e militari fu allo sbando. Pare che trecentomila si svestirono delle divise e maledicendole scappavano.
L’Italia era in una tenaglia maledetta; da un lato sotto i colpi dei panzer tedeschi al nord e dall’altra sotto il controllo degli alleati che risalivano la penisola, al Sud. Tutti volemmo credere fossero veramente alleati.

Inutile riaprire il capitolo delle degenerazioni, del decadimento morale e del declinare dei valori fondanti dell’ umanità che si fa indulgenza, fratellanza che, però, non giunse da quella amalgama di razze di culture diverse e che nulla avevano tra loro che si riversò sul sud. Ne abbiamo parlato tante volte! Qualcuno ha voluto fare della putrida ironia. Ci resero macerie ma sotto di esse ruggivamo come leoni. Fu lo stesso come ricorda Gigi Di Fiore “Napoli occupata. Quando nel settembre del 1860 andò via Francesco II di Borbone e arrivò Garibaldi, seguito da Vittorio Emanuele II…” Il Sud capitolò e ancora parlando di Napoli come di tutto il meridione “ La città … in cui americani e inglesi la fecero da padroni assoluti. Nuovi potenti. Gli ultimi, dopo svevi, normanni, angioini, aragonesi spagnoli, austriaci…”
Napoli, il Sud forse non seppe ben riscattarsi ma Curzio Malaparte scrisse: “ Gli italiani sono un popolo semplice, buono, cordiale: specialmente i napoletani. Ma spero che l’Europa non sia tutta come Napoli, disse il generale Cork. Tutta l’Europa è come Napoli, risposi. E’ il destino dell’Europa di diventare Napoli. Se rimarrete un po’ di tempo in Europa diverreste anche voi napoletani” (dalla “Pelle” 1949)
Buona parte di quello che divenne il Sud e quello che d’esso, oggi va rappresentandosi fu la conseguenza anche di quello stramaledetto 8 e scuro settembre di quello scandaloso 1943
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Di Bruno Pappalardo. 8. Settembre 2013

E’ l’8 settembre del ’43 quando il Maresciallo Badoglio annuncia alla radio italiana, alle ore 19.45, che il governo italiano chiede l’armistizio al generale Eisenhower, e che costui, comandante in capo delle forze alleate, ne accettava la richiesta. L’8 Settembre di quell’anno inizia il dramma dell’esercito italiano, una vera tragedia per migliaia e migliaia di soldati abbandonati a se stessi, ovverossia circa 2 milioni di uomini in divisa, sparsi per la penisola, dal nord al Sud alle isole e 900 mila all’estero. Una sovrastante forza militare italiana contro solo circa 400.000 soldati delle unità tedesche. Incredibile!
La differenza stava che, quest’ultime erano assolutamente funzionanti ben armate e approvvigionate e che
all’inaffidabile enorme esercito italiano si aggiungeva anche l’assoluta assenza di ordini, da Badoglio al gen. Ambrosio, dal generale Roatta all’ultimo ufficiale di brigata.
Non viene calcolato ( certamente si dal re e da Badoglio) la reazione alle firme dell’armistizio del comando generale nazista. I comandanti nei propri reparti erano senza ordini. Nonostante mille atti di eroismo contro il nuovo nemico, tutto fu inutile e mezzo milione di prigionieri italiani venne deportato nei campi lager in Germania. Incalcolabili i morti soprattutto tra le forze della Marina italiana che continuerà, poi, la guerra accanto agli alleati. Intanto “Dal 10 giugno del 1940 l’Italia ha perduto (nel Mediterraneo) circa 3 milioni di naviglio mercantile (vale a dire più dell’80 per cento di tutta la flotta mercantile) e quasi 300 mila tonnellate di naviglio da guerra con 28.937 marinai”
Ma perché?
Perché, immaginando la reazione tedesca i capo in testa, ovvero il re, il principe Umberto, Badoglio, Ambrosio, Roatta, sono tutti in fuga, tutti insieme coraggiosamente verso Pescara.

Gi italiani vennero letteralmente abbandonati alla vendetta dei primi alleati. Fu una patetica, penosa grande allucinazione collettiva ( mentre l’alto comando militare italiano già aveva prefigurato tutto) di quel desiderio di pace e di recupero della dignità smarrita che si conquista solo con la libertà.
All’annuncio dell’armistizio la gente volle invadere le piazze e divenne uno tsunami.
Le case si illuminarono, si rincontrarono i sorrisi di giovani denti scuri ma che quel giorno brillarono.
L'euforia, purtroppo, si trasformò, già dal giorno dopo, in una smorfia dolorosa. Gli italiani vennero puntati dalle armi tedesche. Iniziò una infame rappresaglia di sangue in ogni luogo della penisola.
Ebbero ordine di colpire ogni cosa si muovesse. Hitler ci definì un "popolo di zingari".
L’Italia era ormai sfaldata e la sua ’umanità tra borghesi e militari fu allo sbando. Pare che trecentomila si svestirono delle divise e maledicendole scappavano.
L’Italia era in una tenaglia maledetta; da un lato sotto i colpi dei panzer tedeschi al nord e dall’altra sotto il controllo degli alleati che risalivano la penisola, al Sud. Tutti volemmo credere fossero veramente alleati.

Inutile riaprire il capitolo delle degenerazioni, del decadimento morale e del declinare dei valori fondanti dell’ umanità che si fa indulgenza, fratellanza che, però, non giunse da quella amalgama di razze di culture diverse e che nulla avevano tra loro che si riversò sul sud. Ne abbiamo parlato tante volte! Qualcuno ha voluto fare della putrida ironia. Ci resero macerie ma sotto di esse ruggivamo come leoni. Fu lo stesso come ricorda Gigi Di Fiore “Napoli occupata. Quando nel settembre del 1860 andò via Francesco II di Borbone e arrivò Garibaldi, seguito da Vittorio Emanuele II…” Il Sud capitolò e ancora parlando di Napoli come di tutto il meridione “ La città … in cui americani e inglesi la fecero da padroni assoluti. Nuovi potenti. Gli ultimi, dopo svevi, normanni, angioini, aragonesi spagnoli, austriaci…”
Napoli, il Sud forse non seppe ben riscattarsi ma Curzio Malaparte scrisse: “ Gli italiani sono un popolo semplice, buono, cordiale: specialmente i napoletani. Ma spero che l’Europa non sia tutta come Napoli, disse il generale Cork. Tutta l’Europa è come Napoli, risposi. E’ il destino dell’Europa di diventare Napoli. Se rimarrete un po’ di tempo in Europa diverreste anche voi napoletani” (dalla “Pelle” 1949)
Buona parte di quello che divenne il Sud e quello che d’esso, oggi va rappresentandosi fu la conseguenza anche di quello stramaledetto 8 e scuro settembre di quello scandaloso 1943

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