giovedì 26 gennaio 2012

Studenti emigrati, l'esodo dei 40mila

Sempre più spesso i giovani meridionali fanno le valige per trasferirsi al Centro-Nord. Diventano più numerosi i diplomati che si iscrivono alle università centro settentrionali; più numerosi i laureati che lasciano le città di provenienza in cerca di lavoro. Se questi ultimi agli inizi degli anni '80 rappresentavano solo il 5% circa del totale, nel 2008 questa proporzione è aumenta al 16% circa, come rivela l'analisi dei dati Svimez, riguardanti la struttura qualitativa del fenomeno migratorio complessivo tra Mezzogiorno e Centro Nord.
Più consistente il flusso della migrazione intellettuale ante lauream che, peraltro, viene di solito poco approfondita dalla letteratura.
Confrontando i dati Miur e Svimez emerge che, negli ultimi dieci anni, il numero di diplomati emigrati è stato sempre sensibilmente superiore a quello dei migranti post lauream. Infatti, per il 2008, risulta che gli studenti meridionali che si sono immatricolati in atenei del Centro Nord sono stati più di 24.000, a fronte dei circa 18.000 laureati meridionali che si trasferiscono nelle regioni centro-settentrionali.
Insomma, si registra un flusso che in totale supera i 40mila giovani ogni anno, come denuncia lo studio svolto per conto dell'Ipe (Istituto per ricerche ed attività educative) dai ricercatori Gaetano Vecchione dell'Università del Sannio e Serena Affuso della Sapienza di Roma. Una grave perdita di capitale umano che sarebbe di vitale importanza per lo sviluppo del Sud e colmare il divario tra le aree del Paese.
L'abbandono delle regioni meridionali di provenienza è ben più frequente per i giovani diplomati, per motivi di studio o di lavoro, il cui numero è maggiore del 35% di quelli che emigrano dopo essersi laureati. Mentre una rilevante parte dei giovani diplomati meridionali si iscrive presso un ateneo del Centro Nord, una quota quasi irrilevante di giovani settentrionali si iscrive presso un ateneo del Sud Italia: un diplomato meridionale su cinque si trasferisce al Centro Nord, a fare il percorso inverso è solo un diplomato settentrionale su cinquanta.
La ricerca elabora anche una classifica delle regioni, e dunque degli atenei, sulla base di tassi di attrattività, tassi di uscita e saldo migratorio. Ebbene, l'Emilia Romagna attrae diplomati da fuori regione aumentando del 46% circa la propria popolazione universitaria. Viceversa, la Basilicata perde circa 2.400 diplomati all'anno che vanno a studiare in altre regioni e che rappresentano il 61% della propria popolazione universitaria.
Come rispondere ai dati empirici emersi dalla ricerca? «Se l'efficienza delle istituzioni costituisce un fattore fondamentale nelle decisioni di scelta migratoria – osservano i ricercatori – è da qui che è auspicabile iniziare allo scopo di porre in essere una strategia di "brain circulation" da e verso il Mezzogiorno. Forse è proprio attraverso il potenziamento della rete di competenze e professionalità di privati, istituzioni e società civile, che sarà possibile, non solo limitare il flusso di laureati in partenza ma, soprattutto, incrementare quello in entrata».

FONTE: Ilsole24ore.com

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Sempre più spesso i giovani meridionali fanno le valige per trasferirsi al Centro-Nord. Diventano più numerosi i diplomati che si iscrivono alle università centro settentrionali; più numerosi i laureati che lasciano le città di provenienza in cerca di lavoro. Se questi ultimi agli inizi degli anni '80 rappresentavano solo il 5% circa del totale, nel 2008 questa proporzione è aumenta al 16% circa, come rivela l'analisi dei dati Svimez, riguardanti la struttura qualitativa del fenomeno migratorio complessivo tra Mezzogiorno e Centro Nord.
Più consistente il flusso della migrazione intellettuale ante lauream che, peraltro, viene di solito poco approfondita dalla letteratura.
Confrontando i dati Miur e Svimez emerge che, negli ultimi dieci anni, il numero di diplomati emigrati è stato sempre sensibilmente superiore a quello dei migranti post lauream. Infatti, per il 2008, risulta che gli studenti meridionali che si sono immatricolati in atenei del Centro Nord sono stati più di 24.000, a fronte dei circa 18.000 laureati meridionali che si trasferiscono nelle regioni centro-settentrionali.
Insomma, si registra un flusso che in totale supera i 40mila giovani ogni anno, come denuncia lo studio svolto per conto dell'Ipe (Istituto per ricerche ed attività educative) dai ricercatori Gaetano Vecchione dell'Università del Sannio e Serena Affuso della Sapienza di Roma. Una grave perdita di capitale umano che sarebbe di vitale importanza per lo sviluppo del Sud e colmare il divario tra le aree del Paese.
L'abbandono delle regioni meridionali di provenienza è ben più frequente per i giovani diplomati, per motivi di studio o di lavoro, il cui numero è maggiore del 35% di quelli che emigrano dopo essersi laureati. Mentre una rilevante parte dei giovani diplomati meridionali si iscrive presso un ateneo del Centro Nord, una quota quasi irrilevante di giovani settentrionali si iscrive presso un ateneo del Sud Italia: un diplomato meridionale su cinque si trasferisce al Centro Nord, a fare il percorso inverso è solo un diplomato settentrionale su cinquanta.
La ricerca elabora anche una classifica delle regioni, e dunque degli atenei, sulla base di tassi di attrattività, tassi di uscita e saldo migratorio. Ebbene, l'Emilia Romagna attrae diplomati da fuori regione aumentando del 46% circa la propria popolazione universitaria. Viceversa, la Basilicata perde circa 2.400 diplomati all'anno che vanno a studiare in altre regioni e che rappresentano il 61% della propria popolazione universitaria.
Come rispondere ai dati empirici emersi dalla ricerca? «Se l'efficienza delle istituzioni costituisce un fattore fondamentale nelle decisioni di scelta migratoria – osservano i ricercatori – è da qui che è auspicabile iniziare allo scopo di porre in essere una strategia di "brain circulation" da e verso il Mezzogiorno. Forse è proprio attraverso il potenziamento della rete di competenze e professionalità di privati, istituzioni e società civile, che sarà possibile, non solo limitare il flusso di laureati in partenza ma, soprattutto, incrementare quello in entrata».

FONTE: Ilsole24ore.com

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