venerdì 30 aprile 2010

Amianto/ In Italia la strage silenziosa. E l'incubo investe anche gli aerei Alitalia


Di Floriana Rullo


Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera. Ma anche Bagnoli, Padova e Taranto. Scuole elementari, case e fabbriche. Da nord a sud. L’amianto non fa distinzione. E nemmeno le sue polvere sottili. Quattromila decessi all’anno. Più di 20mila dal 93 a oggi. Una strage silenziosa

Numeri destinati a crescere a causa della latenza della malattia. Senza contare che il nostro paese è il secondo paese europeo per quanto riguarda la produzione del minerale, e soprattutto uno dei paesi mondiali che ha fatto un uso più massiccio di amianto, a partire dagli anni ‘50 e fino alla sua messa al bando nel 1992. Molte delle case popolari delle città ne sono ancora imbottite, come anche scuole, università, ristoranti, uffici pubblici, magazzini, autorimesse, alberghi, stabilimenti balneari, aziende, perfino ambulatori medici.

L’AMIANTO- Un minerale, appartenente al gruppo dei silicati possiede caratteristiche fisiche speciali e ricercate, molto pericoloso. Per l’uomo può essere fatale anche solo l’inalazione. Una sola fibra infatti può causare patologie mortali. Dal mesotelioma pleurico all’asbestosi, dal fibroma polmonare alle lesioni pleuriche e peritoneali passando dal carcinoma bronchiale. Nomi spaventosi, dei mali incurabili inequivocabilmente collegati alla sua esposizione

L’ALLARME- Un’emergenza nazionale che non ha ancora fine e che mina profondamente la sicurezza dei cittadini italiani. L’amianto ricopre superfici di territorio davvero incredibili, Circa 75mila ettari di terra, quasi quanto l’intera provincia di Lodi. E, anche se quasi tutte le aree del nostro paese sono inserite nel programma di bonifica del Ministero dell’ambiente, le bonifiche sono state, a seconda delle regioni, solo parziali. E ancora oggi almeno nel 17,65% degli istituti scolastici italiani è stata accertata la presenza di amianto.

L PIANO AMIANTO- Ma quanto amianto c'è ancora nel nostro Paese? Ad oggi solo 13 Regioni, alle quali era stato dato compito di stabilire, entro 180 giorni, un programma dettagliato per il censimento, la bonifica e lo smaltimento dei materiali contaminati, hanno approvato un Piano Regionale Amianto. Due (Puglia e Molise) non l’hanno ancora fatto mentre in Abruzzo è in corso di approvazione. Di altre 3 regioni (Calabria, Marche, Veneto) e la provincia Autonoma di Bolzano non si ha notizia. E anche laddove il piano esiste, le azioni che lo dovrebbero seguire, come la mappatura dei manufatti contaminati, non arrivano e si rimane alle stime del CNR e dell’Ispesl che parlano di 32 milioni di tonnellate presenti sul territorio nazionale, che prendono in considerazione però solo le onduline di cemento amianto.

E il quadro dei Piani Regionali Amianto non è confortante ed è purtroppo parziale visto che il censimento è ancora in corso in gran parte delle Regioni e solo 5 (Basilicata, Lombardia, Molise, Puglia e Umbria) hanno dati relativi all’amianto presente negli edifici privati. Sommando le informazioni, risulta che ad oggi in Italia ci sono circa 50mila edifici pubblici e privati in cui è presente amianto e i quantitativi indicati solo da 11 Regioni (Lazio, Umbria, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Abruzzo, Molise, Sardegna, Toscana, Basilicata, Piemonte e Liguria) anche se non esaustivi, delineano comunque le dimensioni del problema: 100 milioni circa di metri quadrati di strutture in cemento-amianto, e oltre 600mila metri cubi di amianto friabile.

Per quanto riguarda gli interventi di bonifica e di risanamento i ritardi registrati per i grandi siti nazionali si amplificano se si guarda ai piccoli interventi che sarebbero necessari a rimuovere l’amianto dalle strutture in cui è ancora presente. Va evidenziata solo l’esperienza del Piemonte - che sta svolgendo un’intensa attività di bonifica, soprattutto nei Comuni che ricadono all’interno del Sito di interesse nazionale di Casale Monferrato - e della Lombardia, dove ad oggi sono stati bonificati oltre 400mila metri cubi di onduline in cemento-amianto e gli edifici “risanati” rappresentano il 18,5% del totale censito.

Amianto

LE VITTIME - E nel nostro paese la fibra killer ha lasciato dietro di sé una lunga scia di morti, sia nelle città dove erano presenti fabbriche per la produzione di Eternit (l’esempio più noto è quello di Casale Monferrato) ma anche tra coloro che non avevano mai lavorato né in una fabbrica né tantomeno nel settore dell’edilizia. Semplici cittadini, con l’unica colpa di essere nati troppo vicino a una discarica abusiva o inconsapevoli dirimpettai di tettoie pericolose. Tutte persone a cui, nella maggior parte dei casi, è stata negata anche una semplice pensione d’invalidità e gli indennizzi che spettavano loro di diritto.

Eppure a causa dell’amianto si continua a morire. Secondo il Registro Nazionale Mesoteliomi istituito presso l’Ispesl (che dal 1993 censisce il tumore dell’apparato respiratorio strettamente connesso all’inalazione di fibre di amianto) sono oltre 9mila i casi riscontrati fino al 2004, con un esposizione che circa il 70% delle volte è stata professionale. Nessuna regione è esclusa. Tra le regioni più colpite ci sono il Piemonte (1.963 casi di mesotelioma maligno), la Liguria (1.246), la Lombardia (1.025), l’Emilia-Romagna (1.007) e il Veneto (856). Nonostante la situazione sanitaria sia molto preoccupante, gli interventi da parte dello Stato prima e delle Regioni poi tardano ad arrivare.

ALITALIA- E l'amianto è ovunque. Anche sui voli Alitalia che hanno resistito fino al 2008, prima del commissariamento. Su ogni ogni ceppo di freni dell'aereo c'erano 120 ferodi e ad ogni frenata si sollevava una nuova bianca che poi veniva respirata dagli assistenti di volo. Ma non solo. L'amianto si trovava anche nei forni dove venivano riscaldati i cibi e negli impianti di condizionamento. Almeno fino a 10 anni fa. E anche se la legge lo ha messo al bando nel 92, Alitalia ci ha messo 10 anni per liberarsene dai suoi 164 aerei. E il personale lo ha respirato. E non solo loro. Stessa sorte anche per i passeggeri, anche se in misura minore. Tanto che la Corte d'Appello di Roma ha riconosciuto che "l'uso dell'amianto nel settore aereo è stato di normalissima e costante impiego fino ai giorni attuali e che l'esposizione del ricorrente era ovvia e costante durante le fasi di manutenzione degli aeromobili...in misura superiore al limite di legge fissao in 100 ff/ll". Rischio confermato anche dall'Istituto Superiore di Sanità (in esclusiva per Affaritaliani.it).

BONIFICHE- Ma le bonifiche ancora però in Italia sono in alto mare, come spiega il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza "Il quadro generale sul risanamento delle aree più inquinate è chiaro ma le bonifiche vanno a rilento nonostante l'urgenza sanitaria e la necessità di intervenire per isolare le principali fonti della fibra killer. Nonostante alcune eccezioni, come quelle di Casale Monferrato e Bagnoli, le attività di risanamento negli altri siti nazionali sono estremamente in ritardo, a causa dell’ inefficiente gestione da parte del Ministero dell’ambiente delle conferenze dei servizi per la valutazione e autorizzazione dei piani e dei progetti per la bonifica e alla mancanza di fondi. Per questo sono necessarie maggiori risorse economiche, reperibili attraverso la creazione di un Fondo nazionale sul modello del Superfund statunitense per le bonifiche dei cosiddetti siti orfani. Infine è importante che il Governo si impegni a promuovere una campagna di informazione ai cittadini sui rischi derivanti dall’esposizione all’amianto e per completare le analisi epidemiologiche nei siti più interessati all'esposizione all'amianto".

PIANI REGIONALI- “E’ evidente che nonostante la gravità del problema - ha dichiarato Stefano Ciafani, responsabile Scientifico di Legambiente - sulla questione amianto permane un pericoloso immobilismo dello Stato così come delle Regioni che espone la popolazione a un rischio per la salute all’apparenza meno evidente ma molto insidioso, perché di amianto ce n’è molto e in posti che tanti non sospetterebbero nemmeno. Per questo oltre che una corretta informazione alla popolazione è quanto mai urgente investire risorse pubbliche che permettano di avviare e portare avanti gli interventi di risanamento e pianificare la realizzazione di impianti di trattamento e smaltimento dei materiali, problema questo che in molti casi ostacola la bonifica e fa lievitare i costi”.

SENZA IMPIANTI DI SMALTIMENTO- La mancanza di impianti di smaltimento adeguati per i materiali contaminati da amianto, infatti, fa sì che le fibre rimosse debbano essere spedite da altre parti, anche all’estero come in Germania o in Austria. Ad oggi le regioni che hanno una discarica dedicata allo smaltimento dei rifiuti contenenti amianto sono Friuli Venezia Giulia, Lombardia (esaurita nel marzo 2009), Abruzzo (in istruttoria per la riapertura), Emilia-Romagna e Liguria. La Basilicata ne ha 2, il Piemonte 3, la Toscana e la Sardegna 4, ma tutti i casi le capacità residue sono comunque molto scarse se relazionate ai quantitativi di materiali contenenti amianto ancora presenti sul territorio.

Fonte:Affari italiani

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Di Floriana Rullo


Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera. Ma anche Bagnoli, Padova e Taranto. Scuole elementari, case e fabbriche. Da nord a sud. L’amianto non fa distinzione. E nemmeno le sue polvere sottili. Quattromila decessi all’anno. Più di 20mila dal 93 a oggi. Una strage silenziosa

Numeri destinati a crescere a causa della latenza della malattia. Senza contare che il nostro paese è il secondo paese europeo per quanto riguarda la produzione del minerale, e soprattutto uno dei paesi mondiali che ha fatto un uso più massiccio di amianto, a partire dagli anni ‘50 e fino alla sua messa al bando nel 1992. Molte delle case popolari delle città ne sono ancora imbottite, come anche scuole, università, ristoranti, uffici pubblici, magazzini, autorimesse, alberghi, stabilimenti balneari, aziende, perfino ambulatori medici.

L’AMIANTO- Un minerale, appartenente al gruppo dei silicati possiede caratteristiche fisiche speciali e ricercate, molto pericoloso. Per l’uomo può essere fatale anche solo l’inalazione. Una sola fibra infatti può causare patologie mortali. Dal mesotelioma pleurico all’asbestosi, dal fibroma polmonare alle lesioni pleuriche e peritoneali passando dal carcinoma bronchiale. Nomi spaventosi, dei mali incurabili inequivocabilmente collegati alla sua esposizione

L’ALLARME- Un’emergenza nazionale che non ha ancora fine e che mina profondamente la sicurezza dei cittadini italiani. L’amianto ricopre superfici di territorio davvero incredibili, Circa 75mila ettari di terra, quasi quanto l’intera provincia di Lodi. E, anche se quasi tutte le aree del nostro paese sono inserite nel programma di bonifica del Ministero dell’ambiente, le bonifiche sono state, a seconda delle regioni, solo parziali. E ancora oggi almeno nel 17,65% degli istituti scolastici italiani è stata accertata la presenza di amianto.

L PIANO AMIANTO- Ma quanto amianto c'è ancora nel nostro Paese? Ad oggi solo 13 Regioni, alle quali era stato dato compito di stabilire, entro 180 giorni, un programma dettagliato per il censimento, la bonifica e lo smaltimento dei materiali contaminati, hanno approvato un Piano Regionale Amianto. Due (Puglia e Molise) non l’hanno ancora fatto mentre in Abruzzo è in corso di approvazione. Di altre 3 regioni (Calabria, Marche, Veneto) e la provincia Autonoma di Bolzano non si ha notizia. E anche laddove il piano esiste, le azioni che lo dovrebbero seguire, come la mappatura dei manufatti contaminati, non arrivano e si rimane alle stime del CNR e dell’Ispesl che parlano di 32 milioni di tonnellate presenti sul territorio nazionale, che prendono in considerazione però solo le onduline di cemento amianto.

E il quadro dei Piani Regionali Amianto non è confortante ed è purtroppo parziale visto che il censimento è ancora in corso in gran parte delle Regioni e solo 5 (Basilicata, Lombardia, Molise, Puglia e Umbria) hanno dati relativi all’amianto presente negli edifici privati. Sommando le informazioni, risulta che ad oggi in Italia ci sono circa 50mila edifici pubblici e privati in cui è presente amianto e i quantitativi indicati solo da 11 Regioni (Lazio, Umbria, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Abruzzo, Molise, Sardegna, Toscana, Basilicata, Piemonte e Liguria) anche se non esaustivi, delineano comunque le dimensioni del problema: 100 milioni circa di metri quadrati di strutture in cemento-amianto, e oltre 600mila metri cubi di amianto friabile.

Per quanto riguarda gli interventi di bonifica e di risanamento i ritardi registrati per i grandi siti nazionali si amplificano se si guarda ai piccoli interventi che sarebbero necessari a rimuovere l’amianto dalle strutture in cui è ancora presente. Va evidenziata solo l’esperienza del Piemonte - che sta svolgendo un’intensa attività di bonifica, soprattutto nei Comuni che ricadono all’interno del Sito di interesse nazionale di Casale Monferrato - e della Lombardia, dove ad oggi sono stati bonificati oltre 400mila metri cubi di onduline in cemento-amianto e gli edifici “risanati” rappresentano il 18,5% del totale censito.

Amianto

LE VITTIME - E nel nostro paese la fibra killer ha lasciato dietro di sé una lunga scia di morti, sia nelle città dove erano presenti fabbriche per la produzione di Eternit (l’esempio più noto è quello di Casale Monferrato) ma anche tra coloro che non avevano mai lavorato né in una fabbrica né tantomeno nel settore dell’edilizia. Semplici cittadini, con l’unica colpa di essere nati troppo vicino a una discarica abusiva o inconsapevoli dirimpettai di tettoie pericolose. Tutte persone a cui, nella maggior parte dei casi, è stata negata anche una semplice pensione d’invalidità e gli indennizzi che spettavano loro di diritto.

Eppure a causa dell’amianto si continua a morire. Secondo il Registro Nazionale Mesoteliomi istituito presso l’Ispesl (che dal 1993 censisce il tumore dell’apparato respiratorio strettamente connesso all’inalazione di fibre di amianto) sono oltre 9mila i casi riscontrati fino al 2004, con un esposizione che circa il 70% delle volte è stata professionale. Nessuna regione è esclusa. Tra le regioni più colpite ci sono il Piemonte (1.963 casi di mesotelioma maligno), la Liguria (1.246), la Lombardia (1.025), l’Emilia-Romagna (1.007) e il Veneto (856). Nonostante la situazione sanitaria sia molto preoccupante, gli interventi da parte dello Stato prima e delle Regioni poi tardano ad arrivare.

ALITALIA- E l'amianto è ovunque. Anche sui voli Alitalia che hanno resistito fino al 2008, prima del commissariamento. Su ogni ogni ceppo di freni dell'aereo c'erano 120 ferodi e ad ogni frenata si sollevava una nuova bianca che poi veniva respirata dagli assistenti di volo. Ma non solo. L'amianto si trovava anche nei forni dove venivano riscaldati i cibi e negli impianti di condizionamento. Almeno fino a 10 anni fa. E anche se la legge lo ha messo al bando nel 92, Alitalia ci ha messo 10 anni per liberarsene dai suoi 164 aerei. E il personale lo ha respirato. E non solo loro. Stessa sorte anche per i passeggeri, anche se in misura minore. Tanto che la Corte d'Appello di Roma ha riconosciuto che "l'uso dell'amianto nel settore aereo è stato di normalissima e costante impiego fino ai giorni attuali e che l'esposizione del ricorrente era ovvia e costante durante le fasi di manutenzione degli aeromobili...in misura superiore al limite di legge fissao in 100 ff/ll". Rischio confermato anche dall'Istituto Superiore di Sanità (in esclusiva per Affaritaliani.it).

BONIFICHE- Ma le bonifiche ancora però in Italia sono in alto mare, come spiega il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza "Il quadro generale sul risanamento delle aree più inquinate è chiaro ma le bonifiche vanno a rilento nonostante l'urgenza sanitaria e la necessità di intervenire per isolare le principali fonti della fibra killer. Nonostante alcune eccezioni, come quelle di Casale Monferrato e Bagnoli, le attività di risanamento negli altri siti nazionali sono estremamente in ritardo, a causa dell’ inefficiente gestione da parte del Ministero dell’ambiente delle conferenze dei servizi per la valutazione e autorizzazione dei piani e dei progetti per la bonifica e alla mancanza di fondi. Per questo sono necessarie maggiori risorse economiche, reperibili attraverso la creazione di un Fondo nazionale sul modello del Superfund statunitense per le bonifiche dei cosiddetti siti orfani. Infine è importante che il Governo si impegni a promuovere una campagna di informazione ai cittadini sui rischi derivanti dall’esposizione all’amianto e per completare le analisi epidemiologiche nei siti più interessati all'esposizione all'amianto".

PIANI REGIONALI- “E’ evidente che nonostante la gravità del problema - ha dichiarato Stefano Ciafani, responsabile Scientifico di Legambiente - sulla questione amianto permane un pericoloso immobilismo dello Stato così come delle Regioni che espone la popolazione a un rischio per la salute all’apparenza meno evidente ma molto insidioso, perché di amianto ce n’è molto e in posti che tanti non sospetterebbero nemmeno. Per questo oltre che una corretta informazione alla popolazione è quanto mai urgente investire risorse pubbliche che permettano di avviare e portare avanti gli interventi di risanamento e pianificare la realizzazione di impianti di trattamento e smaltimento dei materiali, problema questo che in molti casi ostacola la bonifica e fa lievitare i costi”.

SENZA IMPIANTI DI SMALTIMENTO- La mancanza di impianti di smaltimento adeguati per i materiali contaminati da amianto, infatti, fa sì che le fibre rimosse debbano essere spedite da altre parti, anche all’estero come in Germania o in Austria. Ad oggi le regioni che hanno una discarica dedicata allo smaltimento dei rifiuti contenenti amianto sono Friuli Venezia Giulia, Lombardia (esaurita nel marzo 2009), Abruzzo (in istruttoria per la riapertura), Emilia-Romagna e Liguria. La Basilicata ne ha 2, il Piemonte 3, la Toscana e la Sardegna 4, ma tutti i casi le capacità residue sono comunque molto scarse se relazionate ai quantitativi di materiali contenenti amianto ancora presenti sul territorio.

Fonte:Affari italiani

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1 commento:

Ambiente e Ambienti web magazine ecosostenibile ha detto...

La situazione è disastrosa.
Noi abbiamo lavorato molto sull'argomento e abbiamo creato un ricco dossier.
http://www.ambienteambienti.com/linchiesta/2011/01/news/di-amianto-si-muore-introduzione-25518.html

 
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