martedì 26 marzo 2013

Le due Italie dell'innovazione

di Piero Formica - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/amsLR

I dati resi noti dal registro imprese delle Camere di commercio sulle startup innovative in Italia sono un campanello d'allarme per la coesione economica e sociale del Paese. Il divario Nord-Sud che strutturalmente affligge l'economia italiana ha un nuovo focolaio nella creazione di imprese trainate dall'innovazione. All'11 marzo 2013, delle 307 società costituende o già costituite da non oltre 48 mesi, il 44,3% è appannaggio delle tre grandi regioni del Nord: Piemonte in testa col 16,3%, seguito da Lombardia (15,3%) e Veneto (12,7%). Il Lazio (5,2%) e le tre grandi regioni del Sud (Campania 1%, Puglia 0,7% e Sicilia 3,3%) superano a stento il 10 per cento.

 Un divario di oltre 1 a 4, in aumento se si fa entrare nel calcolo la buona natalità delle altre tre regioni del Nord (Trentino Alto Adige col 7,2%, Friuli Venezia Giulia col 5,5% e Liguria col 5,2%), segnala che in Italia si è aperto un gap di democrazia imprenditoriale all'avvio della rivoluzione industriale 2.0. Mentre il Sud arranca, il Nord già corre la maratona dell'imprenditorialità innovativa gareggiando tra 400 milioni di imprenditori di 54 Paesi, secondo le stime del Global entrepreneurship monitor. Ma anche l'Emilia-Romagna, culla della piccola imprenditorialità manifatturiera del Novecento, è in difficoltà, come mostra l'assenza dalla classifica delle 5 province top (Torino seguita da Padova, Trento, Milano e Roma) per numero di startup innovative.

 Le aspettative evocate da tante agende governative si scontrano con la dura forza dei fatti. Lo spread imprenditoriale Nord-Sud, con le regioni di mezzo che potrebbero pericolosamente pendere verso il Meridione, si allarga per la spinta asimmetrica esercitata dalla divaricazione della natalità imprenditoriale innovativa e si approfondisce per lo sforzo anzitutto di creatività, robusto a Nord e debole a Sud, teso a trasformare la base industriale facendo leva sull'emergente e convergente imprenditorialità Nbic (nano-bio-info-cognitiva). È questa l'imprenditorialità che gioca un ruolo decisivo nel plasmare il futuro dell'economia e che offre le più promettenti opportunità di lavoro.

 Se il Nord ha bisogno di abbastanza imprenditori per innovare diversi settori e creare opportunità sufficienti per i vari strati della sua popolazione, nel Sud è tanta la fame di lavoro che solo un boom d'imprenditorialità innovativa potrebbe soddisfarla. Intanto è il Nord che fa suo l'effetto domino provocato da un crescente numero di imprenditori innovativi. Il Global entrepreneurship monitor stima che uno su tre di costoro è capace di attrarre la curiosità di una terza persona e di stimolarne la propensione all'imprenditorialità.

 Se con l'effetto domino il numero di startup innovative continuerà a salire, il Nord del Paese si troverà pieno di innovatori e creatori d'impresa pronti ad assumersi dei rischi in un futuro non troppo lontano. Nuove idee, nuovi modi di fare business, nuovi clienti entreranno ogni giorno nelle comunità territoriali del Settentrione. E con la quantità aumenterà la qualità della nuova imprenditoria, con startup innovative ad alto e sostenibile nel tempo potenziale di crescita, quindi in grado di produrre un abbondante raccolto di occupazione aggiuntiva. 

Con la forza dei fatti che dà al Nord il benvenuto nel mondo dell'imprenditorialità innovativa, quale ruolo la politica dovrebbe svolgere per scongiurare un divario incolmabile Nord-Sud? Alla politica spetta il ruolo di reinventare il governo, appropriandosi dello spirito imprenditoriale 2.0 per trasformare il settore pubblico. Gli imprenditori innovativi sono particolarmente sensibili alla certezza del diritto e al principio di legalità. Più l'una e l'altro sono aleatori, minore sarà il loro numero e solo una piccola minoranza aspirerà a creare imprese in grado di crescere. In assenza di innovazioni dirompenti che intervengano sulla rule of law, l'impatto economico dello spirito imprenditoriale resterà estremamente debole nel Meridione. Sul come innovare, un messaggio forte viene anche dalla generazione del Millennio nei Paesi alla frontiera delle innovazioni. Negli Usa il 54% dei "Millennials" vuole creare un'impresa o ha già maturato una prima esperienza imprenditoriale. È una generazione che non aspira al "posto sicuro", ma che è molto propensa a porsi a cavallo tra imprenditorialità e occupazione alle dipendenze.

 Quanto si ridurrebbe il gap d'imprenditorialità innovativa Nord-Sud se nel Meridione il settore pubblico non fosse più il datore di lavoro (per di più clientelare) bensì l'agente che facilita la nascita di startup innovative? E poiché i processi d'apprendimento sono la culla della rivoluzione industriale 2.0, è dalla scuola che il settore pubblico dovrebbe iniziare l'opera di trasformazione. Con una generazione meridionale del Millennio che condivida spirito, passione e attitudini imprenditoriali alla pari dei coetanei del Nord Italia, dei Paesi più evoluti e di quelli emergenti, si restringerebbe lo spread imprenditoriale che oggi relega il Sud alla periferia della rivoluzione in corso nel segno dell'innovazione. Il divario secolare Nord-Sud cederebbe gradualmente il posto alla convergenza imprenditoriale 2.0.

di Piero Formica - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/amsLR
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I dati resi noti dal registro imprese delle Camere di commercio sulle startup innovative in Italia sono un campanello d'allarme per la coesione economica e sociale del Paese. Il divario Nord-Sud che strutturalmente affligge l'economia italiana ha un nuovo focolaio nella creazione di imprese trainate dall'innovazione. All'11 marzo 2013, delle 307 società costituende o già costituite da non oltre 48 mesi, il 44,3% è appannaggio delle tre grandi regioni del Nord: Piemonte in testa col 16,3%, seguito da Lombardia (15,3%) e Veneto (12,7%). Il Lazio (5,2%) e le tre grandi regioni del Sud (Campania 1%, Puglia 0,7% e Sicilia 3,3%) superano a stento il 10 per cento.

 Un divario di oltre 1 a 4, in aumento se si fa entrare nel calcolo la buona natalità delle altre tre regioni del Nord (Trentino Alto Adige col 7,2%, Friuli Venezia Giulia col 5,5% e Liguria col 5,2%), segnala che in Italia si è aperto un gap di democrazia imprenditoriale all'avvio della rivoluzione industriale 2.0. Mentre il Sud arranca, il Nord già corre la maratona dell'imprenditorialità innovativa gareggiando tra 400 milioni di imprenditori di 54 Paesi, secondo le stime del Global entrepreneurship monitor. Ma anche l'Emilia-Romagna, culla della piccola imprenditorialità manifatturiera del Novecento, è in difficoltà, come mostra l'assenza dalla classifica delle 5 province top (Torino seguita da Padova, Trento, Milano e Roma) per numero di startup innovative.

 Le aspettative evocate da tante agende governative si scontrano con la dura forza dei fatti. Lo spread imprenditoriale Nord-Sud, con le regioni di mezzo che potrebbero pericolosamente pendere verso il Meridione, si allarga per la spinta asimmetrica esercitata dalla divaricazione della natalità imprenditoriale innovativa e si approfondisce per lo sforzo anzitutto di creatività, robusto a Nord e debole a Sud, teso a trasformare la base industriale facendo leva sull'emergente e convergente imprenditorialità Nbic (nano-bio-info-cognitiva). È questa l'imprenditorialità che gioca un ruolo decisivo nel plasmare il futuro dell'economia e che offre le più promettenti opportunità di lavoro.

 Se il Nord ha bisogno di abbastanza imprenditori per innovare diversi settori e creare opportunità sufficienti per i vari strati della sua popolazione, nel Sud è tanta la fame di lavoro che solo un boom d'imprenditorialità innovativa potrebbe soddisfarla. Intanto è il Nord che fa suo l'effetto domino provocato da un crescente numero di imprenditori innovativi. Il Global entrepreneurship monitor stima che uno su tre di costoro è capace di attrarre la curiosità di una terza persona e di stimolarne la propensione all'imprenditorialità.

 Se con l'effetto domino il numero di startup innovative continuerà a salire, il Nord del Paese si troverà pieno di innovatori e creatori d'impresa pronti ad assumersi dei rischi in un futuro non troppo lontano. Nuove idee, nuovi modi di fare business, nuovi clienti entreranno ogni giorno nelle comunità territoriali del Settentrione. E con la quantità aumenterà la qualità della nuova imprenditoria, con startup innovative ad alto e sostenibile nel tempo potenziale di crescita, quindi in grado di produrre un abbondante raccolto di occupazione aggiuntiva. 

Con la forza dei fatti che dà al Nord il benvenuto nel mondo dell'imprenditorialità innovativa, quale ruolo la politica dovrebbe svolgere per scongiurare un divario incolmabile Nord-Sud? Alla politica spetta il ruolo di reinventare il governo, appropriandosi dello spirito imprenditoriale 2.0 per trasformare il settore pubblico. Gli imprenditori innovativi sono particolarmente sensibili alla certezza del diritto e al principio di legalità. Più l'una e l'altro sono aleatori, minore sarà il loro numero e solo una piccola minoranza aspirerà a creare imprese in grado di crescere. In assenza di innovazioni dirompenti che intervengano sulla rule of law, l'impatto economico dello spirito imprenditoriale resterà estremamente debole nel Meridione. Sul come innovare, un messaggio forte viene anche dalla generazione del Millennio nei Paesi alla frontiera delle innovazioni. Negli Usa il 54% dei "Millennials" vuole creare un'impresa o ha già maturato una prima esperienza imprenditoriale. È una generazione che non aspira al "posto sicuro", ma che è molto propensa a porsi a cavallo tra imprenditorialità e occupazione alle dipendenze.

 Quanto si ridurrebbe il gap d'imprenditorialità innovativa Nord-Sud se nel Meridione il settore pubblico non fosse più il datore di lavoro (per di più clientelare) bensì l'agente che facilita la nascita di startup innovative? E poiché i processi d'apprendimento sono la culla della rivoluzione industriale 2.0, è dalla scuola che il settore pubblico dovrebbe iniziare l'opera di trasformazione. Con una generazione meridionale del Millennio che condivida spirito, passione e attitudini imprenditoriali alla pari dei coetanei del Nord Italia, dei Paesi più evoluti e di quelli emergenti, si restringerebbe lo spread imprenditoriale che oggi relega il Sud alla periferia della rivoluzione in corso nel segno dell'innovazione. Il divario secolare Nord-Sud cederebbe gradualmente il posto alla convergenza imprenditoriale 2.0.

di Piero Formica - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/amsLR

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