mercoledì 28 luglio 2010

Mongiana, il paradiso del Corpo Forestale

VIBO VALENTIA -
Quest’estate quello che potrà distoglierci dalla voglia di arrostire sotto il sole lungo gli 800 km di variegate coste calabresi, si trova lasciando il fascino del paesaggio costiero, spostandosi nell’entroterra, dove non ci si aspetta di scoprire suggestive aree boschive che ammantano di verde ampi tratti delle alture locali; avvolgono di fresca quiete lo spirito riarso dal caldo che scioglie; dove si riscoprono tracce del passato, monumenti di religiosità, di storia, varietà naturalistiche sottratte all’incedere del moderno appiattimento della globalizzazione.
Nel mare verde smeraldo delle coste di Nicotera, Pizzo, Tropea, si specchia lo spirito delle montagne della tanto bistrattata provincia di Vibo Valentia. Tra lo Ionio e il Tirreno, tra la Sila e l’Aspromonte, l’Appennino calabrese è costituto dalle Serre Calabre, due lunghe successioni parallele di rilievi montuosi e collinari, che ricordano i denti di una sega e predominano graniti, porfidi, dioriti; in alcune zone argille e calcari.
Domina Monte Pecoraro, la vetta più elevata, con 1.423 metri, e vigila su lussureggianti boschi di conifere e latifoglie che traggono vantaggio dalla ricchezza di minerali nel substrato di origine granitica e dalle forti precipitazioni. È un ambiente favorevole anche per le tante varietà di funghi che stabiliscono con le piante superiori un rapporto utile per entrambi: la pianta fornisce gli zuccheri che i funghi non sono in grado di produrre, mentre il fungo può cedere acqua e sostanze minerali, visto che le ife fungine hanno una capacità di assorbire acqua dal terreno superiore a quella delle radici degli alberi.
Questi patrimoni verdi sono giunti fino a noi non senza difficoltà. Il bosco era risorsa indispensabile per il funzionamento dell’industria siderurgica che lavorava i minerali di ferro presenti nella vallata dell’Allaro e le varie dominazioni hanno sfruttato ferocemente il bosco a vantaggio della produzione industriale. Ferdinando II di Borbone, nella seconda metà dell’800, arrestò tale sfruttamento selvaggio con una legge che conciliava la produzione industriale con la conservazione e l’incremento del patrimonio forestale.
Altre norme hanno continuato a garantirne la tutela, riaffermando sempre più la necessità di conservazione degli equilibri naturali e ambientali.
Nel 1977 fu costituita la rete delle Riserve naturali Statali e la legge Galasso del 1985 ribadì una serie di norme per la conservazione di tutti i boschi pubblici e privati sempre più minacciati da uno pseudo sviluppo e dalle sue conseguenze. Oggi questo patrimonio è ben custodito e, soprattutto nelle Riserve, ben tutelato. Per continuarne la conservazione bisogna che sia meglio conosciuto, si rispetta quello che si conosce e se ben si conosce, si ama. L’approccio deve essere appropriato, rispettoso dei complessi e delicati equilibri naturali che determinano o alterano la conservazione, così, il bosco può essere fruito, può essere goduto, può trasmettere all’uomo benessere esteriore ed interiore.
Il concetto di riserva biogenetica nasce con lo scopo di proteggere gli habitat di specie animali e vegetali minacciate di estinzione e di difendere il patrimonio genetico europeo, è una zona protetta che beneficia di un particolare regime giuridico e caratterizzata da uno o più habitat, biocenosi o ecosistemi tipici, unici, rari o in pericolo.
Entro il perimetro delle riserve è consentito l'accesso per ragioni di studio, per fini educativi, per compiti amministrativi, di vigilanza e per l'attuazione dei disciplinari previsti dalla legge.
Le riserve naturali biogenetiche in Italia sono attualmente 43; particolarmente numerose sono quelle istituite in Toscana e in Calabria, nella nostra regione, oltre a proteggere importanti formazioni forestali, rappresentano ambienti particolarmente interessanti per la vegetazione e soprattutto per la fauna presente, che annovera tra gli altri animali il lupo, il capriolo, e numerosa avifauna stanziale e migratoria e sono affidate, in base all'art. 31 della legge 6/12/1991 n. 394 sulle aree protette, alla gestione del Corpo Forestale dello Stato.
Sono uno scrigno di valori naturali e ambientali a disposizione di chi sa goderne i benefici e sa trarne insegnamenti per migliorarlo e non alterarlo. Tale patrimonio deve essere tramandato come significativo testimone alle future generazioni.
In un contesto storico, culturale e naturalistico del territorio, dove si trovano la Certosa di Serra San Bruno, luogo mistico religioso, la Fabbrica d’Armi e le Ferriere di Mongiana e della Ferdinandea, notevoli opifici del Regno Borbonico, si inseriscono le 2 Riserve Naturali Biogenetiche Europee “Marchesale” e “Cropani Micone”, ricadenti nei comuni di Mongiana, Arena, Acquaro e gestite dall’Ufficio Territoriale per la Biodiversità del Corpo Forestale dello Stato. Il centro, con a capo l’Ing Angelo Daraio, V. Questore Agg. del Corpo Forestale, ospita il Comando provinciale del CFS della provincia di Vibo Valentia e il Centro per la Formazione del CFS di Mongiana. Oltre all’attività di controllo particolarmente mirata ai reati contro l’ambiente, si punta molto sull’opera di prevenzione, i cui destinatari sono in particolare i ragazzi delle scuole.
Queste Riserve Statali sono incastonate nel Parco Naturale Regionale delle Serre, istituito nel 1990, i cui confini sono stati delineati solo nel 2003, ma che ha allargato il territorio protetto e interessa le provincie di Vibo Valentia, Catanzaro e Reggio Calabria.
Le Riserve contribuiscono con gli altri boschi calabresi a formare quella che un tempo veniva denominata la Selva Brutia di notevole significato biogeografico, data la posizione centrale nel bacino mediterraneo, che contrasta, con la propria presenza gli effetti negativi siccitosi che avanzano , minacciosi, dal nord-Africa.

Questa condizione sofferta, determina nella flora montana il radicarsi e il consolidarsi di genotipi di sicuro interesse. L’Abete bianco ne è una dimostrazione. Presente anche in molte altre aree dell’Appennino esso seleziona caratteri di resistenza, probabilmente da correlare alla particolare marginalità nell’areale geografico naturale. Infatti la specie Abies alba manca sia in Sicilia che in Africa.
Tra le suggestive abetine naturali delle Riserve, assumono particolare rilievo anche le formazioni boschive comprendenti il tasso europeo. Relitto appartenuto all’antica flora Terziaria, il tasso richiede una particolare forma di tutela, dovuta alla crescita molto lenta.
Importanti consociazioni con ontani, carpini, frassini, lecci, castagni assicurano una interessante variabilità. Il sottobosco accoglie splendidi arbusti di agrifoglio e pungitopo che assieme al novellame naturale di faggio e abete bianco contribuiscono a determinare una struttura multiforme, varia e complessa. Non mancano piccoli lembi di radura con specie arbustive di ginestre, cisti, erica.
Capita spesso di imbattersi in esemplari di volpi, ricci, donnole o rilevare ghiri, moscardine e altri piccoli roditori.
Fra le specie di avifauna oltre alla comune poiana, nocciolaia, ghiandaia, scricciolo, si scoprono presenze di picchio verde, gufo, allocco, differenti specie di falchi, mentre fra i migratori si è registrato il passaggio di aironi cenerini e svassi minori attirati da un laghetto che poggia nell’altopiano lungo l’alveo del torrente Allaro. Interessante il progetto di salvaguardia della razza murgese del cavallo su cui fa affidamento il servizio di controllo del Corpo Forestale dello Stato.
Questi tesori di biodiversità, questi territori ricchi di vita, di paesaggio, di emozioni, trovano la loro vetrina ideale in una struttura ubicata all’interno della Riserva Naturale Biogenetica Europea “Cropani Micone” a 910 metri s.l.m., nel comune di Mongiana, il centro polifunzionale del Corpo Forestale dello Stato “Villa Vittoria” che con i suoi sentieri di piante officinali, alberi da frutto del passato, raccolta di rocce, orto botanico, sentiero biblico, sentiero delle ortensie, sentiero faunistico, allevamento di cavalli murgesi, vivaio forestale, valorizza le risorse naturali del territorio, promuovendo tutte le iniziative per facilitare la conoscenza e rilevare l’importanza dei suoi valori naturalistici, storici e culturali.
Oltre l’area dei sentieri didattici concentrati all’interno di Villa Vittoria, ampiamente fruibili anche da persone diversamente abili (c’è anche un sentiero appositamente creato che riassume le raccolte più significative di piante e rocce), si spazia con i percorsi naturalistici nelle riserve, sentieri tabellati e segnati sul territorio. Le riserve sono altresì attraversate dal Sentiero Frassati della Calabria (Mongiana – Serra San Bruno), circuito ad anello che permette di ammirare la natura incontaminata, nonché le tracce di vecchi mulini, casolari abbandonati, percorso che parla di natura, religione, storia.
I rifugi montani sono valorizzati dai numerosi campus estivi organizzati da gruppi scout provenienti da tutta Europa oltre che da ricercatori. L’interesse biologico e selvicolturale ha polarizzato l’attenzione di numerose Università. Studi vengono condotti sulle specie endemiche, ma anche sui caratteri strutturali dei boschi.
La didattica viene perfezionala dalla presenza del Centro di Esperienza gestito in collaborazione con gli Enti Locali. La sua funzione permette di orientare le visite delle numerose scolaresche e di gruppi organizzati di turisti che trovano ristoro, soprattutto in primavera e estate. Si possono vivere esperienze di educazione ambientale incentrate sia su attività didattiche in aula, che sull’esplorazione diretta dell’ambiente, attraverso visite guidate e percorsi didattici specifici.
Le morbide trine di vegetazione che fanno da contorno ai sentieri attraggono e stupiscono i visitatori, restare affascinati da un paesaggio che rilassa lo sguardo e l’anima è facile. Quello che è difficile da credere è che questa bellezza potremmo esportarla anche nelle nostre piazze, nelle nostre città. Il pezzetto di carta, il bicchiere di plastica o, peggio, il sacchetto di rifiuti dopo il picnic, che non buttiamo a terra o dal finestrino dell’auto, e che ci sacrifichiamo a portarci dietro fino al primo cassonetto, ci può portare a vivere in un mondo felice, pulito.
Non è il piccolo atto inquinante che crea il danno enorme, ma è che lo stesso piccolo gesto è da moltiplicare per tutte le volte che lo facciamo e per tutti quelli che lo fanno; e non è detto che dietro di noi possa passare sempre qualcuno o porre rimedio alla nostra maleducazione. Quello che combiniamo all’ambiente, ce lo troviamo sbattuto in faccia prima o poi.
Questa Terra è come una grande bolla che contiene tutto, dove saremo sommersi dai rifiuti che produciamo se non siamo in grado di “ripulirli” e “riutilizzarli”.
Il polmone verde della vegetazione si assottiglia e non riuscirà più a digerire il nostro inquinamento, che ora ci restituisce sotto forma di ossigeno respirabile; le mille risorse nelle variabili della biodiversità della natura, vengono distrutte giorno per giorno e non troveremo più sostanze utili e preziose per la nostra sopravvivenza. Distruggendo un piccolo e secondo noi inutile elemento può crollare il mondo al quale esso è funzionalmente collegato.
Tutto è importante, basta pensare agli insetti impollinatori, senza di essi e senza la necessità delle piante di attirare la loro attenzione, noi oggi forse non avremmo avuto i fiori…
Anche questo è biodiversità che letteralmente viene dalla combinazione delle parole “biologico” e “diversità”. Significa tutte le varietà di vita sulla terra. Non solo tutte le differenti specie vegetali o animali, come i cavalli e le mele, ma anche le variazioni all’interno di ogni specie, come cavallo Murgese e mele Fontanarosa. In effetti, si riferisce anche alla varietà che esiste tra un Murgese e l’altro o tra le Fontanarosa o le limoncelle stesse.
C’è tanta biodiversità. E questo è un bene.
La biodiversità è importante, prendiamo ad esempio la biodiversità agricola.
Meno risorse genetiche significa meno opportunità per la crescita e per l’innovazione dell’agricoltura.
La perdita di biodiversità non limita solamente le opportunità di crescita; mette in pericolo le scorte alimentari. L’agricoltura perde la capacità di adattarsi ai cambiamenti ambientali, come il riscaldamento globale o nuovi insetti nocivi e malattie. Se le attuali disponibilità alimentari non riescono ad adattarsi ai mutamenti dell’ambiente, ci potremmo trovare veramente in grave difficoltà.
Sfortunatamente, questo patrimonio si è notevolmente ridotto negli ultimi decenni. La spinta per un aumento della produzione agricola e dei profitti ha orientato la scelta su un numero limitato di varietà di piante e di razze animali ad alto rendimento. Questo è un altro retaggio della “rivoluzione verde”.
Le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2010 anno internazionale della biodiversità. La Convenzione per la diversità biologica (CBD) era un protocollo approvato nel dicembre del 1993 per la difesa e la salvaguardia della Terra e di tutte le sue specie: nell'aprile del 2002 i governi sottoscriventi si erano posti l'importante obiettivo di raggiungere entro il 2010 una significativa riduzione della perdita di biodiversità a livello globale, nazionale e regionale.
Il 2011 sarà l’Anno Internazionale delle Foreste per sostenere l’impegno di favorire la gestione, conservazione e lo sviluppo sostenibile delle foreste di tutto il mondo.
Grandi organizzazioni mondiali si preoccupano tanto di queste emergenze ambientali perché mettono a rischio la vita stessa del Pianeta.
Le Riserve Naturali Biogenetiche assolvono a tal proposito funzioni fondamentali:
. Preservare la genetica originaria dell’ambiente naturale.
. Preservare aree rappresentative e siti geologici di particolare importanza.
. Consentire ai sistemi ambientali di evolversi secondo natura.
. Contribuire ad accrescere le conoscenze scientifiche.
. Fornire opportunità per le attività ricreative consentite all’interno dell’area protetta.
. Preservare i processi essenziali per particolari specie e habitat.

Siamo lontani dalle impressioni di un viaggiatore inglese dell’ottocento che vedeva nelle nostre montagne «qualcosa di tanto selvaggio e di tanto tenebroso, dai boschi fitti e oscuri, da soggiogare le mente …» oggi i nostri boschi sono meta ambita per rinfrancare il corpo e lo spirito, per educare, per vivere un’esperienza indimenticabile.


Descrizione e cenni storici

Maggiore fra le 2 riserve naturali statali tutelate dall’Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Mongiana (VV), la "Marchesale" viene acquisita al demanio forestale nel 1914 come parte di un feudo appartenuto prima alla Marchesa Caracciolo di Arena che la ereditò a sua volta dai duchi di Atri dopo il 1650; l'acquisizione ai beni dello Stato del territorio che poi verrà a far parte della riserva statale Cropani Micone si perfeziona, invece, nel 1918.
Significativa fu l'acquisizione all'Azienda del Demanio Forestale che permise di bloccare lo sfruttamento a cui fu soggetta l'area negli ultimi decenni del XIX sec. Lo status di Riserva Naturale Biogenetica venne assunto nel 1977.
Il profilo geografico dell’area è tipicamente montuoso, dal punto di vista climatico si rileva la frequenza di venti umidi occidentali provenienti dal Tirreno che sono all'origine di abbondanti precipitazioni, abbondanti in autunno e in inverno. I suoli sono di origine granitica risalente ad epoca remota e di particolare ricchezza mineralogica.
Le Riserve contribuiscono con gli altri boschi calabresi a formare quella che un tempo veniva denominata la Selva Brutia di notevole significato biogeografico, data la posizione centrale nel bacino mediterraneo. L'insolita appendice della Calabria prolunga i suoi benefici effetti naturalistici fin all'estrema propaggine meridionale della penisola, limitando e contrastando gli effetti climatici siccitosi che, minacciosi, avanzano dal nord-Africa e che interessano lembi della regione siciliana.

Flora
Le condizioni geografiche e climatiche della montagna calabrese determinano il radicarsi e il consolidarsi di genotipi di sicuro interesse che nelle Serre assumono particolare valenza e significato; l'abete bianco ne è una dimostrazione. Presente anche in molte altre aree dell'Appennino esso seleziona caratteri di resistenza, probabilmente da correlare alla particolare marginalità del proprio areale geografico naturale, mancando infatti in Sicilia, dove è sostituito dall’abete dei Nebrodi.
Le abetine naturali costituiscono una delle principali attrazioni delle riserve naturali serresi. Assume particolare rilievo la presenza nell’ambito delle formazioni boschive naturali del tasso europeo, esempio tipico della flora dell’era Terziaria, da cui è facile desumere l’importanza della tutela particolare che ad esso viene assicurata, data anche la lenta crescita e la scarsa abbondanza sul territorio che caratterizza il Taxus baccata.
Le riserve presentano interessanti stagni dove crescono specie vegetali interessanti e dove si determinano aspetti fisionomici particolari e suggestivi resi ancora più interessanti dai particolari effetti risultanti dalla erosione dovuta ai rigagnoli che corrugano il territorio.
La utilizzazione del territorio risalente al periodo che ha preceduto la demanializzazione dell’area naturale, ha sollecitato l’opera di rimboschimento in piccole aree dove comunque l’intervento dell’uomo ha in particolare effettuato un consolidamento delle formazioni boschive naturali esistenti e che per cause molteplici lamentavano limitate sofferenze.
Gli interventi selvicolturali sono stati pertanto mirati a orientare la progressiva sostituzione delle conifere da piantagione e la stessa douglasia con le specie spontanee.
Importanti consociazioni con ontani, carpini, frassini, lecci, castagni assicurano una interessante variabilità. Il sottobosco accoglie splendidi arbusti di agrifoglio e pungitopo che assieme al novellame naturale di faggio e abete bianco contribuiscono a determinare una struttura multiforme, varia e complessa.
Non mancano piccoli lembi di radura con specie arbustive di ginestre, cisti, erica e agrifoglio.

Fauna
Le Riserve si inseriscono in un corridoio naturale di alto valore naturalistico che negli ultimi decenni ha visto consolidare l'estensione delle aree boscate e delle aree protette. Non mancano le occasioni di imbattersi in esemplari di volpi, ricci, donnole, e non è neanche raro rilevare ghiri, moscardini e altri piccoli mammiferi roditori. Frequenti cumuli di terra ci mettono sulle tracce delle talpe. La lepre mediterranea rimasta con ridotte popolazioni nel sud Italia e in Corsica frequenta le aree di radura limitrofe alle aree protette.
Non è raro imbattersi in qualche serpente, soprattutto nei pressi delle radure e dei campi limitrofi, dove trova riparo il cervone.
Fra le specie di avifauna oltre alla comune poiana, nocciolaia, ghiandaia, scricciolo, sono frequenti il picchio verde, il gufo, l’allocco oltre a differenti specie di falchi, e, fra i migratori, gli aironi cenerini e gli svassi minori, attratti da un laghetto che poggia nell'altopiano lungo l'alveo del torrente Allaro. Interessante il progetto di salvaguardia della razza murgese del cavallo su cui fa affidamento il servizio di controllo del Corpo forestale dello Stato.

Ferriere borboniche
Un cenno viene fatto al dato storico che sollecita qualche considerazione sulla tutela riservata al bosco delle Serre data la presenza delle Ferriere borboniche. Nella seconda metà del `700 si insediano, in forma stabile, nelle Serre e, precisamente, lungo l’Allaro e lo Stilaro, torrente dello Jonio reggino, alcuni stabilimenti metallurgici.
Data la progressiva riduzione dell'area boschiva a causa della notevole richiesta di carbone vegetale, si registra lo spostamento degli stabilimenti ai confini dei boschi.
Le ferriere che si insediano nelle Serre a pochi chilometri da Serra San Bruno determinano la nascita dell’agglomerato di Mongiana in mezzo al feudo boschivo appartenente al principe di Roccella, feudatario di Fabrizia.
Per evitare compromissioni notevoli alla consistenza boschiva, al fine anche di dare stabilità alla produzione della nuova ferriera, viene varata una legge a tutela del patrimonio boschivo «pro Mongiana».
Continuando questa disamina storica è interessante osservare che lo stesso Murat aveva sollecitato a più riprese una particolare attenzione per la tutela dei boschi promuovendo presso l’amministrazione del Regno Borbonico il varo di una legge forestale organica valida su tutto il territorio del Regno, da cui discese la creazione del Corpo delle Guardie Forestali. Particolare cura e salvaguardia veniva riservata al patrimonio boschivo e sanzioni severissime venivano elevate per ogni albero giovane tagliato in modo fraudolente, oppure per aver appiccato il fuoco al bosco.

Fruizione
Particolarmente interessante è il contesto storico, culturale e naturalistico del territorio delle riserve. Di forte suggestione è infatti la Certosa di Serra San Bruno, luogo mistico religioso oltre alla Fabbrica d'Armi e alle Ferriere di Mongiana e della Ferdinandea. Ma l'interesse più rilevante è sicuramente quello naturalistico.
L'attrazione dei turisti viene guidata attraverso un fitto reticolo di sentieri, piste e percorsi didattici e naturalistici. I rifugi non mancano e la loro presenza viene valorizzata dai frequenti campus estivi organizzati da gruppi di scouts provenienti da tutta Europa oltre che da ricercatori scientifici.
L'interesse biologico e selvicolturale ha polarizzato l'attenzione di numerose Università. Studi vengono condotti sulle specie endemiche, ma anche sui caratteri strutturali dei boschi. Interessante è il Centro di Esperienza Ambientale (C.E.A.) gestito in collaborazione con la regione Calabria. La sua funzione permette di orientare le visite delle numerose scolaresche e di fornire un utile approfondimento di argomenti scientifici e delle funzioni istituzionali svolte dal Corpo Forestale dello Stato Fiore all’occhiello del Centro di Esperienza sono l’orto botanico, riconosciuto dalla Società Botanica Italiana ed i qualificati e interessanti percorsi naturalistici: il vivaio, il sentiero faunistico, il sentiero dei frutti perduti, il sentiero geologico, il sentiero biblico, il sentiero per disabili e non vedenti, il sentiero delle piante officinali.
Di ognuno di essi viene rappresentata una sintetica descrizione.

Orto botanico
Lungo i suoi 400 metri accoglie una vasta collezione di piante arboree, erbacee e arbustive. Nella parte iniziale vi sono le conifere nostrane, nella seconda parte le latifoglie nell’ultima le conifere esotiche. Una sezione consente di osservare una rassegna di arbusti di diverse aree geografiche. Ciascun gruppo, presente con 5-10 esemplari, viene individuato da un cartello esplicativo contenete il nome scientifico, la famiglia di appartenenza e la distribuzione geografica.

Vivaio Vittoria
Si estende per circa 2 ettari e assicura una produzione annua di circa 10.000 piantine appartenenti alle principali specie forestali presenti sul territorio. La programmazione vivaistica è orientata alla produzione di piantine da impiegare nel miglioramento delle aree ricadenti all’interno delle Riserve Naturali Biogenetiche e nella realizzazione di impianti di arboricoltura e da legno pregiato.

Sentiero faunistico
Lungo li sentiero, caratterizzato dalla presenza di stagni e ruscelli, è possibile osservare alcuni esemplari della famiglia degli ungulati in condizioni ambientali seminaturali, oltre ad alcuni esemplari di uccelli come il gufo reale, inseriti all’interno di un’ampia voliera. Fra i mammiferi si possono riconoscere cervi, caprioli, daini, mufloni, cinghiali, tenuti all’interno di recinti che racchiudono superfici sufficientemente vaste da evitare un sovrapopolamento che finirebbe per nuocere sia gli animali che l’ambiente interessato.

Sentiero dei frutti perduti
Il significato che intende fornire questo sentiero è specificatamente rivolto verso quelle specie arboree fruttifere che in questo territorio sono state trascurate, pur rivestendo un interesse alimentare apprezzabile. La collezione raggruppa circa trenta esemplari in cui è possibile riconoscere la molteplice diversità di varietà delle più importanti specie di fruttiferi riconoscibile nel nostro territorio.

Sentiero geologico
La collezione mostra le caratteristiche morfo-strutturali di alcuni campioni prelevati nel territorio calabrese e siciliano. I campioni presenti indicano chiaramente che la Calabria ha una struttura prevalentemente cristallina rappresentata da rocce vulcaniche di tipo intrusivo e metamorfiche.

Sentiero biblico
Il percorso propone una collezione simbolica di alcune fra le più significative piante in relazione con le più diffuse tradizioni religiose. Infatti piante come l’ulivo, il frassino, la vite il melo, da sempre connesse all’ambiente mediterraneo, evocano tradizioni di grande significato per la cultura dei popoli di quest’area.

Sentiero natura accessibile
Il sentiero è costituito da 30 tabelle didattiche trascritte in braille riportanti la descrizione delle specie di pianta e tipo di roccia a cui si riferiscono.

Sentiero delle piante officinali
Un cenno più approfondito merita il sentiero officinale. La collezione raggruppa più di 200 esemplari di piante medicinali, velenose e aromatiche, la maggior parte è spontanea nel territorio delle Serre; l’ambiente di appartenenza è il castaneto o la faggeta, ma non mancano pure esemplari legati abitualmente ad habitat differenti, come la macchia mediterranea, o i greti dei fiumi, o l’ambiente di pascolo.
L’interesse che gravita negli ultimi anni sul mondo delle piante officinali è ampiamente giustificato dalla loro importante funzione terapeutica per la cura di molteplici affezioni.
Con la presente collezione si intende sollecitare l’interesse del comune visitatore sulla necessità di salvaguardare le specie viventi a qualunque territorio ed ambiente appartengano; anche quelle molto comuni, dunque apparentemente banali, in realtà rivelano funzioni che possono creare benefici all’umanità. Una pianta rappresenta effettivamente una industria naturale, infatti è in grado di sintetizzare in modo naturale molecole organiche anche fra le più complesse. La scomparsa di una qualsiasi specie determina la perdita di un patrimonio genetico unico, esito di una storia biologica ed evolutiva fatta di migliaia di anni. La responsabilità di provocare lo sterminio di una specie biologica si aggrava ulteriormente se si scopre l’importante funzione farmaceutica o qualsiasi altra caratteristica specifica benefica per l’uomo.
Le malattie che possono venire curate con le piante officinali sono fra le più svariate: dissenteria, dermatiti, disturbi circolatori, infiammazioni respiratorie, malattie biliari e renali, malattie nervose, ecc.
E’ importante rilevare che gli estratti devono essere impiegati in modo appropriato, non mancano infatti casi di intossicazioni per abuso o uso improprio di estratti, per non citare le piante che sono considerate velenose per l’uomo.


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VIBO VALENTIA -
Quest’estate quello che potrà distoglierci dalla voglia di arrostire sotto il sole lungo gli 800 km di variegate coste calabresi, si trova lasciando il fascino del paesaggio costiero, spostandosi nell’entroterra, dove non ci si aspetta di scoprire suggestive aree boschive che ammantano di verde ampi tratti delle alture locali; avvolgono di fresca quiete lo spirito riarso dal caldo che scioglie; dove si riscoprono tracce del passato, monumenti di religiosità, di storia, varietà naturalistiche sottratte all’incedere del moderno appiattimento della globalizzazione.
Nel mare verde smeraldo delle coste di Nicotera, Pizzo, Tropea, si specchia lo spirito delle montagne della tanto bistrattata provincia di Vibo Valentia. Tra lo Ionio e il Tirreno, tra la Sila e l’Aspromonte, l’Appennino calabrese è costituto dalle Serre Calabre, due lunghe successioni parallele di rilievi montuosi e collinari, che ricordano i denti di una sega e predominano graniti, porfidi, dioriti; in alcune zone argille e calcari.
Domina Monte Pecoraro, la vetta più elevata, con 1.423 metri, e vigila su lussureggianti boschi di conifere e latifoglie che traggono vantaggio dalla ricchezza di minerali nel substrato di origine granitica e dalle forti precipitazioni. È un ambiente favorevole anche per le tante varietà di funghi che stabiliscono con le piante superiori un rapporto utile per entrambi: la pianta fornisce gli zuccheri che i funghi non sono in grado di produrre, mentre il fungo può cedere acqua e sostanze minerali, visto che le ife fungine hanno una capacità di assorbire acqua dal terreno superiore a quella delle radici degli alberi.
Questi patrimoni verdi sono giunti fino a noi non senza difficoltà. Il bosco era risorsa indispensabile per il funzionamento dell’industria siderurgica che lavorava i minerali di ferro presenti nella vallata dell’Allaro e le varie dominazioni hanno sfruttato ferocemente il bosco a vantaggio della produzione industriale. Ferdinando II di Borbone, nella seconda metà dell’800, arrestò tale sfruttamento selvaggio con una legge che conciliava la produzione industriale con la conservazione e l’incremento del patrimonio forestale.
Altre norme hanno continuato a garantirne la tutela, riaffermando sempre più la necessità di conservazione degli equilibri naturali e ambientali.
Nel 1977 fu costituita la rete delle Riserve naturali Statali e la legge Galasso del 1985 ribadì una serie di norme per la conservazione di tutti i boschi pubblici e privati sempre più minacciati da uno pseudo sviluppo e dalle sue conseguenze. Oggi questo patrimonio è ben custodito e, soprattutto nelle Riserve, ben tutelato. Per continuarne la conservazione bisogna che sia meglio conosciuto, si rispetta quello che si conosce e se ben si conosce, si ama. L’approccio deve essere appropriato, rispettoso dei complessi e delicati equilibri naturali che determinano o alterano la conservazione, così, il bosco può essere fruito, può essere goduto, può trasmettere all’uomo benessere esteriore ed interiore.
Il concetto di riserva biogenetica nasce con lo scopo di proteggere gli habitat di specie animali e vegetali minacciate di estinzione e di difendere il patrimonio genetico europeo, è una zona protetta che beneficia di un particolare regime giuridico e caratterizzata da uno o più habitat, biocenosi o ecosistemi tipici, unici, rari o in pericolo.
Entro il perimetro delle riserve è consentito l'accesso per ragioni di studio, per fini educativi, per compiti amministrativi, di vigilanza e per l'attuazione dei disciplinari previsti dalla legge.
Le riserve naturali biogenetiche in Italia sono attualmente 43; particolarmente numerose sono quelle istituite in Toscana e in Calabria, nella nostra regione, oltre a proteggere importanti formazioni forestali, rappresentano ambienti particolarmente interessanti per la vegetazione e soprattutto per la fauna presente, che annovera tra gli altri animali il lupo, il capriolo, e numerosa avifauna stanziale e migratoria e sono affidate, in base all'art. 31 della legge 6/12/1991 n. 394 sulle aree protette, alla gestione del Corpo Forestale dello Stato.
Sono uno scrigno di valori naturali e ambientali a disposizione di chi sa goderne i benefici e sa trarne insegnamenti per migliorarlo e non alterarlo. Tale patrimonio deve essere tramandato come significativo testimone alle future generazioni.
In un contesto storico, culturale e naturalistico del territorio, dove si trovano la Certosa di Serra San Bruno, luogo mistico religioso, la Fabbrica d’Armi e le Ferriere di Mongiana e della Ferdinandea, notevoli opifici del Regno Borbonico, si inseriscono le 2 Riserve Naturali Biogenetiche Europee “Marchesale” e “Cropani Micone”, ricadenti nei comuni di Mongiana, Arena, Acquaro e gestite dall’Ufficio Territoriale per la Biodiversità del Corpo Forestale dello Stato. Il centro, con a capo l’Ing Angelo Daraio, V. Questore Agg. del Corpo Forestale, ospita il Comando provinciale del CFS della provincia di Vibo Valentia e il Centro per la Formazione del CFS di Mongiana. Oltre all’attività di controllo particolarmente mirata ai reati contro l’ambiente, si punta molto sull’opera di prevenzione, i cui destinatari sono in particolare i ragazzi delle scuole.
Queste Riserve Statali sono incastonate nel Parco Naturale Regionale delle Serre, istituito nel 1990, i cui confini sono stati delineati solo nel 2003, ma che ha allargato il territorio protetto e interessa le provincie di Vibo Valentia, Catanzaro e Reggio Calabria.
Le Riserve contribuiscono con gli altri boschi calabresi a formare quella che un tempo veniva denominata la Selva Brutia di notevole significato biogeografico, data la posizione centrale nel bacino mediterraneo, che contrasta, con la propria presenza gli effetti negativi siccitosi che avanzano , minacciosi, dal nord-Africa.

Questa condizione sofferta, determina nella flora montana il radicarsi e il consolidarsi di genotipi di sicuro interesse. L’Abete bianco ne è una dimostrazione. Presente anche in molte altre aree dell’Appennino esso seleziona caratteri di resistenza, probabilmente da correlare alla particolare marginalità nell’areale geografico naturale. Infatti la specie Abies alba manca sia in Sicilia che in Africa.
Tra le suggestive abetine naturali delle Riserve, assumono particolare rilievo anche le formazioni boschive comprendenti il tasso europeo. Relitto appartenuto all’antica flora Terziaria, il tasso richiede una particolare forma di tutela, dovuta alla crescita molto lenta.
Importanti consociazioni con ontani, carpini, frassini, lecci, castagni assicurano una interessante variabilità. Il sottobosco accoglie splendidi arbusti di agrifoglio e pungitopo che assieme al novellame naturale di faggio e abete bianco contribuiscono a determinare una struttura multiforme, varia e complessa. Non mancano piccoli lembi di radura con specie arbustive di ginestre, cisti, erica.
Capita spesso di imbattersi in esemplari di volpi, ricci, donnole o rilevare ghiri, moscardine e altri piccoli roditori.
Fra le specie di avifauna oltre alla comune poiana, nocciolaia, ghiandaia, scricciolo, si scoprono presenze di picchio verde, gufo, allocco, differenti specie di falchi, mentre fra i migratori si è registrato il passaggio di aironi cenerini e svassi minori attirati da un laghetto che poggia nell’altopiano lungo l’alveo del torrente Allaro. Interessante il progetto di salvaguardia della razza murgese del cavallo su cui fa affidamento il servizio di controllo del Corpo Forestale dello Stato.
Questi tesori di biodiversità, questi territori ricchi di vita, di paesaggio, di emozioni, trovano la loro vetrina ideale in una struttura ubicata all’interno della Riserva Naturale Biogenetica Europea “Cropani Micone” a 910 metri s.l.m., nel comune di Mongiana, il centro polifunzionale del Corpo Forestale dello Stato “Villa Vittoria” che con i suoi sentieri di piante officinali, alberi da frutto del passato, raccolta di rocce, orto botanico, sentiero biblico, sentiero delle ortensie, sentiero faunistico, allevamento di cavalli murgesi, vivaio forestale, valorizza le risorse naturali del territorio, promuovendo tutte le iniziative per facilitare la conoscenza e rilevare l’importanza dei suoi valori naturalistici, storici e culturali.
Oltre l’area dei sentieri didattici concentrati all’interno di Villa Vittoria, ampiamente fruibili anche da persone diversamente abili (c’è anche un sentiero appositamente creato che riassume le raccolte più significative di piante e rocce), si spazia con i percorsi naturalistici nelle riserve, sentieri tabellati e segnati sul territorio. Le riserve sono altresì attraversate dal Sentiero Frassati della Calabria (Mongiana – Serra San Bruno), circuito ad anello che permette di ammirare la natura incontaminata, nonché le tracce di vecchi mulini, casolari abbandonati, percorso che parla di natura, religione, storia.
I rifugi montani sono valorizzati dai numerosi campus estivi organizzati da gruppi scout provenienti da tutta Europa oltre che da ricercatori. L’interesse biologico e selvicolturale ha polarizzato l’attenzione di numerose Università. Studi vengono condotti sulle specie endemiche, ma anche sui caratteri strutturali dei boschi.
La didattica viene perfezionala dalla presenza del Centro di Esperienza gestito in collaborazione con gli Enti Locali. La sua funzione permette di orientare le visite delle numerose scolaresche e di gruppi organizzati di turisti che trovano ristoro, soprattutto in primavera e estate. Si possono vivere esperienze di educazione ambientale incentrate sia su attività didattiche in aula, che sull’esplorazione diretta dell’ambiente, attraverso visite guidate e percorsi didattici specifici.
Le morbide trine di vegetazione che fanno da contorno ai sentieri attraggono e stupiscono i visitatori, restare affascinati da un paesaggio che rilassa lo sguardo e l’anima è facile. Quello che è difficile da credere è che questa bellezza potremmo esportarla anche nelle nostre piazze, nelle nostre città. Il pezzetto di carta, il bicchiere di plastica o, peggio, il sacchetto di rifiuti dopo il picnic, che non buttiamo a terra o dal finestrino dell’auto, e che ci sacrifichiamo a portarci dietro fino al primo cassonetto, ci può portare a vivere in un mondo felice, pulito.
Non è il piccolo atto inquinante che crea il danno enorme, ma è che lo stesso piccolo gesto è da moltiplicare per tutte le volte che lo facciamo e per tutti quelli che lo fanno; e non è detto che dietro di noi possa passare sempre qualcuno o porre rimedio alla nostra maleducazione. Quello che combiniamo all’ambiente, ce lo troviamo sbattuto in faccia prima o poi.
Questa Terra è come una grande bolla che contiene tutto, dove saremo sommersi dai rifiuti che produciamo se non siamo in grado di “ripulirli” e “riutilizzarli”.
Il polmone verde della vegetazione si assottiglia e non riuscirà più a digerire il nostro inquinamento, che ora ci restituisce sotto forma di ossigeno respirabile; le mille risorse nelle variabili della biodiversità della natura, vengono distrutte giorno per giorno e non troveremo più sostanze utili e preziose per la nostra sopravvivenza. Distruggendo un piccolo e secondo noi inutile elemento può crollare il mondo al quale esso è funzionalmente collegato.
Tutto è importante, basta pensare agli insetti impollinatori, senza di essi e senza la necessità delle piante di attirare la loro attenzione, noi oggi forse non avremmo avuto i fiori…
Anche questo è biodiversità che letteralmente viene dalla combinazione delle parole “biologico” e “diversità”. Significa tutte le varietà di vita sulla terra. Non solo tutte le differenti specie vegetali o animali, come i cavalli e le mele, ma anche le variazioni all’interno di ogni specie, come cavallo Murgese e mele Fontanarosa. In effetti, si riferisce anche alla varietà che esiste tra un Murgese e l’altro o tra le Fontanarosa o le limoncelle stesse.
C’è tanta biodiversità. E questo è un bene.
La biodiversità è importante, prendiamo ad esempio la biodiversità agricola.
Meno risorse genetiche significa meno opportunità per la crescita e per l’innovazione dell’agricoltura.
La perdita di biodiversità non limita solamente le opportunità di crescita; mette in pericolo le scorte alimentari. L’agricoltura perde la capacità di adattarsi ai cambiamenti ambientali, come il riscaldamento globale o nuovi insetti nocivi e malattie. Se le attuali disponibilità alimentari non riescono ad adattarsi ai mutamenti dell’ambiente, ci potremmo trovare veramente in grave difficoltà.
Sfortunatamente, questo patrimonio si è notevolmente ridotto negli ultimi decenni. La spinta per un aumento della produzione agricola e dei profitti ha orientato la scelta su un numero limitato di varietà di piante e di razze animali ad alto rendimento. Questo è un altro retaggio della “rivoluzione verde”.
Le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2010 anno internazionale della biodiversità. La Convenzione per la diversità biologica (CBD) era un protocollo approvato nel dicembre del 1993 per la difesa e la salvaguardia della Terra e di tutte le sue specie: nell'aprile del 2002 i governi sottoscriventi si erano posti l'importante obiettivo di raggiungere entro il 2010 una significativa riduzione della perdita di biodiversità a livello globale, nazionale e regionale.
Il 2011 sarà l’Anno Internazionale delle Foreste per sostenere l’impegno di favorire la gestione, conservazione e lo sviluppo sostenibile delle foreste di tutto il mondo.
Grandi organizzazioni mondiali si preoccupano tanto di queste emergenze ambientali perché mettono a rischio la vita stessa del Pianeta.
Le Riserve Naturali Biogenetiche assolvono a tal proposito funzioni fondamentali:
. Preservare la genetica originaria dell’ambiente naturale.
. Preservare aree rappresentative e siti geologici di particolare importanza.
. Consentire ai sistemi ambientali di evolversi secondo natura.
. Contribuire ad accrescere le conoscenze scientifiche.
. Fornire opportunità per le attività ricreative consentite all’interno dell’area protetta.
. Preservare i processi essenziali per particolari specie e habitat.

Siamo lontani dalle impressioni di un viaggiatore inglese dell’ottocento che vedeva nelle nostre montagne «qualcosa di tanto selvaggio e di tanto tenebroso, dai boschi fitti e oscuri, da soggiogare le mente …» oggi i nostri boschi sono meta ambita per rinfrancare il corpo e lo spirito, per educare, per vivere un’esperienza indimenticabile.


Descrizione e cenni storici

Maggiore fra le 2 riserve naturali statali tutelate dall’Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Mongiana (VV), la "Marchesale" viene acquisita al demanio forestale nel 1914 come parte di un feudo appartenuto prima alla Marchesa Caracciolo di Arena che la ereditò a sua volta dai duchi di Atri dopo il 1650; l'acquisizione ai beni dello Stato del territorio che poi verrà a far parte della riserva statale Cropani Micone si perfeziona, invece, nel 1918.
Significativa fu l'acquisizione all'Azienda del Demanio Forestale che permise di bloccare lo sfruttamento a cui fu soggetta l'area negli ultimi decenni del XIX sec. Lo status di Riserva Naturale Biogenetica venne assunto nel 1977.
Il profilo geografico dell’area è tipicamente montuoso, dal punto di vista climatico si rileva la frequenza di venti umidi occidentali provenienti dal Tirreno che sono all'origine di abbondanti precipitazioni, abbondanti in autunno e in inverno. I suoli sono di origine granitica risalente ad epoca remota e di particolare ricchezza mineralogica.
Le Riserve contribuiscono con gli altri boschi calabresi a formare quella che un tempo veniva denominata la Selva Brutia di notevole significato biogeografico, data la posizione centrale nel bacino mediterraneo. L'insolita appendice della Calabria prolunga i suoi benefici effetti naturalistici fin all'estrema propaggine meridionale della penisola, limitando e contrastando gli effetti climatici siccitosi che, minacciosi, avanzano dal nord-Africa e che interessano lembi della regione siciliana.

Flora
Le condizioni geografiche e climatiche della montagna calabrese determinano il radicarsi e il consolidarsi di genotipi di sicuro interesse che nelle Serre assumono particolare valenza e significato; l'abete bianco ne è una dimostrazione. Presente anche in molte altre aree dell'Appennino esso seleziona caratteri di resistenza, probabilmente da correlare alla particolare marginalità del proprio areale geografico naturale, mancando infatti in Sicilia, dove è sostituito dall’abete dei Nebrodi.
Le abetine naturali costituiscono una delle principali attrazioni delle riserve naturali serresi. Assume particolare rilievo la presenza nell’ambito delle formazioni boschive naturali del tasso europeo, esempio tipico della flora dell’era Terziaria, da cui è facile desumere l’importanza della tutela particolare che ad esso viene assicurata, data anche la lenta crescita e la scarsa abbondanza sul territorio che caratterizza il Taxus baccata.
Le riserve presentano interessanti stagni dove crescono specie vegetali interessanti e dove si determinano aspetti fisionomici particolari e suggestivi resi ancora più interessanti dai particolari effetti risultanti dalla erosione dovuta ai rigagnoli che corrugano il territorio.
La utilizzazione del territorio risalente al periodo che ha preceduto la demanializzazione dell’area naturale, ha sollecitato l’opera di rimboschimento in piccole aree dove comunque l’intervento dell’uomo ha in particolare effettuato un consolidamento delle formazioni boschive naturali esistenti e che per cause molteplici lamentavano limitate sofferenze.
Gli interventi selvicolturali sono stati pertanto mirati a orientare la progressiva sostituzione delle conifere da piantagione e la stessa douglasia con le specie spontanee.
Importanti consociazioni con ontani, carpini, frassini, lecci, castagni assicurano una interessante variabilità. Il sottobosco accoglie splendidi arbusti di agrifoglio e pungitopo che assieme al novellame naturale di faggio e abete bianco contribuiscono a determinare una struttura multiforme, varia e complessa.
Non mancano piccoli lembi di radura con specie arbustive di ginestre, cisti, erica e agrifoglio.

Fauna
Le Riserve si inseriscono in un corridoio naturale di alto valore naturalistico che negli ultimi decenni ha visto consolidare l'estensione delle aree boscate e delle aree protette. Non mancano le occasioni di imbattersi in esemplari di volpi, ricci, donnole, e non è neanche raro rilevare ghiri, moscardini e altri piccoli mammiferi roditori. Frequenti cumuli di terra ci mettono sulle tracce delle talpe. La lepre mediterranea rimasta con ridotte popolazioni nel sud Italia e in Corsica frequenta le aree di radura limitrofe alle aree protette.
Non è raro imbattersi in qualche serpente, soprattutto nei pressi delle radure e dei campi limitrofi, dove trova riparo il cervone.
Fra le specie di avifauna oltre alla comune poiana, nocciolaia, ghiandaia, scricciolo, sono frequenti il picchio verde, il gufo, l’allocco oltre a differenti specie di falchi, e, fra i migratori, gli aironi cenerini e gli svassi minori, attratti da un laghetto che poggia nell'altopiano lungo l'alveo del torrente Allaro. Interessante il progetto di salvaguardia della razza murgese del cavallo su cui fa affidamento il servizio di controllo del Corpo forestale dello Stato.

Ferriere borboniche
Un cenno viene fatto al dato storico che sollecita qualche considerazione sulla tutela riservata al bosco delle Serre data la presenza delle Ferriere borboniche. Nella seconda metà del `700 si insediano, in forma stabile, nelle Serre e, precisamente, lungo l’Allaro e lo Stilaro, torrente dello Jonio reggino, alcuni stabilimenti metallurgici.
Data la progressiva riduzione dell'area boschiva a causa della notevole richiesta di carbone vegetale, si registra lo spostamento degli stabilimenti ai confini dei boschi.
Le ferriere che si insediano nelle Serre a pochi chilometri da Serra San Bruno determinano la nascita dell’agglomerato di Mongiana in mezzo al feudo boschivo appartenente al principe di Roccella, feudatario di Fabrizia.
Per evitare compromissioni notevoli alla consistenza boschiva, al fine anche di dare stabilità alla produzione della nuova ferriera, viene varata una legge a tutela del patrimonio boschivo «pro Mongiana».
Continuando questa disamina storica è interessante osservare che lo stesso Murat aveva sollecitato a più riprese una particolare attenzione per la tutela dei boschi promuovendo presso l’amministrazione del Regno Borbonico il varo di una legge forestale organica valida su tutto il territorio del Regno, da cui discese la creazione del Corpo delle Guardie Forestali. Particolare cura e salvaguardia veniva riservata al patrimonio boschivo e sanzioni severissime venivano elevate per ogni albero giovane tagliato in modo fraudolente, oppure per aver appiccato il fuoco al bosco.

Fruizione
Particolarmente interessante è il contesto storico, culturale e naturalistico del territorio delle riserve. Di forte suggestione è infatti la Certosa di Serra San Bruno, luogo mistico religioso oltre alla Fabbrica d'Armi e alle Ferriere di Mongiana e della Ferdinandea. Ma l'interesse più rilevante è sicuramente quello naturalistico.
L'attrazione dei turisti viene guidata attraverso un fitto reticolo di sentieri, piste e percorsi didattici e naturalistici. I rifugi non mancano e la loro presenza viene valorizzata dai frequenti campus estivi organizzati da gruppi di scouts provenienti da tutta Europa oltre che da ricercatori scientifici.
L'interesse biologico e selvicolturale ha polarizzato l'attenzione di numerose Università. Studi vengono condotti sulle specie endemiche, ma anche sui caratteri strutturali dei boschi. Interessante è il Centro di Esperienza Ambientale (C.E.A.) gestito in collaborazione con la regione Calabria. La sua funzione permette di orientare le visite delle numerose scolaresche e di fornire un utile approfondimento di argomenti scientifici e delle funzioni istituzionali svolte dal Corpo Forestale dello Stato Fiore all’occhiello del Centro di Esperienza sono l’orto botanico, riconosciuto dalla Società Botanica Italiana ed i qualificati e interessanti percorsi naturalistici: il vivaio, il sentiero faunistico, il sentiero dei frutti perduti, il sentiero geologico, il sentiero biblico, il sentiero per disabili e non vedenti, il sentiero delle piante officinali.
Di ognuno di essi viene rappresentata una sintetica descrizione.

Orto botanico
Lungo i suoi 400 metri accoglie una vasta collezione di piante arboree, erbacee e arbustive. Nella parte iniziale vi sono le conifere nostrane, nella seconda parte le latifoglie nell’ultima le conifere esotiche. Una sezione consente di osservare una rassegna di arbusti di diverse aree geografiche. Ciascun gruppo, presente con 5-10 esemplari, viene individuato da un cartello esplicativo contenete il nome scientifico, la famiglia di appartenenza e la distribuzione geografica.

Vivaio Vittoria
Si estende per circa 2 ettari e assicura una produzione annua di circa 10.000 piantine appartenenti alle principali specie forestali presenti sul territorio. La programmazione vivaistica è orientata alla produzione di piantine da impiegare nel miglioramento delle aree ricadenti all’interno delle Riserve Naturali Biogenetiche e nella realizzazione di impianti di arboricoltura e da legno pregiato.

Sentiero faunistico
Lungo li sentiero, caratterizzato dalla presenza di stagni e ruscelli, è possibile osservare alcuni esemplari della famiglia degli ungulati in condizioni ambientali seminaturali, oltre ad alcuni esemplari di uccelli come il gufo reale, inseriti all’interno di un’ampia voliera. Fra i mammiferi si possono riconoscere cervi, caprioli, daini, mufloni, cinghiali, tenuti all’interno di recinti che racchiudono superfici sufficientemente vaste da evitare un sovrapopolamento che finirebbe per nuocere sia gli animali che l’ambiente interessato.

Sentiero dei frutti perduti
Il significato che intende fornire questo sentiero è specificatamente rivolto verso quelle specie arboree fruttifere che in questo territorio sono state trascurate, pur rivestendo un interesse alimentare apprezzabile. La collezione raggruppa circa trenta esemplari in cui è possibile riconoscere la molteplice diversità di varietà delle più importanti specie di fruttiferi riconoscibile nel nostro territorio.

Sentiero geologico
La collezione mostra le caratteristiche morfo-strutturali di alcuni campioni prelevati nel territorio calabrese e siciliano. I campioni presenti indicano chiaramente che la Calabria ha una struttura prevalentemente cristallina rappresentata da rocce vulcaniche di tipo intrusivo e metamorfiche.

Sentiero biblico
Il percorso propone una collezione simbolica di alcune fra le più significative piante in relazione con le più diffuse tradizioni religiose. Infatti piante come l’ulivo, il frassino, la vite il melo, da sempre connesse all’ambiente mediterraneo, evocano tradizioni di grande significato per la cultura dei popoli di quest’area.

Sentiero natura accessibile
Il sentiero è costituito da 30 tabelle didattiche trascritte in braille riportanti la descrizione delle specie di pianta e tipo di roccia a cui si riferiscono.

Sentiero delle piante officinali
Un cenno più approfondito merita il sentiero officinale. La collezione raggruppa più di 200 esemplari di piante medicinali, velenose e aromatiche, la maggior parte è spontanea nel territorio delle Serre; l’ambiente di appartenenza è il castaneto o la faggeta, ma non mancano pure esemplari legati abitualmente ad habitat differenti, come la macchia mediterranea, o i greti dei fiumi, o l’ambiente di pascolo.
L’interesse che gravita negli ultimi anni sul mondo delle piante officinali è ampiamente giustificato dalla loro importante funzione terapeutica per la cura di molteplici affezioni.
Con la presente collezione si intende sollecitare l’interesse del comune visitatore sulla necessità di salvaguardare le specie viventi a qualunque territorio ed ambiente appartengano; anche quelle molto comuni, dunque apparentemente banali, in realtà rivelano funzioni che possono creare benefici all’umanità. Una pianta rappresenta effettivamente una industria naturale, infatti è in grado di sintetizzare in modo naturale molecole organiche anche fra le più complesse. La scomparsa di una qualsiasi specie determina la perdita di un patrimonio genetico unico, esito di una storia biologica ed evolutiva fatta di migliaia di anni. La responsabilità di provocare lo sterminio di una specie biologica si aggrava ulteriormente se si scopre l’importante funzione farmaceutica o qualsiasi altra caratteristica specifica benefica per l’uomo.
Le malattie che possono venire curate con le piante officinali sono fra le più svariate: dissenteria, dermatiti, disturbi circolatori, infiammazioni respiratorie, malattie biliari e renali, malattie nervose, ecc.
E’ importante rilevare che gli estratti devono essere impiegati in modo appropriato, non mancano infatti casi di intossicazioni per abuso o uso improprio di estratti, per non citare le piante che sono considerate velenose per l’uomo.


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