di Alessandro D'Amato
Mentre i manager vanno ad aiutare a scaricare i bagagli, il solito disastro organizzativo estivo lascia in attesa all’aereporto i passeggeri e provoca le proteste degli organismi internazionali. Ma nessuno se ne accorge: “Ali-caos” è passato di moda, i giornali non ne parlano più
Quando si dice le risorse umane. Oggi e domani manager e collaboratori di Alitalia aiuteranno il personale di terra a Roma Fiumicino a scaricare i bagagli in un week-end a rischio ingorgo nei diversi servizi presso lo scalo romano, dai check in ai varchi per l’imbarco e la sicurezza, dalle biglietterie all’assistenza clienti. Un’iniziativa estiva voluta personalmente dall’amministratore delegato, Rocco Sabelli, per cementare il clima tra il personale che proviene da due diverse aziende (la vecchia Alitalia e Air One). Lo stesso Sabelli si è recato in aeroporto, ed ha passato alcune ore con i colleghi al lavoro, il primo fine settimana di agosto. Ma soprattutto per fronteggiare l’ennesima emergenza che si preannuncia sul fronte aeroportuale.
Gli altri anni “Ali-caos” era quasi un must: i titoli dei giornali sui disservizi di Alitalia nel periodo estivo erano un appuntamento fisso, quasi come le ricorrenze del calendario. Eppure, nonostante i licenziamenti, le seimila persone in cassa integrazione – di cui 858 tra piloti e comandanti 1556 assistenti di volo e 3049 personale di terra – la Cai dei nuovi capitani coraggiosi benedetta dal governo non sembra ancora riuscita a trovare un’organizzazione funzionante e profittevole. Nel mese di luglio, tradizionalmente critico per i vettori, a Fiumicino la percentuale dei voli Alitalia in partenza puntuali, o con un ritardo inferiore ai 15 minuti, è andata in picchiata, toccando il 44%; solamente un anno fa, con la vecchia gestione e tutti i problemi finanziari dell’azienda, gli arrivi in orario erano il 55%. E nemmeno il paragone con la concorrenza aiuta: in giugno la puntualità generale di Fiumicino (tutti i vettori) è stata del 59,9%, e ad abbassare la media ha contribuito anche via della Magliana, 50,5%. Sempre nello scalo romano, ad agosto la puntualità della compagnia nazionale, secondo rilevazioni ancora informali, è scesa al 46,5%. Le altre compagnie evidenziano su Fiumicino tassi di puntualità tra il 65% e il 70%. In più, ci sono gli annosi problemi – mai risolti – nei servizi aeroportuali: a luglio per i voli Alitalia/AirOne le autorità aeronautiche hanno rilevato il mancato rispetto degli standard fissati dalla Carta dei servizi per oltre il 40% dei voli in arrivo e ad agosto il dato peggiora intorno al 50%. Secondo gli standard internazionali, il 90% dei bagagli dovrebbe poter essere ritirato entro 32 minuti dall’atterraggio dei voli nazionali ed entro 42 minuti per gli internazionali. Tra il luglio 2008 e il luglio 2009 la percentuale di Alitalia per i bagagli consegnati entro questo lasso di tempo è scesa dal 67 al 51%.
La compagnia si difende ricordando che la puntualità generale del vettore (cioè quella misurata su tutti gli scali) è al 73%, ma c’è anche da ricordare che ha ridotto di quasi un quarto l’ammontare totale dei voli rispetto alle “vecchie” Alitalia ed air One. E ha cercato anche di addossare a Fiumicino la colpa dei ritardi nei voli, prendendosi la piccata replica del direttore generale di Aeroporti di Roma, Franco Giudice “Se i dati di Eurocontrol bocciano Fiumicino in quanto scalo più ritardatario d’Europa la colpa e’ tutta di Alitalia. Il problema numero uno resta la finora incompiuta integrazione fra l’ex compagnia di bandiera ed Air One” afferma Giudice, “e l ritardo nei voli, inoltre rallenta tutta l’operazione di transito e riconsegna dei bagagli. I ritardi di Alitalia congestionano il sistema”. Mauro Rossi,segretario nazionale Filt Cgil, sembra quasi rassegnato e preannuncia un settembre caldo: “Inutile nasconderci che in Alitalia le cose non procedono bene. I risultati economici di cui si parla in azienda sono molto negativi, come del resto i valori della puntualità e della qualità del servizio. E, dal nostro punto di vista, anche le relazioni sindacali non migliorano, anzi: sono deficitarie. Continuando di questo passo la ripresa si annuncia difficile e settembre rischia di essere conflittuale per tutte le categorie dei lavoratori Alitalia”.
Anche Claudio Genovesi della Fit Cisl la pensa pressappoco così: “Il sindacato negli anni difficili ha avuto un grande senso di responsabilità, ma a settembre saremo critici su tutti i nodi irrisolti dell’azienda”. Ad esempio quali? “Ci sono delle difficoltà oggettive dovute alla start up di una nuova azienda, e vanno capite. Ma vi è anche una serie di carenze organizzative e nei presidi della procedura produttiva: chi dovrebbe operare il coordinamento (la direzione operativa), semplicemente, non è all’altezza. Un problema strutturale, comparso all’epoca di Cimoli, che persiste ancora oggi. Ci vorrebbe discontinuità”. Ma la nuova gestione non doveva risolvere questi problemi? “La Cai a mio parere non ha ancora deciso cosa vuole fare da grande: non è ancora chiaro quale dev’essere la posizione sul mercato della compagnia, prima si vuole fare la low cost e poi si torna indietro; prima si punta tutto su Roma e poi si pensa a incentivare Milano. L’azienda deve capire dove vuole investire, una volta per tutte”. E come mai secondo lei c’è un generale silenzio dei media sulla situazione odierna? “Eh, questo dovrebbe chiederlo ai suoi colleghi giornalisti, non a me”. E pure Fabio Berti dell’Anpac è sul piede di guerra: “Quello che sta avvenendo deve far riflettere perché è la dimostrazione che non erano certo i privilegi dei piloti la causa dei problemi dell’azienda, visto che questi non ci sono più ma i disagi non sono mancati. Le sofferenze di Alitalia vengono da molto lontano: la totale mancanza di una politica del trasporto aereo, l’”aiuto” alla concorrenza (Air One) sempre in primo piano: una volta cedute grandi fette di mercato, è difficile riportarle all’ovile”. Ma questi problemi si potrebbero risolvere? “Oggi come oggi il sistema non è strutturato per funzionare anche con il massimo picco di passeggeri: per questo le inefficienze dell’azienda si vedono così chiaramente. Ma il problema è a monte: se continuiamo a pensare che il trasporto aereo possa essere privo di regolamentazione a livello di competitor, le sofferenze saranno sempre maggiori. E mi faccia dire una cosa”. Prego. “Gli 850 piloti messi in cassa integrazione sarebbero potuti servire in questo agosto. Noi come Anpac avevamo proposto la rotazione dei lavoratori anche per dare all’azienda l’opportunità di sfruttare la flessibilità. Ci è stato risposto di no, e questi sono i risultati”.
Intanto i bilanci soffrono: nei primi sei mesi di vita Alitalia ha bruciato 273 milioni, oltre un quarto del capitale, quel miliardo, che gli azionisti si sono impegnati a garantire. I risultati del primo semestre che evidenziano oltre a una perdita operativa di 273 milioni (con uno scostamento del 6% rispetto alle previsioni di budget) ricavi per 1,276 miliardi, 10 milioni di passeggeri e un coefficiente medio di riempimento (load factor) del 59%, al di sotto del 72%, la media delle compagnie europee e del Piano Fenice. La posizione finanziaria netta è di 770 milioni, la cassa scende a 370 milioni, mentre la disponibilità liquida è di 490 milioni. Una situazione sempre più difficile, che fa ben comprendere le continue voci che si susseguono su soci pronti ad abbandonare la barca prima che affondi oppure che stanno lì a contare i giorni che li separano dalla vendita del pacchetto azionario ad Air France. Peccato che nessuno ne parli più, a Palazzo.
Fonte:Giornalettismo
Mentre i manager vanno ad aiutare a scaricare i bagagli, il solito disastro organizzativo estivo lascia in attesa all’aereporto i passeggeri e provoca le proteste degli organismi internazionali. Ma nessuno se ne accorge: “Ali-caos” è passato di moda, i giornali non ne parlano più
Quando si dice le risorse umane. Oggi e domani manager e collaboratori di Alitalia aiuteranno il personale di terra a Roma Fiumicino a scaricare i bagagli in un week-end a rischio ingorgo nei diversi servizi presso lo scalo romano, dai check in ai varchi per l’imbarco e la sicurezza, dalle biglietterie all’assistenza clienti. Un’iniziativa estiva voluta personalmente dall’amministratore delegato, Rocco Sabelli, per cementare il clima tra il personale che proviene da due diverse aziende (la vecchia Alitalia e Air One). Lo stesso Sabelli si è recato in aeroporto, ed ha passato alcune ore con i colleghi al lavoro, il primo fine settimana di agosto. Ma soprattutto per fronteggiare l’ennesima emergenza che si preannuncia sul fronte aeroportuale.
Gli altri anni “Ali-caos” era quasi un must: i titoli dei giornali sui disservizi di Alitalia nel periodo estivo erano un appuntamento fisso, quasi come le ricorrenze del calendario. Eppure, nonostante i licenziamenti, le seimila persone in cassa integrazione – di cui 858 tra piloti e comandanti 1556 assistenti di volo e 3049 personale di terra – la Cai dei nuovi capitani coraggiosi benedetta dal governo non sembra ancora riuscita a trovare un’organizzazione funzionante e profittevole. Nel mese di luglio, tradizionalmente critico per i vettori, a Fiumicino la percentuale dei voli Alitalia in partenza puntuali, o con un ritardo inferiore ai 15 minuti, è andata in picchiata, toccando il 44%; solamente un anno fa, con la vecchia gestione e tutti i problemi finanziari dell’azienda, gli arrivi in orario erano il 55%. E nemmeno il paragone con la concorrenza aiuta: in giugno la puntualità generale di Fiumicino (tutti i vettori) è stata del 59,9%, e ad abbassare la media ha contribuito anche via della Magliana, 50,5%. Sempre nello scalo romano, ad agosto la puntualità della compagnia nazionale, secondo rilevazioni ancora informali, è scesa al 46,5%. Le altre compagnie evidenziano su Fiumicino tassi di puntualità tra il 65% e il 70%. In più, ci sono gli annosi problemi – mai risolti – nei servizi aeroportuali: a luglio per i voli Alitalia/AirOne le autorità aeronautiche hanno rilevato il mancato rispetto degli standard fissati dalla Carta dei servizi per oltre il 40% dei voli in arrivo e ad agosto il dato peggiora intorno al 50%. Secondo gli standard internazionali, il 90% dei bagagli dovrebbe poter essere ritirato entro 32 minuti dall’atterraggio dei voli nazionali ed entro 42 minuti per gli internazionali. Tra il luglio 2008 e il luglio 2009 la percentuale di Alitalia per i bagagli consegnati entro questo lasso di tempo è scesa dal 67 al 51%.
La compagnia si difende ricordando che la puntualità generale del vettore (cioè quella misurata su tutti gli scali) è al 73%, ma c’è anche da ricordare che ha ridotto di quasi un quarto l’ammontare totale dei voli rispetto alle “vecchie” Alitalia ed air One. E ha cercato anche di addossare a Fiumicino la colpa dei ritardi nei voli, prendendosi la piccata replica del direttore generale di Aeroporti di Roma, Franco Giudice “Se i dati di Eurocontrol bocciano Fiumicino in quanto scalo più ritardatario d’Europa la colpa e’ tutta di Alitalia. Il problema numero uno resta la finora incompiuta integrazione fra l’ex compagnia di bandiera ed Air One” afferma Giudice, “e l ritardo nei voli, inoltre rallenta tutta l’operazione di transito e riconsegna dei bagagli. I ritardi di Alitalia congestionano il sistema”. Mauro Rossi,segretario nazionale Filt Cgil, sembra quasi rassegnato e preannuncia un settembre caldo: “Inutile nasconderci che in Alitalia le cose non procedono bene. I risultati economici di cui si parla in azienda sono molto negativi, come del resto i valori della puntualità e della qualità del servizio. E, dal nostro punto di vista, anche le relazioni sindacali non migliorano, anzi: sono deficitarie. Continuando di questo passo la ripresa si annuncia difficile e settembre rischia di essere conflittuale per tutte le categorie dei lavoratori Alitalia”.
Anche Claudio Genovesi della Fit Cisl la pensa pressappoco così: “Il sindacato negli anni difficili ha avuto un grande senso di responsabilità, ma a settembre saremo critici su tutti i nodi irrisolti dell’azienda”. Ad esempio quali? “Ci sono delle difficoltà oggettive dovute alla start up di una nuova azienda, e vanno capite. Ma vi è anche una serie di carenze organizzative e nei presidi della procedura produttiva: chi dovrebbe operare il coordinamento (la direzione operativa), semplicemente, non è all’altezza. Un problema strutturale, comparso all’epoca di Cimoli, che persiste ancora oggi. Ci vorrebbe discontinuità”. Ma la nuova gestione non doveva risolvere questi problemi? “La Cai a mio parere non ha ancora deciso cosa vuole fare da grande: non è ancora chiaro quale dev’essere la posizione sul mercato della compagnia, prima si vuole fare la low cost e poi si torna indietro; prima si punta tutto su Roma e poi si pensa a incentivare Milano. L’azienda deve capire dove vuole investire, una volta per tutte”. E come mai secondo lei c’è un generale silenzio dei media sulla situazione odierna? “Eh, questo dovrebbe chiederlo ai suoi colleghi giornalisti, non a me”. E pure Fabio Berti dell’Anpac è sul piede di guerra: “Quello che sta avvenendo deve far riflettere perché è la dimostrazione che non erano certo i privilegi dei piloti la causa dei problemi dell’azienda, visto che questi non ci sono più ma i disagi non sono mancati. Le sofferenze di Alitalia vengono da molto lontano: la totale mancanza di una politica del trasporto aereo, l’”aiuto” alla concorrenza (Air One) sempre in primo piano: una volta cedute grandi fette di mercato, è difficile riportarle all’ovile”. Ma questi problemi si potrebbero risolvere? “Oggi come oggi il sistema non è strutturato per funzionare anche con il massimo picco di passeggeri: per questo le inefficienze dell’azienda si vedono così chiaramente. Ma il problema è a monte: se continuiamo a pensare che il trasporto aereo possa essere privo di regolamentazione a livello di competitor, le sofferenze saranno sempre maggiori. E mi faccia dire una cosa”. Prego. “Gli 850 piloti messi in cassa integrazione sarebbero potuti servire in questo agosto. Noi come Anpac avevamo proposto la rotazione dei lavoratori anche per dare all’azienda l’opportunità di sfruttare la flessibilità. Ci è stato risposto di no, e questi sono i risultati”.
Intanto i bilanci soffrono: nei primi sei mesi di vita Alitalia ha bruciato 273 milioni, oltre un quarto del capitale, quel miliardo, che gli azionisti si sono impegnati a garantire. I risultati del primo semestre che evidenziano oltre a una perdita operativa di 273 milioni (con uno scostamento del 6% rispetto alle previsioni di budget) ricavi per 1,276 miliardi, 10 milioni di passeggeri e un coefficiente medio di riempimento (load factor) del 59%, al di sotto del 72%, la media delle compagnie europee e del Piano Fenice. La posizione finanziaria netta è di 770 milioni, la cassa scende a 370 milioni, mentre la disponibilità liquida è di 490 milioni. Una situazione sempre più difficile, che fa ben comprendere le continue voci che si susseguono su soci pronti ad abbandonare la barca prima che affondi oppure che stanno lì a contare i giorni che li separano dalla vendita del pacchetto azionario ad Air France. Peccato che nessuno ne parli più, a Palazzo.
Fonte:Giornalettismo
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