giovedì 24 maggio 2012

Crediti a tutti ma non alla Campania: è ora di dire basta !!!


Alessandro Citarella, Segretario Provinciale del Partito del Sud – Napoli
I più importanti giornali nazionali hanno esposto chi meraviglia, chi stupore, chi punti di vista a favore del Governo per l’esclusione della Campania dagli aventi diritto ai crediti d’impresa, ma almeno stavolta è andato in onda il vero volto coloniale di questo Stato, senza se e senza ma. Fino a ieri infatti c’era la Lega Nord a fare la parte del cattivo, adesso con parole dolci e suadenti ci pensano i “professori”, tutti ex stipendiati lautamente dal sistema tosco-padano e coloniale, lo stesso da 151 anni, di  “piemontesi che lavorano”!  Riprovano a sfilare al Sud non solo i soldi, ma il diritto a farla finita con la discriminazione coloniale una volta e per tutte.
Verrebbe da dire “signori, giù la maschera!” perché si sono finalmente mostrati anche loro. Parole tante: sud, meridione, sviluppo, crescita, infrastrutture, credito, ma appena si arriva al nocciolo della questione resuscita il senatore Carlo Bombrini con le sue parole: “Il Mezzogiorno non dovrà più essere in grado di intraprendere.”  Bombrini, senatore del Regno d’Italia e cofondatore della Banca nazionale del Regno d’Italia e membro dell’Ordine Mauriziano, oltre a essere comproprietario della “Gio. Ansaldo & C.”, a quanto pare vive ancora attraverso i suoi nefasti insegnamenti, conditi da attualissime amenità tecnico-giuridiche, che servono per negare ai meridionali quello che serve per intraprendere in modo autonomo e indipendente.  E’ ovvio che i fondi arrivano a Sud, invece, quando, come nel caso della Cassa per il Mezzogiorno, servono per far arricchire gli imprenditori del Nord come dimostra la storia italiana del dopo guerra ad oggi.
Senza scendere in ragionamenti tecnici, è fondamentale che le istituzioni campane, dal Presidente della Regione al Sindaco del comune più piccolo, dai parlamentari campani di tutti i partiti, ai presidenti delle organizzazioni di categoria campane, fino agli intellettuali della nostra Regione, facciano un fronte unico nel dire ai rappresentanti del governo della Bocconi che la Campania non accetterà mai l’esclusione delle sue imprese dagli aventi diritto ai crediti d’impresa.  Una unione trasversale di tutti i campani, politici e non, darebbe un messaggio forte e chiaro al governo dei banchieri del Nord, forse ancora più forte dei fischi che i tifosi del Napoli hanno rivolto all’inno nazionale dell’Italia dei banchieri e degli industriali del Nord, quelli che hanno spolpato i territori dello Stato delle Due Sicilie da 151 anni a questa parte.

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Alessandro Citarella, Segretario Provinciale del Partito del Sud – Napoli
I più importanti giornali nazionali hanno esposto chi meraviglia, chi stupore, chi punti di vista a favore del Governo per l’esclusione della Campania dagli aventi diritto ai crediti d’impresa, ma almeno stavolta è andato in onda il vero volto coloniale di questo Stato, senza se e senza ma. Fino a ieri infatti c’era la Lega Nord a fare la parte del cattivo, adesso con parole dolci e suadenti ci pensano i “professori”, tutti ex stipendiati lautamente dal sistema tosco-padano e coloniale, lo stesso da 151 anni, di  “piemontesi che lavorano”!  Riprovano a sfilare al Sud non solo i soldi, ma il diritto a farla finita con la discriminazione coloniale una volta e per tutte.
Verrebbe da dire “signori, giù la maschera!” perché si sono finalmente mostrati anche loro. Parole tante: sud, meridione, sviluppo, crescita, infrastrutture, credito, ma appena si arriva al nocciolo della questione resuscita il senatore Carlo Bombrini con le sue parole: “Il Mezzogiorno non dovrà più essere in grado di intraprendere.”  Bombrini, senatore del Regno d’Italia e cofondatore della Banca nazionale del Regno d’Italia e membro dell’Ordine Mauriziano, oltre a essere comproprietario della “Gio. Ansaldo & C.”, a quanto pare vive ancora attraverso i suoi nefasti insegnamenti, conditi da attualissime amenità tecnico-giuridiche, che servono per negare ai meridionali quello che serve per intraprendere in modo autonomo e indipendente.  E’ ovvio che i fondi arrivano a Sud, invece, quando, come nel caso della Cassa per il Mezzogiorno, servono per far arricchire gli imprenditori del Nord come dimostra la storia italiana del dopo guerra ad oggi.
Senza scendere in ragionamenti tecnici, è fondamentale che le istituzioni campane, dal Presidente della Regione al Sindaco del comune più piccolo, dai parlamentari campani di tutti i partiti, ai presidenti delle organizzazioni di categoria campane, fino agli intellettuali della nostra Regione, facciano un fronte unico nel dire ai rappresentanti del governo della Bocconi che la Campania non accetterà mai l’esclusione delle sue imprese dagli aventi diritto ai crediti d’impresa.  Una unione trasversale di tutti i campani, politici e non, darebbe un messaggio forte e chiaro al governo dei banchieri del Nord, forse ancora più forte dei fischi che i tifosi del Napoli hanno rivolto all’inno nazionale dell’Italia dei banchieri e degli industriali del Nord, quelli che hanno spolpato i territori dello Stato delle Due Sicilie da 151 anni a questa parte.

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