Un mio articolo sulla situazione politica al #Sud, relativi problemi e tre proposte di “primo intervento” per iniziare a risalire la china,
su Transform! Italia, nodo italiano della fondazione transform! europe. La fondazione politica del Partito della Sinistra Europea, che ringrazio per l’ospitalità. Natale Cuccurese
Di Natale Cuccurese – Siamo ormai in fase di partenza del nuovo governo gialloverde, un governo che prende il via sulla base di un “contratto” che esprime idee e propone azioni di destra, come mai prima d’ora nella storia della Repubblica. Un “contratto”che vede, per la prima volta dai tempi del tentato golpe De Lorenzo, la Costituzione a rischio, visto che il “contratto” ne viola almeno sei articoli, svuotando inoltre i poteri del Parlamento, del Governo, del Quirinale. In più considerare che l’operazione è condotta da un Movimento ostaggio di una società privata che suo tramite condizionerà pesantemente vita ed azione del nascente governo, non può non far rabbrividire ogni sincero democratico. Non c’è da stare tranquilli, anzi bisognerà vigilare con attenzione.
In questo quadro a tinte fosche non stupiscono le dichiarazione del lepenista padano Salvini che dichiara vantandosi: ”il contratto di governo ha accolto il 90% delle nostre proposte”, semmai stupisce il fatto che i pentastellati non abbiano riservato nel “contratto” al Sud ed ai loro tanti elettori del Mezzogiorno altro che un trafiletto a “marchio Sud”. Un Sud prima tradito con l’alleanza con la Lega, da sempre visceralmente antimeridionale, infine totalmente dimenticato nel “contratto”.
La situazione del Mezzogiorno, che ha sostenuto con un larghissimo voto di protesta le promesse populiste, è da affrontare a nostro avviso con proposte concrete e non solo con promesse, tradite visto il “contratto”.
Il Sud è infatti afflitto da bassi livelli d’investimenti e scarsità di infrastrutture rispetto al Nord, alta disoccupazione (maggiore di tre volte rispetto al Nord), disoccupazione giovanile al record europeo in Calabria (58,7%), record europeo di Neet (giovani che non studiano più e non cercano lavorano, ormai sfiduciati), povertà assoluta al 10% della popolazione più un 40% in povertà relativa, emigrazione ai livelli record della fine ‘800 (dati OCSE), problematiche ambientali e sanitarie (Terra dei Fuochi, Taranto, alcune zone della Basilicata, Niscemi, ecc ), evasione scolastica vicina al 20%, ben 6 punti sopra la media nazionale ed il doppio di quella europea, un sistema universitario messo alle strette per effetto di criteri “folli” nella ripartizione dei fondi, che premiano le Università del nord, comuni prossimi al default grazie alle demenziali politiche del pareggio di bilancio, con conseguenti politiche socio-sanitarie quasi azzerate e trasporti locali ai minimi storici, un’aspettativa di vita più bassa di 5 anni rispetto al centro-nord, natalità in forte calo causa emigrazione giovanile e si potrebbe ancora continuare a lungo…
Un quadro apocalittico che ha provocato un voto di protesta che ha pochi eguali nella storia unitaria e di cui non si trova traccia nel “contratto”.
E’ evidentemente ridicolo affermare, come trafiletto Sud del “contratto”che : “Si è deciso, contrariamente al passato, di non individuare specifiche misure con il marchio “Mezzogiorno”, nella consapevolezza che tutte le scelte politiche previste dal presente sono orientate dalla convinzione verso uno sviluppo economico omogeneo per il Paese, pur tenendo conto delle differenti esigenze territoriali con l’obiettivo di colmare il gap tra Nord e Sud”.
Nessuna proposta giunge in merito a come colmare questo notevole differenziale che pure viene enunciato. Il M5s ha calato la maschera e si rivela per quello che è sempre stato: l’ennesima trasformazione gattopardesca del grande capitale a trazione padana.
Il gioco delle tre carte portato avanti dai fascioqualunquisti sul reddito di cittadinanza, al fine di tacitare le proteste che già si fanno sentire da parte dagli elettori meridionali, è emblematico: spostare l’erogazione del reddito, ridotto rispetto alle promesse, al 2020 ( saranno ancora in carica?), mentre si preparano immediatamente ad applicare la Flat Tax, come da diktat leghista. In altre parole saranno destinati per il Sud 13 mld di reddito cittadinanza, una misura buona solo per arginare momentaneamente il disagio di gran parte della popolazione giunto ormai a livelli di guardia, ma nessun adeguato provvedimento strutturale per far ripartire l’occupazione ed arginare povertà ed emigrazione. Un obolo per evitare ribellioni. Mentre lo sviluppo “serio” si fa altrove, come accade da sempre in questo Paese duale. Misure come la Fiat Tax aiutano infatti solo il grande capitale padano, come aveva promesso la Lega, mentre per i cittadini del Sud il reddito di cittadinanza sarà solo una partita di giro, visto che con il calo di gettito previsto per l’erario mancheranno completamente i soldi (46 mld) per lo stato sociale.
La Lega (con la complicità dei 5Stelle) raggiunge così anche il suo obiettivo storico: eliminare il tema delle disuguaglianze territoriali dall’agenda di governo, mentre non viene riservata nemmeno una parola e un’idea per lo sviluppo del Mezzogiorno
La”Nuova Questione Meridionale andrebbe invece affrontata con proposte concrete, eque e non demagogiche. Tracciamo solo tre proposte di “primo intervento”, che possono essere immediatamente operative:
1) Interventi pubblici in deroga al pareggio di bilancio, imposto dall’Europa a trazione tedesca. per far ripartire l’occupazione, arginare povertà ed emigrazione.
2) Politiche di innovazione che guardino al Sud. Industria 4.0 è una seria opportunità per le sole regioni del Centro-Nord (come sempre), ma non c’è traccia del Mezzogiorno. Senza correzioni si corre il rischio che la incombente rivoluzione tecnologica generi un ulteriore aumento del divario nord-sud ed un ulteriore impoverimento del Mezzogiorno
3) Riequilibrio infrastrutturale Nord-Sud. Nel Mezzogiorno vive il 34 % della popolazione a cui viene destinato il 20% circa di risorse, compresi i fondi europei che hanno smesso di essere aggiuntivi. La nostra proposta prevede la clausola 1 metro x 1 metro. In altre parole se lo Stato investe in un metro di strada, ferrovia, aeroporto, ospedale, scuola, asilo e cosi via al Nord, lo stesso deve fare anche al Sud, congelando così, almeno in questa prima fase, la situazione all’attuale diversità di sviluppo infrastrutturale e non permettendo così una ulteriore differenziazione a scapito del Sud.
In alternativa si riparta almeno dalla clausola Ciampi: 45% di investimenti in conto capitale destinati al sud e da una seria riflessione sul ruolo di cassa depositi e prestiti.
Affermava quasi cent’anni fa il meridionalista Guido Dorso nel libro “La Rivoluzione Meridionale”: “ No, il Mezzogiorno non ha bisogno di carità, ma di giustizia; non chiede aiuto, ma libertà.” Il rilancio del Paese passa obbligatoriamente dal rilancio del Sud, non certo in contrapposizione al nord, ma come volano economico al fine di far ripartire l’intero Paese, anche in termini di PIL. Solo con il Sud il Paese può ripartire! L’Italia non può pensare di definirsi un grande paese democratico europeo se continuerà a trascurare 7 regioni del sud ed umiliare 21 milioni di cittadini. In caso contrario l’unità stessa del Paese è a rischio. Ma forse c’è chi sta lavorando proprio a questo.
Un paese che va rivoltato, pacificamente e democraticamente, per affermare finalmente quegli ideali di Resistenza che reclamano a gran voce l’applicazione della Costituzione che, ad oggi mai applicata, non avrebbe permesso l’affermarsi in un Paese sempre più diseguale ed ingiusto di quella deriva pericolosa, razzista, xenofa, fascista e neoliberista che sta soffocando il paese e rendendo impossibile la vita dei cittadini.
Che il Mezzogiorno fosse da tempo una “polveriera” e che avrebbe giustamente reagito allo stato attuale delle cose l’abbiamo sostenuto più volte e con forza negli ultimi mesi. Peccato che a sinistra i temi Sud non siano stati sempre messi bene a fuoco e tenuti in maggiore evidenza in campagna elettorale, anche per non lasciare mano libera a qualunquisti e destra, così come poi avvenuto. Bisogna concentrarsi su questo dato e da qui ripartire per capire come, da sinistra, si può intercettare questo malcontento e questa richiesta di maggiore attenzione ed equità che giunge forte dai territori. Così da risolvere la Nuova Questione Meridionale, interpretata nell’ottica meridionalista progressista e gramsciana. Lavoriamo a questo da subito con chi a sinistra lo vuole o riesce a capire…
Un mio articolo sulla situazione politica al #Sud, relativi problemi e tre proposte di “primo intervento” per iniziare a risalire la china,
su Transform! Italia, nodo italiano della fondazione transform! europe. La fondazione politica del Partito della Sinistra Europea, che ringrazio per l’ospitalità. Natale Cuccurese
Di Natale Cuccurese – Siamo ormai in fase di partenza del nuovo governo gialloverde, un governo che prende il via sulla base di un “contratto” che esprime idee e propone azioni di destra, come mai prima d’ora nella storia della Repubblica. Un “contratto”che vede, per la prima volta dai tempi del tentato golpe De Lorenzo, la Costituzione a rischio, visto che il “contratto” ne viola almeno sei articoli, svuotando inoltre i poteri del Parlamento, del Governo, del Quirinale. In più considerare che l’operazione è condotta da un Movimento ostaggio di una società privata che suo tramite condizionerà pesantemente vita ed azione del nascente governo, non può non far rabbrividire ogni sincero democratico. Non c’è da stare tranquilli, anzi bisognerà vigilare con attenzione.
In questo quadro a tinte fosche non stupiscono le dichiarazione del lepenista padano Salvini che dichiara vantandosi: ”il contratto di governo ha accolto il 90% delle nostre proposte”, semmai stupisce il fatto che i pentastellati non abbiano riservato nel “contratto” al Sud ed ai loro tanti elettori del Mezzogiorno altro che un trafiletto a “marchio Sud”. Un Sud prima tradito con l’alleanza con la Lega, da sempre visceralmente antimeridionale, infine totalmente dimenticato nel “contratto”.
La situazione del Mezzogiorno, che ha sostenuto con un larghissimo voto di protesta le promesse populiste, è da affrontare a nostro avviso con proposte concrete e non solo con promesse, tradite visto il “contratto”.
Il Sud è infatti afflitto da bassi livelli d’investimenti e scarsità di infrastrutture rispetto al Nord, alta disoccupazione (maggiore di tre volte rispetto al Nord), disoccupazione giovanile al record europeo in Calabria (58,7%), record europeo di Neet (giovani che non studiano più e non cercano lavorano, ormai sfiduciati), povertà assoluta al 10% della popolazione più un 40% in povertà relativa, emigrazione ai livelli record della fine ‘800 (dati OCSE), problematiche ambientali e sanitarie (Terra dei Fuochi, Taranto, alcune zone della Basilicata, Niscemi, ecc ), evasione scolastica vicina al 20%, ben 6 punti sopra la media nazionale ed il doppio di quella europea, un sistema universitario messo alle strette per effetto di criteri “folli” nella ripartizione dei fondi, che premiano le Università del nord, comuni prossimi al default grazie alle demenziali politiche del pareggio di bilancio, con conseguenti politiche socio-sanitarie quasi azzerate e trasporti locali ai minimi storici, un’aspettativa di vita più bassa di 5 anni rispetto al centro-nord, natalità in forte calo causa emigrazione giovanile e si potrebbe ancora continuare a lungo…
Un quadro apocalittico che ha provocato un voto di protesta che ha pochi eguali nella storia unitaria e di cui non si trova traccia nel “contratto”.
E’ evidentemente ridicolo affermare, come trafiletto Sud del “contratto”che : “Si è deciso, contrariamente al passato, di non individuare specifiche misure con il marchio “Mezzogiorno”, nella consapevolezza che tutte le scelte politiche previste dal presente sono orientate dalla convinzione verso uno sviluppo economico omogeneo per il Paese, pur tenendo conto delle differenti esigenze territoriali con l’obiettivo di colmare il gap tra Nord e Sud”.
Nessuna proposta giunge in merito a come colmare questo notevole differenziale che pure viene enunciato. Il M5s ha calato la maschera e si rivela per quello che è sempre stato: l’ennesima trasformazione gattopardesca del grande capitale a trazione padana.
Il gioco delle tre carte portato avanti dai fascioqualunquisti sul reddito di cittadinanza, al fine di tacitare le proteste che già si fanno sentire da parte dagli elettori meridionali, è emblematico: spostare l’erogazione del reddito, ridotto rispetto alle promesse, al 2020 ( saranno ancora in carica?), mentre si preparano immediatamente ad applicare la Flat Tax, come da diktat leghista. In altre parole saranno destinati per il Sud 13 mld di reddito cittadinanza, una misura buona solo per arginare momentaneamente il disagio di gran parte della popolazione giunto ormai a livelli di guardia, ma nessun adeguato provvedimento strutturale per far ripartire l’occupazione ed arginare povertà ed emigrazione. Un obolo per evitare ribellioni. Mentre lo sviluppo “serio” si fa altrove, come accade da sempre in questo Paese duale. Misure come la Fiat Tax aiutano infatti solo il grande capitale padano, come aveva promesso la Lega, mentre per i cittadini del Sud il reddito di cittadinanza sarà solo una partita di giro, visto che con il calo di gettito previsto per l’erario mancheranno completamente i soldi (46 mld) per lo stato sociale.
La Lega (con la complicità dei 5Stelle) raggiunge così anche il suo obiettivo storico: eliminare il tema delle disuguaglianze territoriali dall’agenda di governo, mentre non viene riservata nemmeno una parola e un’idea per lo sviluppo del Mezzogiorno
La”Nuova Questione Meridionale andrebbe invece affrontata con proposte concrete, eque e non demagogiche. Tracciamo solo tre proposte di “primo intervento”, che possono essere immediatamente operative:
1) Interventi pubblici in deroga al pareggio di bilancio, imposto dall’Europa a trazione tedesca. per far ripartire l’occupazione, arginare povertà ed emigrazione.
2) Politiche di innovazione che guardino al Sud. Industria 4.0 è una seria opportunità per le sole regioni del Centro-Nord (come sempre), ma non c’è traccia del Mezzogiorno. Senza correzioni si corre il rischio che la incombente rivoluzione tecnologica generi un ulteriore aumento del divario nord-sud ed un ulteriore impoverimento del Mezzogiorno
3) Riequilibrio infrastrutturale Nord-Sud. Nel Mezzogiorno vive il 34 % della popolazione a cui viene destinato il 20% circa di risorse, compresi i fondi europei che hanno smesso di essere aggiuntivi. La nostra proposta prevede la clausola 1 metro x 1 metro. In altre parole se lo Stato investe in un metro di strada, ferrovia, aeroporto, ospedale, scuola, asilo e cosi via al Nord, lo stesso deve fare anche al Sud, congelando così, almeno in questa prima fase, la situazione all’attuale diversità di sviluppo infrastrutturale e non permettendo così una ulteriore differenziazione a scapito del Sud.
In alternativa si riparta almeno dalla clausola Ciampi: 45% di investimenti in conto capitale destinati al sud e da una seria riflessione sul ruolo di cassa depositi e prestiti.
Affermava quasi cent’anni fa il meridionalista Guido Dorso nel libro “La Rivoluzione Meridionale”: “ No, il Mezzogiorno non ha bisogno di carità, ma di giustizia; non chiede aiuto, ma libertà.” Il rilancio del Paese passa obbligatoriamente dal rilancio del Sud, non certo in contrapposizione al nord, ma come volano economico al fine di far ripartire l’intero Paese, anche in termini di PIL. Solo con il Sud il Paese può ripartire! L’Italia non può pensare di definirsi un grande paese democratico europeo se continuerà a trascurare 7 regioni del sud ed umiliare 21 milioni di cittadini. In caso contrario l’unità stessa del Paese è a rischio. Ma forse c’è chi sta lavorando proprio a questo.
Un paese che va rivoltato, pacificamente e democraticamente, per affermare finalmente quegli ideali di Resistenza che reclamano a gran voce l’applicazione della Costituzione che, ad oggi mai applicata, non avrebbe permesso l’affermarsi in un Paese sempre più diseguale ed ingiusto di quella deriva pericolosa, razzista, xenofa, fascista e neoliberista che sta soffocando il paese e rendendo impossibile la vita dei cittadini.
Che il Mezzogiorno fosse da tempo una “polveriera” e che avrebbe giustamente reagito allo stato attuale delle cose l’abbiamo sostenuto più volte e con forza negli ultimi mesi. Peccato che a sinistra i temi Sud non siano stati sempre messi bene a fuoco e tenuti in maggiore evidenza in campagna elettorale, anche per non lasciare mano libera a qualunquisti e destra, così come poi avvenuto. Bisogna concentrarsi su questo dato e da qui ripartire per capire come, da sinistra, si può intercettare questo malcontento e questa richiesta di maggiore attenzione ed equità che giunge forte dai territori. Così da risolvere la Nuova Questione Meridionale, interpretata nell’ottica meridionalista progressista e gramsciana. Lavoriamo a questo da subito con chi a sinistra lo vuole o riesce a capire…
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