
L’evento del “Forum dei Comuni per i Beni Comuni” che si è svolto a Napoli il 28 gennaio 2012 potrebbe  aver rappresentato il primo passo nello sviluppo di una nuova e  importantissima traiettoria per il rilancio e il riscatto del Sud sia  per la qualificata presenza di quattro affermati leader dei nostri  territori, sia per la consapevolezza espressa nei loro interventi che il  Sud non può beneficiare in alcun modo dal liberismo economico proposto  dai poteri forti del Nord, rappresentati dall’attuale governo Monti e da  quello precedente di Silvio Berlusconi e dei suoi alleati della Lega  Nord.
 Rileggendo gli interventi del governatore della Puglia Nichi Vendola,  del sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, del sindaco di Bari, Michele  Emiliano, e del nostro sindaco, Luigi de Magistris, e risentendo  gli interventi dei rappresentanti dei pastori sardi e dei “forconi”  siciliani durante la trasmissione di Michele Santoro del 26 gennaio  2012, Servizio Pubblico, quella della “fuga” dell’ex ministro  leghista Roberto Castelli, si comprende che la lotta per il riscatto e  per il rilancio del Sud non può essere disgiunta dalla lotta contro il  liberismo economico e la politica dei sacrifici che l’attuale governo  Monti sta portando avanti.
 Il nostro sindaco ha ricordato che “questo esecutivo è un  arroccamento dei poteri forti contro le istanze di cambiamento che  provengono dalla società. Le politiche di Monti sono quelle di  Berlusconi, mentre da qui, dal nostro esempio di democrazia  partecipativa e dal basso, devono nascere modelli economici alternativi  al liberismo”.  Il sindaco di Bari, Michele Emiliano, è stato  particolarmente critico nei confronti del suo stesso partito, il Partito  democratico, che è sempre più ancorato su posizioni nord-centriche e  liberiste, affermando che “noi siamo qui e vediamo il mondo da sud.  Ed  ascoltare il vice segretario del mio partito che dice che le  liberalizzazioni di Monti, ovvero qualche taxi in più e qualche farmacia  aperta qualche ore in più, sono ‘l’inizio del risorgimento italiano’,  mi fa pensare che forse siamo nella confusione delle parole. Io dico no a  un sistema che vuole distruggere meccanismi che abbiamo costruito con  lacrime e sangue. E credo che dobbiamo utilizzare un modello di  partecipazione diverso da quello penoso dei tesseramenti”.
 La richiesta di cambiamento che proviene dal Sud ha colto di sorpresa  il governo, i partiti nazionali e anche gli osservatori più attenti.   Mentre va avanti la campagna dei media per squalificare sia i movimenti  sia le richieste che provengono dal Sud, insinuando presenze mafiose,  malavitose e d’interessi speciali, o accusando il Sud di “piagnistei”,  la protesta dilaga e coinvolge sempre più cittadini, di tutte le  estrazioni sociali, dagli operai agli agricoltori, dai disoccupati agli  imprenditori, fino agli studenti.  Nelle proteste siciliane sono sempre  più presenti le bandiere con la trinacria mentre in Sardegna gli operai  sventolano la bandiera con i quattro mori.  I sindacati e i partiti  nazionali sembrerebbero allo sbando al Sud, e in particolare sembra che i  partiti della sinistra, da quella moderata alla più radicale non siano  capaci di svolgere un ruolo di guida dei movimenti di piazza, quelli  delle piazze del Sud, forse perché da tanti, troppi anni, manca  completamente in questi partiti il tema “Sud”.
 Diversi esponenti del Partito del Sud sono intervenuti durante l’evento – il resoconto della giornata si può leggere sul blog del Partito del Sud di Napoli e nell’articolo pubblicato su “Il Fatto Quotidiano” on line del 29 gennaio 2012.
Fonte: Partito del Sud - Napoli

L’evento del “Forum dei Comuni per i Beni Comuni” che si è svolto a Napoli il 28 gennaio 2012 potrebbe  aver rappresentato il primo passo nello sviluppo di una nuova e  importantissima traiettoria per il rilancio e il riscatto del Sud sia  per la qualificata presenza di quattro affermati leader dei nostri  territori, sia per la consapevolezza espressa nei loro interventi che il  Sud non può beneficiare in alcun modo dal liberismo economico proposto  dai poteri forti del Nord, rappresentati dall’attuale governo Monti e da  quello precedente di Silvio Berlusconi e dei suoi alleati della Lega  Nord.
 Rileggendo gli interventi del governatore della Puglia Nichi Vendola,  del sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, del sindaco di Bari, Michele  Emiliano, e del nostro sindaco, Luigi de Magistris, e risentendo  gli interventi dei rappresentanti dei pastori sardi e dei “forconi”  siciliani durante la trasmissione di Michele Santoro del 26 gennaio  2012, Servizio Pubblico, quella della “fuga” dell’ex ministro  leghista Roberto Castelli, si comprende che la lotta per il riscatto e  per il rilancio del Sud non può essere disgiunta dalla lotta contro il  liberismo economico e la politica dei sacrifici che l’attuale governo  Monti sta portando avanti.
 Il nostro sindaco ha ricordato che “questo esecutivo è un  arroccamento dei poteri forti contro le istanze di cambiamento che  provengono dalla società. Le politiche di Monti sono quelle di  Berlusconi, mentre da qui, dal nostro esempio di democrazia  partecipativa e dal basso, devono nascere modelli economici alternativi  al liberismo”.  Il sindaco di Bari, Michele Emiliano, è stato  particolarmente critico nei confronti del suo stesso partito, il Partito  democratico, che è sempre più ancorato su posizioni nord-centriche e  liberiste, affermando che “noi siamo qui e vediamo il mondo da sud.  Ed  ascoltare il vice segretario del mio partito che dice che le  liberalizzazioni di Monti, ovvero qualche taxi in più e qualche farmacia  aperta qualche ore in più, sono ‘l’inizio del risorgimento italiano’,  mi fa pensare che forse siamo nella confusione delle parole. Io dico no a  un sistema che vuole distruggere meccanismi che abbiamo costruito con  lacrime e sangue. E credo che dobbiamo utilizzare un modello di  partecipazione diverso da quello penoso dei tesseramenti”.
 La richiesta di cambiamento che proviene dal Sud ha colto di sorpresa  il governo, i partiti nazionali e anche gli osservatori più attenti.   Mentre va avanti la campagna dei media per squalificare sia i movimenti  sia le richieste che provengono dal Sud, insinuando presenze mafiose,  malavitose e d’interessi speciali, o accusando il Sud di “piagnistei”,  la protesta dilaga e coinvolge sempre più cittadini, di tutte le  estrazioni sociali, dagli operai agli agricoltori, dai disoccupati agli  imprenditori, fino agli studenti.  Nelle proteste siciliane sono sempre  più presenti le bandiere con la trinacria mentre in Sardegna gli operai  sventolano la bandiera con i quattro mori.  I sindacati e i partiti  nazionali sembrerebbero allo sbando al Sud, e in particolare sembra che i  partiti della sinistra, da quella moderata alla più radicale non siano  capaci di svolgere un ruolo di guida dei movimenti di piazza, quelli  delle piazze del Sud, forse perché da tanti, troppi anni, manca  completamente in questi partiti il tema “Sud”.
 Diversi esponenti del Partito del Sud sono intervenuti durante l’evento – il resoconto della giornata si può leggere sul blog del Partito del Sud di Napoli e nell’articolo pubblicato su “Il Fatto Quotidiano” on line del 29 gennaio 2012.
Fonte: Partito del Sud - Napoli
 
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