venerdì 27 febbraio 2009

L'Italia ripiomba nel tunnel del nucleare. La Francia fa affari e vende a Berlusconi il pacchetto nucleare antiquato e costoso


Ennesimo contraccolpo per il futuro energetico pulito dell’Italia, dopo il vertice italo-francese di oggi. Questa mattina, infatti, Berlusconi e Sarkozy hanno firmato un accordo che prevede la realizzazione di almeno quattro centrali nucleari di terza generazione (la prima operativa – dicono - nel 2020) nel territorio italiano, gettando le basi per “un’ampia collaborazione” tra i due Paesi in tutti i settori della filiera – dalla ricerca allo stoccaggio delle scorie -.

Definitosi soddisfatto per il “risultato concreto” ottenuto e per la disponibilità francese a facilitare l’Italia con il proprio “know how” (dietro cui si cela - ovviamente - l’interesse di Sarkozy a trovare un nuovo mercato per la sua industria nucleare in difficoltà, a causa della mancanza di ordini sufficienti a livello mondiale), il premier, ancora una volta, intende passare sopra non solo al referendum con cui gli italiani dissero di no al nucleare nell’87 (un plebiscito di voti, oltre l'80%), ma anche alla legge (a sua volta cuscinetto tra il verdetto del referendum e la volontà del Governo) che prevede la creazione di un’Agenzia per la Sicurezza Nucleare, attualmente ancora in discussione al Senato. Ma soprattutto, il capo del governo, insieme alla sua maggioranza, sembrano continuare ad ignorare la natura oggettivamente costosa dell’energia ottenuta per fissione (in termini di investimento economico, il cui esempio è la vicenda dell'EPR in Finlandia - ufficialmente in ritardo di 3 anni sui tempi di costruzione e costato almeno 2 miliardi di Euro in più di quanto preventivato – ma anche considerando lo smantellamento e la messa in sicurezza degli impianti, senza fermarsi alla sola fase iniziale), la pericolosità dell’ancora irrisolto problema delle scorie radioattive (l’Italia non è stata ancora capace di trovare un deposito per i rifiuti atomici del passato), la disponibilità limitata (non più di 50 anni) di uranio e, non ad ultimo, la – costosa - necessità di sicurezza degli impianti da possibili incidenti e da attacchi “terroristici”.

L’accordo, infine, sembra non tenere minimamente conto della tendenza mondiale (da Obama a gran parte dell’Europa) e degli studi internazionali riguardo al nucleare: considerato un passo indietro, una tecnologia obsoleta che non guarda al futuro e alla necessità di porre immediatamente (e quindi non con i decennali tempi richiesti dal nucleare) rimedio al riscaldamento globale, assicurando un futuro senza scorie e con una tecnologia non antiquata ma orientata alla sostenibilità e alla riduzione dei consumi. Ovvero alle fonti rinnovabili e ad una maggiore educazione al risparmio energetico (a cui il nucleare, apparentemente facile e abbondante, oppone la cultura del consumo e dell’insaziabile richiesta di energia).

Nel giorno in cui Italia e Francia firmano un accordo “storico” di assoluta regressione, mentale e tecnologica, nei confronti del futuro del nostro pianeta, su The Indipendent esce un’inchiesta che, forse, il premier e il capo dello stato francese, dovrebbero leggere con attenzione. Qui di sotto, tratto da ansa ambiente:

“Le centrali nucleari di nuova generazione - che la Gran Bretagna sta progettando di costruire e che sono già in fase di realizzazione in Francia e in Finlandia - sono più pericolose, in caso di incidente, di quelle vecchie che andrebbero a sostituire. A rivelarlo è un'inchiesta del quotidiano britannico 'The Independent', che ha ottenuto una serie di documenti interni all'industria del nucleare dai quali emerge che, sebbene i nuovi European Pressurised Reactors (Epr) siano meno esposti al rischio di guasti, nel caso si verificasse un incidente la fuoriuscita di radiazioni sarebbe molto maggiore e potrebbe fare anche il doppio delle vittime. Un rapporto redatto dalla società francese Edf rivela che l'emissione di isotopi radioattivi di bromo, rubidio, iodio e cesio sarebbe quattro volte maggiore rispetto alla fuoriuscita che si verificherebbe in un reattore tradizionale.

Un altro studio della società di smaltimento di scorie radioattive Posiva Oy sostiene invece che l'emissione dell'isotopo iodio 129 sarebbe addirittura sette volte maggiore.

Un terzo dossier, redatto dalla Swiss National Co-operative for the Disposal of Radioactive Waste conclude invece che la fuoriuscita di cesio 135 e cesio 137 sarebbe maggiore di 11 volte. A rendere i nuovi Epr più pericolosi in caso di incidente, spiega il giornale, è il fatto che sono stati progettati per bruciare il combustibile nucleare ad una velocità doppia rispetto a quelli attuali, modificando la natura stessa del carburante. Oltre alla Finlandia e alla Francia, dove due reattori di nuova generazione saranno realizzati in Normandia, ad essere interessate alla costruzione degli Epr sono la Gran Bretagna, dove quattro reattori verrebbero realizzati dalla Edf in Somerset e nel Suffolk e l'India, che ne vorrebbe costruire sei.”

Energia pulita e sicura? Certamente quella ottenuta da fonti rinnovabili, sostenibili anche per le generazioni future. Sempre meno, a quanto pare, l’energia “usa e getta” del nucleare.

Fonte:
Fare Verde
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Ennesimo contraccolpo per il futuro energetico pulito dell’Italia, dopo il vertice italo-francese di oggi. Questa mattina, infatti, Berlusconi e Sarkozy hanno firmato un accordo che prevede la realizzazione di almeno quattro centrali nucleari di terza generazione (la prima operativa – dicono - nel 2020) nel territorio italiano, gettando le basi per “un’ampia collaborazione” tra i due Paesi in tutti i settori della filiera – dalla ricerca allo stoccaggio delle scorie -.

Definitosi soddisfatto per il “risultato concreto” ottenuto e per la disponibilità francese a facilitare l’Italia con il proprio “know how” (dietro cui si cela - ovviamente - l’interesse di Sarkozy a trovare un nuovo mercato per la sua industria nucleare in difficoltà, a causa della mancanza di ordini sufficienti a livello mondiale), il premier, ancora una volta, intende passare sopra non solo al referendum con cui gli italiani dissero di no al nucleare nell’87 (un plebiscito di voti, oltre l'80%), ma anche alla legge (a sua volta cuscinetto tra il verdetto del referendum e la volontà del Governo) che prevede la creazione di un’Agenzia per la Sicurezza Nucleare, attualmente ancora in discussione al Senato. Ma soprattutto, il capo del governo, insieme alla sua maggioranza, sembrano continuare ad ignorare la natura oggettivamente costosa dell’energia ottenuta per fissione (in termini di investimento economico, il cui esempio è la vicenda dell'EPR in Finlandia - ufficialmente in ritardo di 3 anni sui tempi di costruzione e costato almeno 2 miliardi di Euro in più di quanto preventivato – ma anche considerando lo smantellamento e la messa in sicurezza degli impianti, senza fermarsi alla sola fase iniziale), la pericolosità dell’ancora irrisolto problema delle scorie radioattive (l’Italia non è stata ancora capace di trovare un deposito per i rifiuti atomici del passato), la disponibilità limitata (non più di 50 anni) di uranio e, non ad ultimo, la – costosa - necessità di sicurezza degli impianti da possibili incidenti e da attacchi “terroristici”.

L’accordo, infine, sembra non tenere minimamente conto della tendenza mondiale (da Obama a gran parte dell’Europa) e degli studi internazionali riguardo al nucleare: considerato un passo indietro, una tecnologia obsoleta che non guarda al futuro e alla necessità di porre immediatamente (e quindi non con i decennali tempi richiesti dal nucleare) rimedio al riscaldamento globale, assicurando un futuro senza scorie e con una tecnologia non antiquata ma orientata alla sostenibilità e alla riduzione dei consumi. Ovvero alle fonti rinnovabili e ad una maggiore educazione al risparmio energetico (a cui il nucleare, apparentemente facile e abbondante, oppone la cultura del consumo e dell’insaziabile richiesta di energia).

Nel giorno in cui Italia e Francia firmano un accordo “storico” di assoluta regressione, mentale e tecnologica, nei confronti del futuro del nostro pianeta, su The Indipendent esce un’inchiesta che, forse, il premier e il capo dello stato francese, dovrebbero leggere con attenzione. Qui di sotto, tratto da ansa ambiente:

“Le centrali nucleari di nuova generazione - che la Gran Bretagna sta progettando di costruire e che sono già in fase di realizzazione in Francia e in Finlandia - sono più pericolose, in caso di incidente, di quelle vecchie che andrebbero a sostituire. A rivelarlo è un'inchiesta del quotidiano britannico 'The Independent', che ha ottenuto una serie di documenti interni all'industria del nucleare dai quali emerge che, sebbene i nuovi European Pressurised Reactors (Epr) siano meno esposti al rischio di guasti, nel caso si verificasse un incidente la fuoriuscita di radiazioni sarebbe molto maggiore e potrebbe fare anche il doppio delle vittime. Un rapporto redatto dalla società francese Edf rivela che l'emissione di isotopi radioattivi di bromo, rubidio, iodio e cesio sarebbe quattro volte maggiore rispetto alla fuoriuscita che si verificherebbe in un reattore tradizionale.

Un altro studio della società di smaltimento di scorie radioattive Posiva Oy sostiene invece che l'emissione dell'isotopo iodio 129 sarebbe addirittura sette volte maggiore.

Un terzo dossier, redatto dalla Swiss National Co-operative for the Disposal of Radioactive Waste conclude invece che la fuoriuscita di cesio 135 e cesio 137 sarebbe maggiore di 11 volte. A rendere i nuovi Epr più pericolosi in caso di incidente, spiega il giornale, è il fatto che sono stati progettati per bruciare il combustibile nucleare ad una velocità doppia rispetto a quelli attuali, modificando la natura stessa del carburante. Oltre alla Finlandia e alla Francia, dove due reattori di nuova generazione saranno realizzati in Normandia, ad essere interessate alla costruzione degli Epr sono la Gran Bretagna, dove quattro reattori verrebbero realizzati dalla Edf in Somerset e nel Suffolk e l'India, che ne vorrebbe costruire sei.”

Energia pulita e sicura? Certamente quella ottenuta da fonti rinnovabili, sostenibili anche per le generazioni future. Sempre meno, a quanto pare, l’energia “usa e getta” del nucleare.

Fonte:
Fare Verde

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