Roma e Madrid isolate. Sì a inglese, francese e tedesco. Aggirato il veto con una lettera che sarà firmata da 15 Paesi. Messaggio di Zapatero e Berlusconi
di ANDREA BONANNISULLA battaglia per il brevetto europeo sta per calare il sipario dell'ultimo atto, con l'esclusione definitiva dell'Italia. Già oggi la Commissione dovrebbe ricevere la lettera firmata da una quindicina di Paesi in cui si fa richiesta formale di avviare una "cooperazione rafforzata" sulla materia, in base al progetto che prevede la facoltà di brevettare in una delle tre lingue: inglese, francese e tedesco.
L'avvio della cooperazione rafforzata potrebbe essere deciso al prossimo consiglio competitività, venerdì. Il sistema trilingue, proposto dalla Commissione e sostenuto dalla presidenza belga del Consiglio Ue, è duramente osteggiato dall'Italia e dalla Spagna. E proprio per aggirare il veto di Roma e di Madrid (in tema linguistico le decisioni devono essere prese all'unanimità), gli altri Paesi hanno deciso di ricorrere alla cooperazione rafforzata, prevista dal nuovo Trattato di Lisbona. Grazie a questo sistema, il brevetto europeo potrà essere adottato dai Paesi che condividono la proposta della Commissione, escludendo quanti non sono d'accordo.
Finora la proposta di cooperazione rafforzata ha ottenuto l'adesione di Gran Bretagna, Olanda, Irlanda, Svezia, Slovena, a cui si sono successivamente aggiunte Germania, Estonia e Francia. Domani dovrebbero arrivare le firme di Austria e Lussemburgo superando così il numero di nove Paesi che è il minimo indispensabile secondo il Trattato. Ma si calcola che almeno una quindicina di Paesi sottoscriveranno la richiesta e che, qualora la procedura
fosse lanciata, otterrebbe il consenso di tutti, tranne appunto l'Italia e la Spagna che resterebbero così completamente isolate.
La Commissione, per bocca del commissario responsabile, il francese Michel Barnier, ha già fatto sapere che darà parere favorevole alla proposta: "Siamo in grado di procedere molto rapidamente. La discussione finora è andata avanti troppo a lungo e ogni possibile via di compromesso è stata esplorata senza risultato", ha dichiarato la sua portavoce.
Per l'Italia, la battaglia ha una doppia valenza: politica ed economica. L'adozione del trilinguismo nella disciplina dei brevetti infatti sancirebbe ufficialmente l'esistenza, mai formalmente riconosciuta, di tre lingue principali all'interno della Ue. Oggi inglese, francese e tedesco sono le tre lingue usate dall'ufficio europeo dei brevetti, che però non è una istituzione comunitaria. L'adesione di 20-25 Paesi al sistema trilingue sarebbe dunque un pesante schiaffo politico al nostro Paese. Inoltre, la possibilità di fare registrare i propri prodotti in una delle tre lingue costituirebbe un vantaggio competitivo indebito per le aziende tedesche, francesi e britanniche a scapito di quelle, come le italiane, che dovrebbero chiedere una traduzione in una lingua diversa dalla propria.
L'Italia aveva proposto un sistema basato unicamente sull'inglese. Ma si è scontrata con il veto della Francia e della Germania. Un veto non superabile con una cooperazione rafforzata: oggi metà dei 68 mila brevetti registrati in Europa proviene proprio da Germania e Francia. Per evitare la disfatta, sembra che Berlusconi e Zapatero si preparino a inviare una lettera al Consiglio europeo chiedendo che la questione venga portata al prossimo vertice di dicembre. Ma, anche se la loro richiesta venisse accolta, Italia e Spagna hanno poche speranze di far prevalere le loro ragioni.
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Roma e Madrid isolate. Sì a inglese, francese e tedesco. Aggirato il veto con una lettera che sarà firmata da 15 Paesi. Messaggio di Zapatero e Berlusconi
di ANDREA BONANNISULLA battaglia per il brevetto europeo sta per calare il sipario dell'ultimo atto, con l'esclusione definitiva dell'Italia. Già oggi la Commissione dovrebbe ricevere la lettera firmata da una quindicina di Paesi in cui si fa richiesta formale di avviare una "cooperazione rafforzata" sulla materia, in base al progetto che prevede la facoltà di brevettare in una delle tre lingue: inglese, francese e tedesco.
L'avvio della cooperazione rafforzata potrebbe essere deciso al prossimo consiglio competitività, venerdì. Il sistema trilingue, proposto dalla Commissione e sostenuto dalla presidenza belga del Consiglio Ue, è duramente osteggiato dall'Italia e dalla Spagna. E proprio per aggirare il veto di Roma e di Madrid (in tema linguistico le decisioni devono essere prese all'unanimità), gli altri Paesi hanno deciso di ricorrere alla cooperazione rafforzata, prevista dal nuovo Trattato di Lisbona. Grazie a questo sistema, il brevetto europeo potrà essere adottato dai Paesi che condividono la proposta della Commissione, escludendo quanti non sono d'accordo.
Finora la proposta di cooperazione rafforzata ha ottenuto l'adesione di Gran Bretagna, Olanda, Irlanda, Svezia, Slovena, a cui si sono successivamente aggiunte Germania, Estonia e Francia. Domani dovrebbero arrivare le firme di Austria e Lussemburgo superando così il numero di nove Paesi che è il minimo indispensabile secondo il Trattato. Ma si calcola che almeno una quindicina di Paesi sottoscriveranno la richiesta e che, qualora la procedura
fosse lanciata, otterrebbe il consenso di tutti, tranne appunto l'Italia e la Spagna che resterebbero così completamente isolate.
La Commissione, per bocca del commissario responsabile, il francese Michel Barnier, ha già fatto sapere che darà parere favorevole alla proposta: "Siamo in grado di procedere molto rapidamente. La discussione finora è andata avanti troppo a lungo e ogni possibile via di compromesso è stata esplorata senza risultato", ha dichiarato la sua portavoce.
Per l'Italia, la battaglia ha una doppia valenza: politica ed economica. L'adozione del trilinguismo nella disciplina dei brevetti infatti sancirebbe ufficialmente l'esistenza, mai formalmente riconosciuta, di tre lingue principali all'interno della Ue. Oggi inglese, francese e tedesco sono le tre lingue usate dall'ufficio europeo dei brevetti, che però non è una istituzione comunitaria. L'adesione di 20-25 Paesi al sistema trilingue sarebbe dunque un pesante schiaffo politico al nostro Paese. Inoltre, la possibilità di fare registrare i propri prodotti in una delle tre lingue costituirebbe un vantaggio competitivo indebito per le aziende tedesche, francesi e britanniche a scapito di quelle, come le italiane, che dovrebbero chiedere una traduzione in una lingua diversa dalla propria.
L'Italia aveva proposto un sistema basato unicamente sull'inglese. Ma si è scontrata con il veto della Francia e della Germania. Un veto non superabile con una cooperazione rafforzata: oggi metà dei 68 mila brevetti registrati in Europa proviene proprio da Germania e Francia. Per evitare la disfatta, sembra che Berlusconi e Zapatero si preparino a inviare una lettera al Consiglio europeo chiedendo che la questione venga portata al prossimo vertice di dicembre. Ma, anche se la loro richiesta venisse accolta, Italia e Spagna hanno poche speranze di far prevalere le loro ragioni.
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