sabato 13 febbraio 2010

Il Risorgimento di Gaeta contro i Savoia: chiesti 220 milioni di danni


Indietro Savoia.
Gaeta urla vendetta, anzi dichiara guerra agli ex sovrani. Il Comune laziale ha dato mandato ai legali di chiedere alla casata piemontese un maxi-risarcimento per i danni provocati nello storico assedio al fortino borbonico datato 1860-61. La cifra è da record: 220 milioni di euro. L’avvocato Pasquale Troncone patrocinerà gratuitamente la causa mentre al Comune in provincia di Latina spetteranno solo le spese di registrazione della pratica. Nel dicembre del 2008 il Consiglio comunale aveva votato l’avvio del contenzioso. L'assedio di Gaeta, condotto dalle truppe dell’esercito sabaudo guidate dal generale Cialdini, rappresentò l’ultimo baluardo del Regno delle Due Sicilie dopo l’incontro di Teano, e portò alla proclamazione del Regno d’Italia.
Il sindaco del Pd Antonio Raimondi, un secolo e mezzo dopo, ha intenzioni bellicose: «La nostra richiesta mi sembra il modo migliore per dare il via alle celebrazioni del 150º anniversario dell’Unità d’Italia. Il popolo di Gaeta - insiste il «generale» Raimondi - non vuole dimenticare l’assedio più crudele della sua storia, che l’ha quasi completamente distrutta». Il desiderio di rivalsa di Gaeta, sostiene, affonda nel passato: «Già il principe di Carignano, in una missiva del 1861, dichiarava che la richiesta di un milione e 47mila lire di danni era più che giustificata. Il Comune ha voluto questi soldi fino al 1923. Oggi vogliamo rialzare la testa e rinverdire la nostra gloriosa storia che risale al 1123», taglia corto orgogliosamente il primo cittadino, che rilancia: «Il 13 febbraio deve essere dichiarato il giorno della Memoria dell’Italia del Sud». E infine: «Sappiamo che qualcuno metterà in dubbio la validità di questa iniziativa: ma se si vogliono conservare titoli nobiliari per farsi chiamare “principe”, è quantomeno doveroso assumersi anche gli oneri che tale titolo, di nessuna importanza in Italia, comporta». Cannonata all’erede sabaudo Emanuele Filiberto di Savoia. Poverino, si prepara al festival di Sanremo: figurarsi se s’aspettava un revival risorgimentale.


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Indietro Savoia.
Gaeta urla vendetta, anzi dichiara guerra agli ex sovrani. Il Comune laziale ha dato mandato ai legali di chiedere alla casata piemontese un maxi-risarcimento per i danni provocati nello storico assedio al fortino borbonico datato 1860-61. La cifra è da record: 220 milioni di euro. L’avvocato Pasquale Troncone patrocinerà gratuitamente la causa mentre al Comune in provincia di Latina spetteranno solo le spese di registrazione della pratica. Nel dicembre del 2008 il Consiglio comunale aveva votato l’avvio del contenzioso. L'assedio di Gaeta, condotto dalle truppe dell’esercito sabaudo guidate dal generale Cialdini, rappresentò l’ultimo baluardo del Regno delle Due Sicilie dopo l’incontro di Teano, e portò alla proclamazione del Regno d’Italia.
Il sindaco del Pd Antonio Raimondi, un secolo e mezzo dopo, ha intenzioni bellicose: «La nostra richiesta mi sembra il modo migliore per dare il via alle celebrazioni del 150º anniversario dell’Unità d’Italia. Il popolo di Gaeta - insiste il «generale» Raimondi - non vuole dimenticare l’assedio più crudele della sua storia, che l’ha quasi completamente distrutta». Il desiderio di rivalsa di Gaeta, sostiene, affonda nel passato: «Già il principe di Carignano, in una missiva del 1861, dichiarava che la richiesta di un milione e 47mila lire di danni era più che giustificata. Il Comune ha voluto questi soldi fino al 1923. Oggi vogliamo rialzare la testa e rinverdire la nostra gloriosa storia che risale al 1123», taglia corto orgogliosamente il primo cittadino, che rilancia: «Il 13 febbraio deve essere dichiarato il giorno della Memoria dell’Italia del Sud». E infine: «Sappiamo che qualcuno metterà in dubbio la validità di questa iniziativa: ma se si vogliono conservare titoli nobiliari per farsi chiamare “principe”, è quantomeno doveroso assumersi anche gli oneri che tale titolo, di nessuna importanza in Italia, comporta». Cannonata all’erede sabaudo Emanuele Filiberto di Savoia. Poverino, si prepara al festival di Sanremo: figurarsi se s’aspettava un revival risorgimentale.


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