mercoledì 30 giugno 2010

L'UE CONTROLLERA' I CITTADINI CON OPINIONI RADICALI

di Irene Lozano
Tra i successi della Presidenza spagnola dell’UE, è passata praticamente inosservata l’approvazione di un programma di controllo e di raccolta sistematica di dati personali di cittadini sospettati di sperimentare un processo di “radicalizzazione”. Questo programma può essere usato contro individui coinvolti in gruppi “di estrema destra o sinistra, nazionalisti, religiosi o no-global”, secondo quanto figura nei documenti ufficiali.

Lo scorso 26 aprile, il Consiglio dell’UE riunito a Lussemburgo, affrontato il punto all'ordine del giorno dal titolo: "Radicalizzazione nell’UE", che si è concluso con l’approvazione del documento 8570/10. L'iniziativa fa parte della strategia di prevenzione del terrorismo in Europa, e inizialmente concepito per gruppi terroristici islamici. Tuttavia, il documento estende il sospetto in una tale forma ed in termini così generici che dà la possibilità alla polizia di controllare qualsiasi individuo o gruppo sospettato di essere radicalizzato.

Così, un’attivista di un’organizzazione civile, politica o cittadina, senza rapporti col terrorismo, potrebbe essere spiato nel quadro di un programma che invita ad investigare dal "grado di impegno ideologico o politico" del sospettato, fino alla sua situazione economica di “disoccupato, deterioramento, perdita di una borsa di studio o di aiuto finanziario”.

Il documento approvato raccomanda agli Stati membri che “condividono informazione relativa ai processi di radicalizzazione”. “Cosa intende l’UE per radicalizzazione? Il testo dovrebbe definire il concetto, ma questo permetterebbe di limitare il controllo all’ambito del terrorismo islamico, e quindi non lo fa. Sollecita, invece, a considerare tra gli obiettivi ogni tipo di difensore di idee eterodosse. L’accordo mette anche sotto la lente d’ingrandimento della polizia i cittadini che difendono le idee radicali classiche, quelle dei sostenitori del riformismo democratico che hanno fatto così bene alla democrazia. Si potrebbe anche applicare contro coloro che si considerino radicali nel senso etimologico, dato che “radicale” è, nè più nè meno, quello che affronta i problemi dalla radice.

L’accordo polverizza lo spirito europeo della tolleranza verso tutte le idee, sempre che si difendano attraverso la parola, dato che, nella sua ansia di prevenire il terrorismo, amplifica il ventaglio di sospettati fino a diluire la notevole differenza tra i mezzi con i quali si difendono le idee e le idee stesse.Il programma completo di controllo è raccolto in un documento precedente, il 7984/10, intitolato “Strumento per conservare dati e informazioni sui processi di radicalizzazione violenta”, di marzo di quest’anno. Casualmente, a questo testo è stato dato un carattere confidenziale, e si è conosciuto solo grazie al fatto che l’organizzazione della difesa delle libertà civili, http://www.statewatch.org/ha avuto accesso ad esso e lo ha reso pubblico.

La ONG denuncia che questo programma “non è diretto in primo luogo verso persone o gruppi che abbiano la pretesa di compiere atti terroristici, ma a persone che hanno punti di vista radicali, che vengono definiti come propagatori di messaggi radicali”.Tra gli obiettivi del documento segreto figura “combattere la radicalizzazione ed il reclutamento” ed include allusioni relative alla persecuzione di chi incitano all’odio o alla violenza che sembrano essere dirette a gruppi terroristici o filo terroristi. Ma, queste risultano non necessarie, dato che sono già penalizzate dalla legislazione penale dei paesi europei. Il testo allude indistintamente alla “radicalizzazione” e la “radicalizzazione violenta”, associando il ricorso alla violenza con ogni tipo di idee estreme o antisistema.

Il documento invita i governi a controllare i “messaggi di radicalizzazione”
fino al punto di sfiorare la vulnerabilità della libertà d’espressione. Il programma invita a scrutare le audizioni nelle quali vengono rivolti messaggi radicali, siano essi di sostegno alla violenza oppure no, se esistono altri gruppi con le stesse idee che rinneghino la violenza, come si trasmettono i messaggi radicali, ecc.
Scendendo nei dettagli sul controllo individuale, raccomanda d’indagare anche i sentimenti delle persone che militano in gruppi sospetti, attraverso domande come quelle che mirano a conoscere i “sentimenti della persona in relazione alla sua nuova identità collettiva ed ai membri del gruppo” E con domande tipo: “La persona ha fatto commenti su fatti, principalmente di natura politica, usando argomenti basati su messaggi radicali? Ha fatto commenti sulla sua intenzione di prendere parte ad atti violenti?".

In questo modo, l’accordo apre una pericolosa via di persecuzione delle idee, gli argomenti e perfino gli stati d’animo.
La riunione nella quale è stato approvato questo programma di controllo cittadino è stata presieduta dal ministro degli Affari Esteri, Miguel Angel Moratinos, dato che la Spagna ha la Presidenza di turno dell’UE. Ha assisto anche il segretario di Stato dell' UE, Diego Lopez Garrido, così come la maggior parte dei ministri degli Affari Esteri comunitari.
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di Irene Lozano
Tra i successi della Presidenza spagnola dell’UE, è passata praticamente inosservata l’approvazione di un programma di controllo e di raccolta sistematica di dati personali di cittadini sospettati di sperimentare un processo di “radicalizzazione”. Questo programma può essere usato contro individui coinvolti in gruppi “di estrema destra o sinistra, nazionalisti, religiosi o no-global”, secondo quanto figura nei documenti ufficiali.

Lo scorso 26 aprile, il Consiglio dell’UE riunito a Lussemburgo, affrontato il punto all'ordine del giorno dal titolo: "Radicalizzazione nell’UE", che si è concluso con l’approvazione del documento 8570/10. L'iniziativa fa parte della strategia di prevenzione del terrorismo in Europa, e inizialmente concepito per gruppi terroristici islamici. Tuttavia, il documento estende il sospetto in una tale forma ed in termini così generici che dà la possibilità alla polizia di controllare qualsiasi individuo o gruppo sospettato di essere radicalizzato.

Così, un’attivista di un’organizzazione civile, politica o cittadina, senza rapporti col terrorismo, potrebbe essere spiato nel quadro di un programma che invita ad investigare dal "grado di impegno ideologico o politico" del sospettato, fino alla sua situazione economica di “disoccupato, deterioramento, perdita di una borsa di studio o di aiuto finanziario”.

Il documento approvato raccomanda agli Stati membri che “condividono informazione relativa ai processi di radicalizzazione”. “Cosa intende l’UE per radicalizzazione? Il testo dovrebbe definire il concetto, ma questo permetterebbe di limitare il controllo all’ambito del terrorismo islamico, e quindi non lo fa. Sollecita, invece, a considerare tra gli obiettivi ogni tipo di difensore di idee eterodosse. L’accordo mette anche sotto la lente d’ingrandimento della polizia i cittadini che difendono le idee radicali classiche, quelle dei sostenitori del riformismo democratico che hanno fatto così bene alla democrazia. Si potrebbe anche applicare contro coloro che si considerino radicali nel senso etimologico, dato che “radicale” è, nè più nè meno, quello che affronta i problemi dalla radice.

L’accordo polverizza lo spirito europeo della tolleranza verso tutte le idee, sempre che si difendano attraverso la parola, dato che, nella sua ansia di prevenire il terrorismo, amplifica il ventaglio di sospettati fino a diluire la notevole differenza tra i mezzi con i quali si difendono le idee e le idee stesse.Il programma completo di controllo è raccolto in un documento precedente, il 7984/10, intitolato “Strumento per conservare dati e informazioni sui processi di radicalizzazione violenta”, di marzo di quest’anno. Casualmente, a questo testo è stato dato un carattere confidenziale, e si è conosciuto solo grazie al fatto che l’organizzazione della difesa delle libertà civili, http://www.statewatch.org/ha avuto accesso ad esso e lo ha reso pubblico.

La ONG denuncia che questo programma “non è diretto in primo luogo verso persone o gruppi che abbiano la pretesa di compiere atti terroristici, ma a persone che hanno punti di vista radicali, che vengono definiti come propagatori di messaggi radicali”.Tra gli obiettivi del documento segreto figura “combattere la radicalizzazione ed il reclutamento” ed include allusioni relative alla persecuzione di chi incitano all’odio o alla violenza che sembrano essere dirette a gruppi terroristici o filo terroristi. Ma, queste risultano non necessarie, dato che sono già penalizzate dalla legislazione penale dei paesi europei. Il testo allude indistintamente alla “radicalizzazione” e la “radicalizzazione violenta”, associando il ricorso alla violenza con ogni tipo di idee estreme o antisistema.

Il documento invita i governi a controllare i “messaggi di radicalizzazione”
fino al punto di sfiorare la vulnerabilità della libertà d’espressione. Il programma invita a scrutare le audizioni nelle quali vengono rivolti messaggi radicali, siano essi di sostegno alla violenza oppure no, se esistono altri gruppi con le stesse idee che rinneghino la violenza, come si trasmettono i messaggi radicali, ecc.
Scendendo nei dettagli sul controllo individuale, raccomanda d’indagare anche i sentimenti delle persone che militano in gruppi sospetti, attraverso domande come quelle che mirano a conoscere i “sentimenti della persona in relazione alla sua nuova identità collettiva ed ai membri del gruppo” E con domande tipo: “La persona ha fatto commenti su fatti, principalmente di natura politica, usando argomenti basati su messaggi radicali? Ha fatto commenti sulla sua intenzione di prendere parte ad atti violenti?".

In questo modo, l’accordo apre una pericolosa via di persecuzione delle idee, gli argomenti e perfino gli stati d’animo.
La riunione nella quale è stato approvato questo programma di controllo cittadino è stata presieduta dal ministro degli Affari Esteri, Miguel Angel Moratinos, dato che la Spagna ha la Presidenza di turno dell’UE. Ha assisto anche il segretario di Stato dell' UE, Diego Lopez Garrido, così come la maggior parte dei ministri degli Affari Esteri comunitari.

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