giovedì 15 ottobre 2015

Io mi dissocio !


Riceviamo e pubblichiamo:

Di Antonio Rosato

Normalmente argomenti da lacrimuccia o macabri non mi appartengono, ma ci sono delle eccezioni che fungono e possono servire sia da denuncia sia come veicolo mediatico per far conoscere quello che i media sempre più spesso tacciono.

Tutto il mondo dovrebbe chiedere scusa per i tanti bambini, di qualsiasi razza e religione, seviziati, rapiti, stuprati e ammazzati. In particolar modo dovrebbero chiedere perdono tutti coloro che fanno  del male, così come quelli che voltano la faccia dall’altra parte preferendo far finta di ignorare il male, restando indifferenti di fronte all’orrore di eventi che spesso, pur accadendo a volte in paesi lontani, richiederebbero una maggior sensibilità ed attenzione.

Hasan Khaled Elmahania, così si chiamava un bambino palestinese, ed aveva solo  13 anni. Ieri  a mezzogiorno è stato inseguito attraverso le strade della colonia Besgat Za’if  nel territorio occupato di Gerusalemme. Il bambino dicono scappasse solo perché aveva paura di chi lo inseguiva accusandolo dell' accoltellamento di un colono.  Che ciò fosse vero o falso non è dato con sicurezza sapere, ma episodi come questi, per fortuna non sempre così tragici, in Israele sono purtroppo da qualche tempo a questa parte, dallo scoppio della nuova Intifada, all’ordine del giorno, con una violenza che spesso non risparmia o vede protagonisti proprio i più giovani. Fatto sta che sempre più spesso le cronache parlano di tragedie come questa e resta il fatto che ancora una volta chi rimane vittima sul selciato è un bambino, fra scoppi di ira, ritardi dei soccorsi, e una brutalità sui due fronti che appare sempre più cieca e inarrestabile,  ormai inammissibile.

Per quanto inutile adesso, chiedo perdono a lui, alla sua famiglia e indistintamente a tutti i bambini morti ingiustamente per cui non è stato fatto niente. Sarebbe meglio vergognarsi come uomini e donne, come padri e madri, come fratelli e sorelle, come essere umani. Probabilmente non avremmo mai potuto fare niente per cambiare il breve e terribile destino di questo ed altri bambini, tutti indistintamente vittime della violenza, ma non per questo ci si può sentire con la coscienza tranquilla. Anche senza colpe ci si sente macchiati e allo stesso tempo disgustati. Disgustati anche di un giornalismo che spesso tace pur essendo a conoscenza dei fatti ma che sempre più spesso rinuncia alla denuncia, così come ci si sente disarmati di fronte all’inerzia della politica. 
Come si può far finta di niente, come si può tacere di fronte a questa vera e propria mattanza di bambini che vede coinvolti anche altri paesi in altri Continenti? 

Emblematico ad esempio il caso del Brasile e la strage silenziosa dei meninos da rua, uccisi, cacciati e braccati come animali fra i vicoli delle favelasper “ripulire”, dicono, la città in vista delle Olimpiadi; giochi che dovrebbero essere un inno, la festa della gioventù, ed invece...


Tutto questo può sembrare incredibile, ma basta andare su qualsiasi motore di ricerca digitando qualche riferimento dei casi sopracitati per aprire una vera e propria galleria degli orrori. Per chi invece come il sottoscritto sente ancora quel senso di vergogna ma si sente impotente, non resta altro che fare opera di sensibilizzazione per chiedere al Governo italiano di prendere le distanze e condannare senza mezzi termini queste violenze e queste vergogne che toccano i più deboli ed indifesi; prendiamone almeno le distanze, cerchiamo di adoperarci a livello diplomatico con forza per fermare queste violenze. 

Se poi il Governo non lo fa  “Io mi dissocio” intanto!


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Riceviamo e pubblichiamo:

Di Antonio Rosato

Normalmente argomenti da lacrimuccia o macabri non mi appartengono, ma ci sono delle eccezioni che fungono e possono servire sia da denuncia sia come veicolo mediatico per far conoscere quello che i media sempre più spesso tacciono.

Tutto il mondo dovrebbe chiedere scusa per i tanti bambini, di qualsiasi razza e religione, seviziati, rapiti, stuprati e ammazzati. In particolar modo dovrebbero chiedere perdono tutti coloro che fanno  del male, così come quelli che voltano la faccia dall’altra parte preferendo far finta di ignorare il male, restando indifferenti di fronte all’orrore di eventi che spesso, pur accadendo a volte in paesi lontani, richiederebbero una maggior sensibilità ed attenzione.

Hasan Khaled Elmahania, così si chiamava un bambino palestinese, ed aveva solo  13 anni. Ieri  a mezzogiorno è stato inseguito attraverso le strade della colonia Besgat Za’if  nel territorio occupato di Gerusalemme. Il bambino dicono scappasse solo perché aveva paura di chi lo inseguiva accusandolo dell' accoltellamento di un colono.  Che ciò fosse vero o falso non è dato con sicurezza sapere, ma episodi come questi, per fortuna non sempre così tragici, in Israele sono purtroppo da qualche tempo a questa parte, dallo scoppio della nuova Intifada, all’ordine del giorno, con una violenza che spesso non risparmia o vede protagonisti proprio i più giovani. Fatto sta che sempre più spesso le cronache parlano di tragedie come questa e resta il fatto che ancora una volta chi rimane vittima sul selciato è un bambino, fra scoppi di ira, ritardi dei soccorsi, e una brutalità sui due fronti che appare sempre più cieca e inarrestabile,  ormai inammissibile.

Per quanto inutile adesso, chiedo perdono a lui, alla sua famiglia e indistintamente a tutti i bambini morti ingiustamente per cui non è stato fatto niente. Sarebbe meglio vergognarsi come uomini e donne, come padri e madri, come fratelli e sorelle, come essere umani. Probabilmente non avremmo mai potuto fare niente per cambiare il breve e terribile destino di questo ed altri bambini, tutti indistintamente vittime della violenza, ma non per questo ci si può sentire con la coscienza tranquilla. Anche senza colpe ci si sente macchiati e allo stesso tempo disgustati. Disgustati anche di un giornalismo che spesso tace pur essendo a conoscenza dei fatti ma che sempre più spesso rinuncia alla denuncia, così come ci si sente disarmati di fronte all’inerzia della politica. 
Come si può far finta di niente, come si può tacere di fronte a questa vera e propria mattanza di bambini che vede coinvolti anche altri paesi in altri Continenti? 

Emblematico ad esempio il caso del Brasile e la strage silenziosa dei meninos da rua, uccisi, cacciati e braccati come animali fra i vicoli delle favelasper “ripulire”, dicono, la città in vista delle Olimpiadi; giochi che dovrebbero essere un inno, la festa della gioventù, ed invece...


Tutto questo può sembrare incredibile, ma basta andare su qualsiasi motore di ricerca digitando qualche riferimento dei casi sopracitati per aprire una vera e propria galleria degli orrori. Per chi invece come il sottoscritto sente ancora quel senso di vergogna ma si sente impotente, non resta altro che fare opera di sensibilizzazione per chiedere al Governo italiano di prendere le distanze e condannare senza mezzi termini queste violenze e queste vergogne che toccano i più deboli ed indifesi; prendiamone almeno le distanze, cerchiamo di adoperarci a livello diplomatico con forza per fermare queste violenze. 

Se poi il Governo non lo fa  “Io mi dissocio” intanto!


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