di Natale Cuccurese
Nel 2024 156.000 italiani si sono trasferiti all’estero, una media di 428 al giorno. Le mete più scelte: Germania, Spagna, Regno Unito e Svizzera.
Un Paese che continua così a perdere i suoi giovani migliori nella assoluta indifferenza governativa. Dal primo gennaio 2019 stiamo perdendo in media 126 mila abitanti all’anno, soprattutto giovani. Dal al punto di vista dei consumi questo significa perdere in modo diretto 2,3 miliardi di fatturato all’anno, dunque una limatura del Pil di 0,1% in ogni esercizio. Il che si aggiunge a consumi già deboli perché i salari sono di circa l’8% sotto i livelli pre-inflazione, mentre i nuovi rinnovi dei contratti appaiono del tutto insufficienti a recuperare il ritardo. Non serve un genio per capire che se i consumatori non sono messi in grado in grado di “consumare” tutto si ferma.
Il risultato è che si emigra dall’Italia tutta, si emigra dal Mezzogiorno, ma anche dalla “Padania”. Ad emigrare sono soprattutto i giovani con un alto livello di istruzione. Così riparte la fuga all’estero dei giovani italiani (ma quando mai si era fermata ?!): 100mila nel 2022-2023 hanno lasciato l’Italia, due terzi più di quelli che sono tornati, 156.000 nel 2024.
L’aumento di oltre un 50% di emigrazione giovanile in un solo anno dovrebbe far riflettere ed è indice di una situazione sempre più compromessa. In Italia non ci sono prospettive di lavoro adeguatamente remunerato, servizi minimi per le famiglie, garanzie di vita: meglio emigrare.
Inoltre l’Italia è la patria dei lavoratori poveri. I salari reali sono fermi da 30 anni, sono fra i più bassi d’Europa e l’inflazione li lima ulteriormente.Servirebbe subito un salario minimo indicizzato, un meccanismo per rinnovare i numerosi contratti scaduti e per rendere inoffensiva ogni ulteriore vampata inflazionistica. Ma i governi nulla fanno.In Italia l’ultimo dato Istat ci dice che la produzione industriale – al netto delle oscillazioni stagionali – è di 8,4 punti percentuali sotto ai livelli del 2021 e in agosto di due punti e mezzo sotto ai livelli di gennaio.
Così metà dei giovani parte dal Nord (dal Sud ormai sono già partiti quasi tutti). Il saldo migratorio dei 18-34enni nel 2011-2023 è -377mila. Il dato reale è tre volte più ampio, perché molti mantengono la residenza italiana.
Ovviamente quasi nessuno rileva che quello che oggi succede soprattutto nel Sud Italia, cioè che il numero dei pensionati ha superato quello dei lavoratori, nei prossimi anni accadrà inevitabilmente e con le stesse dinamiche anche nel resto del Paese.
Per cui giocoforza bisognerà studiare percorsi di integrazione per gli immigrati extracomunitarie casomai (ma questo va detto piano per non alterare la mente già offuscata di suo dei leghisti al governo) cercare di arginare l’emigrazione di giovani verso l’estero e di quelli del Sud verso i territori della “Locomotiva “(risulta del tutto evidente che è inutile emigrare dal Sud verso la “Padania”visto che anche i giovani del Nord emigrano all’estero per mancanza di opportunità…).
Intanto proseguono le farneticazioni social causate da quanto inculcato da generazioni nei cervelli da tempo piallati dal Razzismo di Stato grazie a politicanti razzisti e media a servizio, mentre la politica dell’emigrazione giovanile (o meno), come sempre, se ne frega.
La domanda quindi è: ma se i giovani del Nord per trovare un lavoro decente e ben remunerato scappano all’estero, perché i giovani laureati del Sud emigrano ancora nel Nord Italia? Per farsi sfruttare al posto loro?
Molto meglio emigrare direttamente all’estero, in Paesi civili e meno razzisti. Questo è uno dei motivi (per non dire l’unico) per cui la disoccupazione giovanile è migliorata nell’ultimo decennio. Tutti giovani che poi in stragrande maggioranza, trovando stipendi più alti, welfare e civiltà, che in Italia si sognano, raramente rientrano (e fanno benissimo) e mettono su famiglia nel Paese che li ospita e a qual punto il rientro diventa un miraggio. Già oggi Napoli è solo la quinta città al mondo per numero di napoletani, continuando così fra qualche decennio sarà la centesima.
Bisognerebbe capire che da molti anni l’Italia ha principalmente un problema di emigrazione, non di immigrazione. Emigrano molti più italiani di quanti migranti entrano in Italia. Ma i media di regime e i politici ne parlano poco e male a partire dal governo di turno.
Presto l’Italia tornerà ad essere solo un’espressione geografica. Non è detto sia un male, visto cosa siamo diventati. L’Italia è finita, andate (all’estero) in pace.
Fonte: Meridione/Meridiani

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