domenica 30 gennaio 2011

L’Italia ancora a due velocità


di Lino PatrunoNel Paese non si è ancora disinnescato quello che il Nobel per l’economia, Krugman, ha chiamato il “meccanismo automatico del sottosviluppo”. Da qui il gap tra le due parti del Paese.

Gira gira, il Sud si dibatte fra la palla di neve e la pentola bucata. Non è l’ultimo quiz di “Tu sarai milionario”, ma il bollettino medico a 150 anni dall’Unità d’Italia. E alla vigilia del rischio di una nuova disunità col federalismo prossimo venturo. Il Sud che si permette di farlo notare, lo fa sottovoce, per evitare di beccarsi l’etichetta di neo-borbonico per la quale si rischia una fatwa in versione italiana.

Effetto “palla di neve” è la versione terra terra del concetto di “meccanismo automatico del sottosviluppo”. Quello che, udite udite, ha guadagnato il Nobel all’economista americano Paul Krugman. Di che si tratta? In poche parole, se si continua a dire che il Nord è la locomotiva del Paese, e che il Paese crescerà solo se il Nord cresce, si continua a considerare il Sud un vagone di scorta che corre (si fa per dire) se corrono altri. Cioè si continua a perpetrare un errore che si trascina dall’Unità d’Italia, quando improvvide decisioni relegarono il Sud a quel ruolo sfortunato che ancora oggi non ha cambiato.

Sviluppo industriale al Nord “vincitore”, al Sud l’agricoltura più il privilegio di essere un grande e garantito mercato di consumo per i prodotti del Nord. Oltre che un serbatoio mica male di voti. Con lo Stato a intervenire ogni volta che il Sud, com’era prevedibile, non ce l’avesse fatta. Per inciso, questo non lo dicono i neo-borbonici, lo dicono gli storici “ufficiali”.

E, tenetevi forte, anche due ministri come Giulio Tremonti e Renato Brunetta, chissà se in momenti di debolezza o di illuminazione. Ora, le industrie sono come i soldi di Eduardo De Filippo, hanno voce e si chiamano fra loro, nel senso che per arricchirsi è meglio già avere soldi. Se cominci a investire in una zona, lì andranno a investire anche altri perché si crea l’ambiente industriale. E non andranno a investire altrove. Come dire, Nord e Sud. Senza correttivi, funziona come la palla di neve, che si ingrossa man mano che rotola.

Siccome i correttivi sono sempre stati le “politiche speciali”, cioè facciamo qualcosa solo nei momenti più acuti del male, nulla è mai cambiato. Cassa per il Mezzogiorno come l’emergenza rifiuti a Napoli. Ma eccoci subito alla pentola bucata. Sempre in deficit commerciale col Nord, il Sud supplisce con l’assistenza (scusate il termine) dello Stato. Fa parte del gioco, e conviene soprattutto a chi lo rinfaccia. Ma, al di là delle parole, nei fatti se non si riduce il divario col Nord, anzi cresce sempre, ogni anno lo Stato dovrà dare un euro in più: come una pentola che perde acqua perché è bucata. Non piace soprattutto al Sud, ma così va.

Ora però arriva il federalismo fiscale: imparate a governarvi meglio, e avrete risolto tutti i vostri problemi. Quanto il Sud abbia bisogno di governarsi meglio, solo Dio lo sa. Ma che possa bastare, lo stesso buon Dio sa quanto non sia vero. Occorre almeno non partire ad handicap, cioè occorre che la palla di neve rallenti.

E non con l’elemosina alle singole aziende, che magari ringraziano fino alla prossima elemosina. Ma creando le condizioni perché anche al Sud le fabbriche si chiamino fra loro. Capitale sociale, si dice: dalle infrastrutture ai servizi, dal credito alla formazione. Solo così le cattive pratiche del Sud immutabile possono diventare buone pratiche di un Sud che è il primo a voler cambiare. Sarebbe, insomma, il federalismo “equo e solidale”.

Fonte:Il Sud

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di Lino PatrunoNel Paese non si è ancora disinnescato quello che il Nobel per l’economia, Krugman, ha chiamato il “meccanismo automatico del sottosviluppo”. Da qui il gap tra le due parti del Paese.

Gira gira, il Sud si dibatte fra la palla di neve e la pentola bucata. Non è l’ultimo quiz di “Tu sarai milionario”, ma il bollettino medico a 150 anni dall’Unità d’Italia. E alla vigilia del rischio di una nuova disunità col federalismo prossimo venturo. Il Sud che si permette di farlo notare, lo fa sottovoce, per evitare di beccarsi l’etichetta di neo-borbonico per la quale si rischia una fatwa in versione italiana.

Effetto “palla di neve” è la versione terra terra del concetto di “meccanismo automatico del sottosviluppo”. Quello che, udite udite, ha guadagnato il Nobel all’economista americano Paul Krugman. Di che si tratta? In poche parole, se si continua a dire che il Nord è la locomotiva del Paese, e che il Paese crescerà solo se il Nord cresce, si continua a considerare il Sud un vagone di scorta che corre (si fa per dire) se corrono altri. Cioè si continua a perpetrare un errore che si trascina dall’Unità d’Italia, quando improvvide decisioni relegarono il Sud a quel ruolo sfortunato che ancora oggi non ha cambiato.

Sviluppo industriale al Nord “vincitore”, al Sud l’agricoltura più il privilegio di essere un grande e garantito mercato di consumo per i prodotti del Nord. Oltre che un serbatoio mica male di voti. Con lo Stato a intervenire ogni volta che il Sud, com’era prevedibile, non ce l’avesse fatta. Per inciso, questo non lo dicono i neo-borbonici, lo dicono gli storici “ufficiali”.

E, tenetevi forte, anche due ministri come Giulio Tremonti e Renato Brunetta, chissà se in momenti di debolezza o di illuminazione. Ora, le industrie sono come i soldi di Eduardo De Filippo, hanno voce e si chiamano fra loro, nel senso che per arricchirsi è meglio già avere soldi. Se cominci a investire in una zona, lì andranno a investire anche altri perché si crea l’ambiente industriale. E non andranno a investire altrove. Come dire, Nord e Sud. Senza correttivi, funziona come la palla di neve, che si ingrossa man mano che rotola.

Siccome i correttivi sono sempre stati le “politiche speciali”, cioè facciamo qualcosa solo nei momenti più acuti del male, nulla è mai cambiato. Cassa per il Mezzogiorno come l’emergenza rifiuti a Napoli. Ma eccoci subito alla pentola bucata. Sempre in deficit commerciale col Nord, il Sud supplisce con l’assistenza (scusate il termine) dello Stato. Fa parte del gioco, e conviene soprattutto a chi lo rinfaccia. Ma, al di là delle parole, nei fatti se non si riduce il divario col Nord, anzi cresce sempre, ogni anno lo Stato dovrà dare un euro in più: come una pentola che perde acqua perché è bucata. Non piace soprattutto al Sud, ma così va.

Ora però arriva il federalismo fiscale: imparate a governarvi meglio, e avrete risolto tutti i vostri problemi. Quanto il Sud abbia bisogno di governarsi meglio, solo Dio lo sa. Ma che possa bastare, lo stesso buon Dio sa quanto non sia vero. Occorre almeno non partire ad handicap, cioè occorre che la palla di neve rallenti.

E non con l’elemosina alle singole aziende, che magari ringraziano fino alla prossima elemosina. Ma creando le condizioni perché anche al Sud le fabbriche si chiamino fra loro. Capitale sociale, si dice: dalle infrastrutture ai servizi, dal credito alla formazione. Solo così le cattive pratiche del Sud immutabile possono diventare buone pratiche di un Sud che è il primo a voler cambiare. Sarebbe, insomma, il federalismo “equo e solidale”.

Fonte:Il Sud

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3 commenti:

Gianfranco Lillo ha detto...

...Tunisia, non fu mai tua primavera così forte in cui per te si canta con la voce del popolo sovrano e già il potere si scioglie come neve al sole.
Il tuo grido di LIBERTA' attraversa le frontiere, bacia e risveglia l'Algeria, l'Egitto, il Libano...mentre il Sud, drogate da corna e mazziate, da profeti dell'immobilismo, dorme il sonno della vigliaccheria fattasi religione.
Il resto è solo il NULLA!

Anonimo ha detto...

Se le varie associazioni e partitini al sud smettessero invidie, gelosie e contrasti, le cose certamente cambierebbero. Ecco perchè si scappa. Così non cambierà mai niente.

NON MI ARRENDO ha detto...

L' ultimo appello alla unita' fatto da Ciano e' dell' altro ieri, come puoi leggere sul blog...e. tre anni che ci proviamo..

 
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