domenica 24 giugno 2012

L'aragosta e le alici fra Germania ed Europa

di LINO PATRUNO
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno


Dice la Germania: se andiamo al ristorante e io mangio le alici mentre tu ti fai l’aragosta, l’aragosta non posso pagartela io. A mangiare l’aragosta in tutti questi anni sarebbe stata la Grecia, ma sotto sotto anche Portogallo e Spagna. E vogliamo dirla tutta? Pure l’Italia. Allora i tedeschi non possono dare i loro soldi a chi spreca. Perché loro lavorano eccetera eccetera. Sembra sentire il Nord verso il Sud. E messa così, è difficile ribattere. 

Ma così si può metterla nei dibattiti tv, dove conta la battuta al volo. Quando stai fra amici, e non perché te lo abbiano imposto, si può pagare, come si dice, alla romana, ciascuno per sé, ma qualche volta può capitare di dividere anche l’aragosta. Magari questa volta, la prossima no. 

L’Europa è una comunità che si è data regole comuni ma basate sulla solidarietà: nel senso che conviene a tutti starci, altrimenti non ci starebbero. Ma non può convenire solo quando ne guadagni e tirare calci proprio quando la solidarietà serve. Altrimenti la Germania leghista dice follemente, come ha detto, che la Grecia può pure fallire. E dalla Grecia ricordano alla Germania le stragi naziste nella stessa Grecia. Brutta storia, la parola nazismo. Come brutta storia è sentir dire che la Germania vuole per la terza volta distruggere l’Europa in meno di cent’anni. Le altre due volte ci è riuscita, e ora le guerre sono economiche: la solita “fame di spazi” tedesca. Dobbiamo ammassare truppe al Brennero? 

Però, che in Grecia abbiano assunto migliaia di statali prima di ogni elezione, lo sanno per primi loro. E che abbiano truccato i conti per nasconderlo, sono stati trovati con le dita nella marmellata. Così come tutti sanno che in Spagna hanno costruito all’impazzata sperando nel boom del turismo e vendendo case e alberghetti anche a chi non ha potuto più pagare. E non ne parliamo dell’Italia, spreco da ergastolo: il debito pubblico aumenta di 40 mila euro al minuto, più i furti di Stato, la corruzione, l’evasione fiscale, la politica rapace. E l’ipotesi che un’azienda pubblica come l’Amgas a Bari paghi le pedane per le feste dell’estate: ma se ne ha tanti, perché non ribassa invece le tariffe del gas? 

Ma la Germania in Europa ci ha tanto guadagnato. E continua a farlo. 

Uno: il valore minore dell’euro rispetto al marco le ha consentito di vendere le sue merci a prezzi più bassi, concorrenza non proprio leale. Due: quando ha fatto la riunificazione con l’Est, ha chiesto capitali internazionali a tassi altissimi, tassi che anche gli altri Paesi hanno subìto quando a loro volta hanno chiesto prestiti, così indebitandosi più del dovuto per colpa della Germania. Tre: oggi, più gli investitori mondiali comprano titoli di Sato tedeschi (più sicuri di tutti) senza ricevere un euro di interesse, più gli altri Paesi (Italia in testa) devono pagare interessi altissimi per piazzare i loro. Come dire: la Germania si finanzia e diventa ancòra più ricca a spese degli stessi alleati cui fa la lezione. La crisi degli altri le conviene. 

Se vogliamo ragionare come al Bar dello sport, si può aggiungere un punto quattro: la Germania non dimentichi quanto gli altri europei hanno sborsato per ricostruirla dopo una guerra che essa stessa aveva provocato. E visto che ci siamo, un punto cinque (ma del quale ci dovremmo vergognare noi, non la Germania): rispetto all’Italia, le loro imprese pagano il venti per cento in meno di tasse, pagano quattro volte in meno il credito alle banche, pagano l’energia tre volte di meno e i loro lavoratori hanno un salario doppio. Onesti: sono ricchi soprattutto per questi loro meriti, noi siamo quel che siamo perché siamo degli sciagurati. 

E allora, come sintesi, l’euro. Alle elezioni in Grecia non hanno vinto i nemici dell’Europa, ma l’attacco all’euro continua, nel senso che continua la paura: e i nostri risparmi, se crolla? La Germania dovrebbe spiegare perché, a un certo punto, la sua Banca centrale ha venduto grandi quantità di titoli italiani e greci, facendone precipitare il valore. Ma lasciamo stare. 

Il fatto è che chi ha comprato euro per investire (perché l’euro è stato fino a poco fa più forte del dollaro), cioè i famosi mercati internazionali, ora si chiede che ne sarà dell’euro. E pare chiederlo agli stessi europei: fateci capire cosa ne volete fare. Perché se non lo difendete voi, volete che non ce ne liberiamo noi che abbiamo in euro i nostri risparmi? Li vendono, facendone ancor più scendere il valore e mettendoci nei guai. 

Certo, ci sono gli speculatori che si arricchiscono, ma ci sono sempre stati, e anche da noi. Ma alla domanda del signor Catacchio, che fine fanno i miei soldi, la risposta è nelle mani degli europei. Signora Merkel in testa, se capirà che ingrassare troppo fa male alla salute soprattutto propria: se ammazzi i soci che ti fanno star bene, prima o poi al mondo ci sarà uno più grosso di te che ammazza te. 




Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno


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di LINO PATRUNO
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno


Dice la Germania: se andiamo al ristorante e io mangio le alici mentre tu ti fai l’aragosta, l’aragosta non posso pagartela io. A mangiare l’aragosta in tutti questi anni sarebbe stata la Grecia, ma sotto sotto anche Portogallo e Spagna. E vogliamo dirla tutta? Pure l’Italia. Allora i tedeschi non possono dare i loro soldi a chi spreca. Perché loro lavorano eccetera eccetera. Sembra sentire il Nord verso il Sud. E messa così, è difficile ribattere. 

Ma così si può metterla nei dibattiti tv, dove conta la battuta al volo. Quando stai fra amici, e non perché te lo abbiano imposto, si può pagare, come si dice, alla romana, ciascuno per sé, ma qualche volta può capitare di dividere anche l’aragosta. Magari questa volta, la prossima no. 

L’Europa è una comunità che si è data regole comuni ma basate sulla solidarietà: nel senso che conviene a tutti starci, altrimenti non ci starebbero. Ma non può convenire solo quando ne guadagni e tirare calci proprio quando la solidarietà serve. Altrimenti la Germania leghista dice follemente, come ha detto, che la Grecia può pure fallire. E dalla Grecia ricordano alla Germania le stragi naziste nella stessa Grecia. Brutta storia, la parola nazismo. Come brutta storia è sentir dire che la Germania vuole per la terza volta distruggere l’Europa in meno di cent’anni. Le altre due volte ci è riuscita, e ora le guerre sono economiche: la solita “fame di spazi” tedesca. Dobbiamo ammassare truppe al Brennero? 

Però, che in Grecia abbiano assunto migliaia di statali prima di ogni elezione, lo sanno per primi loro. E che abbiano truccato i conti per nasconderlo, sono stati trovati con le dita nella marmellata. Così come tutti sanno che in Spagna hanno costruito all’impazzata sperando nel boom del turismo e vendendo case e alberghetti anche a chi non ha potuto più pagare. E non ne parliamo dell’Italia, spreco da ergastolo: il debito pubblico aumenta di 40 mila euro al minuto, più i furti di Stato, la corruzione, l’evasione fiscale, la politica rapace. E l’ipotesi che un’azienda pubblica come l’Amgas a Bari paghi le pedane per le feste dell’estate: ma se ne ha tanti, perché non ribassa invece le tariffe del gas? 

Ma la Germania in Europa ci ha tanto guadagnato. E continua a farlo. 

Uno: il valore minore dell’euro rispetto al marco le ha consentito di vendere le sue merci a prezzi più bassi, concorrenza non proprio leale. Due: quando ha fatto la riunificazione con l’Est, ha chiesto capitali internazionali a tassi altissimi, tassi che anche gli altri Paesi hanno subìto quando a loro volta hanno chiesto prestiti, così indebitandosi più del dovuto per colpa della Germania. Tre: oggi, più gli investitori mondiali comprano titoli di Sato tedeschi (più sicuri di tutti) senza ricevere un euro di interesse, più gli altri Paesi (Italia in testa) devono pagare interessi altissimi per piazzare i loro. Come dire: la Germania si finanzia e diventa ancòra più ricca a spese degli stessi alleati cui fa la lezione. La crisi degli altri le conviene. 

Se vogliamo ragionare come al Bar dello sport, si può aggiungere un punto quattro: la Germania non dimentichi quanto gli altri europei hanno sborsato per ricostruirla dopo una guerra che essa stessa aveva provocato. E visto che ci siamo, un punto cinque (ma del quale ci dovremmo vergognare noi, non la Germania): rispetto all’Italia, le loro imprese pagano il venti per cento in meno di tasse, pagano quattro volte in meno il credito alle banche, pagano l’energia tre volte di meno e i loro lavoratori hanno un salario doppio. Onesti: sono ricchi soprattutto per questi loro meriti, noi siamo quel che siamo perché siamo degli sciagurati. 

E allora, come sintesi, l’euro. Alle elezioni in Grecia non hanno vinto i nemici dell’Europa, ma l’attacco all’euro continua, nel senso che continua la paura: e i nostri risparmi, se crolla? La Germania dovrebbe spiegare perché, a un certo punto, la sua Banca centrale ha venduto grandi quantità di titoli italiani e greci, facendone precipitare il valore. Ma lasciamo stare. 

Il fatto è che chi ha comprato euro per investire (perché l’euro è stato fino a poco fa più forte del dollaro), cioè i famosi mercati internazionali, ora si chiede che ne sarà dell’euro. E pare chiederlo agli stessi europei: fateci capire cosa ne volete fare. Perché se non lo difendete voi, volete che non ce ne liberiamo noi che abbiamo in euro i nostri risparmi? Li vendono, facendone ancor più scendere il valore e mettendoci nei guai. 

Certo, ci sono gli speculatori che si arricchiscono, ma ci sono sempre stati, e anche da noi. Ma alla domanda del signor Catacchio, che fine fanno i miei soldi, la risposta è nelle mani degli europei. Signora Merkel in testa, se capirà che ingrassare troppo fa male alla salute soprattutto propria: se ammazzi i soci che ti fanno star bene, prima o poi al mondo ci sarà uno più grosso di te che ammazza te. 




Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno


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