domenica 24 marzo 2024

L' intervento del Presidente del Partito del Sud, Natale Cuccurese, all' Assemblea nazionale di Transform!Italia: "Per la pace" [VIDEO]


Assemblea nazionale di Transform!Italia a Roma del 23 marzo, la trascrizione dell'intervento del Presidente del Partito del Sud Natale Cuccurese.

"Transform! Italia la battaglia delle idee la porta avanti quotidianamente alimentando il proprio sito di analisi e di idee al servizio della costruzione di un’alternativa politica e sociale all’esistente.
Contribuiamo all’attività della rete di centri di ricerca e di riflessione di cui facciamo parte, transform! europe e ad altri momenti collettivi come il Laboratorio Sud, l’Osservatorio Unione Europea, il rossoverde non è un ornamento, le Intersezioni Femministe, a cui durante l’assemblea dedicheremo uno spazio di presentazione, le collaborazioni con le riviste Left e Alternative per il Socialismo, contribuiamo agli appuntamenti europei e internazionali".




Buongiorno a tutte e tutti e grazie a Transform Italia per l’invito, vorrei iniziare questo intervento ricordando l’abbandono del tema della Questione Meridionale, soprattutto negli ultimi anni sia a destra che a sinistra. Non è una particolare novità, già in passato, a parte una parentesi negli anni 50/60 del secolo scorso, la Questione meridionale è stata eclissata a favore soprattutto nell’ultimo trentennio di una inesistente Questione Settentrionale. Così che il Mezzogiorno si è trovato contro tutto il blocco del Nord costituito dai partiti della destra tutta e da molti di quelli di sinistra, in particolar modo nei suoi gruppi dirigenti. Come se non bastasse al Nord è spuntato anche un partito territoriale come la Lega con i risultati catastrofici per il Sud che tutti conosciamo, e con la preparazione della madre di tutte le fregature, quella definitiva per il sud, l’Autonomia differenziata che segnerà la fine dell’unità del Paese. Ovviamente la scelta dell’Autonomia differenziata è solo uno dei tanti scontri che avvengono in Europa tra interessi divergenti e quasi sempre di natura miserabile, come lo è la guerra. La dicotomia destra/sinistra in realtà ha poco valore per il cittadino del Mezzogiorno. Come teorizzato dal meridionalista Nicola Zitara, per qualche tempo negli anni ’70 del secolo scorso direttore del giornale Lotta Continua, c’è un legame profondo tra la lotta di classe e la contrapposizione tra interessi del Nord e bisogni del Sud Diceva Zitara: “Non solo il proletariato settentrionale, ma anche i partiti ufficiali ed extraufficiali della sinistra italiana … non possono … servire due altari.”, perché “gli interessi del proletariato settentrionale… sono inconciliabili con quelli del proletariato meridionale. … Il proletariato settentrionale combatte una sua battaglia economicistica e riformistica” e “anche quando le vittorie politiche e sindacali si traducono in leggi generali, il proletariato meridionale non ne beneficia, perché tali leggi contemplano situazioni estranee all’assetto meridionale. In sostanza il proletariato settentrionale convive col capitalismo anche fisicamente, e in un certo modo partecipa ai frutti (beninteso alle briciole) della spoliazione che il capitalismo italiano fa (ed ha fatto) del Sud. Il Mezzogiorno, cancellato persino dal testo della Costituzione nel 2001, con la riforma del titolo V, a questo Stato semplicemente non interessa e lo si vede dal razzismo di Stato che imperversa anche sui media, ecco perché con l’Autonomia differenziata andremo incontro alla probabile dissoluzione dell’unità del 1861 e come allora questo passaggio rischia di essere segnato ancora una volta dal sangue del Sud, questa volta speriamo solo in senso figurato, con la balcanizzazione prossima ventura del Paese. A meno che la guerra voluta anche dalla Ue, quella che doveva in origine preservarci da nuove guerre, non freni momentaneamente il processo di dissoluzione del nostro Paese per la necessità di carne da cannone. (due anni fa a questa stessa assemblea di Transform in anticipo sui tempi posi l’accento sul fatto che il 72% dell’Esercito è composto da meridionali, https://transform-italia.it/la-guerra-vista-da-sud/). E’ il perdurare del “colonialismo interno” ben descritto da Antonio Gramsci che scriveva che la borghesia settentrionale ha soggiogato l’Italia meridionale e le isole e le ha ridotte a colonie di sfruttamento.
Il contesto di oggi infatti non è dissimile “a una colonizzazione imperialista” dove l’impero è l’Unione Europea e noi meridionali non abbiamo nessuna voce in capitolo. Non è altro che un momento della lotta di classe… attraverso la trasformazione delle masse dei colonizzati in una classe di lavoratori sottopagati. Per la costruzione di una massa enorme di forza lavoro a disposizione delle industrie del nord Italia ed Europa tecnologicamente avanzati e di discarica terzomondista per rifiuti di ogni genere e tipo, a partire dalle scorie nucleari”. Così chi parla di Sud da sinistra è emarginato e diventa scomodo in assoluto, soprattutto da parte di quella sinistra che non parla di “questione meridionale”, perché teme di perdere i voti del Nord, ma facendo così perde progressivamente il consenso del Sud che rapidamente gli ha voltato le spalle, a conferma del divorzio fra sinistra e Mezzogiorno.
In tutto questo disastro quindi per costruire l’alternativa popolare di sinistra alle parole d’ordine: antiliberista, ambientalista, anticapitalista, antifascista, femminista e pacifista, bisogna quindi necessariamente aggiungere MERIDIONALISTA. Il meridionalismo infatti non è una corrente politica, ma un'attività di ricerca e di analisi storica ed economica sulla Questione Meridionale al fine di risolverla. Per cui se la sinistra non si definisce anche meridionalista è automaticamente PROTOLEGHISTA ...e qui si ritorna alle considerazioni di Zitara.

Non a caso l’Emilia-Romagna si è mossa insieme a Veneto e Lombardia sull’Autonomia differenziata. E questo è ormai ben evidente ai cittadini del Mezzogiorno.

Da qui la necessità del Partito del Sud, progressista, e di un Laboratorio del Sud che tenga ben desta soprattutto a sinistra, o almeno a quella sinistra sensibile al tema, la necessità di mettere il Sud e la soluzione della Questione Meridionale fra le priorità della propria azione politica.

Contemporaneamente va sottolineato che L’offerta elettorale della destra non sfonda certamente al Sud, dove l’elettorato era divenuto nelle elezioni politiche 2018 molto più mobile che nel resto del Paese. In conseguenza di questo l’Italia viene quindi governata da una coalizione per la quale ha votato meno di un elettore meridionale su cinque. Quattro elettori meridionali su cinque, una proporzione altissima, che non ha precedenti in passato, non hanno votato per la coalizione vincitrice, non sono saliti sul carro del sicuro vincitore. E questo lo si vede bene dai provvedimenti tutti contro il Sud del governo Meloni.

Il Mezzogiorno appare quindi, più che in passato, già all’opposizione, basta solo intercettarne le sensibilità. Bisogna unirsi quindi tutti su più battaglie, come scriveva un altro grande meridionalista Gaetano Salvemini nelle “lezioni di Harvard”, in cui denunciava le inutili divisioni della sinistra che portarono Mussolini al governo. Oggi però dobbiamo anche tenere presente che gli eredi del fascismo sono già al governo e quindi meglio evitare le divisioni basate spesso su questioni di “teologia” politica che l’elettore non comprende, ed unirsi, in questo caso sul Mezzogiorno dandogli voce e rappresentanza.



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Assemblea nazionale di Transform!Italia a Roma del 23 marzo, la trascrizione dell'intervento del Presidente del Partito del Sud Natale Cuccurese.

"Transform! Italia la battaglia delle idee la porta avanti quotidianamente alimentando il proprio sito di analisi e di idee al servizio della costruzione di un’alternativa politica e sociale all’esistente.
Contribuiamo all’attività della rete di centri di ricerca e di riflessione di cui facciamo parte, transform! europe e ad altri momenti collettivi come il Laboratorio Sud, l’Osservatorio Unione Europea, il rossoverde non è un ornamento, le Intersezioni Femministe, a cui durante l’assemblea dedicheremo uno spazio di presentazione, le collaborazioni con le riviste Left e Alternative per il Socialismo, contribuiamo agli appuntamenti europei e internazionali".




Buongiorno a tutte e tutti e grazie a Transform Italia per l’invito, vorrei iniziare questo intervento ricordando l’abbandono del tema della Questione Meridionale, soprattutto negli ultimi anni sia a destra che a sinistra. Non è una particolare novità, già in passato, a parte una parentesi negli anni 50/60 del secolo scorso, la Questione meridionale è stata eclissata a favore soprattutto nell’ultimo trentennio di una inesistente Questione Settentrionale. Così che il Mezzogiorno si è trovato contro tutto il blocco del Nord costituito dai partiti della destra tutta e da molti di quelli di sinistra, in particolar modo nei suoi gruppi dirigenti. Come se non bastasse al Nord è spuntato anche un partito territoriale come la Lega con i risultati catastrofici per il Sud che tutti conosciamo, e con la preparazione della madre di tutte le fregature, quella definitiva per il sud, l’Autonomia differenziata che segnerà la fine dell’unità del Paese. Ovviamente la scelta dell’Autonomia differenziata è solo uno dei tanti scontri che avvengono in Europa tra interessi divergenti e quasi sempre di natura miserabile, come lo è la guerra. La dicotomia destra/sinistra in realtà ha poco valore per il cittadino del Mezzogiorno. Come teorizzato dal meridionalista Nicola Zitara, per qualche tempo negli anni ’70 del secolo scorso direttore del giornale Lotta Continua, c’è un legame profondo tra la lotta di classe e la contrapposizione tra interessi del Nord e bisogni del Sud Diceva Zitara: “Non solo il proletariato settentrionale, ma anche i partiti ufficiali ed extraufficiali della sinistra italiana … non possono … servire due altari.”, perché “gli interessi del proletariato settentrionale… sono inconciliabili con quelli del proletariato meridionale. … Il proletariato settentrionale combatte una sua battaglia economicistica e riformistica” e “anche quando le vittorie politiche e sindacali si traducono in leggi generali, il proletariato meridionale non ne beneficia, perché tali leggi contemplano situazioni estranee all’assetto meridionale. In sostanza il proletariato settentrionale convive col capitalismo anche fisicamente, e in un certo modo partecipa ai frutti (beninteso alle briciole) della spoliazione che il capitalismo italiano fa (ed ha fatto) del Sud. Il Mezzogiorno, cancellato persino dal testo della Costituzione nel 2001, con la riforma del titolo V, a questo Stato semplicemente non interessa e lo si vede dal razzismo di Stato che imperversa anche sui media, ecco perché con l’Autonomia differenziata andremo incontro alla probabile dissoluzione dell’unità del 1861 e come allora questo passaggio rischia di essere segnato ancora una volta dal sangue del Sud, questa volta speriamo solo in senso figurato, con la balcanizzazione prossima ventura del Paese. A meno che la guerra voluta anche dalla Ue, quella che doveva in origine preservarci da nuove guerre, non freni momentaneamente il processo di dissoluzione del nostro Paese per la necessità di carne da cannone. (due anni fa a questa stessa assemblea di Transform in anticipo sui tempi posi l’accento sul fatto che il 72% dell’Esercito è composto da meridionali, https://transform-italia.it/la-guerra-vista-da-sud/). E’ il perdurare del “colonialismo interno” ben descritto da Antonio Gramsci che scriveva che la borghesia settentrionale ha soggiogato l’Italia meridionale e le isole e le ha ridotte a colonie di sfruttamento.
Il contesto di oggi infatti non è dissimile “a una colonizzazione imperialista” dove l’impero è l’Unione Europea e noi meridionali non abbiamo nessuna voce in capitolo. Non è altro che un momento della lotta di classe… attraverso la trasformazione delle masse dei colonizzati in una classe di lavoratori sottopagati. Per la costruzione di una massa enorme di forza lavoro a disposizione delle industrie del nord Italia ed Europa tecnologicamente avanzati e di discarica terzomondista per rifiuti di ogni genere e tipo, a partire dalle scorie nucleari”. Così chi parla di Sud da sinistra è emarginato e diventa scomodo in assoluto, soprattutto da parte di quella sinistra che non parla di “questione meridionale”, perché teme di perdere i voti del Nord, ma facendo così perde progressivamente il consenso del Sud che rapidamente gli ha voltato le spalle, a conferma del divorzio fra sinistra e Mezzogiorno.
In tutto questo disastro quindi per costruire l’alternativa popolare di sinistra alle parole d’ordine: antiliberista, ambientalista, anticapitalista, antifascista, femminista e pacifista, bisogna quindi necessariamente aggiungere MERIDIONALISTA. Il meridionalismo infatti non è una corrente politica, ma un'attività di ricerca e di analisi storica ed economica sulla Questione Meridionale al fine di risolverla. Per cui se la sinistra non si definisce anche meridionalista è automaticamente PROTOLEGHISTA ...e qui si ritorna alle considerazioni di Zitara.

Non a caso l’Emilia-Romagna si è mossa insieme a Veneto e Lombardia sull’Autonomia differenziata. E questo è ormai ben evidente ai cittadini del Mezzogiorno.

Da qui la necessità del Partito del Sud, progressista, e di un Laboratorio del Sud che tenga ben desta soprattutto a sinistra, o almeno a quella sinistra sensibile al tema, la necessità di mettere il Sud e la soluzione della Questione Meridionale fra le priorità della propria azione politica.

Contemporaneamente va sottolineato che L’offerta elettorale della destra non sfonda certamente al Sud, dove l’elettorato era divenuto nelle elezioni politiche 2018 molto più mobile che nel resto del Paese. In conseguenza di questo l’Italia viene quindi governata da una coalizione per la quale ha votato meno di un elettore meridionale su cinque. Quattro elettori meridionali su cinque, una proporzione altissima, che non ha precedenti in passato, non hanno votato per la coalizione vincitrice, non sono saliti sul carro del sicuro vincitore. E questo lo si vede bene dai provvedimenti tutti contro il Sud del governo Meloni.

Il Mezzogiorno appare quindi, più che in passato, già all’opposizione, basta solo intercettarne le sensibilità. Bisogna unirsi quindi tutti su più battaglie, come scriveva un altro grande meridionalista Gaetano Salvemini nelle “lezioni di Harvard”, in cui denunciava le inutili divisioni della sinistra che portarono Mussolini al governo. Oggi però dobbiamo anche tenere presente che gli eredi del fascismo sono già al governo e quindi meglio evitare le divisioni basate spesso su questioni di “teologia” politica che l’elettore non comprende, ed unirsi, in questo caso sul Mezzogiorno dandogli voce e rappresentanza.



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