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Le colpe dell’austerità di Merkozy
Un pezzo del nostro amico Alessio Postiglione (Capo Gabinetto Politico di Luigi de Magistris) scritto con il Vicepresidente del Parlamento europeo, Gianni Pittella, sulle colpe dell'austerità.
«Non vogliamo il socialismo dei tassi d’interesse in Europa», tuonò l’anno scorso il liberale tedesco, Christian Lindner, quando la Commissione Barroso presentò il suo libro verde sugli Eurobonds. Oggi, a un anno di distanza, possiamo sostenere che sia stata una follia proprio non virare verso una visione che puntasse più alla crescita e meno all’austerità. Una visione, in pratica, più socialista e riformista. Il vento però sta cambiando. Al summit europeo del 27 giugno, infatti, si parlerà di Eurobond e project bond; i primi puntano a mutualizzare una parte del debito pubblico degli stati membri e a ridurre quindi la pressione dei mercati finanziari mentre i project bonds mirano a liberare risorse per grandi investimenti a sostegno della crescita.Stiamo assistendo definitivamente a un cambio di paradigma. Dall’austerità penitenziale del duo Merkozy, alla crescita supportata da conti in ordine e riforme strutturali, sottoscritta dalle sinistre dell’eurogruppo dei Socialisti & Democratici con il Manifesto di Parigi. Con questo nuovo Zeitgeist, sarà possibile saldare la convergenza fra nazioni europee con quella delle aree regionali. Perché l’uscita dalla crisi sarà possibile se cresceranno i Pigs e i Mezzogiorni d’Europa. A incominciare dal nostro Sud.Le dinamiche centro/periferia che caratterizzano le tensioni fra Sicilia e Veneto o Portogallo e Germania, infatti, sono simili. E le ricette per rimettere in carreggiata l’Italia sono le stesse che possono rilanciare il Meridione.L’Europa e il Mezzogiorno, infatti, per tornare a crescere, hanno bisogno di investimenti pubblici e sostegno alla domanda interna. L’idea conservatrice che l’Europa dovesse puntare soprattutto su quei territori locomotiva che, non gravati da tasse e debito pubblico, avrebbero potuto moltiplicare indefinitamente il proprio reddito che solo alla lunga distanza sarebbe stato ridistribuito in periferia, è fallita. Si è rivelata vana la teoria che meno Stato e meno ridistribuzione, cioè meno soldi ai vari Sud d’Europa, avrebbe comportato più sviluppo per i Nord.Il paradosso è che la Germania cresce in tempo di crisi ma non ridistribuisce mai ai Pigs, mentre il Nord Italia, nonostante i fondi spostati a suo favore dal Mezzogiorno, soffre perché i consumatori tedeschi non comprano le nostre merci. La Germania, in particolare, piazza titoli a bassissimo rendimento, mentre i meno virtuosi paesi di Eurolandia sono gravati da un tasso d’interesse del 6%. Berlino, così, drena il nostro risparmio in cerca di sicurezza, mentre patiscono le casse dei paesi del Sud, in primis l’Italia.L’austerità del duo Merkozy, in questo modo, ha indotto una pericolosa “mezzogiornizzazione” dell’Italia rispetto al Nord Europa, sprofondando il nostro Sud in una crisi terribile. Ora, per cambiare davvero pagina, dovremmo puntare alla ricapitalizzazione della Banca europea degli investimenti, al rafforzamento del meccanismo europeo di stabilità, alla Tobin tax, agli Eurobond e ai project bonds. Tutte battaglie sostenute con forza dall’europarlamento. Nessuno nega che il dibattito sugli Eurobond non sarà scontato e cozzerà probabilmente con l’opposizione tedesca. Ma anche con una serie di riforme limitate ai project bonds e alla golden rule, proposta da Monti, l’Europa potrà comunque cambiare passo.Il nuovo dato politico è che la cultura socialdemocratica e riformista giocherà un ruolo egemonico. A livello comunitario, si potrà spingere per il rafforzamento delle prerogative dell’europarlamento, per l’elezione del presidente della Commissione da parte dei deputati e magari per la stessa elezione diretta di un presidente dell’Unione.l recente voto in plenaria di Strasburgo a favore di una tassa sulle transazioni finanziarie, infatti, dimostra che la linea dell’autarchia tedesca si è imposta ignorando l’europarlamento, cioè la sola istituzione europea legittimata direttamente dal voto popolare.In un momento in cui i cittadini hanno imputato erroneamente l’austerità alla Ue, è invece tornando alla vera Europa comunitaria, sovrana sugli egoismi nazionali, che potremo uscire dalla crisi. L’obiettivo è sostenere politiche anticicliche che concilino il rigore con la solidarietà. È giunto il momento di dare a quelle che John Quiggin ha ribattezzato “zombie economics”, cioè le vecchie idee neoliberali del duo Merkozy, degna sepoltura.
Fonte : http://www.europaquotidiano.it/
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Un pezzo del nostro amico Alessio Postiglione (Capo Gabinetto Politico di Luigi de Magistris) scritto con il Vicepresidente del Parlamento europeo, Gianni Pittella, sulle colpe dell'austerità.
«Non vogliamo il socialismo dei tassi d’interesse in Europa», tuonò l’anno scorso il liberale tedesco, Christian Lindner, quando la Commissione Barroso presentò il suo libro verde sugli Eurobonds. Oggi, a un anno di distanza, possiamo sostenere che sia stata una follia proprio non virare verso una visione che puntasse più alla crescita e meno all’austerità. Una visione, in pratica, più socialista e riformista. Il vento però sta cambiando. Al summit europeo del 27 giugno, infatti, si parlerà di Eurobond e project bond; i primi puntano a mutualizzare una parte del debito pubblico degli stati membri e a ridurre quindi la pressione dei mercati finanziari mentre i project bonds mirano a liberare risorse per grandi investimenti a sostegno della crescita.Stiamo assistendo definitivamente a un cambio di paradigma. Dall’austerità penitenziale del duo Merkozy, alla crescita supportata da conti in ordine e riforme strutturali, sottoscritta dalle sinistre dell’eurogruppo dei Socialisti & Democratici con il Manifesto di Parigi. Con questo nuovo Zeitgeist, sarà possibile saldare la convergenza fra nazioni europee con quella delle aree regionali. Perché l’uscita dalla crisi sarà possibile se cresceranno i Pigs e i Mezzogiorni d’Europa. A incominciare dal nostro Sud.Le dinamiche centro/periferia che caratterizzano le tensioni fra Sicilia e Veneto o Portogallo e Germania, infatti, sono simili. E le ricette per rimettere in carreggiata l’Italia sono le stesse che possono rilanciare il Meridione.L’Europa e il Mezzogiorno, infatti, per tornare a crescere, hanno bisogno di investimenti pubblici e sostegno alla domanda interna. L’idea conservatrice che l’Europa dovesse puntare soprattutto su quei territori locomotiva che, non gravati da tasse e debito pubblico, avrebbero potuto moltiplicare indefinitamente il proprio reddito che solo alla lunga distanza sarebbe stato ridistribuito in periferia, è fallita. Si è rivelata vana la teoria che meno Stato e meno ridistribuzione, cioè meno soldi ai vari Sud d’Europa, avrebbe comportato più sviluppo per i Nord.Il paradosso è che la Germania cresce in tempo di crisi ma non ridistribuisce mai ai Pigs, mentre il Nord Italia, nonostante i fondi spostati a suo favore dal Mezzogiorno, soffre perché i consumatori tedeschi non comprano le nostre merci. La Germania, in particolare, piazza titoli a bassissimo rendimento, mentre i meno virtuosi paesi di Eurolandia sono gravati da un tasso d’interesse del 6%. Berlino, così, drena il nostro risparmio in cerca di sicurezza, mentre patiscono le casse dei paesi del Sud, in primis l’Italia.L’austerità del duo Merkozy, in questo modo, ha indotto una pericolosa “mezzogiornizzazione” dell’Italia rispetto al Nord Europa, sprofondando il nostro Sud in una crisi terribile. Ora, per cambiare davvero pagina, dovremmo puntare alla ricapitalizzazione della Banca europea degli investimenti, al rafforzamento del meccanismo europeo di stabilità, alla Tobin tax, agli Eurobond e ai project bonds. Tutte battaglie sostenute con forza dall’europarlamento. Nessuno nega che il dibattito sugli Eurobond non sarà scontato e cozzerà probabilmente con l’opposizione tedesca. Ma anche con una serie di riforme limitate ai project bonds e alla golden rule, proposta da Monti, l’Europa potrà comunque cambiare passo.Il nuovo dato politico è che la cultura socialdemocratica e riformista giocherà un ruolo egemonico. A livello comunitario, si potrà spingere per il rafforzamento delle prerogative dell’europarlamento, per l’elezione del presidente della Commissione da parte dei deputati e magari per la stessa elezione diretta di un presidente dell’Unione.l recente voto in plenaria di Strasburgo a favore di una tassa sulle transazioni finanziarie, infatti, dimostra che la linea dell’autarchia tedesca si è imposta ignorando l’europarlamento, cioè la sola istituzione europea legittimata direttamente dal voto popolare.In un momento in cui i cittadini hanno imputato erroneamente l’austerità alla Ue, è invece tornando alla vera Europa comunitaria, sovrana sugli egoismi nazionali, che potremo uscire dalla crisi. L’obiettivo è sostenere politiche anticicliche che concilino il rigore con la solidarietà. È giunto il momento di dare a quelle che John Quiggin ha ribattezzato “zombie economics”, cioè le vecchie idee neoliberali del duo Merkozy, degna sepoltura.
Fonte : http://www.europaquotidiano.it/
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