martedì 2 giugno 2009

Una grande industria italiana



Di Francesco Defferrari


C'è un grande settore industriale italiano che non viene granchè pubblicizzato eppure esporta i suoi prodotti in tutto il mondo: l'industria delle armi. L'Italia è infatti uno dei maggiori produttori ed esportatori di armi a livello mondiale, anche se media e politica cercano di far passare in secondo piano questo glorioso primato.
Anche perché l'articolo 11 della Costituzione dice che "l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali". Ma più che una dichiarazione di principio si tratta di un iperbole. Diciamo che l'Italia ripudia la guerra a meno che non ci sia la possibilità di guadagnarci un sacco di soldi.
Nel 2008 l'esportazione di armi ha avuto un incremento del 28% rispetto al 2007 e la legge 185 del 1990 che prevede il divieto di vendere armi a paesi in guerra e la graduale riconversione delle industrie militari nel civile è ampiamente disattesa. Fu emanata quando l'opinione pubblica iniziò ad accorgersi che l'Italia vendeva al mondo le armi per fare le cose più edificanti. Mine antiuomo per ammazzare donne e bambini. Le bombe chimiche con cui Saddam si divertiva a sterminare i curdi. Passato il rumore, dimenticata la legge.
Che già era stata modificata nel 2003 per rendere la vita più facile ai produttori di armi.

Le banche italiane naturalmente partecipano alla torta. Nomina un crimine a caso e troverai sempre qualche banca implicata.
La produzione italiana di mine è stata vietata nel 1994 (ma non temete, ce ne sono ancora tantissime sepolte qua e là in Africa e in Asia pronte a mutilare qualcuno) ma il genio italico si è subito gettato nella produzione di cluster bomb, bombe a grappolo. Cioè bombe gettate dagli aerei che lasciano cadere tante piccole bombe che si disperdono nel territorio.
Per colpire combattenti nemici? No, sempre donne e bambini.
Quindi quando sentite parlare di qualche guerra in un posto lontano nel mondo, come ora in Pakistan, sappiate che c'è un bel pò di Made in Italy all'opera.


Italia, record nell'export di armi, da Unimondo
Campagna contro le banche armate italiane che partecipano al commercio di armi
Campagna italiana contro le mine
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Di Francesco Defferrari


C'è un grande settore industriale italiano che non viene granchè pubblicizzato eppure esporta i suoi prodotti in tutto il mondo: l'industria delle armi. L'Italia è infatti uno dei maggiori produttori ed esportatori di armi a livello mondiale, anche se media e politica cercano di far passare in secondo piano questo glorioso primato.
Anche perché l'articolo 11 della Costituzione dice che "l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali". Ma più che una dichiarazione di principio si tratta di un iperbole. Diciamo che l'Italia ripudia la guerra a meno che non ci sia la possibilità di guadagnarci un sacco di soldi.
Nel 2008 l'esportazione di armi ha avuto un incremento del 28% rispetto al 2007 e la legge 185 del 1990 che prevede il divieto di vendere armi a paesi in guerra e la graduale riconversione delle industrie militari nel civile è ampiamente disattesa. Fu emanata quando l'opinione pubblica iniziò ad accorgersi che l'Italia vendeva al mondo le armi per fare le cose più edificanti. Mine antiuomo per ammazzare donne e bambini. Le bombe chimiche con cui Saddam si divertiva a sterminare i curdi. Passato il rumore, dimenticata la legge.
Che già era stata modificata nel 2003 per rendere la vita più facile ai produttori di armi.

Le banche italiane naturalmente partecipano alla torta. Nomina un crimine a caso e troverai sempre qualche banca implicata.
La produzione italiana di mine è stata vietata nel 1994 (ma non temete, ce ne sono ancora tantissime sepolte qua e là in Africa e in Asia pronte a mutilare qualcuno) ma il genio italico si è subito gettato nella produzione di cluster bomb, bombe a grappolo. Cioè bombe gettate dagli aerei che lasciano cadere tante piccole bombe che si disperdono nel territorio.
Per colpire combattenti nemici? No, sempre donne e bambini.
Quindi quando sentite parlare di qualche guerra in un posto lontano nel mondo, come ora in Pakistan, sappiate che c'è un bel pò di Made in Italy all'opera.


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