giovedì 26 gennaio 2023

LA TRUFFA DEL PNRR (6) "…dalle privatizzazioni allo sterminio delle zombie firms…"

 


Le "Rubriche della Meridionalità" | …di LEGGI, di NORME, di DIVARI.
di Natale Cuccurese (*)


“Quando tutto sarà privato, saremo privati di tutto”.
Con l’approvazione più di un anno fa, da parte del governo Draghi dell’art. 6 del Ddl Concorrenza, si sono sottratti al Popolo anche gli ultimi beni di proprietà collettiva demaniale per farli passare nelle mani di prenditori e speculatori della finanza a cui sono stati serviti su di un piatto d’argento, con la complicità di tutti, o quasi, i partiti presenti in Parlamento
Con l’art. 6, divenuto l’articolo 8 della delibera di approvazione del Senato, il governo Draghi ha così spogliato l’Italia delle sue ultime fonti di produzione di “lavoro” e di “ricchezza nazionale”. Tali disposizioni, infatti, impongono la collocazione sul mercato interno europeo, inscindibilmente legato al mercato generale, di beni e gestione di servizi pubblici del demanio costituzionale, che ha come fine il perseguimento di interessi generali e pertanto non possono essere ceduti o gestiti da privati e S.p.A. private, cioè che devono perseguire gli interessi di privati.

Esemplificativo di questa operazione, che alcuni definiscono Agenda Draghi, è Il cosiddetto ‘Patto per Napoli’, le cui clausole sono imposte dallo Stato e che il Comune ha solo firmato per accettazione. Un atto, che senza alcuna discussione pubblica, vincolerà le generazioni future per i prossimi venti anni e che, nella sostanza, prevede un incremento delle tasse comunali, l’alienazione del patrimonio immobiliare e dei servizi pubblici locali. Il “Piano” porterà l’ulteriore aumento della tassazione dei cittadini, già tra le più alte in Italia, tenendo bene aperta la porta alla svendita del patrimonio immobiliare e alle privatizzazioni dei servizi pubblici.
Di contro, a fronte dei tanti proclami, arriveranno soltanto 1 miliardo e 231 milioni di euro spalmati nei prossimi 20 anni, cifra insufficiente se messa a confronto con gli enormi tagli fatti in questi anni al Comune e che comporteranno l’aumento anche di tasse come l’Irpef.
Si procede quindi con una ricetta liberista, che comporta il rischio, per non dire la certezza, che a pagare la privatizzazione dei servizi saranno le fasce più deboli della popolazione, già gravate dall'aumento indiscriminato dei prezzi, delle bollette e dall’inflazione…

Misure come questa cedono alla speculazione dei privati ciò che resta del pubblico, come l’acqua, un tentativo questo malcelato di eliminare definitivamente l’anomalia meridionale della gestione pubblica dell’acqua a cominciare appunto da Napoli.
Non a caso la mappa del tipo di gestione di questo preziosissimo bene comune si riflette in una ben precisa distribuzione territoriale. Infatti, per ora, la cessione delle fonti pubbliche alle multiutility nazionali e internazionali non è ancora riuscita a attecchire con forza oltre il Sud Pontino.

Non bisogna poi dimenticare a supporto di questa spinta verso le privatizzazioni il Pnrr, che è in gran parte un prestito che bisognerà restituire alla Ue nei prossimi decenni e che vincola il nostro Paese ad ambiti di investimento decisi all’estero e soprattutto alle solite “riforme” (privatizzazioni) imposte da Bruxelles. E così il governo Meloni dopo quello Draghi prosegue lo smantellamento dei beni comuni e, tramite il Pnrr, mira a collocare sul mercato, a favore delle multinazionali l’acqua pubblica e i servizi pubblici essenziali.
Inoltre nessuno delle decine di obiettivi del Pnrr prevede la riduzione degli squilibri territoriali, malgrado le raccomandazioni europee.

Meloni procede così il lavoro iniziato da Draghi per chiudere le "zombie firms" (piccole e medie imprese), come programmato dal documento 'Reviging and Restructuring the Corporate Sector Post-Covid', a doppia firma di Mario Draghi e di Raghuram Rajan, pubblicato a dicembre 2020 dal Gruppo dei 30. Cioè la codifica della macelleria sociali di stampo greco. Un documento che si trova in rete e che tutti possono (e potevano) leggere, anche i partiti che hanno sostenuto Draghi e la sua Agenda in Parlamento, ben prima della “congiura di Palazzo” che ha imposto a suo tempo Draghi come PdC. Se c'è una cosa che non si poteva imputare a Draghi era la mancanza di chiarezza, tutto era spiegato per tempo nero su bianco e pubblicamente.
I Paesi "frugali" del Nord Europa, i veri padroni della Ue, sono così pronti a spolpare definitivamente l'Italia, prima della sua balcanizzazione grazie all'Autonomia differenziata e alle conseguenti privatizzazioni che questa porta in dono a loro.
Dopo le privatizzazioni delle aziende di Stato iniziate a fine anni ‘90, ora le famiglie italiane rappresentano con il loro risparmio, investito soprattutto nella casa, la principale ricchezza d'Italia. Questa distruzione di ricchezza a favore della finanza internazionale è forse la vera missione affidata prima a Draghi e oggi a Meloni, che sta, come da programma, continuando a demolire le piccole attività, le zombie firms appunto, anche queste a conduzione famigliare.
L'IRI non fu “pensionata troppo presto”, come scriveva pochi giorni fa un quotidiano nazionale ricordandone i novantanni dalla nascita. Fu svenduta per una chiara volontà politica da parte di servili Quisling italiani eterodiretti da potentati internazionali.
È stata l'agnello sacrificale smembrato per entrare in una Unione Europa prona alle volontà americane e Nato, oltre che dei Paesi del Nord Europa. Una chiara rinuncia ad ogni residuo di sovranità nazionale. Il più grande errore della nostra storia recente insieme al divorzio Banca d'Italia/Tesoro. Basti pensare che, mentre ci raccontavano che le privatizzazioni portavano benessere, prima dell’inizio della svendita nel 1992, l’IRI era il 6° gruppo industriale al mondo con 67,5 miliardi di dollari di fatturato e più di 400.000 dipendenti. Appena 2 anni dopo l’inizio della svendita, l’IRI era scesa al 16° posto con 50,4 mld di fatturato e 366.471 dipendenti
Ora l’Autonomia differenziata, fortemente voluta dagli stessi politicanti di sinistra e destra che hanno causato l’attuale perdita di sovranità nazionale, è l’ultimo tassello che serve per spaccare definitivamente l’unità Paese e farne, grazie al presidenzialismo, definitivamente una colonia. Una “repubblica delle banane” di stampo sudamericano, in mano ad oligarchi, massomafie e lobby straniere, mentre i principali gruppi “prenditoriali” italiani, dopo avere per decenni tosato i cittadini, hanno portato per tempo le loro sedi sociali all’estero…

In questa direzione predatoria non a caso va anche quanto scritto nel Pnrr, volto a velocizzare le procedure di pignoramento immobiliare a danno di famiglie alle prese con nuove e vecchie povertà, acuite negli ultimi anni dal Covid, dalla crisi energetica, dall’inflazione, dalla stagnazioni trentennale dei salari...
Famiglie o singoli a cui casomai è venuto a mancare del tutto il lavoro o che presto verrà a mancare, visto che non c'è più nessun blocco dei licenziamenti. Famiglie che già oggi fanno fatica a pagare le bollette o non riescono a pagare il mutuo e nemmeno a curarsi viste le privatizzazioni sempre più pervasive anche in campo sanitario.

ll risparmio privato degli italiani era fra i più alti al mondo, da tempo i banchieri Ue e i paesi del Nord Europa avevano messo gli occhi su questo tesoretto. Nell’ultimo anno, grazie alla sponda offerta da sempre dai politicanti italiani del “ce lo chiede l’Europa”, con “l’enorme truffa” (cit) dei costi energetici, l’inflazione più alta dei Paesi Ue, l’aumento dei generi alimentari, di tutto l’aumentabile e il blocco ormai trentennale dei salari questi risparmi si sono ridotti in un solo anno di quasi 20 miliardi di Euro. Contemporaneamente stanno aumentando in modo importante anche i debiti degli italiani di ben 256 miliardi di Euro.
Se la tendenza dovesse proseguire verrebbe messa a rischio la “sostenibilità finanziaria delle famiglie italiane” a causa “del peso ancora più influente di rincari e dei tassi crescenti”.
A dimostrarlo sono i numeri contenuti in una ricerca della Federazione autonoma bancari italiani (Fabi) diffusi la scorsa settimana. In tutto questo disastro il governo Meloni, così apparentemente critico e all’opposizione con Draghi, cosa fa? Un bel niente! Mentre il candidato alla segreteria del Partito Democratico, Bonaccini, partito teoricamente all’opposizione del Governo Meloni, sul Corriere della sera la scorsa settimana dichiara condidamente “di essere pronto a votare a favore di provvedimenti del governo Meloni, se condivisibili”, in una plastica rappresentazione di totale consociativismo. Poi si meravigliano se i cittadini non vanno più a votare.

Ciliegina sulla torta sono gli aumenti di luce, gas, benzina, generi alimentari ecc. che i politicanti addebitano alla guerra in Ucraina, ma che vedono in realtà il loro inizio mesi prima l’inizio della guerra, generando abnormi extraprofitti utili solo ad ingrassare ulteriormente le grandi imprese energetiche italiane e straniere a danno di cittadini e aziende, che stanno accelerando questo travaso di ricchezza. Eppure nessuno interviene, tantomeno il governo, mentre questa “nuova tassa” colpisce indistintamente e senza nessun criterio di progressività tutti i cittadini. Aumenti che trovano la loro radice nelle scellerate scelte europee degli ultimi anni, a partire dalla liberalizzazione del settore energetico, al passaggio dai contratti a lungo termine al mercato spot e solo più recentemente alle sanzioni verso la Russia, tutte misure acriticamente recepite dai nostri politicanti in nome del “ce lo chiede l’Europa”.
Doveroso ricordare che anche questo governo di destracentro, si guarda bene da interviene sugli extraprofitti generati da questa “colossale truffa”, come dichiarato dal Ministro Cingolani. Extraprofitti che se fossimo in un Paese normale sarebbero da tassare al 90%, con finalità redistributive verso gli utenti, a partire da quelli meno abbienti. Purtroppo l’Italia con tutta evidenza non è un Paese normale, ma è ridotta solo ad una democratura che a furia di seguire appelli a “cedere quote sempre maggiori di sovranità” (cit.), si ritrova ora ad avere nella stana condizione di avere al governo “sovranisti” senza sovranità.

(*) Presidente del Partito del Sud, Aderente Carta di Venosa


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Le "Rubriche della Meridionalità" | …di LEGGI, di NORME, di DIVARI.
di Natale Cuccurese (*)


“Quando tutto sarà privato, saremo privati di tutto”.
Con l’approvazione più di un anno fa, da parte del governo Draghi dell’art. 6 del Ddl Concorrenza, si sono sottratti al Popolo anche gli ultimi beni di proprietà collettiva demaniale per farli passare nelle mani di prenditori e speculatori della finanza a cui sono stati serviti su di un piatto d’argento, con la complicità di tutti, o quasi, i partiti presenti in Parlamento
Con l’art. 6, divenuto l’articolo 8 della delibera di approvazione del Senato, il governo Draghi ha così spogliato l’Italia delle sue ultime fonti di produzione di “lavoro” e di “ricchezza nazionale”. Tali disposizioni, infatti, impongono la collocazione sul mercato interno europeo, inscindibilmente legato al mercato generale, di beni e gestione di servizi pubblici del demanio costituzionale, che ha come fine il perseguimento di interessi generali e pertanto non possono essere ceduti o gestiti da privati e S.p.A. private, cioè che devono perseguire gli interessi di privati.

Esemplificativo di questa operazione, che alcuni definiscono Agenda Draghi, è Il cosiddetto ‘Patto per Napoli’, le cui clausole sono imposte dallo Stato e che il Comune ha solo firmato per accettazione. Un atto, che senza alcuna discussione pubblica, vincolerà le generazioni future per i prossimi venti anni e che, nella sostanza, prevede un incremento delle tasse comunali, l’alienazione del patrimonio immobiliare e dei servizi pubblici locali. Il “Piano” porterà l’ulteriore aumento della tassazione dei cittadini, già tra le più alte in Italia, tenendo bene aperta la porta alla svendita del patrimonio immobiliare e alle privatizzazioni dei servizi pubblici.
Di contro, a fronte dei tanti proclami, arriveranno soltanto 1 miliardo e 231 milioni di euro spalmati nei prossimi 20 anni, cifra insufficiente se messa a confronto con gli enormi tagli fatti in questi anni al Comune e che comporteranno l’aumento anche di tasse come l’Irpef.
Si procede quindi con una ricetta liberista, che comporta il rischio, per non dire la certezza, che a pagare la privatizzazione dei servizi saranno le fasce più deboli della popolazione, già gravate dall'aumento indiscriminato dei prezzi, delle bollette e dall’inflazione…

Misure come questa cedono alla speculazione dei privati ciò che resta del pubblico, come l’acqua, un tentativo questo malcelato di eliminare definitivamente l’anomalia meridionale della gestione pubblica dell’acqua a cominciare appunto da Napoli.
Non a caso la mappa del tipo di gestione di questo preziosissimo bene comune si riflette in una ben precisa distribuzione territoriale. Infatti, per ora, la cessione delle fonti pubbliche alle multiutility nazionali e internazionali non è ancora riuscita a attecchire con forza oltre il Sud Pontino.

Non bisogna poi dimenticare a supporto di questa spinta verso le privatizzazioni il Pnrr, che è in gran parte un prestito che bisognerà restituire alla Ue nei prossimi decenni e che vincola il nostro Paese ad ambiti di investimento decisi all’estero e soprattutto alle solite “riforme” (privatizzazioni) imposte da Bruxelles. E così il governo Meloni dopo quello Draghi prosegue lo smantellamento dei beni comuni e, tramite il Pnrr, mira a collocare sul mercato, a favore delle multinazionali l’acqua pubblica e i servizi pubblici essenziali.
Inoltre nessuno delle decine di obiettivi del Pnrr prevede la riduzione degli squilibri territoriali, malgrado le raccomandazioni europee.

Meloni procede così il lavoro iniziato da Draghi per chiudere le "zombie firms" (piccole e medie imprese), come programmato dal documento 'Reviging and Restructuring the Corporate Sector Post-Covid', a doppia firma di Mario Draghi e di Raghuram Rajan, pubblicato a dicembre 2020 dal Gruppo dei 30. Cioè la codifica della macelleria sociali di stampo greco. Un documento che si trova in rete e che tutti possono (e potevano) leggere, anche i partiti che hanno sostenuto Draghi e la sua Agenda in Parlamento, ben prima della “congiura di Palazzo” che ha imposto a suo tempo Draghi come PdC. Se c'è una cosa che non si poteva imputare a Draghi era la mancanza di chiarezza, tutto era spiegato per tempo nero su bianco e pubblicamente.
I Paesi "frugali" del Nord Europa, i veri padroni della Ue, sono così pronti a spolpare definitivamente l'Italia, prima della sua balcanizzazione grazie all'Autonomia differenziata e alle conseguenti privatizzazioni che questa porta in dono a loro.
Dopo le privatizzazioni delle aziende di Stato iniziate a fine anni ‘90, ora le famiglie italiane rappresentano con il loro risparmio, investito soprattutto nella casa, la principale ricchezza d'Italia. Questa distruzione di ricchezza a favore della finanza internazionale è forse la vera missione affidata prima a Draghi e oggi a Meloni, che sta, come da programma, continuando a demolire le piccole attività, le zombie firms appunto, anche queste a conduzione famigliare.
L'IRI non fu “pensionata troppo presto”, come scriveva pochi giorni fa un quotidiano nazionale ricordandone i novantanni dalla nascita. Fu svenduta per una chiara volontà politica da parte di servili Quisling italiani eterodiretti da potentati internazionali.
È stata l'agnello sacrificale smembrato per entrare in una Unione Europa prona alle volontà americane e Nato, oltre che dei Paesi del Nord Europa. Una chiara rinuncia ad ogni residuo di sovranità nazionale. Il più grande errore della nostra storia recente insieme al divorzio Banca d'Italia/Tesoro. Basti pensare che, mentre ci raccontavano che le privatizzazioni portavano benessere, prima dell’inizio della svendita nel 1992, l’IRI era il 6° gruppo industriale al mondo con 67,5 miliardi di dollari di fatturato e più di 400.000 dipendenti. Appena 2 anni dopo l’inizio della svendita, l’IRI era scesa al 16° posto con 50,4 mld di fatturato e 366.471 dipendenti
Ora l’Autonomia differenziata, fortemente voluta dagli stessi politicanti di sinistra e destra che hanno causato l’attuale perdita di sovranità nazionale, è l’ultimo tassello che serve per spaccare definitivamente l’unità Paese e farne, grazie al presidenzialismo, definitivamente una colonia. Una “repubblica delle banane” di stampo sudamericano, in mano ad oligarchi, massomafie e lobby straniere, mentre i principali gruppi “prenditoriali” italiani, dopo avere per decenni tosato i cittadini, hanno portato per tempo le loro sedi sociali all’estero…

In questa direzione predatoria non a caso va anche quanto scritto nel Pnrr, volto a velocizzare le procedure di pignoramento immobiliare a danno di famiglie alle prese con nuove e vecchie povertà, acuite negli ultimi anni dal Covid, dalla crisi energetica, dall’inflazione, dalla stagnazioni trentennale dei salari...
Famiglie o singoli a cui casomai è venuto a mancare del tutto il lavoro o che presto verrà a mancare, visto che non c'è più nessun blocco dei licenziamenti. Famiglie che già oggi fanno fatica a pagare le bollette o non riescono a pagare il mutuo e nemmeno a curarsi viste le privatizzazioni sempre più pervasive anche in campo sanitario.

ll risparmio privato degli italiani era fra i più alti al mondo, da tempo i banchieri Ue e i paesi del Nord Europa avevano messo gli occhi su questo tesoretto. Nell’ultimo anno, grazie alla sponda offerta da sempre dai politicanti italiani del “ce lo chiede l’Europa”, con “l’enorme truffa” (cit) dei costi energetici, l’inflazione più alta dei Paesi Ue, l’aumento dei generi alimentari, di tutto l’aumentabile e il blocco ormai trentennale dei salari questi risparmi si sono ridotti in un solo anno di quasi 20 miliardi di Euro. Contemporaneamente stanno aumentando in modo importante anche i debiti degli italiani di ben 256 miliardi di Euro.
Se la tendenza dovesse proseguire verrebbe messa a rischio la “sostenibilità finanziaria delle famiglie italiane” a causa “del peso ancora più influente di rincari e dei tassi crescenti”.
A dimostrarlo sono i numeri contenuti in una ricerca della Federazione autonoma bancari italiani (Fabi) diffusi la scorsa settimana. In tutto questo disastro il governo Meloni, così apparentemente critico e all’opposizione con Draghi, cosa fa? Un bel niente! Mentre il candidato alla segreteria del Partito Democratico, Bonaccini, partito teoricamente all’opposizione del Governo Meloni, sul Corriere della sera la scorsa settimana dichiara condidamente “di essere pronto a votare a favore di provvedimenti del governo Meloni, se condivisibili”, in una plastica rappresentazione di totale consociativismo. Poi si meravigliano se i cittadini non vanno più a votare.

Ciliegina sulla torta sono gli aumenti di luce, gas, benzina, generi alimentari ecc. che i politicanti addebitano alla guerra in Ucraina, ma che vedono in realtà il loro inizio mesi prima l’inizio della guerra, generando abnormi extraprofitti utili solo ad ingrassare ulteriormente le grandi imprese energetiche italiane e straniere a danno di cittadini e aziende, che stanno accelerando questo travaso di ricchezza. Eppure nessuno interviene, tantomeno il governo, mentre questa “nuova tassa” colpisce indistintamente e senza nessun criterio di progressività tutti i cittadini. Aumenti che trovano la loro radice nelle scellerate scelte europee degli ultimi anni, a partire dalla liberalizzazione del settore energetico, al passaggio dai contratti a lungo termine al mercato spot e solo più recentemente alle sanzioni verso la Russia, tutte misure acriticamente recepite dai nostri politicanti in nome del “ce lo chiede l’Europa”.
Doveroso ricordare che anche questo governo di destracentro, si guarda bene da interviene sugli extraprofitti generati da questa “colossale truffa”, come dichiarato dal Ministro Cingolani. Extraprofitti che se fossimo in un Paese normale sarebbero da tassare al 90%, con finalità redistributive verso gli utenti, a partire da quelli meno abbienti. Purtroppo l’Italia con tutta evidenza non è un Paese normale, ma è ridotta solo ad una democratura che a furia di seguire appelli a “cedere quote sempre maggiori di sovranità” (cit.), si ritrova ora ad avere nella stana condizione di avere al governo “sovranisti” senza sovranità.

(*) Presidente del Partito del Sud, Aderente Carta di Venosa


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