mercoledì 21 giugno 2023

LA TRUFFA DEL PNRR (22) "…i nodi vengono al pettine, ma scende un buio Fitto…"

 


Di Natale Cuccurese

Lo stallo sul PNRR raccontato da F. Fubini domenica sul @Corriere è più che allarmante. Non solo per i 7 mesi di proclami inconcludenti sui progetti, ma anche per i conti dello Stato.
"Il Tesoro ormai ha bisogno di sapere al più presto se deve prepararsi a collocare bond sul mercato per 20-40 miliardi più del previsto nei prossimi mesi". bastava farlo prima, come si va ripetendo da mesi, e non ci si sarebbe incaprettati ai banchieri europei.
I nodi della truffa stanno giungendo al pettine. Infatti, con un ritardo di oltre due anni, dopo il @Corsera anche @Repubblica, domenica, con due diversi articoli, su due distinti argomenti, si accorge finalmente di quello che era già evidentissimo da tempo e cioè che il Pnrr è una truffa ben congegnata per indebitare per le prossime generazioni l’Italia (per il Sud è una doppia truffa) tenendola così succube e nelle mani dei banchieri della Ue. Meglio tardi che mai, certo ce n’è voluto, strano poi che improvvisamente e nello stesso giorno ci sia questo improvviso cambio di rotta...
Comunque non aiuta l’atteggiamento supponente e disfattista dei due estensori dell’articolo su Repubblica (che criticano il settore pubblico) che è l’esatto contrario di quello critico, pragmatico e costruttivo che serve all’Italia e al Mezzogiorno. Detto che il problema, come ripeto da tempo, non è l’amministrazione pubblica disarticolata e ridotta all’osso negli anni dalla spending review, guarda caso ordinata a suo tempo dalla Commissione Ue, ma sono i politicanti pedissequi ed ottusi del “ce lo chiede l’Europa”.

Contemporaneamente il governo dei “pronti”, nelle stesse ore dell’alluvione in Emilia-Romagna, ai cui cittadini va tutta la nostra solidarietà, rinuncia, invece del rilancio dell’impegno, a sfruttare 9 miliardi previsti da Bruxelles contro il dissesto idrogeologico. Il governo Meloni motiva la retromarcia con la spesa che arranca. Il problema è sempre il solito, cioè la mancanza di tecnici e i tempi stretti che richiede la Ue per progetti e realizzazione delle opere. Come detto una trappola perfetta e ben congegnata nel tempo.
Comunque sempre una resa resta quella di non sfruttare il Pnrr per rafforzare il contrasto al dissesto idrogeologico. A questo proposito è bene ricordare
che la Protezione Civile nazionale, in tutta Italia, di fronte ad una emergenza epocale come quella in corso in Emilia-Romagna, su territori coinvolti per circa 6000 kmq e con un milione di abitanti (prov. BO, RA e FC), può contare solo su 3.000 strutturati e 1.100 volontari (sia beninteso da ringraziare in egual misura).
D’altra parte in questi anni i proci del “ce lo chiede l’Europa” hanno smantellato scuola e sanità, non si vede perché la protezione civile avrebbe dovuto salvarsi. Anni di tagli ad ogni settore della pubblica amministrazione e prima o poi il conto arriva.
Dimentichiamoci così per sempre di fronte a questa ennesima evidenza che lo Stato, questo Stato inginocchiato al vincolo esterno, sia lì per tutelare o fare gli interessi dei cittadini…

Non a caso i giornali nei giorni scorsi ci hanno informato che gli italiani in tre mesi hanno prelevato 50 miliardi di euro dai loro conti correnti perché ormai gli stipendi non bastano per arrivare a fine mese. In Grecia è capitata la stessa cosa che ora sta capitando all'Italia. Per il sacco all’Italia serviva solo più tempo visto che eravamo, e in parte ancora lo siamo, annoverati fra le maggiori potenze economiche mondiali.
Come si ripete da un paio d’anni la distruzione delle “zombie firms”, cioè delle piccole e medie imprese di cui l’Italia detiene o meglio deteneva il primato mondiale, e quindi la distruzione del ceto medio, per fare spazio a multinazionali straniere e a pochi oligarchi italiani era infatti prevista nel documento dei trenta del dicembre 2020 a firma Mario Draghi.
Il passo successivo (già in atto con gli aumenti generalizzati di generi alimentari, bollette, benzina, blocco salari, inflazione) è quello di depredare il risparmio e gli immobili privati, anche qui oggi in Italia ancora ai livelli fra i più alti al mondo, “costringendo aziende e famiglie a intaccare le riserve: in meno di 100 giorni, da dicembre 2022 a marzo scorso, il totale dei depositi bancari è sceso del 2,4%, da 2.065 a 2.015 miliardi. Con i tassi sulla raccolta ancora rasoterra, una parte della liquidità spostata su strumenti remunerati come depositi e pronti contro termine. Il presidente di Unindustria Ferrara: «Serve un piano emergenziale che deve essere immediato».”

Invece la risposta del governo italiano su indicazione della Commissione dei banchieri Ue è quella di sprecare i fondi del Pnrr per le armi. Il testo europeo è infatti arrivato al parlamento italiano (commissariato). Potrebbero essere adoperati per il riarmo anche i Fondi di coesione e il Fondo sociale. Anche questo ennesimo abominio è pagato dal Mezzogiorno e dai poveri, come sempre…

Come se non bastasse, secondo La Stampa, il Ministro Fitto (che colto in castagna smentisce) vorrebbe smantellare gran parte degli investimenti pubblici previsti dal Pnrr e dirottare tutti i fondi verso (ulteriori) sussidi alle imprese, cioè nei fatti privatizzare i fondi del Pnrr distribuendoli a pioggia agli industriali (del Nord) che poi tutti dovremo ripagare con le tasse nei prossimi decenni.
Se così fosse sarebbe una scelta molto negativa, gravissima soprattutto nei confronti del Mezzogiorno che in teoria avrebbe dovuto avere il 65% dei fondi (poi retrocessi al 40% da Draghi, fino al nulla, o quasi, odierno) da indicazioni Ue.
Il virgolettato di Fitto riportato dal quotidiano torinese è però molto chiaro e altrettanto duro. "Noi stiamo lavorando e porteremo in Europa fatti, non chiacchiere, per spiegare perché il Pnrr va smantellato e profondamente cambiato anche negli obiettivi. Altrimenti ci facciamo molto, molto male", dice.

Non si tratta di cosmesi, insomma, ma di uno "smantellamento con la revisione strutturale anche di alcuni obiettivi previsti due anni fa e ormai superati dagli eventi". Una scelta che consegue dalla "oggettiva constatazione che gran parte del Pnrr non è spendibile". "Stiamo immaginando dei cambiamenti importanti. Ciò comporterà il definanziamento di una serie di interventi non strategici, su cui abbiamo acquisito la certezza di non realizzabilità".

La domanda ora è la seguente: quali saranno gli interventi che il governo del PUN riterrà strategici?
Quelli della “Locomotiva” o quello di iniziare a recuperare il gap territoriale?!
Non si accettano scommesse, la risposta è fin troppo scontata. Per il Mezzogiorno l’ennesima spaventosa truffa…

Intanto i giornali scrivono di un Salvini furioso, di una opposizione scatenata, con la Ue perplessa.
Nuovo caos totale, così come una settimana fa per il dossier dei tecnici del Senato in merito alla bocciatura dell’Autonomia differenziata, in un governo irresponsabile e antimeridionale. Nessuna reazione concreta, come sempre, da parte del garante dell’unità nazionale, solo aulici proclami.

A proposito di Autonomia differenziata i giornali ci informano del giudizio negativo dei cittadini, anche del Nord, sul disegno di legge di riforma voluto dal governo. Il 60% degli italiani, infatti, ritiene che con questa legge aumenterebbe il divario fra nord e sud, con punte del 70% fra i giovani e del 76% fra coloro che risiedono al Sud e nelle isole. Se (finalmente) informati i cittadini capiscono bene la fregatura che i proci del centrosinistradestra del partito unico delle privatizzazioni vogliono rifilargli.
Ma ciò che spicca è che anche uno su due fra chi abita al Nord la pensa così. Solo il 31% è convinto che saranno premiate le regioni virtuose (coi soldi degli altri…) a prescindere dalla localizzazione geografica.

Dopo la mala parata sull’Autonomia differenziata, con il dossier dei tecnici del Senato che l’hanno stroncata, ora Bankitalia stronca anche la flat tax: “Poco realistica in un Paese con ampio welfare”. La delega fiscale? “Fa perdere gettito.
Insomma i leghisti non ne azzeccano una nemmeno per errore…

Infine sul tema l’Unità di pochi giorni fa scrive che, “Non prima delle europee”: l’imperativo dello stato maggiore di FdI è conciso e tassativo. “Bisogna incassarla in tempo per le europee”: la parola d’ordine in via Bellerio, quartier generale della Lega, è diametralmente opposta ma altrettanto ultimativa. Si parla della legge Calderoli sull’autonomia differenziata e bisogna tener conto di questa tensione che corre sotto pelle per comprendere in pieno la crisi di nervi scatenata dal dossier sulla legge del Servizio Bilancio del Senato, spuntato e subito depennato dall’account LinkedIn di palazzo Madama....
Il dossier è una bocciatura secca. Conferma la fondatezza della principale accusa rivolta all’autonomia differenziata, quella di spaccare il Paese rendendo ancora più povere e svantaggiate le regioni già povere.
La Lega ha bisogno di sbandierare la conquista per fare il pieno dei voti nel nord, FdI mira proprio a impedire questo risultato. Però in ballo c’è di più. FdI si è risolta, o si sta risolvendo, ad accettare la sgraditissima autonomia differenziata anche perché ritiene che l’elezione diretta del premier, cioè il rafforzamento molto drastico del capo del governo e dunque del potere centrale, basti a compensare le divisioni introdotte dalla riforma di Calderoli. La Lega nutre nei confronti del premierato gli stessi sentimenti che gli alleati tricolori provano per l’autonomia differenziata: lo detesta. Se potessero i leghisti preferirebbero di gran lunga fare asse col Pd sul cancellierato piuttosto che con Renzi e Calenda sulla confusa ipotesi del “sindaco d’Italia”. Siccome fidarsi è bene ma evitarlo è meglio, a FdI l’idea di pagare alla Lega il suo prezzo in anticipo non piace affatto.
Dunque i fratelli tricolori tirano al passo della tartaruga, gli alleati leghisti a quello della lepre. E in un simile clima di tensione crescente sotto pelle è inevitabile che un incidente come quello del dossier del Senato diventi deflagrante”.

Insomma come sempre in Italia la situazione politica in Italia è grave ma non è seria. Tanto paghiamo solo noi, come sempre, per cui i politicanti se ne fregano…

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Di Natale Cuccurese

Lo stallo sul PNRR raccontato da F. Fubini domenica sul @Corriere è più che allarmante. Non solo per i 7 mesi di proclami inconcludenti sui progetti, ma anche per i conti dello Stato.
"Il Tesoro ormai ha bisogno di sapere al più presto se deve prepararsi a collocare bond sul mercato per 20-40 miliardi più del previsto nei prossimi mesi". bastava farlo prima, come si va ripetendo da mesi, e non ci si sarebbe incaprettati ai banchieri europei.
I nodi della truffa stanno giungendo al pettine. Infatti, con un ritardo di oltre due anni, dopo il @Corsera anche @Repubblica, domenica, con due diversi articoli, su due distinti argomenti, si accorge finalmente di quello che era già evidentissimo da tempo e cioè che il Pnrr è una truffa ben congegnata per indebitare per le prossime generazioni l’Italia (per il Sud è una doppia truffa) tenendola così succube e nelle mani dei banchieri della Ue. Meglio tardi che mai, certo ce n’è voluto, strano poi che improvvisamente e nello stesso giorno ci sia questo improvviso cambio di rotta...
Comunque non aiuta l’atteggiamento supponente e disfattista dei due estensori dell’articolo su Repubblica (che criticano il settore pubblico) che è l’esatto contrario di quello critico, pragmatico e costruttivo che serve all’Italia e al Mezzogiorno. Detto che il problema, come ripeto da tempo, non è l’amministrazione pubblica disarticolata e ridotta all’osso negli anni dalla spending review, guarda caso ordinata a suo tempo dalla Commissione Ue, ma sono i politicanti pedissequi ed ottusi del “ce lo chiede l’Europa”.

Contemporaneamente il governo dei “pronti”, nelle stesse ore dell’alluvione in Emilia-Romagna, ai cui cittadini va tutta la nostra solidarietà, rinuncia, invece del rilancio dell’impegno, a sfruttare 9 miliardi previsti da Bruxelles contro il dissesto idrogeologico. Il governo Meloni motiva la retromarcia con la spesa che arranca. Il problema è sempre il solito, cioè la mancanza di tecnici e i tempi stretti che richiede la Ue per progetti e realizzazione delle opere. Come detto una trappola perfetta e ben congegnata nel tempo.
Comunque sempre una resa resta quella di non sfruttare il Pnrr per rafforzare il contrasto al dissesto idrogeologico. A questo proposito è bene ricordare
che la Protezione Civile nazionale, in tutta Italia, di fronte ad una emergenza epocale come quella in corso in Emilia-Romagna, su territori coinvolti per circa 6000 kmq e con un milione di abitanti (prov. BO, RA e FC), può contare solo su 3.000 strutturati e 1.100 volontari (sia beninteso da ringraziare in egual misura).
D’altra parte in questi anni i proci del “ce lo chiede l’Europa” hanno smantellato scuola e sanità, non si vede perché la protezione civile avrebbe dovuto salvarsi. Anni di tagli ad ogni settore della pubblica amministrazione e prima o poi il conto arriva.
Dimentichiamoci così per sempre di fronte a questa ennesima evidenza che lo Stato, questo Stato inginocchiato al vincolo esterno, sia lì per tutelare o fare gli interessi dei cittadini…

Non a caso i giornali nei giorni scorsi ci hanno informato che gli italiani in tre mesi hanno prelevato 50 miliardi di euro dai loro conti correnti perché ormai gli stipendi non bastano per arrivare a fine mese. In Grecia è capitata la stessa cosa che ora sta capitando all'Italia. Per il sacco all’Italia serviva solo più tempo visto che eravamo, e in parte ancora lo siamo, annoverati fra le maggiori potenze economiche mondiali.
Come si ripete da un paio d’anni la distruzione delle “zombie firms”, cioè delle piccole e medie imprese di cui l’Italia detiene o meglio deteneva il primato mondiale, e quindi la distruzione del ceto medio, per fare spazio a multinazionali straniere e a pochi oligarchi italiani era infatti prevista nel documento dei trenta del dicembre 2020 a firma Mario Draghi.
Il passo successivo (già in atto con gli aumenti generalizzati di generi alimentari, bollette, benzina, blocco salari, inflazione) è quello di depredare il risparmio e gli immobili privati, anche qui oggi in Italia ancora ai livelli fra i più alti al mondo, “costringendo aziende e famiglie a intaccare le riserve: in meno di 100 giorni, da dicembre 2022 a marzo scorso, il totale dei depositi bancari è sceso del 2,4%, da 2.065 a 2.015 miliardi. Con i tassi sulla raccolta ancora rasoterra, una parte della liquidità spostata su strumenti remunerati come depositi e pronti contro termine. Il presidente di Unindustria Ferrara: «Serve un piano emergenziale che deve essere immediato».”

Invece la risposta del governo italiano su indicazione della Commissione dei banchieri Ue è quella di sprecare i fondi del Pnrr per le armi. Il testo europeo è infatti arrivato al parlamento italiano (commissariato). Potrebbero essere adoperati per il riarmo anche i Fondi di coesione e il Fondo sociale. Anche questo ennesimo abominio è pagato dal Mezzogiorno e dai poveri, come sempre…

Come se non bastasse, secondo La Stampa, il Ministro Fitto (che colto in castagna smentisce) vorrebbe smantellare gran parte degli investimenti pubblici previsti dal Pnrr e dirottare tutti i fondi verso (ulteriori) sussidi alle imprese, cioè nei fatti privatizzare i fondi del Pnrr distribuendoli a pioggia agli industriali (del Nord) che poi tutti dovremo ripagare con le tasse nei prossimi decenni.
Se così fosse sarebbe una scelta molto negativa, gravissima soprattutto nei confronti del Mezzogiorno che in teoria avrebbe dovuto avere il 65% dei fondi (poi retrocessi al 40% da Draghi, fino al nulla, o quasi, odierno) da indicazioni Ue.
Il virgolettato di Fitto riportato dal quotidiano torinese è però molto chiaro e altrettanto duro. "Noi stiamo lavorando e porteremo in Europa fatti, non chiacchiere, per spiegare perché il Pnrr va smantellato e profondamente cambiato anche negli obiettivi. Altrimenti ci facciamo molto, molto male", dice.

Non si tratta di cosmesi, insomma, ma di uno "smantellamento con la revisione strutturale anche di alcuni obiettivi previsti due anni fa e ormai superati dagli eventi". Una scelta che consegue dalla "oggettiva constatazione che gran parte del Pnrr non è spendibile". "Stiamo immaginando dei cambiamenti importanti. Ciò comporterà il definanziamento di una serie di interventi non strategici, su cui abbiamo acquisito la certezza di non realizzabilità".

La domanda ora è la seguente: quali saranno gli interventi che il governo del PUN riterrà strategici?
Quelli della “Locomotiva” o quello di iniziare a recuperare il gap territoriale?!
Non si accettano scommesse, la risposta è fin troppo scontata. Per il Mezzogiorno l’ennesima spaventosa truffa…

Intanto i giornali scrivono di un Salvini furioso, di una opposizione scatenata, con la Ue perplessa.
Nuovo caos totale, così come una settimana fa per il dossier dei tecnici del Senato in merito alla bocciatura dell’Autonomia differenziata, in un governo irresponsabile e antimeridionale. Nessuna reazione concreta, come sempre, da parte del garante dell’unità nazionale, solo aulici proclami.

A proposito di Autonomia differenziata i giornali ci informano del giudizio negativo dei cittadini, anche del Nord, sul disegno di legge di riforma voluto dal governo. Il 60% degli italiani, infatti, ritiene che con questa legge aumenterebbe il divario fra nord e sud, con punte del 70% fra i giovani e del 76% fra coloro che risiedono al Sud e nelle isole. Se (finalmente) informati i cittadini capiscono bene la fregatura che i proci del centrosinistradestra del partito unico delle privatizzazioni vogliono rifilargli.
Ma ciò che spicca è che anche uno su due fra chi abita al Nord la pensa così. Solo il 31% è convinto che saranno premiate le regioni virtuose (coi soldi degli altri…) a prescindere dalla localizzazione geografica.

Dopo la mala parata sull’Autonomia differenziata, con il dossier dei tecnici del Senato che l’hanno stroncata, ora Bankitalia stronca anche la flat tax: “Poco realistica in un Paese con ampio welfare”. La delega fiscale? “Fa perdere gettito.
Insomma i leghisti non ne azzeccano una nemmeno per errore…

Infine sul tema l’Unità di pochi giorni fa scrive che, “Non prima delle europee”: l’imperativo dello stato maggiore di FdI è conciso e tassativo. “Bisogna incassarla in tempo per le europee”: la parola d’ordine in via Bellerio, quartier generale della Lega, è diametralmente opposta ma altrettanto ultimativa. Si parla della legge Calderoli sull’autonomia differenziata e bisogna tener conto di questa tensione che corre sotto pelle per comprendere in pieno la crisi di nervi scatenata dal dossier sulla legge del Servizio Bilancio del Senato, spuntato e subito depennato dall’account LinkedIn di palazzo Madama....
Il dossier è una bocciatura secca. Conferma la fondatezza della principale accusa rivolta all’autonomia differenziata, quella di spaccare il Paese rendendo ancora più povere e svantaggiate le regioni già povere.
La Lega ha bisogno di sbandierare la conquista per fare il pieno dei voti nel nord, FdI mira proprio a impedire questo risultato. Però in ballo c’è di più. FdI si è risolta, o si sta risolvendo, ad accettare la sgraditissima autonomia differenziata anche perché ritiene che l’elezione diretta del premier, cioè il rafforzamento molto drastico del capo del governo e dunque del potere centrale, basti a compensare le divisioni introdotte dalla riforma di Calderoli. La Lega nutre nei confronti del premierato gli stessi sentimenti che gli alleati tricolori provano per l’autonomia differenziata: lo detesta. Se potessero i leghisti preferirebbero di gran lunga fare asse col Pd sul cancellierato piuttosto che con Renzi e Calenda sulla confusa ipotesi del “sindaco d’Italia”. Siccome fidarsi è bene ma evitarlo è meglio, a FdI l’idea di pagare alla Lega il suo prezzo in anticipo non piace affatto.
Dunque i fratelli tricolori tirano al passo della tartaruga, gli alleati leghisti a quello della lepre. E in un simile clima di tensione crescente sotto pelle è inevitabile che un incidente come quello del dossier del Senato diventi deflagrante”.

Insomma come sempre in Italia la situazione politica in Italia è grave ma non è seria. Tanto paghiamo solo noi, come sempre, per cui i politicanti se ne fregano…

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