lunedì 17 agosto 2009

La “Questione Meridionale”



Di Bernardo Aiello

L’estate 2009 sarà forse ricordata per una anomalia: i giornali, a corto di notizie come ogni estate, non si sono dedicati come d’uso alle presunte apparizioni di UFO, bensì alla “Questione Meridionale”.

Due gli spunti principali, e precisamente: l’acclarato differenziale dei prezzi fra il Sud ed il resto del Paese e la maggior incidenza di bei voti alla maturità, sempre nel Meridione, pur a fronte di una generale minore qualità degli studi scolastici.


Il primo problema è stato immediatamente cavalcato dalla Lega: se i prezzi al Sud sono inferiori, e di tanto, i salari al Nord devono essere superiori nella stessa misura. Ma vi è anche un terzo spunto, più prettamente politico: la rivolta di importanti porzioni della classe politica meridionale appartenente alla maggioranza, contro lo stesso Governo, reo di mancata attenzione, soprattutto economica, alla “Questione Meridionale”. Questo ha causato un vero e proprio mal di pancia all’attuale premier, sino a spingerlo addirittura alla tragica ipotesi di una riedizione dell’Intervento Straordinario per il Mezzogiorno, sia pure riveduta e corretta.

Comunque sia di ciò, il tema della “Questione Meridionale” è al centro dell’attenzione ed è possibile al vostro reporter approfittarne per rendere testimonianza di taluni suoi aspetti.

Innanzitutto non sono i prezzi a consentire di valutare la qualità della vita, ma altri indicatori, solitamente utilizzati dagli Istituti di Statistica; e le loro comparazioni ci dicono l’opposto di quanto è sembrato opportuno sostenere alla Lega, in quanto la qualità della vita misurata nel Meridione è di gran lunga inferiore a quella misurata nel Settentrione. Questo deriva dal fatto che sono ben diversi i livelli e la qualità dei consumi; e ciò malgrado i fattori climatici siano tutti a favore del Sud, in particolare per due voci non marginali, quali il riscaldamento degli edifici e l’abbigliamento (è semplicemente incredibile quanto si spenda meno nel Sud per queste due voci). Dove vanno ricercate, dunque, le ragioni del differenziale interno di qualità della vita? Nel diverso funzionamento delle Istituzioni, ossia dello Stato (e questo da tutti i punti di vista, ivi compresa la diversa incidenza del cosiddetto “sommerso”).

Lo Stato, nel Meridione, è sinonimo di servizi pubblici malamente resi: può anche costare meno il biglietto dell’autobus, ma se l’autobus non è affidabile e devi sempre usare l’automobile per arrivare in orario in ufficio, il confronto del prezzo del biglietto è inutile. Purtroppo questo ragionamento và esteso a tanti servizi pubblici, anche essenziali; soprattutto nella sanità, nell’assistenza sociale in generale, etc.. Ed anche all’assistenza pensionistica: due pensioni possono essere pure uguali dal punto di vista della loro calcolazione, ma se hai lavorato sempre in nero, ti tocca la pensione minima sociale.

Inoltre lo Stato, nel Meridione, è sinonimo di due fenomeni connessi e paralleli, quali la corruzione ed il clientelismo, che colpiscono gravemente sia l’economia sia la politica, inibendo il corretto funzionamento di entrambe. E’ vano negare che ancor oggi, nel Meridione, non è pensabile svolgere una qualsiasi attività economica senza ricorrere a quelle che l’allora Pubblico Ministero Antonio Di Pietro chiamò con orribile neologismo dazioni illecite di denaro; e che sono del tutto trascurabili i voti decisi nel segreto dell’urna senza far riferimento a logiche clientelari. Sugli stretti legami fra i due fenomeni vi sarebbe molto da scrivere: sono i politici a gestire le assunzioni e le carriere dei pubblici funzionari e non vi è confine alcuno fra corruzione e clientelismo.
Lo Stato, stando così le cose, non può essere una soluzione del problema detto della “Questione Meridionale” perché esso è il problema.


E le gabbie salariali, l’Agenzia per il Mezzogiorno, la Banca del Mezzogiorno, e quant’altro è stato detto e pensato sull’argomento, ebbene essi costituiscono un agglomerato di cose assolutamente ininfluenti ai fini della soluzione della “Questione Meridionale”; la quale può essere utilmente affrontata solamente in un altro modo, ossia facendo funzionare le Istituzioni.

Purtroppo un processo virtuoso di questo tipo è di difficile innesco a causa delle forze che ad esso, palesemente ed ancor più celatamente, si oppongono. Solamente un robusto ricambio generazionale potrebbe consentirlo. Ma rassegnarsi ad una esistenza priva di dignità è impossibile.


Fonte:Agoravox
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Di Bernardo Aiello

L’estate 2009 sarà forse ricordata per una anomalia: i giornali, a corto di notizie come ogni estate, non si sono dedicati come d’uso alle presunte apparizioni di UFO, bensì alla “Questione Meridionale”.

Due gli spunti principali, e precisamente: l’acclarato differenziale dei prezzi fra il Sud ed il resto del Paese e la maggior incidenza di bei voti alla maturità, sempre nel Meridione, pur a fronte di una generale minore qualità degli studi scolastici.


Il primo problema è stato immediatamente cavalcato dalla Lega: se i prezzi al Sud sono inferiori, e di tanto, i salari al Nord devono essere superiori nella stessa misura. Ma vi è anche un terzo spunto, più prettamente politico: la rivolta di importanti porzioni della classe politica meridionale appartenente alla maggioranza, contro lo stesso Governo, reo di mancata attenzione, soprattutto economica, alla “Questione Meridionale”. Questo ha causato un vero e proprio mal di pancia all’attuale premier, sino a spingerlo addirittura alla tragica ipotesi di una riedizione dell’Intervento Straordinario per il Mezzogiorno, sia pure riveduta e corretta.

Comunque sia di ciò, il tema della “Questione Meridionale” è al centro dell’attenzione ed è possibile al vostro reporter approfittarne per rendere testimonianza di taluni suoi aspetti.

Innanzitutto non sono i prezzi a consentire di valutare la qualità della vita, ma altri indicatori, solitamente utilizzati dagli Istituti di Statistica; e le loro comparazioni ci dicono l’opposto di quanto è sembrato opportuno sostenere alla Lega, in quanto la qualità della vita misurata nel Meridione è di gran lunga inferiore a quella misurata nel Settentrione. Questo deriva dal fatto che sono ben diversi i livelli e la qualità dei consumi; e ciò malgrado i fattori climatici siano tutti a favore del Sud, in particolare per due voci non marginali, quali il riscaldamento degli edifici e l’abbigliamento (è semplicemente incredibile quanto si spenda meno nel Sud per queste due voci). Dove vanno ricercate, dunque, le ragioni del differenziale interno di qualità della vita? Nel diverso funzionamento delle Istituzioni, ossia dello Stato (e questo da tutti i punti di vista, ivi compresa la diversa incidenza del cosiddetto “sommerso”).

Lo Stato, nel Meridione, è sinonimo di servizi pubblici malamente resi: può anche costare meno il biglietto dell’autobus, ma se l’autobus non è affidabile e devi sempre usare l’automobile per arrivare in orario in ufficio, il confronto del prezzo del biglietto è inutile. Purtroppo questo ragionamento và esteso a tanti servizi pubblici, anche essenziali; soprattutto nella sanità, nell’assistenza sociale in generale, etc.. Ed anche all’assistenza pensionistica: due pensioni possono essere pure uguali dal punto di vista della loro calcolazione, ma se hai lavorato sempre in nero, ti tocca la pensione minima sociale.

Inoltre lo Stato, nel Meridione, è sinonimo di due fenomeni connessi e paralleli, quali la corruzione ed il clientelismo, che colpiscono gravemente sia l’economia sia la politica, inibendo il corretto funzionamento di entrambe. E’ vano negare che ancor oggi, nel Meridione, non è pensabile svolgere una qualsiasi attività economica senza ricorrere a quelle che l’allora Pubblico Ministero Antonio Di Pietro chiamò con orribile neologismo dazioni illecite di denaro; e che sono del tutto trascurabili i voti decisi nel segreto dell’urna senza far riferimento a logiche clientelari. Sugli stretti legami fra i due fenomeni vi sarebbe molto da scrivere: sono i politici a gestire le assunzioni e le carriere dei pubblici funzionari e non vi è confine alcuno fra corruzione e clientelismo.
Lo Stato, stando così le cose, non può essere una soluzione del problema detto della “Questione Meridionale” perché esso è il problema.


E le gabbie salariali, l’Agenzia per il Mezzogiorno, la Banca del Mezzogiorno, e quant’altro è stato detto e pensato sull’argomento, ebbene essi costituiscono un agglomerato di cose assolutamente ininfluenti ai fini della soluzione della “Questione Meridionale”; la quale può essere utilmente affrontata solamente in un altro modo, ossia facendo funzionare le Istituzioni.

Purtroppo un processo virtuoso di questo tipo è di difficile innesco a causa delle forze che ad esso, palesemente ed ancor più celatamente, si oppongono. Solamente un robusto ricambio generazionale potrebbe consentirlo. Ma rassegnarsi ad una esistenza priva di dignità è impossibile.


Fonte:Agoravox

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