sabato 31 dicembre 2022

LA "TRUFFA" DEL PNRR (2)

 



Le "Rubriche della Meridionalità" | …di LEGGI, di NORME, di DIVARI.

di Natale Cuccurese (*)

LA TRUFFA DEL PNRR (2)
Quello che sta succedendo nei confronti del Sud con i fondi del Pnrr ormai trascende la fantascienza.
Lo schema che il governo di turno attua per sottrarre fondi al Sud è sempre lo stesso, immutabile nel corso dei decenni: promesse vane sull’arrivo di fondi, il cui arrivo è progressivamente spostato sempre più in avanti nel tempo per poi non parlarne più. Così il Mezzogiorno improvvisamente è sparito dal dibattito politico e dei media, tanto è vero che il Governo Meloni nella prima bozza della Manovra di Bilancio 2023, in approvazione in questi giorni, non lo menzionava nemmeno.
Dopo il taglio dei fondi del Pnrr, dal 65% da destinare al Sud come indicato dall’Europa, al 40%, senza fornire nessuna giustificazione da parte del Governo, con la ministra del Sud in silenzio complice e il dibattito surreale sul Ponte sullo Stretto usato come “arma di distrazione di massa”, anche sull’Alta velocità il governo penalizza il Sud. Lo schema è lo stesso già usato dal precedente governo Conte (proseguito poi con Draghi) nel novembre 2020 quando nella bozza del collegato alla Legge di Bilancio l’articolo 150 definiva il “Fondo per la perequazione infrastrutturale” con lo stanziamento di 4,6 miliardi di € diluiti nel tempo per il Mezzogiorno dove per il 2021, periodo di competenza, i soldi stanziati erano zero, ora la stessa cosa sta per accadere con i fondi del Pnrr a proposito di Alta Velocità ferroviaria!
Facile notare infatti che per l’AV la gran parte delle risorse nei primi anni è destinata al Nord. Per il Sud, sull’asse Salerno-Reggio Calabria, andranno fondi in prevalenza dopo la chiusura del Pnnr del 2026. Questo significa che mentre l’arrivo dei fondi al Nord sono garantiti dalle strette condizionalità poste dall’Europa, quelli al Sud rimangono affidati alla volontà della politica nazionale del dopo Piano. Non è un aspetto secondario se analizziamo brevemente tempi, condizionalità e conseguenti rischi a cui ci sottopone il Pnnr.
Insieme alla Grecia siamo l'unico Paese ad aver chiesto, oltre ai sussidi, tutta la quota disponibile dei prestiti. Il dato non è incoraggiante. Bisognerebbe anche capire cosa impedisca all’Italia, di emetterne 30 MLD di titoli di debito pubblico in più all’anno fino al ‘26 per finanziare investimenti decisi in autonomia e senza controlli della Ue, al fine di evitare di avere tutto deciso, come da dettagliato cronoprogramma dettato dall’Europa, punto per punto, per l'attuazione rigorosa del Recovery. Il Parlamento così è nei fatti commissariato, l’attuazione del cronoprogramma sarà semestralmente controllato dalla Commissione e l’erogazione dei fondi resterà a rischio.
Se mai arriveranno i fondi bisognerà poi spenderli velocemente per rientrare nei parametri richiesti dalla Commissione Ue, ma così facendo è già pronta l’accusa di aver favorito "le mafie italiane". Se invece faremo opportuni controlli, ci accuseranno di essere troppo lenti e metteremo a rischio la realizzazione entro il 2026 delle opere e l’erogazione dei fondi . Dopo il monito del vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis, nel 2021, contro frodi e mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati che bloccherebbero immediatamente i pagamenti, era infatti arrivato negli stessi giorni un minaccioso articolo del quotidiano francese “Le Figaro” che aveva titolato “Europa: occhio alle frodi con i fondi del Recovery plan”. Nell’articolo si evidenziava appunto il rischio di frodi ad opera delle “mafie italiane”.
In poche parole, comunque si muove e muoverà l'Italia nell'utilizzo dei fondi del Recovery per l'Europa ci sarà motivo di rimbrotto, se va bene, se va male invece sarà motivo per sospendere l'erogazione dei fondi dopo le prime rate e casomai chiederne la restituzione. Una spada di Damocle che ci terrà in ostaggio per anni.
E mentre in Italia ci si arrangia come si può fra prestiti, che tutti ripagheremo, e scippo di fondi fra territori, negli Stati Uniti Joe Biden da più di un anno ha lanciato un piano di infrastrutture per 2300 MLD di $ , aumentando il salario minimo, aumentando le tasse ai ricchi con una patrimoniale a partire da 400.000 $, ha stanziato 200 MLD di $ per mandare all’asilo (gratuito) TUTTI i bambini americani, ha stanziato per la scuola 190 MLD di $ per offrire 2 anni gratis nei “community College” e 80 MLD di $ in borse di studio per studenti universitari più meritevoli e bisognosi.
È il “families plan” finanziato appunto con l’aumento delle tasse ai più ricchi.
Un piano che ha rilanciato l’economia degli Stati Uniti, creato oltre 260 mila posti di lavoro, sopra le attese. Con un tasso di disoccupazione ai minimi e i salari aumentati del 4,7 per cento rispetto a un anno fa, segno di un mercato del lavoro dinamico.
Negli States l’Università e gli asili diventano per tutti. In Italia l’Università e gli asili sono per pochi, residenti soprattutto nel Nord, e l’apertura di nuovi asili si basa ancora sulla “spesa storica” a tutto danno del Sud.
Rilevante anche il fatto che il Presidente americano ha sbugiardato già nell’aprile 2021 la “teoria del trickle-down (sgocciolamento), in Italia teoria della “Locomotiva” (sostenuta dagli economisti liberisti del nostro governo e alla base della richiesta dell’Autonomia differenziata), sostenendo che la crescita economica NON fa bene a tutti, ma avvantaggia solo i più ricchi.
Invece in Italia con il Presidente Meloni guai a parlare di Reddito di Cittadinanza, di patrimoniale, di salario minimo, di Sanità pubblica. Si procede con l'ennesimo condono e si prosegue senza indugio sulla strada dell’Autonomia differenziata, e altre misure sempre e solo a vantaggio delle classi e dei territori più ricchi.
L’Italia così accelera nella sua corsa verso la dissoluzione e mentre già nel Rapporto 2021 di Eurispes, si affermava che "Il Sud sembra quasi una nazione a parte”, si prosegue sulla stessa strada. “E' un limite che non possiamo permetterci", diventa interessante notare che questa esortazione, soprattutto i dati disastrosi snocciolati nel Rapporto, non scalfiscono l’indifferenza assoluta nei confronti del Mezzogiorno del Governo.
Un silenzio che vale più di mille discorsi.

(*) Aderente Carta di Venosa, Presidente del Partito del Sud 




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Le "Rubriche della Meridionalità" | …di LEGGI, di NORME, di DIVARI.

di Natale Cuccurese (*)

LA TRUFFA DEL PNRR (2)
Quello che sta succedendo nei confronti del Sud con i fondi del Pnrr ormai trascende la fantascienza.
Lo schema che il governo di turno attua per sottrarre fondi al Sud è sempre lo stesso, immutabile nel corso dei decenni: promesse vane sull’arrivo di fondi, il cui arrivo è progressivamente spostato sempre più in avanti nel tempo per poi non parlarne più. Così il Mezzogiorno improvvisamente è sparito dal dibattito politico e dei media, tanto è vero che il Governo Meloni nella prima bozza della Manovra di Bilancio 2023, in approvazione in questi giorni, non lo menzionava nemmeno.
Dopo il taglio dei fondi del Pnrr, dal 65% da destinare al Sud come indicato dall’Europa, al 40%, senza fornire nessuna giustificazione da parte del Governo, con la ministra del Sud in silenzio complice e il dibattito surreale sul Ponte sullo Stretto usato come “arma di distrazione di massa”, anche sull’Alta velocità il governo penalizza il Sud. Lo schema è lo stesso già usato dal precedente governo Conte (proseguito poi con Draghi) nel novembre 2020 quando nella bozza del collegato alla Legge di Bilancio l’articolo 150 definiva il “Fondo per la perequazione infrastrutturale” con lo stanziamento di 4,6 miliardi di € diluiti nel tempo per il Mezzogiorno dove per il 2021, periodo di competenza, i soldi stanziati erano zero, ora la stessa cosa sta per accadere con i fondi del Pnrr a proposito di Alta Velocità ferroviaria!
Facile notare infatti che per l’AV la gran parte delle risorse nei primi anni è destinata al Nord. Per il Sud, sull’asse Salerno-Reggio Calabria, andranno fondi in prevalenza dopo la chiusura del Pnnr del 2026. Questo significa che mentre l’arrivo dei fondi al Nord sono garantiti dalle strette condizionalità poste dall’Europa, quelli al Sud rimangono affidati alla volontà della politica nazionale del dopo Piano. Non è un aspetto secondario se analizziamo brevemente tempi, condizionalità e conseguenti rischi a cui ci sottopone il Pnnr.
Insieme alla Grecia siamo l'unico Paese ad aver chiesto, oltre ai sussidi, tutta la quota disponibile dei prestiti. Il dato non è incoraggiante. Bisognerebbe anche capire cosa impedisca all’Italia, di emetterne 30 MLD di titoli di debito pubblico in più all’anno fino al ‘26 per finanziare investimenti decisi in autonomia e senza controlli della Ue, al fine di evitare di avere tutto deciso, come da dettagliato cronoprogramma dettato dall’Europa, punto per punto, per l'attuazione rigorosa del Recovery. Il Parlamento così è nei fatti commissariato, l’attuazione del cronoprogramma sarà semestralmente controllato dalla Commissione e l’erogazione dei fondi resterà a rischio.
Se mai arriveranno i fondi bisognerà poi spenderli velocemente per rientrare nei parametri richiesti dalla Commissione Ue, ma così facendo è già pronta l’accusa di aver favorito "le mafie italiane". Se invece faremo opportuni controlli, ci accuseranno di essere troppo lenti e metteremo a rischio la realizzazione entro il 2026 delle opere e l’erogazione dei fondi . Dopo il monito del vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis, nel 2021, contro frodi e mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati che bloccherebbero immediatamente i pagamenti, era infatti arrivato negli stessi giorni un minaccioso articolo del quotidiano francese “Le Figaro” che aveva titolato “Europa: occhio alle frodi con i fondi del Recovery plan”. Nell’articolo si evidenziava appunto il rischio di frodi ad opera delle “mafie italiane”.
In poche parole, comunque si muove e muoverà l'Italia nell'utilizzo dei fondi del Recovery per l'Europa ci sarà motivo di rimbrotto, se va bene, se va male invece sarà motivo per sospendere l'erogazione dei fondi dopo le prime rate e casomai chiederne la restituzione. Una spada di Damocle che ci terrà in ostaggio per anni.
E mentre in Italia ci si arrangia come si può fra prestiti, che tutti ripagheremo, e scippo di fondi fra territori, negli Stati Uniti Joe Biden da più di un anno ha lanciato un piano di infrastrutture per 2300 MLD di $ , aumentando il salario minimo, aumentando le tasse ai ricchi con una patrimoniale a partire da 400.000 $, ha stanziato 200 MLD di $ per mandare all’asilo (gratuito) TUTTI i bambini americani, ha stanziato per la scuola 190 MLD di $ per offrire 2 anni gratis nei “community College” e 80 MLD di $ in borse di studio per studenti universitari più meritevoli e bisognosi.
È il “families plan” finanziato appunto con l’aumento delle tasse ai più ricchi.
Un piano che ha rilanciato l’economia degli Stati Uniti, creato oltre 260 mila posti di lavoro, sopra le attese. Con un tasso di disoccupazione ai minimi e i salari aumentati del 4,7 per cento rispetto a un anno fa, segno di un mercato del lavoro dinamico.
Negli States l’Università e gli asili diventano per tutti. In Italia l’Università e gli asili sono per pochi, residenti soprattutto nel Nord, e l’apertura di nuovi asili si basa ancora sulla “spesa storica” a tutto danno del Sud.
Rilevante anche il fatto che il Presidente americano ha sbugiardato già nell’aprile 2021 la “teoria del trickle-down (sgocciolamento), in Italia teoria della “Locomotiva” (sostenuta dagli economisti liberisti del nostro governo e alla base della richiesta dell’Autonomia differenziata), sostenendo che la crescita economica NON fa bene a tutti, ma avvantaggia solo i più ricchi.
Invece in Italia con il Presidente Meloni guai a parlare di Reddito di Cittadinanza, di patrimoniale, di salario minimo, di Sanità pubblica. Si procede con l'ennesimo condono e si prosegue senza indugio sulla strada dell’Autonomia differenziata, e altre misure sempre e solo a vantaggio delle classi e dei territori più ricchi.
L’Italia così accelera nella sua corsa verso la dissoluzione e mentre già nel Rapporto 2021 di Eurispes, si affermava che "Il Sud sembra quasi una nazione a parte”, si prosegue sulla stessa strada. “E' un limite che non possiamo permetterci", diventa interessante notare che questa esortazione, soprattutto i dati disastrosi snocciolati nel Rapporto, non scalfiscono l’indifferenza assoluta nei confronti del Mezzogiorno del Governo.
Un silenzio che vale più di mille discorsi.

(*) Aderente Carta di Venosa, Presidente del Partito del Sud 




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