mercoledì 6 aprile 2022

Servizi differenziati ai cittadini

di Natale Cuccurese

Il Corriere del Veneto nell’edizione del primo aprile ci informa che i Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) (mai definiti dalla modifica del Titolo V della Costituzione), grazie alla ministra di FI Gelmini ora “vanno in soffitta”. E purtroppo non è un pesce d’aprile…

Chi si richiama agli art. 116 e 117 della Costituzione per affermare che l’autonomia differenziata va realizzata, guarda caso dimentica sempre di dire che la definizione dei Lep attende dal 2001. Anche loro sono previsti (art. 117, comma 2, lett. m), ma evidentemente non risultano graditi perché troppo costosi all’Asse del Nord e pertanto vengono messi in “soffitta”. Ricordo che i Lep sono quei servizi e quelle prestazioni che lo Stato deve garantire in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale, in quanto consentono il pieno rispetto dei diritti sociali e civili dei cittadiniNon sono un aspetto secondario da mettere in “soffitta”, almeno se si pensa di vivere ancora nello stesso Paese. Va anche detto che servirebbero i Lup, cioè i “Livelli uguali delle prestazioni, per evitare in un futuro, che a questo punto appare remoto, che sia possibile il realizzarsi dell’ennesimo inganno, abbassando alla percentuale più bassa possibile gli ancora indefiniti Lep per potere così continuare nelle sperequazioni.
Si realizza, nel silenzio dei più, l’ennesimo scippo al Mezzogiorno, certificando il fatto che parlare di “razzismo di Stato” non è una forzatura, ma semplicemente una constatazione di una evidenza macroscopica.
Con questa ennesima forzatura chi ha avuto avrà sempre di più a danno di chi non ha mai avuto, e grazie al meccanismo della “spesa storica” (quel meccanismo per cui Reggio Emilia ha più di 60 asili e Reggio Calabria, con più abitanti, solo 6) continuerà a non ricevere.
Il fossato fra le due parti del Paese diventerà così sempre più profondo e a poco serve il risibile richiamo nell’articolo al 40% dei fondi del Pnrr destinati al Sud, dato che il Dipartimento Politiche Sviluppo, pochi giorni fa, a proposito dell’allocazione territoriale dei fondi Pnrr, ha comunicato che il 40% destinato al Sud è tutto da verificare, non è garantito e dipende dai bandi…
È doveroso a questo punto ricordare che l’Italia ha ricevuto la quota più alta di fondi del Pnrr (191,5 miliardi €) fra tutti i Paesi UE proprio per iniziare a recuperare l’enorme differenza territoriale fra Nord e Sud del Paese, caso unico in Europa. Secondo le indicazioni di Bruxelles, la quota da destinare al Sud doveva essere del 65% circa. Ma il Governo ha abbassato l’asticella al 40%. Peccato che dalla lettura del documento inviato dal governo alla Commissione UE si è verificato che la quota reale destinata è di circa il 16%.
Si certifica così (mentre larga parte dei politici del Sud stanno a guardare o sono complici) la fine di quanto previsto nella prima parte della Costituzione e cioè di cittadini italiani tutti con gli stessi diritti, in cambio di una “doppia cittadinanza”, di serie A al Nord e di serie B al Sud (così com’è in realtà da anni, ma adesso è addirittura ratificata) e il prossimo conseguente avvio della balcanizzazione del Paese non appena questa situazione, totalmente taciuta e mai divulgata dai media, diventerà un’evidenza per cittadini del Mezzogiorno con le tasche sempre più vuote.
Ma evidentemente va bene a molti, soprattutto ai territori dell’Asse del Nord, quelli della “Locomotiva”, e ai loro Governatori, Bonaccini, Fontana & Zaia, a cui è utile anche per poter proseguire sulla strada delle privatizzazioni. Esemplificativo il richiamo che troviamo su “L’Indipendente” del 2 di aprile che ci avvisa che con l’intramoenia la Sanità a pagamento si sta mangiando quella pubblica.
“In alcune aziende sanitarie locali le visite a pagamento hanno superato quelle effettuate attraverso il canale pubblico ordinario. Una situazione particolarmente grave in Lombardia (non a caso regione laboratorio nel processo di privatizzazione della Sanità italiana) al punto che la Regione ha deciso pochi giorni fa di intervenire per limitare il fenomeno, con l’assessore alla Sanità, Letizia Moratti, che ha affermato che l’intramoenia deve essere una libera scelta e non l’unica via per ottenere visite in tempi ragionevoli. Peccato che i buoi siano scappati dal recinto da un pezzo”.
Inutile dire che si evidenzia ancora una volta, come più volte ribadito anche dal “Laboratorio per la Riscossa del Sud”, come il Sud è senza rappresentanza. Un motivo in più per continuare tenacemente ad opporsi all’“autonomia differenziata” che, non a caso, sembra arrivare in dirittura d’arrivo proprio con il governo Draghi, il più classista, antimeridionale e favorevole alle privatizzazioni di tutta la storia della Repubblica.

Fonte: Transform!italia



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di Natale Cuccurese

Il Corriere del Veneto nell’edizione del primo aprile ci informa che i Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) (mai definiti dalla modifica del Titolo V della Costituzione), grazie alla ministra di FI Gelmini ora “vanno in soffitta”. E purtroppo non è un pesce d’aprile…

Chi si richiama agli art. 116 e 117 della Costituzione per affermare che l’autonomia differenziata va realizzata, guarda caso dimentica sempre di dire che la definizione dei Lep attende dal 2001. Anche loro sono previsti (art. 117, comma 2, lett. m), ma evidentemente non risultano graditi perché troppo costosi all’Asse del Nord e pertanto vengono messi in “soffitta”. Ricordo che i Lep sono quei servizi e quelle prestazioni che lo Stato deve garantire in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale, in quanto consentono il pieno rispetto dei diritti sociali e civili dei cittadiniNon sono un aspetto secondario da mettere in “soffitta”, almeno se si pensa di vivere ancora nello stesso Paese. Va anche detto che servirebbero i Lup, cioè i “Livelli uguali delle prestazioni, per evitare in un futuro, che a questo punto appare remoto, che sia possibile il realizzarsi dell’ennesimo inganno, abbassando alla percentuale più bassa possibile gli ancora indefiniti Lep per potere così continuare nelle sperequazioni.
Si realizza, nel silenzio dei più, l’ennesimo scippo al Mezzogiorno, certificando il fatto che parlare di “razzismo di Stato” non è una forzatura, ma semplicemente una constatazione di una evidenza macroscopica.
Con questa ennesima forzatura chi ha avuto avrà sempre di più a danno di chi non ha mai avuto, e grazie al meccanismo della “spesa storica” (quel meccanismo per cui Reggio Emilia ha più di 60 asili e Reggio Calabria, con più abitanti, solo 6) continuerà a non ricevere.
Il fossato fra le due parti del Paese diventerà così sempre più profondo e a poco serve il risibile richiamo nell’articolo al 40% dei fondi del Pnrr destinati al Sud, dato che il Dipartimento Politiche Sviluppo, pochi giorni fa, a proposito dell’allocazione territoriale dei fondi Pnrr, ha comunicato che il 40% destinato al Sud è tutto da verificare, non è garantito e dipende dai bandi…
È doveroso a questo punto ricordare che l’Italia ha ricevuto la quota più alta di fondi del Pnrr (191,5 miliardi €) fra tutti i Paesi UE proprio per iniziare a recuperare l’enorme differenza territoriale fra Nord e Sud del Paese, caso unico in Europa. Secondo le indicazioni di Bruxelles, la quota da destinare al Sud doveva essere del 65% circa. Ma il Governo ha abbassato l’asticella al 40%. Peccato che dalla lettura del documento inviato dal governo alla Commissione UE si è verificato che la quota reale destinata è di circa il 16%.
Si certifica così (mentre larga parte dei politici del Sud stanno a guardare o sono complici) la fine di quanto previsto nella prima parte della Costituzione e cioè di cittadini italiani tutti con gli stessi diritti, in cambio di una “doppia cittadinanza”, di serie A al Nord e di serie B al Sud (così com’è in realtà da anni, ma adesso è addirittura ratificata) e il prossimo conseguente avvio della balcanizzazione del Paese non appena questa situazione, totalmente taciuta e mai divulgata dai media, diventerà un’evidenza per cittadini del Mezzogiorno con le tasche sempre più vuote.
Ma evidentemente va bene a molti, soprattutto ai territori dell’Asse del Nord, quelli della “Locomotiva”, e ai loro Governatori, Bonaccini, Fontana & Zaia, a cui è utile anche per poter proseguire sulla strada delle privatizzazioni. Esemplificativo il richiamo che troviamo su “L’Indipendente” del 2 di aprile che ci avvisa che con l’intramoenia la Sanità a pagamento si sta mangiando quella pubblica.
“In alcune aziende sanitarie locali le visite a pagamento hanno superato quelle effettuate attraverso il canale pubblico ordinario. Una situazione particolarmente grave in Lombardia (non a caso regione laboratorio nel processo di privatizzazione della Sanità italiana) al punto che la Regione ha deciso pochi giorni fa di intervenire per limitare il fenomeno, con l’assessore alla Sanità, Letizia Moratti, che ha affermato che l’intramoenia deve essere una libera scelta e non l’unica via per ottenere visite in tempi ragionevoli. Peccato che i buoi siano scappati dal recinto da un pezzo”.
Inutile dire che si evidenzia ancora una volta, come più volte ribadito anche dal “Laboratorio per la Riscossa del Sud”, come il Sud è senza rappresentanza. Un motivo in più per continuare tenacemente ad opporsi all’“autonomia differenziata” che, non a caso, sembra arrivare in dirittura d’arrivo proprio con il governo Draghi, il più classista, antimeridionale e favorevole alle privatizzazioni di tutta la storia della Repubblica.

Fonte: Transform!italia



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